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Gino Bartali, campione in bici e nella vita
Gino Bartali, campione in bici e nella vita
Gino Bartali, campione in bici e nella vita
E-book49 pagine22 minuti

Gino Bartali, campione in bici e nella vita

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Info su questo ebook

Chi non conosce Gino Bartali? Appassionati e non di ciclismo sanno che si tratta di uno dei più famosi campioni di sempre, il cui ricordo è molto spesso associato a quello dell'altro grande corridore degli anni Quaranta e Cinquanta: Fausto Coppi.
Il libro racconta la biografia sportiva del “toscanaccio”, elencando le sue vittorie al Giro d'Italia e al Tour de France, ma anche in tante classiche da un giorno, completando il quadro con alcune tabelle riportanti i principali piazzamenti e le squadre per le quali Bartali corse.
Nella vita di questo campione fu fondamentale però anche il periodo della Seconda Guerra Mondiale, durante il quale le competizioni furono ovviamente sospese, ma non si fermarono le pedalate di Bartali, che si impegnò in prima persona nella rete di salvataggio degli ebrei, macinando chilometri per trasportare, segretamente, documenti falsi che permettessero a quante più persone possibile di espatriare e fuggire alle persecuzioni del fascismo e del nazismo.
L'autore ha cercato quindi di presentare il quadro più completo possibile di questo straordinario personaggio, che fu un campione sportivo ma anche un eroe nella vita.
LinguaItaliano
Data di uscita2 giu 2020
ISBN9788831677691
Gino Bartali, campione in bici e nella vita

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    Anteprima del libro

    Gino Bartali, campione in bici e nella vita - Matteo Mariani

    pace

    Introduzione

    La storia di Gino Bartali è un'avventura che parla di ciclismo, fatica e grandi vittorie. Tutti quanti, appassionati di ciclismo e non, conoscono di sicuro il grande campione toscano e sanno che è stato uno dei più grandi corridori di tutti i tempi. Il nome di Bartali è inoltre quasi sempre associato a quello dell'altro fenomeno dell'epoca, da molti ritenuto il più grande corridore di sempre: Fausto Coppi.

    Parlare di Bartali vuol quindi dire parlare di ciclismo: come potrebbe non essere così, per uno che ha saputo vincere tre Giri d'Italia, due Tour de France e tantissime altre corse? Meno noti sono invece altri aspetti, riguardanti la vita privata del campione toscano, un po' perché lui stesso è sempre stato una persona schiva, che preferiva tenere per sé ciò che non era direttamente collegato con la sua carriera di campione sportivo; un po' perché alcuni fatti importantissimi sono divenuti di dominio pubblico solo in tempi relativamente recenti.

    Se, quindi, possiamo dare per scontato che tutti sappiano che Gino Bartali è stato un grande campione di ciclismo, non tutti sono magari a conoscenza di un altro tipo di grandi imprese da lui compiute, in particolare durante gli anni drammatici della Seconda Guerra Mondiale. Bartali fu antifascista, ed ebbe modo di manifestarle le sue idee in alcuni casi apertamente, in altre situazioni invece in maniera necessariamente più prudente, ma sempre con coerenza ed anche a costo di mettere a repentaglio la propria stessa vita.

    Gino fece suoi gli insegnamenti del padre, che aveva ideali socialisti e che gli trasmise i valori del lavoro, dell'onestà e della solidarietà. Fece inoltre tesoro di quanto gli insegnò sua madre, che lo introdusse alla religione cattolica. Il campione giunse alla consapevolezza che non si può accettare passivamente che un regime, per quanto forte o arrogante che sia, possa condizionare la vita di una intera nazione e dei suoi singoli abitanti. La dittatura di Mussolini avrebbe voluto poter utilizzare Gino, campione plurivittorioso sia in Italia che all'estero, come emblema del fascismo, come simbolo della forza del nuovo superuomo italiano, ma questo non si realizzò perché, come vedremo, l'atleta si rifiutò di comportarsi da campione del fascismo, scegliendo in maniera decisa di rimanere campione per gli italiani.

    Durante la guerra, poi, Ginettaccio mise in atto la sua opposizione al fascismo con la sua opera di fattorino di una catena organizzata dal Vescovo e dal rabbino di Firenze, che si poneva l'obiettivo di salvare quanti più ebrei fosse possibile, facendoli espatriare con documenti falsi, sottraendoli alla tragica fine che altrimenti li avrebbe attesi, nei campi di stermino nazisti. Questa impresa

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