Verità e bugie della medicina: Tutto quello che non viene detto su osteoporosi, colesterolo, cancro, sclerosi multipla, Alzheimer, morbo di Crohn, allergie, vaccinazioni, autismo, malattie autoimmuni, ecc.
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Anteprima del libro
Verità e bugie della medicina - Giuseppe De Matteis
EDU - Edizioni DrawUp
www.edizionidrawup.it
Collana Orme
Avvertenza: Le informazioni contenute in questo libro non sono da intendersi come un’alternativa a un parere medico. Il lettore che abbia bisogno di ricevere consigli su problemi di salute dovrà necessariamente rivolgersi a professionisti medici competenti, che siano in possesso di un’adeguata preparazione e di cui il lettore si fidi. Anche se si ritiene che le informazioni contenute in questo libro siano esatte al momento della stampa, tuttavia né l’autore né la casa editrice possono essere ritenuti responsabili da un punto di vista legale per eventuali errori od omissioni.
Verità e bugie della medicina
di Giuseppe De Matteis
(Tutto quello che non viene detto su osteoporosi, colesterolo, cancro, sclerosi multipla, Alzheimer, morbo di Crohn, allergie, vaccinazioni, autismo, malattie autoimmuni, ecc.)
Proprietà letteraria riservata
©2012 Edizioni DrawUp
Latina (LT) - Viale Le Corbusier, 421
Email: [email protected]
Sito: www.edizionidrawup.it
Progetto editoriale: Edizioni DrawUp
Direttore editoriale: Alessandro Vizzino
Grafica di copertina: RDM per Edizioni DrawUp
I diritti di riproduzione e traduzione sono riservati.
Nessuna parte di questo libro può essere utilizzata, riprodotta o diffusa, con qualsiasi mezzo, senza alcuna autorizzazione scritta.
EBOOK: Isbn 978 -88 -98017 -65 -2
Ringraziamenti e dediche
Questo libro è dedicato a tutti quelli che come me amano la verità qualunque essa sia e ovunque si trovi. Spesso raccontare la verità risulta scomodo e difficile in quanto si scontra con forti interessi di persone che non vogliono che le cose cambino o che si sappiano certe cose. Ma se vogliamo che la nostra vita migliori dobbiamo avere il coraggio di affrontare la verità e di combattere i soprusi. State tranquilli che se non ci pensiamo noi alla nostra salute di sicuro non ci pensa chi ci vuole vendere qualcosa per curarci
e di conseguenza arricchirsi. Dedico questo libro alla mia famiglia: mia moglie Margherita, mio fratello Franco, mia sorella Mariella, mia madre Maria, i miei cognati e cognate Antonio, Loredana, Pina. Un ringraziamento particolare alla mia amica Lucia Albanese che da diversi anni condivide con me questo tipo di letture e interessi e a tutti i miei allievi e allieve delle scuole in cui ho insegnato per tanti anni che mi stimano e apprezzano.
Prefazione
Bisogna bere molto latte perché fa bene alle ossa, il colesterolo danneggia l’apparato cardiovascolare, il tumore è una malattia terribile, le vaccinazioni sono per il bene dei nostri bambini ecc. ecc.
Davvero credete a questo? Beh, dopo aver letto questo libro non la penserete più così. Aprite gli occhi, non date per certo quello che dice la scienza (potrebbe non essere vero) e soprattutto informatevi tramite canali alternativi. Credete davvero che a molte industrie farmaceutiche stia a cuore la nostra salute? Niente affatto, in questo libro vi dimostrerò che a molte di loro interessa solo vendere le loro medicine, se poi ci ammaliamo a causa degli effetti collaterali
o ci lasciamo le penne, chi se ne frega. Lo so che sembrano affermazioni dure, aspettate a leggere i capitoli su colesterolo, cancro e vaccinazioni…
Perché allora le scoperte del Dr. Hamer sui tumori sono state abilmente celate? Avete mai sentito parlare in tv di questa vicenda? Certo che no.
Sapete che molte persone sono guarite dal cancro assumendo del comunissimo bicarbonato o che è possibile guarire da un tumore seguendo una certa alimentazione? Non ne avete sentito parlare perché altrimenti finirebbe di colpo l’enorme business dei malati oncologici e della ricerca. Vostro figlio è epilettico, autistico o diabetico? Qualcuno vi mai detto che molto probabilmente sono state le vaccinazioni? Da decenni ci prendono per i fondelli facendoci credere che sono per il bene dei bambini
. Leggete attentamente i capitoli sulle vaccinazioni e ne saprete delle belle… Non so voi, ma io non ci sto a subire questo stato di cose: è giunto il momento di giocare a carte scoperte, è giusto che la gente sappia!
Capitolo 1
Osteoporosi
Il sottoscritto è intollerante al latte; mi raccontava mia madre che sin da piccolo quando mi dava da mangiare il formaggio, lo sputavo subito. Non è una bella cosa essere intolleranti al latte, non puoi mangiare un sacco di cose, non avete idea di quante volte in pizzeria ho ordinato una pizza senza mozzarella e invece me l’hanno portata con la mozzarella. Quante volte ai matrimoni, gli altri mangiavano tranquillamente e io lì a guardarli senza mangiare perché ovunque c’erano mozzarelle, formaggio, panna e burro. A questo sono ormai abituato. La cosa però che più mi fa andare in bestia è quando puntualmente qualcuno viene a sapere che non mangio i latticini, mi pone la fatidica domanda: E COME FAI PER IL CALCIO? Se non ho voglia di discutere rispondo che è troppo lungo rispondere alla domanda. Altre volte rispondo così: faccio come fanno i cavalli, hai mai visto un cavallo che soffre di osteoporosi? Come si spiega che i cavalli e gli altri animali che non mangiano formaggi non soffrono di osteoporosi e noi umani invece si? Dopo queste domande il mio interlocutore rimane interdetto e non sa cosa rispondere. Non è colpa loro. Tutti dicono di mangiare i formaggi per prevenire l’osteoporosi, i medici dicono questo, la tv e i giornali anche, forse è giunto il momento di sfatare qualche mito o leggenda.
INIZIAMO
Prima affermazione: IL LATTE È RICCO DI CALCIO.
Falso, il latte no, latticini e formaggi sì, come si evince dalla seguente tabella che riporta i milligrammi di calcio per 100g di alimento:
Seconda affermazione: L’OSTEOPOROSI PUÒ ESSERE PREVENUTA CONSUMANDO LATTICINI RICCHI DI CALCIO.
Falso, e adesso spiego il motivo. In primo luogo l’osteoporosi NON È dovuta a una carenza di calcio alle ossa, bensì ad una rarefazione del tessuto osseo che avviene per le errate abitudini alimentari che ora cercherò di spiegare.
Uno studio datato gennaio 2001, negli USA, ha messo in evidenza quanto segue: 1035 donne sono state sottoposte ad un regime alimentare a base di proteine animali e latticini, mentre un altro gruppo di donne ha seguito una dieta a base di proteine vegetali. Ebbene, il primo gruppo ha evidenziato una maggiore fragilità al bacino e perdita di solidità della struttura ossea, mentre il secondo gruppo non ha manifestato tali sintomi.
Se fosse vera l’ipotesi che il calcio contrasta l’osteoporosi, non si spiega perché le donne americane, che hanno un consumo di latticini più alto al mondo, hanno una delle più alte percentuali di osteoporosi.
Le donne asiatiche che consumano pochissimi latticini, si ammalano raramente di osteoporosi. Non finisce qui. Tutti gli alimenti li possiamo classificare in tre categorie, a seconda dell’impatto che hanno nel modificare il pH del corpo umano.
Si dicono ACIDIFICANTI quegli alimenti che lo acidificano, NEUTRI, quelli che lo riportano alla neutralità, e ALCALINIZZANTI quelli che lo alcalinizzano. Il pH tissutale interno umano è 7,4 ossia lievemente alcalino, e tale deve rimanere per una buona salute. In linea di massima sappiamo che le proteine animali (carne, formaggi, uova, pesce ecc.) così come zucchero, pane e pasta, sono ACIDIFICANTI, mentre sono alcalinizzanti la maggior parte di frutta (consumata a stomaco vuoto) e verdura (specialmente cruda). Cosa succede quando consumiamo una grande quantità di proteine animali o di formaggi? Il nostro corpo si acidifica e per riportare il pH al suo valore originale, il corpo SOTTRAE MINERALI ALCALINI DALLE OSSA!
Perciò possiamo affermare che I FORMAGGI FAVORISCONO
L’OSTEOPOROSI. L’osteoporosi non si previene consumando latticini, bensì alimenti VEGETALI alcalinizzanti. Cosa succede quando consumiamo molto calcio tramite gli alimenti o assumendo integratori? Si ha un eccesso di calcio, per cui una parte si fissa nei muscoli provocando una loro anormale contrazione, crampi muscolari e dolore inspiegabile. Un’altra parte si accumula nei reni dove può provocare calcoli, un’altra parte nelle arterie dove può provocare malattie cardiovascolari, oppure nelle articolazione dove provoca artrite.
Non bisogna neanche dimenticare che il calcio non può essere assorbito dalle ossa senza il MAGNESIO. Questo minerale, non solo rallenta la perdita di massa ossea ma in effetti inverte il processo. Una ricerca ha dimostrato che la somministrazione di magnesio induce un aumento della massa ossea dell’11%. Questo minerale aiuta anche a mantenere regolare il battito cardiaco, il calcio invece ne provoca la contrazione. L’eccesso di calcio perciò provoca un eccesso di contrazioni portando spasmi muscolari cardiaci, ossia l’attacco cardiaco. È per questo motivo che molti farmaci per le malattie cardiache bloccano i canali del calcio, ossia l’entrata del calcio nel cuore.
ALCUNE SEMPLICI CONSIDERAZIONI
Il latte è per natura un alimento per cuccioli neonati e non per animali adulti. Non esiste, infatti, in natura nessun mammifero adulto che continui a cibarsi di latte della sua specie. Se presumiamo che la natura sia giusta nelle sue manifestazioni, dobbiamo necessariamente concludere che sia sbagliato assumere latte nell’età adulta e tantomeno latte di un’altra specie. Non è infatti un caso che il latte sia in assoluto l’alimento più intollerante alla specie umana.
ASPETTI MEDICO-SANITARI DEL LATTE PASTORIZZATO
Durante il processo di pastorizzazione del latte, il Trifosfato di Calcio-Magnesio si scompone nei Sali Fosfato di Calcio, Fosfato di Magnesio e Carbonato di Calcio, che sono insolubili e del tutto inutili.
Le proteine del latte coagulano e precipitano assieme ai Sali.
La proteina del latte Caseina, non possiamo digerirla perché non abbiamo l’enzima adatto che scarseggia per vari motivi. L’enzima per digerire il lattosio, la lattasi, lo perdiamo all’età di circa tre anni e quindi si trasforma in acido lattico, sostanza acidificante. La vitamina C viene totalmente distrutta, così come le altre vitamine. Inoltre nel latte sono presenti delle sostanze come la lactenina e l’ acido rumenico, che risultano nocive per la flora batterica intestinale in quanto sono antibiotici.
RELAZIONE LATTE-DIABETE
Uno studio molto interessante ha messo in relazione il consumo di formaggi con lo sviluppo di diabete insulino-dipendente (IDDM).
Come si evince da tale tabella, il forte consumo di latticini in Finlandia è stato correlato a un netto aumento dei casi di diabete insulino-dipendente.
Un altro studio del 1990 dell’istituto di nutrizione clinica americano, ha dimostrato come vi fu un raddoppio di percentuale di casi di diabete dopo che gruppi di Polinesiani si trasferirono dalla loro terra di origine in Australia, modificando le loro abitudini alimentari, utilizzando proteine animali bovine e suine al posto di quelle di pesce, come erano abituati nella loro zona di origine.
Altri studi del 1991 hanno concluso che l’albumina di siero bovino è responsabile di diversi casi di diabete ( New England Journal of Medicine, July 30, 1992; Pediatrics. July, 1992, 89). Nel 1996, altri studi conclusero che in oltre un terzo di pazienti diabetici, è stata rilevata la presenza di anticorpi anti-betacaseina, non presente negli individui non diabetici ( Lancet, october 1996, 348; Lancet, dec. 14, 1996.) L’e-sperienza diretta di alcune madri ha dimostrato come nei loro figli appena diagnosticata l’IDDM, interrompendo per sei mesi il consumo di latticini, ha permesso al pancreas di riprendere autonomamente la produzione d’insulina.
OSTEOPOROSI:
L’AFFASCINANTE TEORIA DEL DR. HAMER
Per chi non lo sapesse, il Dr. Hamer è quel medico tedesco che alcuni anni fa ha fatto delle scoperte sull’origine dei tumori, ma che non sono mai state accettate, ne parleremo nel capitolo dedicato al cancro. Secondo il Dr. Hamer, quando un animale, compreso l’uomo, subisce un conflitto di autosvalutazione, si decalcifica. In pratica, durante l’evoluzione degli esseri viventi, è capitato che alcuni pesci abbiano lasciato il mare per adattarsi alla terra ferma e abbiano sviluppato le zampe al posto delle pinne. Alcuni di questi animali non si sono adattati alla nuova situazione ed hanno perciò deciso di ritornare nelle acque. In questo caso, le zampe hanno perso di significato e sono state corrose perché inutili. Il DNA dell’animale ha così memorizzato che ogni volta che ci si trovi di fronte alla incapacità di adattarsi ad una nuova situazione di vita, con conseguente autosvalutazione, si innesca automaticamente la corrosione delle ossa degli arti, ossia l’osteoporosi. Questo spiegherebbe ad esempio la tendenza alla decalcificazione tipica delle donne quando entrano in menopausa (non sono più capace di fare figli = autosvalutazione =
decalcificazione).
OSTEOPOROSI E CELIACHIA
Numerose ricerche dimostrano una netta relazione tra celiachia e rarefazione del tessuto osseo. Mazure, un ricercatore dell'ospedale di Buenos Aires, scriveva nel 1994: I dati da noi raccolti forniscono la prova incontestabile che la rarefazione ossea avviene in celiaci asintomatici prima che ogni altro sintomo diventi evidente. Poiché la diagnosi precoce e l'adozione del regime senza glutine sono di fondamentale importanza per evitare ulteriore deterioramento della struttura ossea, i pazienti con problemi di demineralizzazione dovrebbero essere indirizzati subito alle specifiche indagini celiache
.
Bojkovic [2003] presenta il caso di una 23enne che si presenta con osteomalacia (difetto di mineralizzazione ossea) e osteoporosi secondaria (rarefazione per aumentata lisi ossea), e alla fine si scopre che queste situazioni sono state determinate da una celiachia non riconosciuta per molto tempo. Monti [1996] riporta la sofferenza per 5 anni da osteomalacia in una 70enne, tanto grave che i dolori ormai rispondono solo ai narcotici. Grazie anche alle altre caratteristiche cliniche richiamanti una celiachia classica, perdita di peso, anemia, debolezza, si arriva alla diagnosi di celiachia e la sospensione del glutine porta un miglioramento generale, situazione alle ossa compresa.
Dorst [1998] ricostruisce la storia di diffusi dolori alle ossa per 20
anni in una 67enne che durante i suoi numerosi ricoveri in ospedale aveva ricevuto come diagnosi anemia ferropenica
, osteoporosi
e iperparatiroidismo
. Nonostante tutti i precedenti tentativi di trattamento, somministrazione di vitamina D3, calcio, fluoruri, ferro, la condizione della paziente era deteriorata ad un tale livello che aveva costantemente bisogno di supporto medico. Ad un certo punto viene finalmente identificato il morbo celiaco (anticorpi celiaci e atrofia dei villi intestinali). L'adozione del regime senza glutine porta ad un miglioramento dello stato della signora entro 3 mesi, i problemi si sono ridotti a l'autonomia della paziente è aumentata.
Una 60enne visitata per osteoporosi era rimasta a lungo un enigma nonostante numerose indagini e i soliti tentativi terapeutici. Alla fine ci si indirizza alla diagnosi di celiachia che viene confermata e che clinicamente è caratterizzata da dolori addominali e perdita di peso [Scharla 2003]. Hepner [1978] descrive una 54enne con steatorrea (feci unte
) e osteomalacia, si tratta in realtà di una paziente celiaca che aveva ripreso a consumare il glutine. Le viene chiesto di sospendere di nuovo il glutine e così facendo prima si risolve la steatorrea e poi l'osteomalacia. Il controllo della celiachia viene consigliato nelle donne in post-menopausa (particolarmente a rischio per l'osteoporosi) poichè la rimozione del glutine apporta anche a loro un miglioramento della densità ossea, perché nessun altro possibile intervento determina un risultato così marcato e perché il sovrapporsi di fattori di rischio in questa fascia di età può essere particolarmente deleterio [Bai 1997, Kemppainen 1999, Sategna-Guidetti 2000, Chiechi 2002].
Segue un elenco di studi relativi al rapporto tra celiachia e osteoporosi.
Arnala [2001], Bai [1997], Barera [2004], Barnes [2002], Bode [1991], Caraceni [1988], Carbone [2003], Caramaschi [2001], Carvalho [2003], Cellier [2000], Chiechi [2002], Ciacci [1995 e 1997], Cimaz [2000], Corazza [1997], Corazza [1995], Corazza [1996], De Lorenzo [1999], Di Sario [1994], Di Stefano [1999 e 2000], Exner [1978], Fickling [2001], Garcia-Porrua [2000], Grzenda-Adamek [2003], Kavak [2003], Karkoszka [2000], Kemppainen [1999], Khuffash [1987], Lamb [2002], Leiva [1996], Lemieux [2001], Lindh [1992], Mautalen [1997], McFarlane [1996], McFarlane [1995], Meyer [2001], Mohindra [2001], Molteni [1990 e 1995], Mora [1993, 1999 e 2001], Mustalahti [1999], Nelson [1973], Pazianas [2004], Pelikan [1967], Pistorius [1995], Rawashdeh [1996], Sategna-Guidetti [2000], Scotta [1997], Sdepanian [2003], Selby [1999], Shaker [1997], Stenhammar [1985], Szathmari [2001 & 1997], Thapa [1999], Thalayasingam [1985], Valdimarsson [1994], Valdimarsson [1996], van den Bosch [1996], Vasquez [2000], Vogelsang [2000], Walters [1995], Wong [2002], Gokhale [2003].
LA CURA NATURALE DELL’OSTEOPOROSI
Oltre alla corretta alimentazione su spiegata, è possibile l’utilizzo d’integratori che favoriscono la deposizione del calcio nel tessuto osseo. Questi sono i principali estratti vegetali che possiedono questa proprietà:
- RUBUS FRUCTICOSUS (rovo); macerato glicerico
- EQUISETO tintura madre
- VACCINIUM VITIS IDAEA macerato glicerico
- RUBUS IDAEUS (lampone) macerato glicerico
- ABIES PECTINATA macerato glicerico
RIASSUMENDO
1) Il consumo di latticini non contrasta l’osteoporosi ma la favorisce;
2) I latticini sono acidificanti per cui alterano il pH tissutale e per compensare, il corpo sottrae minerali alcalini dalle ossa;
3) La cosa migliore è consumare alimenti vegetali alcalinizzanti che non sottraggono minerali dalle ossa;
4) Il latte è l’alimento più intollerante in assoluto;
5) In diversi casi il consumo di latticini ha sviluppato il diabete insulino-dipendente;
6) L’osteoporosi può essere anche causata dalla celiachia.
BIBLIOGRAFIA
-
S. Mantovani: L’equilibrio acido-base, Akros Edizioni -
P.G. Besson: Acide-Base: une dinamyque vitale. Ed. Trois Fontaines, Fillingens, Francia 1991
-
A. Panfili, V. Mangani: La dieta Ph, Techiche Nuove -
T. Val Piana: Alimentazione naturale del bambino, Demetra editore 2000
-
American Journal of Clinical Nutrition, Jan 2001
-
F. Holecz: Cucina energetica e curativa, Tecniche Nuove -
New England Journal of Medicine, July 30, 1992
-
Pediatrics, July, 1992: 89
-
Lancet, dec. 14, 1996
- R.G.Hamer: Testamento per una nuova medicina germanica, Ediz. Amici di Dirk 2008
Capitolo 2
Il colesterolo
Succede spesso che la parola colesterolo induca preoccupazione per la nostra salute, per il cuore e le arterie; del resto numerosi studi hanno confermato una relazione tra aumento di malattie cardiovascolari e alti livelli di colesterolo ematico. Ad ogni buon conto, non bisogna dimenticare che il colesterolo possiede numerose funzioni: -
Regola lo scambio di sostanze attraverso la membrana cellulare;
È il precursore degli ormoni ipofisari, adrenalinici e gonadici;
Interviene nel meccanismo della conduzione nervosa;
Viene convertito in vitamina D dal sole;
È un costituente della bile indispensabile per l’emulsione dei grassi.
Per quanto riguarda l’alimentazione, è bene ricordare inoltre che:
Meno colesterolo ingeriamo dai cibi, più ne viene prodotto dal corpo;
Più colesterolo ingeriamo dai cibi, meno ne viene prodotto dal corpo;
Il maggior aumento del colesterolo sierico si verifica dopo l’ingestione eccessiva di carboidrati e non dei grassi.
Alcuni studi condotti su individui che avevano alti livelli di colesterolo, messi a regine dietetico, hanno mostrato che per ogni 100
unità di colesterolo eliminate dalla dieta, il livello nel sangue scendeva solo di tre unità. Questo dimostra che non esiste una relazione diretta e fondata su basi scientifiche, tra consumo di colesterolo e ipercolestrolemia. In un altro studio, un gruppo di persone tutte con livelli alti di colesterolo, è stato suddiviso in due gruppi, uno curato con farmaci e l’altro no. Dopo l’abbassamento della colesterolemia del primo gruppo, si è appurato che il tasso della malattia coronarica è rimasto invariato in tutti e due i gruppi.
LE PLACCHE ATEROMATOSE
Le placche ateromatose, ossia quelle placche che possono ostruire le arterie, non contengono solo colesterolo, ma anche fibrina, collagene, trigliceridi, fosfolipidi ecc. perché accusare solo il colesterolo? Uno studio illuminante a tal proposito è stato eseguito al St. Mary’s Hospital di Londra su pazienti che seguivano varie diete.
Un gruppo è stato trattato con olio di mais ed ha mostrato una riduzione dei livelli di sierocolesterolo, ma una maggior frequenza di attacchi cardiaci rispetto al gruppo che seguiva una dieta normale.
Questo fenomeno si spiega in questo modo: l’olio di mais è ricco di acidi grassi insaturi che hanno fatto aumentare il fabbisogno di vitamina E che è un potente antiosssidante e previene la formazione dei perossidi e dei radicali liberi. Mancando la vitamina E, si sono formati molti perossidi che hanno irritato le pareti dei vasi e di conseguenza il corpo ha dovuto correre ai ripari formando le placche ateromatose. Da queste conclusioni si può evincere che la spiegazione della formazione delle placche è molto complessa e sembrerebbe legata non tanto ad una errata alimentazione, quanto piuttosto ad altri fattori legati ai radicali liberi. Sembra perciò verosimile che un aumento dei radicali liberi possa far aumentare l’incidenza della formazione di placche ateromatose. Ha senso pertanto fare attenzione a quei fattori che sappiamo far aumentare i radicali liberi, ossia:
Inquinamento industriale
Monossido di carbonio delle automobili
Fumo di sigaretta
Cibi troppo cotti sul fuoco
Radiazioni elettromagnetiche dei vari apparecchi ed elettrodomestici, telefoni cellulari ecc.
LA TEORIA DEL DR. RATH
Il Dr. Rath è un medico diventato famoso per la sua teoria degli attacchi di cuore. Egli sostiene in suo libro ( Why animals dont’s get heart attacks, but people do!) che le malattie avvengono perché le cellule sono malnutrite, nel caso degli attacchi di cuore manca la vitamina C. Questa vitamina interviene nella formazione del collagene, sostanza fondamentale dei vasi sanguigni. Se manca questa vitamina, i vasi sanguigni vanno incontro a degenerazione, per cui aumenta il fabbisogno di colesterolo e di conseguenza il corpo lo produce per riparare il danno subìto. Assumendo la vitamina C, i vasi sono in buona salute e il colesterolo non aumenta. Se noi prendiamo un farmaco per far abbassare il colesterolo, contrastiamo questo meccanismo di difesa. Nel suo libro sono elencati numerosi studi a conferma di questa teoria.
INTERPRETAZIONE DEGLI STUDI UFFICIALI
Gli studi ufficiali sulla relazione tra ipercolesterolemia e danno cardiovascolare possono essere interpretati in modo diverso facendo riferimento alla biochimica del colesterolo. Il fatto che alcuni studi dimostrino nel breve termine una riduzione delle malattie cardiache non è tanto dovuto alla riduzione del colesterolo, quanto piuttosto alla inibizione della sintesi del mevalonato, intermedio nella biosintesi del colesterolo. Le statine, ossia i farmaci utilizzati per abbassare il colesterolo, infatti agiscono inibendo l’enzima HmgCoa reductase e di conseguenza la formazione del mevalonato, che a sua volta agisce a vari livelli sulla salute delle arterie. L’efficacia delle statine perciò, non sta nell’abbassamento del colesterolo, quanto piuttosto nella loro azione antinfiammatoria sull’organismo.
COLESTEROLO E PLACCHE ATEROSCLEROTICHE
Non è il colesterolo a bloccare il flusso sanguigno alle arterie, QUESTA AFFERMAZIONE È UNA GROSSA BUGIA!
All’origine delle placche aterosclerotiche ci sarebbe una vera e propria lesione infiammatoria che danneggia le pareti e sarebbe provocata da scorie, tossine, radicali liberi, fumo di sigaretta, microbi e sostanze chimiche, ipertensione. In quest’area danneggiata il sangue si coagula e si accumulano tessuto cicatriziale, calcio, piastrine, trigliceridi e colesterolo in minor misura. Si tratta pertanto di reazioni riparative.
Come documentato su Lancet fin dal 1994, l’ateroma è formato per il 74% da acidi grassi di tipo insaturo, dei quali il 41% polinsaturi, come quelli contenuti negli oli di semi. Li reclamizzano per scrostare le arterie e invece favoriscono l’ossidazione del colesterolo. L’80% delle persone colpite da infarto non presenta livelli di colesterolo elevati.
In tutti questi anni in cui sono state compiute numerose ricerche, non si è ancora dimostrato che il colesterolo provochi infarto o che livelli alti di ipercolesterolemia predispongano a malattie cardiovascolari, tanto più che si è visto come nella maggioranza di persone che finiscono al pronto soccorso per un infarto, i livelli del colesterolo siano perfettamente nella norma. Tra l’altro in Italia i livelli di mortalità legati a cardiopatie sono diminuiti dagli anni 80, da quando paradossalmente si è aumentato il consumo di cibi grassi (carni, formaggi, burro).
LE STATINE: UNA BOMBA A OROLOGERIA
Adesso sappiamo come funzionano le statine, cioè i farmaci anticolesterolo, inibendo l’enzima HmgCoaReductase. Sentite un po’
questa: i pediatri dell’Università di San Diego in California, hanno pubblicato il caso di un bambino che aveva un difetto genetico della mevalonico-kinasi, l’enzima della tappa successiva. Il bambino era mentalmente ritardato, microencefalico, più basso rispetto alla sua età, profondamente anemico, acidotico e febbricitante, cataratte, alcuni degli stessi effetti collaterali delle statine! Come previsto, il suo colesterolo era molto basso: 70-79 mg/dl. Morì all’età di 24 mesi.
Dalla catena del mevalonato oltre al colesterolo si formano altre due sostanze: ubiquinone (coenzima q10) e dolicolo. Il primo viene sintetizzato nei mitocondri e ha un ruolo fondamentale nella produzione di ATP. Il cuore ha bisogno di alti livelli di Co-Q10, mantiene integra la membrana cellulare e interviene nella produzione di collagene ed elastina. La carenza di Co-Q10, come avviene assumendo statine, porta a perdita del tessuto muscolare, debolezza, lombalgie, insufficienza cardiaca (il cuore è un muscolo!), neuropatia, infiammazione di tendini e legamenti.
I dolicoli hanno la funzione di indirizzare le varie proteine verso la giusta direzione, come programmato dal DNA. Questi sono i principali effetti collaterali riscontrati dall’uso di statine, specialmente dopo due-tre anni ininterrotti: -
VERTIGINI
AMNESIA GLOBALE TRANSITORIA
NEUROPATIA PERIFERICA
AUMENTO DELLA MORTALITÀ PER SCOMPENSO
CARDIACO
PANCREATITE
DEPRESSIONE
ANEMIA
ACIDOSI
FREQUENTI FEBBRI
CATARATTA
GLAUCOMA
MORBO DI ALZHEIMER’S
CANCRO A SENO, COLON E PROSTATA
Guardando questa lista non viene certo voglia d’ingoiare una pillola di statina, vero? Diverse ricerche hanno dimostrato una netta relazione tra assunzione di statine e aumento del rischio di danni neurologici ( Neurology 14, 2002; 58:1321-1322, 1333-1337). Di solito questi danni non si manifestano subito, ma dopo due, tre, quattro anni di assunzioni ripetute. Il Dr. Cohen dell’Università di San Diego, California, ha più volte dimostrato che il danno è anche dose-dipendente, specialmente nel suo libro "Over Dose: The Case Against the Drug Companies" . Tarcher/Putnam, New York: October 2001.
Avete mai sentito di qualche persona anziana che a un certo punto si trova per strada e non ricorda più dove abita? Oppure non riconosce più il coniuge, non si ricorda cosa sta facendo o comincia a farfugliare?
Di solito queste manifestazioni vengono diagnosticate come demenza senile, ma in alcuni di questi casi si è dimostrata una relazione con l’assunzione di statine.
La rivista americana Smart Money, nel numero di Novembre 2003 riporta un illuminante caso di danni da statine. Il sig. Mike Hope quando gli viene chiesto la sua età ci pensa per circa venti secondi prima di dare la risposta, ma non sa se è quella giusta. Se legge un libro, non ricorda né titolo, né autore né l’argomento. Ha dovuto chiudere la sua attività con dieci anni di anticipo, ha difficoltà a parlare, non riesce a sostenere una conversazione. Da quando ha smesso di utilizzare le statine è un po’ migliorato ma ormai i danni sono stati fatti.
Uno studio ha dimostrato che le statine causano il cancro nei roditori ( Newman TB, Hulley SB. Jama 1996; 27: 55-60). Un altro studio, lo studio CARE
, ha dimostrato che l’incidenza dei tumori al seno tra coloro che assumevano una statina, aumentò del 1500%
( Sacks FM and others, New England Journal Med.1996; 385, 1001-1009).
L’ Honolulu Hearth Program del 2001 ha indagato l’effetto dell’abbassamento del colesterolo negli anziani per 20 anni. Il risultato è stato che si è verificato un aumento della mortalità nelle persone che avevano il colesterolo basso e che la persistenza di bassi livelli di colesterolo fa aumentare il rischio di morte ( Schatz IJ and others.
Lancet 2001 aug 4; 358: 351-355). Ma come, non si dice sempre che il colesterolo alto è pericoloso?
CHI DECIDE I PARAMETRI?
Chi è che decide quando il livello ematico del colesterolo è basso, normale o alto? La letteratura medica di 30 anni fa riportava come alto un livello di colesterolo superiore a 240. Successivamente il Cholesterol Consensus Conference del 1984 ha abbassato il limite a 200 mentre oggi siamo scesi sotto i 200. Questo vuol dire che la stessa persona con colesterolo a 220, anni fa era ritenuta sana e oggi malata!
Chi stabilisce i parametri sono delle commissioni mediche appositamente istituite ma… nell’ultima è saltato fuori che 6 membri su 9 della commissione erano stati corrotti dalle industrie farmaceutiche produttrici di statine!
( Linda A. Johnson.Pharmaceutical corruption: Groups blast new cholesterol guidelines over conflict of interest
; Associated Press Writer, July 16
2004. Trenton N.J.Bias alleged in cholesterol guidelines: Doctors got money from drug companies
; The Associated Press 07/07/2004).
Capìto? Le aziende farmaceutiche corrompono i dottori delle commissioni per far si che si abbassino i livelli normali di colesterolo e in questo modo milioni di persone sane in tutto il mondo diventano malate e curabili
con le statine, se poi molti si ammalano o ci lasciano le penne, chi se ne frega.
CONSIDERAZIONI FINALI
1) L’ipercolesterolemia è una malattia inventata per arricchire le aziende farmaceutiche;
2) Chi ha il colesterolo alto sta bene, chi lo ha troppo basso rischia di ammalarsi;
3) In questa trappola ci siamo cascati un po’ tutti, anche i medici che in buona fede prescrivono le statine, pensando di far bene ai loro pazienti.
4) Se proprio volete ridurre