Tramonto a Minorca: Harmony Collezione
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Info su questo ebook
Annalisa Wilson approda a Minorca per prendere possesso di una vasta tenuta ereditata dal padre. E il suo primo incontro è un'esperienza letteralmente da brivido: il suo vicino di casa, Ramon, ha una voce calda e sensuale come le note di una musica latina, ma non le nasconde di voler comprare la sua proprietà!
Susan Stephens
Autrice di origine inglese, è un ex cantante professionista oltre che un'esperta pianista.
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Anteprima del libro
Tramonto a Minorca - Susan Stephens
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
A Spanish Inheritance
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2003 Susan Stephens
Traduzione di Alessandra Canovi
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.
© 2004 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5893-956-7
www.harlequinmondadori.it
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1
«Questa è una spiaggia privata.»
La profonda voce maschile, velata da una nota di censura, fece scattare in piedi la giovane donna.
Lottando con i ganci per allacciare il reggiseno del costume da bagno, Annalisa socchiuse gli occhi per ripararsi dai raggi del sole e si erse in tutta la propria statura, solo per ritrovarsi a fissare un petto muscoloso e abbronzato a pochi centimetri da lei.
«Mi dispiace» si scusò automaticamente, mentre si chiedeva dove fosse il cartello che avvisava che quel lembo di sabbia di Minorca era riservato all’uso privato di quel tipo. «Stavo solo...»
«Ho visto perfettamente ciò che stava facendo» tagliò corto lui.
«Non c’è nessun cartello che indichi che questa spiaggia è privata» tentò di giustificarsi lei, sforzandosi di mantenere la calma. Giudicò che dovesse avere all’incirca trentacinque anni. Il costume nero, ancora bagnato, sottolineava i fianchi maschili, mentre delle gocce d’acqua risplendevano sulla pelle bronzea. Trasalì quando sollevò lo sguardo per studiarne il volto. Aveva degli occhi meravigliosi... Non si trattava solamente del colore o del taglio, e nemmeno del fatto che fossero incorniciati da ciglia lunghe e folte; erano semplicemente i più espressivi...
«Lei ha per caso un cartello nel suo giardino per indicare che non si può entrare?» chiese lui sarcastico, richiamando la sua attenzione.
«No, ma il mio giardino è recintato e c’è un cancello» rispose lei.
Con sorpresa di Annalisa lo sconosciuto quasi sorrise. «Touché, signorina...?»
«Wilson. Annalisa Wilson» rispose lei, sentendo la necessità di incrociare le braccia sul petto. Lui non aveva distolto l’attenzione dal suo volto nemmeno per un minuto, e si sentiva terribilmente nervosa.
L’uomo sorrise. Ma, anziché rassicurarla, il lampo dei denti bianchi che spiccavano sulla pelle abbronzata del volto bellissimo la fece rabbrividire.
Forse quella sensazione di insicurezza dipendeva dallo sguardo dello sconosciuto: quegli occhi suggerivano l’impressione di conoscere qualcosa che a lei invece sfuggiva.
«Incantato di fare la sua conoscenza, Annalisa. Il suo è un nome molto bello e piuttosto insolito. Da dove viene?»
«Sono inglese, ma mio padre era spagnolo.»
«Davvero?» chiese lui con aria sorniona, come se fosse divertito dalla sua affermazione. «Ramon di Crianza Perez» si presentò poi, allungando la mano.
Quando gliela strinse, Annalisa ebbe la sensazione che una corrente intensa passasse da un corpo all’altro e ritrasse il braccio. «Mi dispiace avere invaso la sua proprietà, signor Perez» disse in fretta, tenendo lo sguardo a terra. «Vado via subito...»
«Andare via? Come?»
«Esattamente come sono arrivata: nuoterò verso la spiaggia che si trova dietro quel promontorio, da dove sono venuta» spiegò, additando uno sperone di roccia a picco sul mare.
«Il promontorio?»
La sua incredulità la ferì. «Certo, perché no?»
«Perché è molto pericoloso.»
«Penso di essere in grado di giudicare da sola ciò che può essere pericoloso» rispose lei piccata. Ma perché si dava tanta pena per giustificarsi davanti a un perfetto sconosciuto?
«Davvero?» Nella sua voce vi era tutto lo charme degli uomini latini, ma gli occhi avevano ancora l’espressione infuriata di poco prima e tradivano un interesse che andava ben oltre il desiderio di difendere i propri confini.
Fissandolo in volto, Annalisa provò una sensazione di calore che non aveva nulla a che vedere con il caldo sole spagnolo. «Be’, lei è arrivato a nuoto da quel battello laggiù» ribatté, indicando un grosso yacht ancorato di fronte alla spiaggia.
Quando lui la osservò sardonico, sentì un brivido correrle lungo la schiena.
«Lei deve considerarsi un’ottima atleta.»
«A scuola ero nella squadra di nuoto...»
«In una piscina?»
«Certo. Ma...»
«Il Mediterraneo non è una piscina, Annalisa.»
Era proprio necessario che pronunciasse il suo nome in quel modo? Improvvisamente si rese conto di quanto fosse ridotto il proprio costume da bagno, e quanto fosse insistente lo sguardo di lui.
«Queste acque possono rivelarsi molto pericolose» proseguì lui. «La corrente, vicino a quelle rocce, è piuttosto forte.»
«Ma un buon nuotatore...»
«Dovrebbe avere più rispetto per il mare.»
«Sono arrivata fin qui, quindi posso anche tornare indietro» insistette lei, anche se con un po’ meno determinazione, vista la sicurezza mostrata da Ramon. Sentì il suo sguardo che la studiava attentamente.
«Ha solo avuto fortuna» sentenziò l’uomo e con un gesto indicò che per lui la questione era chiusa. «Andiamo, l’accompagnerò fuori dalla mia proprietà.»
Quindi lui era il suo vicino! Annalisa si sforzò di mantenere un’espressione neutrale, mentre assimilava quell’informazione.
Venne colta dal panico quando lui le si avvicinò e, istintivamente, arretrò di un passo. «Devo tornare per forza di cose a nuoto: non ho degli abiti asciutti con me» osservò.
Ramon la studiò da capo a piedi con attenzione, provocandole un’intensa ondata di calore sulla pelle. «Sono sicuro che a casa troveremo qualcosa che le possa andare bene.»
Il suo sguardo, unito alla consapevolezza che lui non avesse dubitato nemmeno per un minuto che lei lo avrebbe assecondato, le provocò una tempesta di sensazioni. L’insidia del mare non era nulla, paragonata al pericolo che si celava su quella spiaggia, rifletté Annalisa, avvicinandosi di un altro passo alla riva, con l’intenzione di tuffarsi e allontanarsi da lui il più presto possibile.
Ma Ramon fu più veloce e le bloccò il passo. «Il mio autista l’accompagnerà ovunque voglia andare.»
«Ascolti, so che lei vuole essere gentile, ma...»
«Non è una questione di gentilezza. Voglio impedirle di commettere un altro errore.»
Non credevo di averne commessi, prima di incontrarti, meditò Annalisa. «Andrà tutto bene, è una nuotata breve.»
«Non ho tempo di discutere e il mio non era un invito.» Le indicò un sentiero che si inerpicava su per la collina, attraverso cespugli di macchia mediterranea, e le fece cenno di incamminarsi.
L’ordine silenzioso e autoritario le risultò quasi intollerabile, ma si rese conto di non avere alternative. Si avviò a passo deciso davanti a lui, infuriata più con se stessa che col suo muscoloso vicino.
Se si fosse limitata a scusarsi per l’intrusione e avesse accettato subito il suo aiuto, dei vestiti asciutti e un passaggio a casa, a quell’ora l’incidente sarebbe stato già risolto. Invece aveva voluto opporsi, con il risultato di sentirsi ferita nell’orgoglio.
Quando giunsero in cima alla scogliera, un uomo con una livrea da maggiordomo si fece incontro con degli asciugamani e Ramon lo salutò con un cortese cenno del capo. «Per cortesia, accompagni la signorina Wilson in una camera per gli ospiti, Rodriguez, e si assicuri che riceva degli abiti adatti, prima di tornare a casa.» Poi riportò l’attenzione su di lei e la studiò per un altro breve momento. «Sono sicuro che Margarita troverà dei vestiti che le andranno bene.» Quindi afferrò uno dei teli che Rodriguez aveva ancora in mano e glielo avvolse attorno alle spalle con un gesto deciso.
«Grazie...» mormorò lei, tentando di ignorare i brividi provocati dalle sue dita sulla pelle nuda.
«Adiós, Annalisa.» Il saluto fu breve e secco.
Riparandosi gli occhi dal sole con una mano, lei lo osservò andarsene a passo svelto attraverso il giardino che circondava la villa. Era certa che sia l’abitazione, sia lo stile di vita del signor Ramon di Crianza Perez fossero distanti dai suoi anni luce, ma per qualche ragione inspiegabile provò il desiderio di dimostrare il proprio valore al suo orgoglioso vicino spagnolo.
Un colpo di tosse discreto la distrasse. Voltandosi, vide che il maggiordomo aveva già cominciato a camminare verso la casa a passo veloce, dimostrando così di avere occupazioni più importanti che non perdere tempo con una bagnante.
Salendo l’imponente scalinata di marmo che troneggiava nell’ingresso della villa, Annalisa osservò ansiosa le porte chiuse che si affacciavano sul corridoio. Era sicura che chiunque vivesse in un ambiente del genere dovesse essere sicuro di sé come Ramon, e il fatto di indossare un semplice costume da bagno la mise a disagio. Affrettò il passo sperando di non incontrare nessuno.
La grande casa era completamente silenziosa. Forse era vuota... Il maggiordomo le fece cenno di attendere in un salottino, e sparì lungo il corridoio.
Tornò pochi minuti dopo e le disse di seguirla in una stanza. Entrando, Annalisa si rese conto che la villa era sicuramente abitata. Sul tavolo davanti alla finestra affacciata sul mare vi erano infatti una caraffa di succo d’arancia e un piatto con dei fichi freschi. Un abito era stato posato su quella che doveva essere una chaise-longue Luigi XV.
Margarita doveva avere più o meno la sua stessa taglia, realizzò Annalisa sollevando i pantaloni azzurri di seta, e un brivido le scese lungo