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Il Segreto Di Zach
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E-book165 pagine2 ore

Il Segreto Di Zach

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Info su questo ebook

È possibile per un giovane ragazzo gay fare coming out, trovare l'amore e allo stesso tempo sopravvivere all'ultimo anno di liceo?
Zach Denham, capo redattore del giornale scolastico in una piccola cittadina, si sforza di comportarsi come un ragazzo "normale", uscendo con una sua amica.  Key, uno studente attraente e atletico arrivato da poco a scuola, lo costringe a confrontarsi con la sua vera identità sessuale.
Gli amici diventeranno nemici quando l'argomento esplode a scuola, dividendo alunni e insegnanti.  Come consigliato dalla signora Trevott, l'insegnante di inglese fidata di Zach con una lingua tagliente, alcuni degli studenti si alzano in piedi per ciò in cui credono, anche se a stare in piedi sono da soli.
LinguaItaliano
Data di uscita12 dic 2014
ISBN9781633390782
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    Anteprima del libro

    Il Segreto Di Zach - Matthew W. Grant

    sull’autore

    Capitolo 1

    Non appena uscii dall’edificio, sospirai e sentii immediatamente un fugace momento di sollievo. Chissà come, ero riuscito a sopravvivere un altro giorno alla Wellston High School. Era novembre inoltrato ed ero all’ultimo anno, ciò significava che la mia esperienza al liceo mi avrebbe impegnato ancora per circa 115 volte, senza considerare qualche giorno di malattia qua e là.

    È fattibile, mi dissi, 115 è più o meno una volta e mezzo la velocità massima a cui può correre un ghepardo in miglia orarie. Chi analizza matematicamente il numero di giorni di scuola rimasti comparati alla velocità di un ghepardo? Beh, sarei io: Zach Denham, Super Sfigato.

    Finii di sistemare i libri nello zaino appena in tempo per vedere una striscia di luce gialla venire verso di me. Il sole rimbalzava sul ciondolo dorato a forma di croce di Meghan Collette (indossato, come sempre, fuori dal maglione), mentre lei veniva verso di me nel parcheggio.

    Hey, Zach, posso chiederti un passaggio?, Meghan aveva una voce che sprizzava più entusiasmo di una groupie ad un concerto rock.

    In mezzo a tutte le macchine degli studenti parcheggiate, c’era una rastrelliera per bici vecchia e arrugginita, con la bicicletta più misera mai fabbricata. La indicai, Vedi quella laggiù con il lucchetto grosso?, pensai che in qualche modo l’avrei fatta sembrare meno patetica menzionando le misure del lucchetto. Finché non ritiro l’auto dal meccanico, uso quella.

    Grazie lo stesso. Meghan mi infilò un foglio nella mano.

    Un altro?

    Questo ti piacerà da morire. Davvero, promise.

    Lo leggo, però...

    Meghan stava già correndo verso il pullman, che avrebbe chiuso le porte fra pochi secondi, e gridò: Devo andare. Se no faccio tardi per il gruppo di studio della Bibbia.

    La salutai con la mano e la sua energia sconfinata salì sul pullman.

    Pedalai verso casa immaginando di essere un famoso ciclista, magari il campione Lance Armstrong, piuttosto che un diciottenne sulla sua bicicletta. Riuscivo ad immaginarvi a pochi centimetri dal traguardo, con un’enorme folla a tifare per me.

    Presto fui raggiunto dal mondo reale in veste di una decapottabile con a bordo quattro studenti della Wellston High.

    Era Carl Grainger con i suoi amici. Riuscivano a rendere la mia vita un vero inferno ogni volta che ne avevano voglia.

    Grainger suonò il clacson  e venne vicino a me con la macchina. Cercai di guardare davanti e ignorarli, ma notai che tutti e quattro stavano fumando e bevevano birra.

    Grainger urlò per primo: "Hei, ragazzi. Cos’abbiamo qui? Il famoso reporter del Wellston High Record che va in giro per la città con la sua bicicletta".

    Toccò poi a Steve Larsen, che pensò di risultare divertente parlando con un accento inglese: Non è un reporter, Sir. Lui è il capo redattore.

    Scoppiarono tutti a ridere e qualcuno disse: Dai, Grainger. Non fare il cacasotto. Vagli più vicino.

    Sentii l’aria che l’auto spostava verso di me. Sapevo che se si fosse avvicinato ancora mi avrebbe toccato la gamba facendomi perdere l’equilibrio. Steve si sporgeva dal lato dell’auto offrendomi una sigaretta accesa. Dai, Clark Kent, fai un tiro.

    Vidi la mia unica possibilità di uscirne: la prossima curva. Pedalavo come quel campione che in quel momento desideravo essere. Vittoria! Girai l’angolo, ma era troppo stretto per la decapottabile. Grainger l’aveva passata senza svoltare. Mi fermai e li guardai proseguire giù per la collina verso un semaforo verde.

    Il semaforo divenne giallo. Grainger non rallentava. Il motore rombò e i ragazzi urlavano e incitavano il loro amico mentre l’auto correva verso l’incrocio.

    Un camion si avvicinava al semaforo sulla strada che incrociava la loro.

    Il semaforo divenne rosso per Grainger!

    BIIIP! BIIIIP! Il clacson del camion suonò, ma le luci di stop del ragazzo ancora non si accendevano. Quasi volevo coprirmi gli occhi, ma non ne ebbi il coraggio.

    I freni del camion stridettero con un rumore assordante. Grainger perse il controllo e la decapottabile sterzò.

    Il camion sbandò nell’incrocio con i pneumatici che continuavano a stridere.

    Non riuscii più a tenermi; chiusi un occhio. Poi tutto finì... Erano salvi. In qualche modo, miracolosamente, il camion e la decapottabile evitarono un incidente per pochissimo. Come gesto di ringraziamento, Grainger alzò il dito medio all’autista del camion.

    Ripresi a pedalare, grato che non gli fosse successo niente. Erano degli  idioti, certo, ma avrebbero potuto ammazzarsi sul serio dopo un numero del genere. Non ebbi molto tempo per ripensare a quanto gli era accaduto perché mentre mi avvicinavo al parcheggio di un negozio alimentare, i quattro mi stavano aspettando.

    Volete spaventarlo sul serio? chiese Grainger ai suoi amici.

    Cavolo, si fu la risposta.

    Grainger premette l’acceleratore.  Partì a tutta velocità. Mi sembrava di sentire odore di gomma bruciata, ma forse era solo la mia immaginazione mentre l’idea che stavo per essere investito da un’auto prendeva forma nella mia mente. No, ti prego, Dio fu l’unica cosa che ebbi il tempo di dire.

    Cercai di scappare, ma non servì a nulla. I freni stridettero di nuovo, facendo quel suono che può letteralmente segnare il confine fra la vita e la morte. Sentii rumore di metallo che si frantumava. Vidi anche il mio zaino volare in aria e atterrare sul pavimento con un tonfo secco. La cerniera si aprì. Dei fogli volarono nel vento.

    La mia bici atterrò lì di fianco, con le ruote che giravano veloci, ma inutilmente, in aria.

    Mi ci volle qualche istante per capire cosa succedesse. Alcuni cestini di metallo ammaccati rotolarono via. Fu allora che capii di essere atterrato su una catasta di giornali da riciclare che avevano attutito la caduta. Mentre la decapottabile faceva retromarcia, sentii Grainger dire ai suoi amici: Spero che la bici di quel coglione non mi ha graffiato la macchina.

    Mi rimisi in piedi, diedi una pulita ai miei vestiti sporchi di polvere, e li osservai mentre se ne andavano ridendo a squarcia gola. La cosa che mi diede più fastidio fu che neanche uno di loro ebbe la decenza di guardarsi indietro una sola volta, per vedere se stavo bene.

    Capitolo 2

    L’ ufficio del giornale scolastico era un vecchio sgabuzzino minuscolo con una vecchia cattedra, una sedia di pelle logora, e un vecchio tavolo barcollante che usavamo per organizzare la disposizione delle pagine del numero del mese. Tutti gli altri numeri erano contenuti in un armadietto di metallo malconcio.

    La mia scrivania era talmente in disordine che l’appunto Disastro ambientale nazionale – Vi prego mandate aiuti! si era perso nel mucchio di fogli l’anno precedente e ancora non era spuntato fuori.

    Altro che alta tecnologia, usavamo la tecnologia più bassa che c’era. Desideravo solo che potessimo utilizzare i computer più avanzati e i programmi di scrittura sofisticati che venivano usati dai giornali professionali. Certo, avevamo i computer e le e-mail, ma niente nell’ufficio del giornale scolastico veniva aggiornato da anni. Ci sentivamo sempre dire che la scuola non aveva denaro per progetti extra come il giornale. Ci dicevano che eravamo fortunati già solo ad averne uno, seppure antiquato. Divertente, nessuno disse mai ai gruppi atletici che non c’erano soldi quando chiedevano di finanziare le nuove uniforme, i nuovi equipaggiamenti, o i viaggi per le gare fuori casa.

    Meghan irruppe nella stanza. Non faceva mai niente con discrezione. Sarebbe stata fantastica come una di quei dimostranti degli anni ’60 di cui ci parlavano nell’ora di storia.

    Zach, stai correggendo il mio articolo?

    Si, le dissi. In realtà, gli stavo solo dando un’occhiata. Non avevo ancora preso una decisione, prima che me lo chiedesse. Era così emozionata che non volevo deluderla.

    Ora sono una scrittrice! strillò e mi gettò le braccia al collo. I capelli bruni e soffici mi inondarono il viso. Oh, non volevo... disse balzando indietro. Ero molto sorpreso. Nessuna ragazza mi aveva mai abbracciato così. Le mie zie e le mie cugine mi abbracciavano durante le vacanze, ma quello non conta.

    Volevo dirle qualcosa a riguardo, ma cosa? Ovviamente, era stato un incidente. Solo un idiota avrebbe detto qualcosa riguardo ad un incidente. E comunque, un abbraccio di Meghan non avrebbe potuto cambiarmi. Giusto?

    Ruppi il silenzio per primo. Devo ancora finire molte cose per questo numero. Indicai la prima pagina, dove stavo tentando di incastrare gli articoli intorno alla mappa del Massachusetts con la scritta Wellstone a grandi lettere.

    È proprio un lavoraccio. Non potresti chiedere alla Tellsini di smettere di obbligarti a fare tutto quel lavoro nella copertina per ogni numero? chiese Meghan.

    Non potresti chiedere alle cascate del Niagara di cadere verso l’alto?

    Prima che Meghan avesse il tempo di ridere, Philip Rodrigues entrò nell’ufficio. Era una matricola, ma era anche uno dei migliori reporter del giornale. Stavo per chiedergli come andava la giornata, ma aveva la sua espressione seriosa che voleva dire Diamoci dentro col lavoro, quindi capii che non aveva alcuna voglia di fare conversazione.

    Ti ho anche mandato una copia via e-mail. Leggila. Stampala! disse mentre mi consegnava diverse pagine scritte a computer.  Si lasciò cadere pesantemente sulla vecchia sedia sgangherata e aspettò.

    Lessi il titolo ad alta voce: Gravidanza e adolescenti. La verità che dovete sapere. Finii di leggere l’articolo in silenzio. Era schietto e sagace. È il pezzo migliore che tu abbia mai scritto, Philip, mi complimentai.

    Philip sorrise. Allora possiamo inserirlo questa settimana?

    Ci vorrebbe l’intero dipartimento di polizia di Wellston in tenuta antisommossa e un atto di Dio per convincere la Tellsini ad approvare questo articolo.

    Philip andò su tutte le furie, come un politico durante un discorso di protesta. Questo è esattamente ciò che i ragazzi della nostra età devono leggere. Questo articolo potrebbe vincere un premio alla gara di giornalismo scolastico del Massachussets. Magari potrebbe pure andare ai campionati regionali del New England.

    Vero, ammisi.

    Allora fallo leggere alla Tellsini. CONVINCILA a pubblicarlo.

    Tu sei mai riuscito a far crescere l’erba azzurra in inverno? gli chiesi, tentando senza successo di inventarmi una trovata per dirgli che semplicemente nessuno era mai riuscito a convincerla a fare qualcosa.

    Non mi fa paura. Se tu sei troppo fifone, glielo chiederò io di pubblicarlo disse Philip con rabbia strappandomi i fogli dalle mani.

    Non potevo permettergli di farlo. Sarebbe stato un suicidio. Se l’avesse affrontata, la Tellsini gli avrebbe reso il resto dei suoi anni alla Wellston High School tremendi. Prima che potessi dire un’altra parola, Philip uscì dalla stanza come se fosse stato sparato da un cannone. Gli urlai dietro: Aspetta, hai dimenticato..., ma Philip se n’era già andato. Finii comunque la frase la tua copertina.

    Pensi davvero che non ci sia modo per convincerla? chiese Meghan.

    Non in questa vita.

    La signorina Tellsini non sarebbe contenta se l’articolo vincesse dei premi? Ci guadagnerebbe anche lei in immagine.

    Allora, Meghan era un po’ più consapevole di come funzionasse il mondo di quanto avevo creduto fino a quel momento. Le risposi "La signorina Tellsini dirà che possiamo

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