Come ho salvato mio figlio con il protocollo di Raymon Grace
Di Laura Brumer
4/5
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Info su questo ebook
A distanza di qualche anno dagli episodi che hanno sconvolto la vita di mio figlio, ho sentito l'esigenza di scrivere questo libro, quale testimonianza della mia esperienza. Qualcuno potrebbe giustamente esordire: perché a distanza di tanto tempo? Il fatto è che sempre più notizie giungono dai media circa il degrado educativo e sociale di molte scuole italiane.
Secondo le ultime statistiche, sono sempre in aumento gli episodi di violenza e bullismo all'interno degli istituti scolastici, a danno dei compagni di classe cosiddetti diligenti e degli stessi professori.
Con mia grande sorpresa, ho salvato mio figlio dodicenne da una scuola di provincia piuttosto violenta e indisciplinata. Sembrerà strano, ma il degrado non è sempre presente nelle estreme periferie delle grandi città.
Dopo aver conosciuto Raymon Grace e il suo metodo di lavoro, sono riuscita a cambiare le cose non solo per mio figlio, ma anche per tutti i suoi compagni, vittime pure loro di un sistema sociale che ormai ha perso ogni riferimento certo, in cui gli adolescenti loro malgrado, si trovano a crescere prima del tempo o a perdere la strada giusta.
Ora che finalmente la vita della nostra famiglia è cambiata per il meglio, credo sia giusto dare speranza a tantissime altre persone che ne hanno bisogno e che non sanno proprio da che parte cominciare; soprattutto perché l'incredibile tecnica che ho utilizzato, è in grado di risolvere problematiche di qualsiasi genere, che riguardano i nostri figli, il lavoro, la vita sociale e la salute. Provare per credere!
Laura Brumer
Laura Brumer è una mamma che lavora per il settore della moda nel suo laboratorio domestico. Ha scritto il suo libro "Come ho salvato mio figlio con il protocollo di Raymon Grace" dopo aver passato una brutta vicenda di bullismo che ha coinvolto il figlio appena adolescente, in una scuola di provincia apparentemente tranquilla. Con questa pubblicazione, Laura Brumer ha voluto condividere con il pubblico la sua esperienza che si è conclusa in modo positivo grazie alle tecniche del noto ricercatore americano Raymon Grace.
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Anteprima del libro
Come ho salvato mio figlio con il protocollo di Raymon Grace - Laura Brumer
PREFAZIONE
A distanza di due anni e mezzo dagli episodi che hanno sconvolto la vita di mio figlio, ho sentito l'esigenza di scrivere questo libro, quale testimonianza della mia esperienza.
Qualcuno potrebbe giustamente esordire: perché a distanza di tanto tempo? Il fatto è che sempre più notizie giungono dai media circa il degrado educativo e sociale di molte scuole italiane.
Secondo le ultime statistiche, sono sempre in aumento gli episodi di violenza e bullismo all'interno degli istituti scolastici, a danno dei compagni di classe cosiddetti diligenti e degli stessi professori, che spesso, per il grande vuoto educativo che lasciano, sono questi ultimi i primi responsabili per ciò che non va.
Con mia grande sorpresa, ho salvato mio figlio dodicenne da una scuola di provincia piuttosto violenta e indisciplinata. Sembrerà strano, ma il degrado non è sempre presente nelle estreme periferie delle grandi città.
Con il metodo che ho utilizzato, sono riuscita a cambiare le cose non solo per mio figlio, ma anche per tutti i suoi compagni, vittime pure loro di un sistema sociale che ormai ha perso ogni riferimento certo, in cui gli adolescenti loro malgrado, si trovano a crescere prima del tempo o a perdere la strada giusta.
Ora che finalmente la vita della nostra famiglia è cambiata per il meglio, credo sia giusto dare speranza a tantissime altre persone che ne hanno bisogno e che non sanno proprio da che parte cominciare; soprattutto perché la tecnica che ho utilizzato, è in grado di risolvere problematiche di qualsiasi genere, che riguardano i nostri figli, il lavoro, la vita sociale e la salute. Provare per credere!
Capitolo 1# - UNA FAMIGLIA COME TANTE
La mia è una famiglia come tante. Sono una mamma laureata in filosofia con la passione per l'alta moda, che alla fine ha prevalso nella mia vita. Sono andata a scuola di taglio e cucito, mi sono messa in proprio e da svariati anni realizzo capi di alta sartoria per una nota azienda italiana.
Fortunatamente, ho sempre avuto il mio piccolo laboratorio a casa, fatto che mi ha permesso di seguire mio marito in tutti i suoi trasferimenti per l'Italia, dovuti al suo lavoro di medico specialista.
Abbiamo vissuto in alcune grandi città, fino a trasferirci definitivamente in una cittadina di provincia dell'Italia centrale. Fui molto felice per questa scelta.
Mio marito aveva trovato finalmente un buon posto nell'ospedale locale ed io potevo continuare con la mia professione nel solito laboratorio domestico, che da itinerante, divenne finalmente stabile nello scantinato di casa mia.
La cittadina, a prevalente vocazione industriale, appariva da una prima analisi molto tranquilla e soprattutto a misura d'uomo. Tutti gli uffici pubblici si potevano raggiungere a piedi e non erano mai affollati. La delinquenza era quasi assente, tutti pensavano al lavoro, niente locali notturni, niente discoteche, e quindi niente distrazioni.
Avevamo trovato un discreto appartamento in affitto nella periferia della città, con un grande giardino condominiale. Decidemmo di sistemarci lì.
Io e mio marito eravamo felici per la scelta fatta, soprattutto per nostro figlio Cesare, un bambino-ragazzino di dodici anni, che finalmente poteva crescere in modo sano in un piccolo centro tranquillo e pacifico.
Tuttavia, mai fu così grande il mio sconforto: nel giro di breve tempo fui costretta a dovermi ricredere. Ciò che appariva non era la realtà dei fatti. Mi rimangiai tutte le opinioni che avevo espresso sulla cittadina in questione, per una serie di brutte vicende che coinvolsero mio figlio.
Capitolo 2# - LE PRIME DIFFICOLTA'
Io e mio marito siamo sempre stati due genitori molto attenti e presenti, cercando di dare a nostro figlio tantissimo affetto e tempo di qualità.
Cesare, nonostante i moltissimi spostamenti in giro per l'Italia, è sempre andato bene a scuola. Di volta in volta si adattava ai diversi compagni di classe e faceva nuove amicizie, sia maschili, sia femminili. Insomma, era un bambino come molti, intelligente, curioso e vivace al punto giusto, con una discreta voglia di studiare.
Appena fatto il trasloco nella nuova città, mi diedi subito da fare per iscriverlo nella scuola del quartiere.
Purtroppo sin dall'inizio, si palesarono subito le prime difficoltà. Premetto che mio figlio aveva sempre studiato l'inglese nelle scuole che aveva frequentato, una lingua che gli piaceva molto e per la quale prendeva sempre ottimi voti.
Nel nuovo istituto, la direzione mi fece notare che Cesare non poteva essere inserito in quella che doveva essere la sua classe (che studiava come lingua straniera l'inglese), poiché in essa vi era un ragazzino diversamente abile dal punto di vista dell'apprendimento. Secondo il preside, aumentare in numero degli alunni anche di una sola unità, significava destabilizzare il contesto di crescita del bambino disabile
sostenendo inoltre, che il numero degli alunni già presenti era comunque arrivato al limite massimo
. Ergo, non era possibile in alcun modo inserire mio figlio nella classe cui aveva diritto.
Alla fine, la soluzione adottata era la seguente: Cesare fu iscritto in una sezione diversa, nella classe di seconda media in cui si studiava il francese. In teoria, quando i suoi compagni avevano l'ora di francese, mio figlio doveva trasferirsi nell'altra classe (in cui era presente il ragazzino disabile) per seguire la lezione d'inglese. Da qui ne scaturì un gran caos, poiché quasi mai gli orari coincidevano. Molto spesso, infatti, succedeva che il bambino era costretto a perdere lezioni di materie importanti nella sua classe (italiano, matematica, ecc) per andare a seguire l'ora d'inglese. In altre occasioni, era costretto a presenziare alle lezioni di francese.
Fu da subito chiaro che mio figlio sarebbe stato sottoposto a uno stress non indifferente per questa soluzione piuttosto raffazzonata, per volere della stessa scuola.
Con lui cercai di non drammatizzare. Gli ricordai che era un tipo forte, che aveva vissuto in tante città e che si era trovato bene in qualsiasi situazione, e che ce l'avrebbe fatta anche stavolta. Presto avrebbe