Cucciò e la pietra filosofale
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Anteprima del libro
Cucciò e la pietra filosofale - Roberto Ragone
Cuccio’ e la pietra filosofale
Roberto Ragone
Published by Meligrana Editore
Copyright Meligrana Editore, 2013
Copyright Roberto Ragone, 2013
Tutti i diritti riservati
ISBN: 9788868150266
Meligrana Editore
Via della Vittoria, 14 – 89861, Tropea (VV)
Tel. (+ 39) 0963 600007 – (+ 39) 338 6157041
www.meligranaeditore.com
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INDICE
Frontespizio
Colophon
Licenza d’uso
Roberto Ragone
Copertina
Dedica
Premessa
Introduzione
Cucciò e la pietra filosofale
Il bar del pirata
Il Bosco Incantato
Il professor Abbaquà
Un’esperienza indimenticabile
Katì
Il castello
Fulco l’alchimista
La grande opera
Il professor Cucciò
Il libro della vita è completo
Epilogo
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Grazie per il rispetto al duro lavoro di questo autore.
Roberto Ragone
Sono nato a Bari, nel 1944 e vivo in provincia di Viterbo. Ho incominciato a lavorare presto, e ho passato quarant’anni della mia vita nel commercio. Da giovane – ho frequentato il Liceo Classico – ho scritto parecchie cose, da appassionato di letteratura italiana e latina, di cui purtroppo non è rimasto nulla. Sono sopravvissute alcune poesie degli anni ‘60, dedicate a Bruna, che oggi da circa cinquant’anni, è mia moglie. I miei autori preferiti sono gli scrittori americani del Novecento, a cui mi sono ispirato per una raccolta di racconti che sto preparando. Con due racconti sono stato premiato al Roncio d’Oro, nel 2011 e nel 2012. Alcune mie poesie più recenti sono presenti nelle raccolte di ‘Poesia in libertà’ nel 2012 e 2013. Ho scritto Cucciò e la pietra filosofale seguendo la mia fantasia e i moti dell’animo: mi sono poi reso conto che era fortemente autobiografico, seppure in modo allegorico. Spero che i lettori possano cogliere i significati più riposti del mio romanzo che io stesso ho scoperto successivamente, così come io li ho messi su carta, senza rendermene conto. Mi farà piacere se vorrete scrivermi per suggerimenti e critiche – anche per qualche apprezzamento, ove ve ne fossero. Leggerò volentieri le vostre e-mail e vi risponderò per quanto possibile.
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A mia moglie Bruna,
dolce amica e compagna
da oltre cinquant’anni,
prima lettrice del mio lavoro,
prima critica di esso,
senza la quale forse
non sarebbe mai stato pubblicato.
La mia Katì.
Premessa
Prendere una grande, grandissima tela bianca vergine, troppo grande per qualsiasi cavalletto, metterla contro il muro di una stanza completamente vuota. Fra la tela e il pittore mettere tutti in fila tanti grandi barattoli aperti di tutti i colori del mondo.
Disporre una serie di pennelli nuovi, grandi, medi, piccoli, di tutte le forme e dimensioni, tanti pennelli, più di quanti siano mai serviti a un pittore.
Mettere su un disco, di quelli vecchi, di vinile, a 33 giri, degli anni ’60.
Immergere se stessi nella musica, i pennelli nel colore, e incominciare a dipingere senza disegnare delle figure, soltanto disponendo sul bianco della tela tante pennellate, cominciando con grandi pennelli, insolitamente grandi, larghe pennellate variopinte, poi lampi, guizzi, schizzi, sprazzi, colori vivaci, colori che si mescolano, che creano altri colori. Fasce, righe, macchie, grandi segni, piccoli segni, secondo le pulsioni dell’anima, cogliendo, captando i messaggi subliminali dell’anima del mondo, dell’invisibile eggregore suggeritore.
Chiudere quella stanza, e lasciarla riposare per un tempo indefinito, fino a rimuovere dalla memoria ogni ricordo del fatto.
Riaprire quella stanza, accendere la luce e trovare qualcosa che non ti appartiene, che non puoi aver dipinto tu, ma della quale sei stato solo il tramite fra la tela e l’anima. Nel frattempo i colori hanno preso forma, hanno creato delle figure mai immaginate, dei fatti mai pensati, degli accadimenti mai accaduti, secondo una logica illogica, hanno assunto vita propria, raffigurando raccontando e dicendo ciò che tu non hai mai inteso raffigurare raccontare e dire.
Tuttavia ogni cosa si fonde in un’armonia compiuta, una musica mai scritta, ma che ha raccolto le note dall’etere, ed esse come componendo un coro si sono disposte a formare una meravigliosa melodia, fusione di colori e suoni.
Alla fine guardando quel grande affresco ti rendi conto che hai di fronte l’inconsapevole narrazione della tua vita, vista dalla parte di dentro, che Cucciò sei tu e che quella è la tua storia.
Questo è Cucciò e la Pietra Filosofale.
L’autore
Introduzione
Segni e magie che profuman di boschi incantati, cornacchie che parlano ed indicano percorsi, arcobaleni che sorgono, anch’essi, d’incanto, ad aprir varchi nel cielo oppresso di nebbie.
Tutto sembra proteso al pensier che si tratti di favole, ove puoi incontrare meraviglie, incantesimi, magie appunto, buone soltanto ad assonnar bambini; dunque permeate di accentuate ingenuità, seppur avvincenti e fervide di fantastiche avventure.
Tutto ciò alle prime pagine. Ma appena puoi addentrarti nel libro di Roberto Ragone ti accorgi, cammin facendo, che Cucciò e la Pietra filosofale è un inseguirsi di solo apparenti ingenuità; t’imbatti in curiosi accadimenti, in personaggi di disarmante semplicità, ma profondamente umani e soprattutto felicemente simmetrici, nella loro significativa allegoria, a velate divinità che fascinano di mistero, e fideisticamente aleggiano su tortuosi cammini.
Il prof. Abbaquà, mamma Filina, il compare Orsino, Cinù, Katì, Ahmed sembrano tutti usciti dal cilindro di un esperto prestigiatore, che ha il potere di metterli in fila, nel posto giusto e al momento giusto, davanti all’esistenza di Cucciò, che ci piacerebbe identificare nell’Autore (?).
L’apparire e scomparire dalla scena di tali personaggi incastonati in un mondo semplice, sereno e pur sempre votato a una costante ricerca di verità attraverso l’allegoria delle maschere adottate dà al libro di Ragone una cadenza, un ritmo quasi vorticoso, che ti prende fino all’ultima pagina. Alla ricerca di un finale che accondiscenda ai convincimenti che ti sei fatto leggendolo.
Ti accorgi allora che gli occhi per godere del Bagliore di Cristallo
del lago di Cenoncè, dello sguardo intenso e dolcissimo di Compare Orsino, del fascino del Bosco Incantato, della celestiale musica di Ahmed, dell’alchimia quasi stregona di Fulco lo spilungone, quegli occhi appunto può consentirteli solo la Fede in te stesso, nei tuoi valori umani e spirituali, nonché la Perseveranza delle tue azioni, volte, nelle nobili intenzioni dell’Autore, al raggiungimento di tali virtù.
Eccoli dunque i veri protagonisti del Romanzo, Fede e Perseveranza. Essi ti permettono di scrivere, giorno dopo giorno, le pagine bianche del libro della tua vita, a caratteri semplici, apparentemente banali, che, attraverso l’Alchimia spirituale, puoi trasformare in caratteri d’oro.
E allora puoi sollevare, per incanto, uno sgangherato e arrugginito ponte levatoio che ti divide dal castello di Forsesiforsenò, imbatterti in una cornacchia nera e grigia (Diqquà Diqquà) che indichi la via davanti ad un improvviso, meraviglioso, improbabile arcobaleno che rischiari (e colori) il sentiero da camminare, fino a scoprire (o almeno inseguire) l’Occultum Lapidem della tua vita.
Non è impresa facile cogliere compiutamente, attraverso le nostre sensazioni, il motivo conduttore di un romanzo; ma qui pensiamo di esserci abbastanza avvicinati, aiutati peraltro da una rara capacità di scrittura sorprendentemente sobria, puntuale, mai pomposa sì da poterla leggere tutta d’un fiato, raccontarla e farla comprendere anche a un bambino: ma non per addormentarlo.
Silvano Boldrini
Scrittore e Poeta
I nomi dei personaggi sono fantastici come fantastica è l’avventura del protagonista. Avrei voluto che tutti i personaggi avessero un nome con l’accento sulla ultima sillaba, ma ho adottato le soluzioni che ritenevo più giuste, non usando volutamente nomi propri di uso comune.
- capitolo uno -
Il bar del pirata
Il vecchio guardò la porta a vetri della cantina che proiettava un cono di luce sulla strada. Il sole era al tramonto, e tutte le cose pian piano prendevano un unico color grigio che confondeva i contorni.
Dall’interno provenivano suoni ovattati, scoppi