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Cucciò e la pietra filosofale
Cucciò e la pietra filosofale
Cucciò e la pietra filosofale
E-book131 pagine1 ora

Cucciò e la pietra filosofale

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Info su questo ebook

Un vecchietto misterioso entra in un bar di paese per incontrare Cucciò. A costui propone un’avventura in un certo Bosco Incantato. Il giorno appresso Cucciò riesce ad arrivare a destinazione. Qui trova una caverna in cui rivede il vecchio della sera prima,il quale gli comunica un acronimo latino, poi scompare. Cucciò pensa bene di andare a farsela spiegare dal suo professore di lettere, e il mattino appresso lo va a trovare. Ma prima che possa svelare il segreto, il professore muore. Nonostante tutto Cucciò segue la traccia, fino al termine della sua avventura, nel castello disabitato.
LinguaItaliano
Data di uscita13 mag 2013
ISBN9788868150266
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    Cucciò e la pietra filosofale - Roberto Ragone

    Cuccio’ e la pietra filosofale

    Roberto Ragone

    Published by Meligrana Editore

    Copyright Meligrana Editore, 2013

    Copyright Roberto Ragone, 2013

    Tutti i diritti riservati

    ISBN: 9788868150266

    Meligrana Editore

    Via della Vittoria, 14 – 89861, Tropea (VV)

    Tel. (+ 39) 0963 600007 – (+ 39) 338 6157041

    www.meligranaeditore.com

    [email protected]

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    INDICE

    Frontespizio

    Colophon

    Licenza d’uso

    Roberto Ragone

    Copertina

    Dedica

    Premessa

    Introduzione

    Cucciò e la pietra filosofale

    Il bar del pirata

    Il Bosco Incantato

    Il professor Abbaquà

    Un’esperienza indimenticabile

    Katì

    Il castello

    Fulco l’alchimista

    La grande opera

    Il professor Cucciò

    Il libro della vita è completo

    Epilogo

    Altri ebook di Meligrana Editore

    Licenza d’uso

    Questo ebook è concesso in uso per l’intrattenimento personale.

    Questo ebook non può essere rivenduto o ceduto ad altre persone.

    Se si desidera condividere questo ebook con un’altra persona, acquista una copia aggiuntiva per ogni destinatario. Se state leggendo questo ebook e non lo avete acquistato per il vostro unico utilizzo, si prega di acquistare la propria copia.

    Grazie per il rispetto al duro lavoro di questo autore.

    Roberto Ragone

    Sono nato a Bari, nel 1944 e vivo in provincia di Viterbo. Ho incominciato a lavorare presto, e ho passato quarant’anni della mia vita nel commercio. Da giovane – ho frequentato il Liceo Classico – ho scritto parecchie cose, da appassionato di letteratura italiana e latina, di cui purtroppo non è rimasto nulla. Sono sopravvissute alcune poesie degli anni ‘60, dedicate a Bruna, che oggi da circa cinquant’anni, è mia moglie. I miei autori preferiti sono gli scrittori americani del Novecento, a cui mi sono ispirato per una raccolta di racconti che sto preparando. Con due racconti sono stato premiato al Roncio d’Oro, nel 2011 e nel 2012. Alcune mie poesie più recenti sono presenti nelle raccolte di ‘Poesia in libertà’ nel 2012 e 2013. Ho scritto Cucciò e la pietra filosofale seguendo la mia fantasia e i moti dell’animo: mi sono poi reso conto che era fortemente autobiografico, seppure in modo allegorico. Spero che i lettori possano cogliere i significati più riposti del mio romanzo che io stesso ho scoperto successivamente, così come io li ho messi su carta, senza rendermene conto. Mi farà piacere se vorrete scrivermi per suggerimenti e critiche – anche per qualche apprezzamento, ove ve ne fossero. Leggerò volentieri le vostre e-mail e vi risponderò per quanto possibile.

    Contattalo:

    [email protected]

    Seguilo su

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    TWITTER

    A mia moglie Bruna,

    dolce amica e compagna

    da oltre cinquant’anni,

    prima lettrice del mio lavoro,

    prima critica di esso,

    senza la quale forse

    non sarebbe mai stato pubblicato.

    La mia Katì.

    Premessa

    Prendere una grande, grandissima tela bianca vergine, troppo grande per qualsiasi cavalletto, metterla contro il muro di una stanza completamente vuota. Fra la tela e il pittore mettere tutti in fila tanti grandi barattoli aperti di tutti i colori del mondo.

    Disporre una serie di pennelli nuovi, grandi, medi, piccoli, di tutte le forme e dimensioni, tanti pennelli, più di quanti siano mai serviti a un pittore.

    Mettere su un disco, di quelli vecchi, di vinile, a 33 giri, degli anni ’60.

    Immergere se stessi nella musica, i pennelli nel colore, e incominciare a dipingere senza disegnare delle figure, soltanto disponendo sul bianco della tela tante pennellate, cominciando con grandi pennelli, insolitamente grandi, larghe pennellate variopinte, poi lampi, guizzi, schizzi, sprazzi, colori vivaci, colori che si mescolano, che creano altri colori. Fasce, righe, macchie, grandi segni, piccoli segni, secondo le pulsioni dell’anima, cogliendo, captando i messaggi subliminali dell’anima del mondo, dell’invisibile eggregore suggeritore.

    Chiudere quella stanza, e lasciarla riposare per un tempo indefinito, fino a rimuovere dalla memoria ogni ricordo del fatto.

    Riaprire quella stanza, accendere la luce e trovare qualcosa che non ti appartiene, che non puoi aver dipinto tu, ma della quale sei stato solo il tramite fra la tela e l’anima. Nel frattempo i colori hanno preso forma, hanno creato delle figure mai immaginate, dei fatti mai pensati, degli accadimenti mai accaduti, secondo una logica illogica, hanno assunto vita propria, raffigurando raccontando e dicendo ciò che tu non hai mai inteso raffigurare raccontare e dire.

    Tuttavia ogni cosa si fonde in un’armonia compiuta, una musica mai scritta, ma che ha raccolto le note dall’etere, ed esse come componendo un coro si sono disposte a formare una meravigliosa melodia, fusione di colori e suoni.

    Alla fine guardando quel grande affresco ti rendi conto che hai di fronte l’inconsapevole narrazione della tua vita, vista dalla parte di dentro, che Cucciò sei tu e che quella è la tua storia.

    Questo è Cucciò e la Pietra Filosofale.

    L’autore

    Introduzione

    Segni e magie che profuman di boschi incantati, cornacchie che parlano ed indicano percorsi, arcobaleni che sorgono, anch’essi, d’incanto, ad aprir varchi nel cielo oppresso di nebbie.

    Tutto sembra proteso al pensier che si tratti di favole, ove puoi incontrare meraviglie, incantesimi, magie appunto, buone soltanto ad assonnar bambini; dunque permeate di accentuate ingenuità, seppur avvincenti e fervide di fantastiche avventure.

    Tutto ciò alle prime pagine. Ma appena puoi addentrarti nel libro di Roberto Ragone ti accorgi, cammin facendo, che Cucciò e la Pietra filosofale è un inseguirsi di solo apparenti ingenuità; t’imbatti in curiosi accadimenti, in personaggi di disarmante semplicità, ma profondamente umani e soprattutto felicemente simmetrici, nella loro significativa allegoria, a velate divinità che fascinano di mistero, e fideisticamente aleggiano su tortuosi cammini.

    Il prof. Abbaquà, mamma Filina, il compare Orsino, Cinù, Katì, Ahmed sembrano tutti usciti dal cilindro di un esperto prestigiatore, che ha il potere di metterli in fila, nel posto giusto e al momento giusto, davanti all’esistenza di Cucciò, che ci piacerebbe identificare nell’Autore (?).

    L’apparire e scomparire dalla scena di tali personaggi incastonati in un mondo semplice, sereno e pur sempre votato a una costante ricerca di verità attraverso l’allegoria delle maschere adottate dà al libro di Ragone una cadenza, un ritmo quasi vorticoso, che ti prende fino all’ultima pagina. Alla ricerca di un finale che accondiscenda ai convincimenti che ti sei fatto leggendolo.

    Ti accorgi allora che gli occhi per godere del Bagliore di Cristallo del lago di Cenoncè, dello sguardo intenso e dolcissimo di Compare Orsino, del fascino del Bosco Incantato, della celestiale musica di Ahmed, dell’alchimia quasi stregona di Fulco lo spilungone, quegli occhi appunto può consentirteli solo la Fede in te stesso, nei tuoi valori umani e spirituali, nonché la Perseveranza delle tue azioni, volte, nelle nobili intenzioni dell’Autore, al raggiungimento di tali virtù.

    Eccoli dunque i veri protagonisti del Romanzo, Fede e Perseveranza. Essi ti permettono di scrivere, giorno dopo giorno, le pagine bianche del libro della tua vita, a caratteri semplici, apparentemente banali, che, attraverso l’Alchimia spirituale, puoi trasformare in caratteri d’oro.

    E allora puoi sollevare, per incanto, uno sgangherato e arrugginito ponte levatoio che ti divide dal castello di Forsesiforsenò, imbatterti in una cornacchia nera e grigia (Diqquà Diqquà) che indichi la via davanti ad un improvviso, meraviglioso, improbabile arcobaleno che rischiari (e colori) il sentiero da camminare, fino a scoprire (o almeno inseguire) l’Occultum Lapidem della tua vita.

    Non è impresa facile cogliere compiutamente, attraverso le nostre sensazioni, il motivo conduttore di un romanzo; ma qui pensiamo di esserci abbastanza avvicinati, aiutati peraltro da una rara capacità di scrittura sorprendentemente sobria, puntuale, mai pomposa sì da poterla leggere tutta d’un fiato, raccontarla e farla comprendere anche a un bambino: ma non per addormentarlo.

    Silvano Boldrini

    Scrittore e Poeta

    I nomi dei personaggi sono fantastici come fantastica è l’avventura del protagonista. Avrei voluto che tutti i personaggi avessero un nome con l’accento sulla ultima sillaba, ma ho adottato le soluzioni che ritenevo più giuste, non usando volutamente nomi propri di uso comune.

    - capitolo uno -

    Il bar del pirata

    Il vecchio guardò la porta a vetri della cantina che proiettava un cono di luce sulla strada. Il sole era al tramonto, e tutte le cose pian piano prendevano un unico color grigio che confondeva i contorni.

    Dall’interno provenivano suoni ovattati, scoppi

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