Terra del sole: racconti ed emozioni sul legame con le proprie radici
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Anteprima del libro
Terra del sole - Laura Zecchillo
TERRA DEL SOLE
racconti ed emozioni
sul legame con le proprie radici
…da IL LETTINO E’ UN CANTASTORIE
Laura Zecchillo
EDIZIONI SIMPLE
Via Weiden, 27
62100, Macerata
[email protected] / www.edizionisimple.it
ISBN edizione digitale: 978-88-6259-798-2
ISBN edizione cartacea: 978-88-6259-755-5
Stampato da: WWW.STAMPALIBRI.IT - Book on Demand
Via Weiden, 27 - 62100 Macerata
Tutti i diritti sui testi presentati sono e restano dell’autore.
Ogni riproduzione anche parziale non preventivamente autorizzata costituisce violazione del diritto d’autore.
Prima edizione cartacea maggio 2013
Prima edizione digitale maggio 2013
Copyright © Laura Zecchillo
Diritti di traduzione, riproduzione e adattamento totale
o parziale e con qualsiasi mezzo, riservati per tutti i paesi.
Ringrazio, con affetto sincero, tutti coloro, persone a me molto care, che con fatti e racconti mi hanno ispirato.
Tra i molti, il ricordo dei cui volti e delle cui parole è scolpito nella mia mente e nel mio cuore, vorrei ricordare la piccola Rachele Isotti, per il suo adulto
sentire e Giulia Tassinari, per la sua solare positività.
Voglio esprimere, inoltre, la mia particolare gratitudine a tutti coloro che hanno sostenuto e incoraggiato la mia voglia di scrivere… anche nei momenti più difficili; in particolare al Dottor Giuseppe Fojeni, la cui fiducia e stima mi sono stati di grande e valido conforto.
Un grazie di cuore, in particolare, devo al Dottor Vincenzo Ventura, per il paziente, prezioso ed insostituibile supporto tecnologico che mi ha fornito nella fase di revisione ed a Simone, il mio Editore, per la cordiale, disponibile e simpatica collaborazione.
Nicola Ventura e Donatella Ventura hanno gentilmente e generosamente messo a disposizione, traendolo dalla loro personale galleria, il materiale fotografico con cui si è voluto impreziosire il volume. Grazie infinite anche a loro: così il volume a me pare più bello e sentito
.
Ogni riferimento a luoghi, persone e fatti è puramente casuale.
PRESENTAZIONE DELL’AUTRICE
"Terra del sole" è uno spazio, reale e impossibile, bellissimo ed immaginario; uno spazio utopico ed affettivo.
Quello che ci ha dato i natali, ma anche quello che ci ha visto crescere e magari invecchiare.
E’ lo spazio delle nostre origini, dei nostri padri, della nostra identità, ma anche della nostra fantasia, che ci fa originali, della nostra personale sensibilità.
"Terra del sole" è per noi madre accogliente e forte sentimento patrio, ma anche luogo dello sradicamento doloroso e dell’agognato approdo.
Infine è il luogo da cui dipartiamo nell’attimo estremo… quello a cui al contempo torniamo, nel Grande Respiro che ci ha generato.
E’ la speranza di un altrove e di un Altrove; è lo spazio di un Viaggio.
"Terra del sole" è l’unica o tante lingue che noi parliamo.
E’ un lembo di mare, lo sbocciare di un fiore, il giallo lucente di un acino d’uva… l’assolo scrosciante di un nuvolone d’agosto, dietro il quale già ricompare, meraviglioso e caldo, lui, il nostro sole.
… con riconoscenza
VOLTO DI MADRE
Chi sei tu
che mi hai generato?
Nasco
per incontrare il tuo volto.
Non cerco parole,
mi basta il tuo sguardo.
Taciturno, esploro:
le rughe tonde come parentesi
che s’aprono e chiudono intorno al tuo labbro,
la ragnatela impalpabile
che è coda al tuo occhio…
… vertigo et tremor…
tutto è in un attimo:
nell’iride incontro
la brezza marina del tuo sorriso.
Sorrido
e so per certo che sono
il tuo bambino.
NATALE... alle porte.
Il cortile sarebbe silenzioso, d’un silenzio pressoché monastico. Sarebbe tranquillo… se non fosse per quella radio accesa, a volume sommesso, certamente, ma pur sempre udibile anche attraverso la finestra chiusa, e un po’ molesto, nella gran quiete del primo pomeriggio di un giorno di fine novembre, sonnacchioso e riflessivo, a Mariano.
Siamo nella provincia lombarda, nella solerte e produttiva provincia lombarda di Mariano Comense; anche qui si fa quiete nel dopopranzo.
I meridionali che vi si sono trapiantati dai loro luoghi di origine nei decenni scorsi, han portato con sé le loro usanze, come quella di una pausa postprandiale, breve, ciononostante sacrosanta, e, in un ben riuscito scambio culturale, gli stessi, agevolmente hanno imparato a pranzare esattamente allo scoccare del mezzogiorno, quando la campana di Santo Stefano, al vento che viene dalla non lontana Svizzera, comincia a sbatacchiare festosa invitando al desinare.
Alla radio - trattasi di emittente locale - il cronista sta, in modo spicciolo, amenamente intrattenendo il suo pubblico su questioni di cronaca politico-economica: la crisi, l’approssimarsi del Natale; scherzosamente canterella una filastrocca scanzonata d’altri tempi, ma - ahimè - attualissima, che più o meno recita: "Arriva Natale, nun tengo denaro; m’accatto u giornale e me vacc’a cucchè. La commenta con un’amara risata, prima di passare alle altre notizie del giorno e, utilizzando un registro linguistico più colto, infine sentenzia:
Mala tempora currunt!" e il tono della sua voce si fa apocalittico.
Ana ascolta e non capisce nulla; anche Anna ascolta: la canzoncina l’è familiare.
La cantava quella sagoma di suo cognato Mario, ai tempi in cui, giovane, e a giorni alterni sconsideratamente squattrinato, godeva, però, di ottima salute.
Al pensiero del cognato, Anna recita una veloce giaculatoria per la povera anima di lui, prematuramente scomparso, al quale era stata sinceramente affezionata e la cui autoironia l’aveva sempre divertita e immancabilmente consolata, anche nei frangenti più tormentosi.
Fa poi un rapido segno di croce e riprende i fuselli del tombolo tra le mani.
Li fa scorrere veloci, in un automatismo pressoché secolare.
Anna ha un’abilità che pare magia.
Ha iniziato a lavorare al tombolo a otto anni; era il 1932.
Ora quasi non ci vede più per via della cateratta, ma le sue mani sanno quello che fanno: avanti, indietro, sotto, sopra, spilli, fili, intrecci ed… ecco apparire quella meraviglia, quell’incanto inestimabile di merletto, che ormai poche mani sanno realizzare e - mala tempora currunt - poche persone sanno veramente apprezzare.
Vicino a lei, proprio accanto alla finestra, ruba la luce del giorno per il suo lavoro anche Ana; anche lei ha il suo tombolo davanti; anche lei fa danzare i fuselli in ritmici gesti leggeri delle dita.
La sua, però, è una danza più lenta, più incerta; Ana sta imparando da Anna i primi rudimenti del tombolo: qualche volta s’inceppa, qualche volta si arena, ma è già abbastanza capace e, soprattutto, è molto volenterosa.
Catapultata a Mariano, da un umido e sperduto paesino delle Terre Caffettere della lontana Colombia, da mesi incontra non poche difficoltà di inserimento.
Il peso gravoso della sua storia personale, la diversità delle culture e il terribile gioco dei pregiudizi non la facilitano.
Spaesata, di nome e di fatto… è un po’ come certi personaggi delle fiabe che, a seguito di un triste destino, dall’oggi al domani, si trovano in mezzo a mille tribolazioni: per questo vengono chiamati eroi, perché si trovano a dover fronteggiare un mare di avversità, con tutte le proprie forze e i propri mezzi.
Anche a lei sentiamo confacente quel cammina, cammina
, che, in gran sintesi, dice, appunto dell’eroe di un racconto, tutto lo sconforto sperimentato e, al contempo, la tenacia messa in campo; dice la solitudine, estrema, e la fiducia… forse proprio quella che nasce dalla disperazione, di chi perde la casa, il lavoro, gli affetti più cari ed espatria, per tentare la sorte.
Ana era capitata, nelle sue erratiche peregrinazioni alla ricerca di un nuovo assetto per la sua vita, a parlare con un’assistente sociale; le aveva raccontato le proprie vicende, con stentate parole italiane intercalate in un colorito ed emozionato monologo in lingua spagnola.
L’assistente l’aveva indirizzata allo studio del Dottor G., psicologo e psicoterapeuta di quelle parti, noto per l’alta professionalità.
Purtroppo, nelle difficoltà della lingua, Ana aveva frainteso il contenuto degli accordi presi e si era recata all’appuntamento con lo specialista con molto anticipo.
Aveva