«Il mondo degli spiriti non è né il cielo, né l’inferno bensì un luogo, uno stato intermedio tra l’uno e l’altro; è lì che l’uomo giunge subito dopo la morte»
Emmanuel Swedenborg
Poco più di 20 anni fa lo psichiatra americano Bruce Greyson, professore emerito di Psichiatria e Scienze neurocomportamentali all’Università della Virginia a Charlottesville, elaborò la seguente definizione di esperienze di pre-morte: «Eventi psicologici profondi con elementi trascendentali e mistici che si verificano tipicamente in individui prossimi alla morte o in situazioni di intenso pericolo fisico o emotivo». Le esperienze di pre-morte continuano a essere considerate un fenomeno estremamente anomalo, per quanto non siano così rare come si crederebbe. A causa dei progressi nella rianimazione e nella medicina di terapia intensiva, molte persone sono sopravvissute in circostanze in cui, fino a pochi decenni prima, sarebbero morte. Queste persone – che, sulla base di vari studi sulla popolazione, si stima comprendano milioni di soggetti in tutto il mondo – hanno costantemente descritto con estrema lucidità esperienze di pre-morte, che riguardano un insieme preciso di ricordi inspiegabili.
Un team multidisciplinare di leader nazionali e internazionali, guidato dal professor Sam Parnia, direttore della Critical Care and Resuscitation Research alla NYU Grossman School of Medicine, ha pubblicato – negli Annali della New York Academy of Sciences – il testo Linee guida e standard per lo studio della morte e le esperienze ricordate di morte.
Questo studio, che prende in esame le prove scientifiche accumulate fino a oggi, rappresenta la prima di-chiarazione di consenso sottoposta a (valutazione critica) per lo studio scientifico delle esperienze di pre-morte. I ricercatori dello studio operano nel campo di molteplici discipline mediche, tra le quali neuroscienze, terapia intensiva, psichiatria, psicologia, scienze sociali e umanistiche, e rappresentano molte delle istituzioni accademiche più