San Contardo d'Este: Pellegrino da Ferrara a Broni
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Anteprima del libro
San Contardo d'Este - Gianna Vancini
Gianna Vancini
SAN CONTARDO D’ESTE
PELLEGRINO DA FERRARA A BRONI
© TED
Tiemme Edizioni Digitali
ted.onweb.it
Ebook Arte
Marzo 2020
In copertina
Gianna Vancini
€ 3,00
Vietata la riproduzione, la divulgazione e la vendita
senza autorizzazione da parte dell’Editore.
UUID: 9cbd88ec-11d3-4c55-ab73-69b89db554f3
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Indice
Intro
NOTA INTRODUTTIVA
CONTARDO D’ESTE, SANTO PELLEGRINO, PATRONO DI BRONI
Note
CULTO SECOLARE DI SAN CONTARDO
Note
1904: ANNO SPECIALE NELLA STORIA CULTUALE DI S. CONTARDO D’ESTE
Note
PRIMA DEL 1598 GLI ESTENSI DI FERRARA SCORDARONO L’ANTENATO CONTARDO?
Note
QUALI LE CAUSE DEL SILENZIO SU CONTARDO D’ESTE NELLE CRONACHE CONTEMPORANEE E NEI DOCUMENTI FERRARESI?
Note
ICONOGRAFIA DI SAN CONTARDO: UNA CHIESA ESTENSE
A FIRENZE
Note
TRILOGIA ESTENSE IN UN QUADRO CONSERVATO A FINALE EMILIA
TRILOGIA ESTENSE NELL’ALTARE MAGGIORE DELLA CHIESA DI SAN VINCENZO DI MODENA
Note
DUE LAPIDI INNEGGIANTI A S. CONTARDO AD ALTOÈ DI PODENZANO
Note
UN PELLEGRINO IGNOTO
IN UNA TELA DEL DUOMO DI FERRARA
Note
LA CHIESA FERRARESE E SAN CONTARDO D’ESTE
Note
BIBLIOGRAFIA
Ringraziamenti
Gianna Vancini
SAN CONTARDO D’ESTE
PELLEGRINO DA FERRARA A BRONI
TIEMME EDIZIONI DIGITALI
Intro
A diversi anni di distanza dalla sua prima pubblicazione su Contardo d’Este (1216-1249), Gianna Vancini (1941-2016) ripropone ora in questo libro la biografia dedicata all’unico santo della dinastia Estense arricchita di ulteriori approfondimenti. L’autrice, accreditata come scopritrice
e maggiore studioso dell’affascinante figura di San Contardo, racconta con mano lieve e acume esaustivo il percorso esistenziale e spirituale del nobile ferrarese divenuto patrono di Broni (PV), in occasione della ricorrenza degli 800 anni dalla sua nascita. (Riccardo Roversi)
NOTA INTRODUTTIVA
Nel 2003 uscì il volume Contardo. Il Santo Estense come sintesi, approfondimento e arricchimento delle due pubblicazioni precedenti: Contardo d’Este. Santo pellegrino. Patrono di Broni (1999) e Inedita et rara (2001).
A diversi anni di distanza si impone la necessità di una nuova edizione, prima di tutto perché la ricerca storica... non è mai da ritenersi esaurita
, ma anche per evidenziare il ricco percorso che ha legato Ferrara e Broni dal 2003, a seguito del gemellaggio amministrativo
del 2001. Necessaria è poi una nuova edizione perché il volume del 2003 è da tempo esaurito e, a Broni, i tanti pellegrini o turisti che si recano alla Basilica di S. Pietro Apostolo, dove si conservano le Spoglie di S. Contardo d’Este, lo richiedono.
Va ricordato inoltre che il 2016 segna gli 800 anni dalla nascita, in Ferrara, del Santo pellegrino: un anniversario che richiede la massima attenzione, per di più in coincidenza con il Giubileo della Misericordia, voluto da papa Francesco, evento in cui centrale è la figura del pellegrino
, nonché in concomitanza con l’istituzione del Perdon d’Assisi voluto da San Francesco. L’evento legherà in solenni celebrazioni tre città: Ferrara, Broni (PV), Este (PD).
G.V.
Broni (PV), Monte di San Contardo.
CONTARDO D’ESTE, SANTO PELLEGRINO, PATRONO DI BRONI
Tuttora il nome Contardo d’Este continua a suscitare curiosità nei ferraresi: Contardo è l’unico santo di casa d’Este, è Patrono di Broni, nonché un pellegrino. Nell’ambito del Giubileo del 2000, il pellegrino ed il pellegrinaggio sono state argomentazioni di viva attualità, così è pure nel Giubileo della Misericordia 2016.
Contardo si fece pellegrino quando nel 1249 si incamminò verso Santiago de Compostela, una delle tre più importanti mete del pellegrinaggio medievale, con Gerusalemme e Roma.
Pellegrino (o Jacquot o Jacquaire) era detto colui che si recava in Galizia, mentre chi era diretto a Roma, ad limina apostolorum
, era chiamato romeo, e palmerio chi aveva come meta Gerusalemme (luogo della passione, morte e resurrezione di Gesù Cristo): incamminarsi verso le tre località citate era il peregrinari ad sancta
, il pellegrinaggio di devozione finalizzato ad una meta.
Il Santo ferrarese si fece pellegrino per solide motivazioni di fede, quando il viaggio, che talora durava anni di sicuri travagli, poteva essere senza ritorno, tanto che prima di partire, nel Medioevo, il viator faceva testamento, si confessava e si comunicava. Lo stesso saluto che i pellegrini si scambiavano è significativo: E Ultreia, e sus eia, Deus aïa nos!
(E più oltre, e più in alto orsù, Dio ci aiuti!). Ma al rientro in patria - come dice Luigi Maini che curò una storia di S. Contardo - dopo il lungo e disastroso viaggio (il pellegrino) vi trovava grande e festosa accoglienza; saliva presso i suoi in particolare reputazione di pietà; e, rinnovellato pel conseguimento della plenaria indulgenza concessa dai Pontefici ai pietosi visitatori […] riacquistava nell’altrui opinione quella stima, che per falli trascorsi egli avesse per avventura perduto
1.
A Broni, antichissima città dell’Oltrepò Pavese, in diocesi di Piacenza fino all’inizio del XIX secolo, dal 1249 si venera Contardo d’Este, Santo pellegrino, di cui sono ricorsi nel 1999 il 750° anniversario della morte e, nel 2016 gli 800 anni dalla nascita in Ferrara. Di Contardo d’Este cominciai ad interessarmi affascinata dalla sua storia toccante, che è l’avventura di un membro della famiglia Estense che, a soli 33 anni, muore a Broni durante il cammino di preghiera verso Compostela. La testimonianza più antica su S. Contardo è il codice pergamenaceo del 1376 conservato a Broni nella biblioteca della Collegiata di S. Pietro, che narra la storia in 14 parti, preceduta da un prologo nel quale si accenna a Ferrara come alla patria del Santo ed alla stirpe Estense come alla sua famiglia.
Il codice riferisce che, giunto con due compagni a Broni, Contardo si portò su un’altura (che ora si chiama Monte di San Contardo), probabilmente attratto dalla romita antichissima chiesetta dedicata a S. Michele Arcangelo che colà vi sorgeva, annessa ad un fortilizio militare, risalente forse all’età longobarda. Là, in tono profetico, pregò Dio, se mai fosse giunta la sua ultima ora durante quel difficile pellegrinaggio, di concedergli la morte in quel luogo tanto ameno.
Da quel momento per Contardo iniziò un travaglio che lo portò, ignoto pellegrino, alla morte in un misero tugurio dopo essere stato cacciato dall’hospicio
(= albergo) in cui era stato condotto dai suoi compagni. Subito accaddero miracoli e, in breve spazio di tempo, un’ossessa rivelò vita, proles, patria et res gestas
dello sconosciuto (probabilmente però furono i compagni di ritorno da Compostela a segnalare la vera identità di Contardo). Avvisati i parentes
, gli Estensi di Ferrara, questi accorsero a Broni con il desiderio di riportare nella loro città il corpo del congiunto, ma ostile fu la reazione dei bronesi a tale proposta, perché Contardo era sentito ormai come un dono divino che apparteneva a Broni. Gli Estensi posero allora Contardo in un sontuoso sepolcro prima di ritornare a Ferrara; lasciarono doni preziosi e crearono un consistente beneficio fondiario.
Va detto che, all’atto della morte, Contardo venne sepolto nel cimitero che sorgeva sul sagrato della chiesa di Broni poi, verificatesi i miracoli e riconosciuta la sua nobile identità, fu traslato all’interno della chiesa, in un sepolcro terragno e, infine, il Sacro Corpo fu collocato in un’urna di marmo che fungeva da altare mentre il Capo fu custodito a sé stante.
L’antico codice del 1376 dice che Contardo giunse a Broni nel 1249 e vi morì in qualità di ignoto pellegrino
. Perché ignoto? Lasciando Ferrara per Santiago de Compostela, Contardo aveva sicuramente abbandonato i segni della sua nobile origine per umiltà cristiana, ma circa la sua ignota identità si possono congetturare anche motivazioni storico-politiche, che Mons. Giulio Zerbini ha avanzato, come possibili, nell’Omelia tenuta a Broni il 18 aprile 1999, Memoria solenne del 750° Anniversario
.
La politica estense di Azzo VII, zio coetaneo di Contardo, aveva portato Ferrara dopo il rientro del Marchese nella città nel 1240, da una posizione filo-imperiale a quella filo-papale, da Azzo VII apertamente abbracciata dall’anno precedente (1239). Nelle tensioni politiche tra i pontefici e l’imperatore Federico II, Azzo VII, verso la fine degli Anni Trenta del XIII secolo, si era infatti definitivamente schierato con la lega guelfa, ottenendo la nomina di Capitano delle milizie pontificie e, proprio nel 1239, per il valore dimostrato in battaglia, il Marchese venne dal papa dichiarato Generale.
Nel 1240, annientato Salinguerra Torelli, con un singolare stratagemma, da Gregorio Montelongo, legato apostolico, a nome del papa, Azzo ottenne l’investitura del vicariato di Ferrara e del contado. Anche negli anni successivi, Azzo VII, di fatto già signore di Ferrara, combatterà sempre in prima linea in qualità di Capitano generale della lega guelfa contro gli imperiali, in particolare contro il terribile Ezzelino da Romano, una cui sorella era andata sposa al suo ex nemico Salinguerra Torelli.
È opportuno ricordare che nel 1222 gli Estensi erano stati cacciati da Salinguerra Torelli, aiutato dai ghibellini ferraresi e dall’imperatore Federico II: l’esilio durò diciotto anni.
Approfittando della sconfitta subita da Federico II, nel 1239 Azzo VII organizzò un forte esercito per la riconquista di Ferrara. Vi aderirono il legato pontificio Gregorio da Montelongo, Alberico da Romano, Rizzardo di San Bonifacio, la Repubblica di Venezia, il Comune di Milano, le città di Bologna, Ravenna e Mantova, tradizionalmente guelfe. Per quattro mesi Ferrara fu assediata inutilmente. La conquista avvenne quando Salinguerra Torelli cadde nel tranello di un incontro che, per lui, fu fatale. Arrestato, venne confinato a Venezia dove rimase fino alla morte (1244).
Che Contardo si avviasse a Santiago come ignoto pellegrino
è comprensibile, essendo egli un Estense, dal momento che il territorio parmense-piacentino attraversato dalla via Francigena, nel decennio 1240-50, era una pericolosa polveriera in cui si scontravano le coalizioni guelfe con quelle imperiali, e chi apparteneva alla fazione avversa era esposto a qualsiasi tipo di ritorsione, fino all’omicidio. Inoltre a Piacenza, alla fine degli Anni Quaranta, il potente Oberto Pallavicino aveva nominato suo Vicario o