La preghiera, voce della nostra fede
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Anteprima del libro
La preghiera, voce della nostra fede - Isidoro D'Anna
QUELLA CASA
NEL PROFONDO DI NOI STESSI
Per capire meglio che cosa sia e quanto valga la preghiera, quella vera, possiamo riferirci alla parabola del figliol prodigo (Vangelo di S. Luca 15,11-32).
Dio, fattosi uomo nella Persona del Figlio, viene a parlarci dell’amore infinito del Padre. Gesù ci presenta una casa con un Padre che ha solo due figli.
In breve, il primo figlio abbandona il padre, si reca in un Paese lontano a vivere da dissoluto, poi finito in miseria ritorna. Tuttavia, lo sguardo del suo cuore è ancora cieco: pensa di presentarsi al padre, per essere riaccolto, chiedendogli di trattarlo non più come un figlio, ma come uno dei servi.
Invece il padre, che simboleggia il Padreterno Onnipotente, appena scorge questo figlio che si riavvicina all’orizzonte, esce di casa, gli corre incontro e lo abbraccia con amore struggente.
L’altro figlio, venuta a sapere la cosa e udendo i festeggiamenti voluti dal padre per il ritorno del fratello, nemmeno vuole rientrare in casa, sdegnato.
Il padre, e parliamo di una scena ambientata nella società ebraica antica, molto più severa della nostra, che fa? Esce a pregarlo. E quel secondo figlio come reagisce di fronte a premure così accorate? Gli rinfaccia che lo serve da tanti anni, mentre il padre non gli ha mai riservato grandi onori…
Entrambi i figli vedono se stessi come servi, e il loro padre, di così grande bontà, come una specie di padrone. Non avevano compreso nulla dell’amore del Padre.
Secondo loro, sottomettersi a Dio è come sottostare ad un qualsiasi padrone umano. Non si accorgono che davanti a Dio l’obbedienza insincera e senza amore vale molto poco.
Dio ci ha creati fin dal principio liberi e figli suoi, al punto da permettere ad Adamo ed Eva di scegliere come volevano, tra l’innocenza fiduciosa e il peccato orgoglioso.
La preghiera quindi non è compiere una fatica, come se si fosse dei servi che parlano rivolti a un padrone.
La preghiera è tornare, ma con cuore sincero, all’intimità filiale con il Padre, confidando nel suo amore infinito, nella sua Misericordia, nella sua Giustizia che un giorno darà risposta ad ogni torto mai riparato prima.
La preghiera è capire che la prima ricchezza, il dono supremo per noi, è Dio stesso.
Ora, quella casa dove abita il Padre, non dobbiamo percorrere lunghe distanze per raggiungerla. Dio è già qui. Dio è onnipresente, e non ha bisogno di farsi chiamare per giungere da noi, ma attende solo il nostro amore in risposta al suo. Così potrà manifestarsi e donarsi a noi nella pienezza.
La meraviglia che ci annuncia il Signore Gesù è questa: (Gv 14,23) «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui».
La nostra anima, il nostro cuore, se vorremo essere cattolici fedeli, saranno come una casa dove abiteranno Dio e la Madonna. Maria Santissima, avendo il suo Cuore Immacolato unito al Cuore Sacratissimo di Cristo, è anche Lei sempre dove si trova il Figlio Divino.
Dunque in ogni momento, soprattutto se non portiamo il peso di un peccato non confessato, potremo trovare Gesù e la Madonna nel profondo di noi stessi. Loro sono presenti in noi: possiamo raccoglierci, anche durante la giornata, anche camminando, e sentire la loro presenza dentro di noi.
Rivolgendoci a tu per tu a Gesù o alla Madonna, sentiremo la loro presenza reale e riceveremo la loro infallibile ispirazione.
Quell’ispirazione ci renderà più giusti e amabili verso gli altri, e soprattutto nei confronti dei nostri cari. Dalla Persona di Gesù o di Maria Santissima nasceranno le attenzioni più amorose e delicate, e avremo la forza per combattere ogni nostra battaglia.
ARIDITÀ E CONSOLAZIONE
Quando noi preghiamo con sincerità, ci dissetiamo della presenza di Dio, e lasciamo che dalla sua fonte infinita scaturiscano i nostri sentimenti, i nostri pensieri, le nostre parole, tutta la nostra vita.
A volte, quando ci sentiamo vuoti e affaticati, la preghiera potrebbe non darci un senso di consolazione. Eppure, quella preghiera così stentata Dio la riceve prontamente, perché gli dimostra che lo amiamo in ogni circostanza.
L’aridità può avere tre cause: la tiepidezza e la trascuratezza nella preghiera, lo stato di stanchezza e affaticamento mentale, oppure può essere una prova voluta da Dio per la nostra purificazione, davanti alla quale siamo passivi.
Dio ci mette alla prova, a volte, togliendoci le consolazioni sensibili nella preghiera. Questo è per purificare il nostro amore. Per la nostra fragilità umana tendiamo a pregare perché ci fa stare bene
, ci fa sentire bene
, quindi per piacere a noi stessi. Le prove di aridità ci offrono l’occasione di pregare solo per piacere a Dio
.
Perseverando nell’aridità, il nostro amore a Dio si purifica, dimostrando più la volontà di amarlo che di consolare noi stessi.
Noi non possiamo amare Dio senza l’obbedienza alla sua volontà: «Se mi amate osserverete i miei comandamenti» (Gv 14,15). Allo stesso tempo, non potremo obbedirgli fedelmente senza la preghiera, che ci unisce a Lui e fa crescere il desiderio di piacergli in tutto.
Senza fedeltà e preghiera, ogni vento ci scuote, ogni corrente ci trascina.
Se riflettiamo, i venti e le correnti del mondo di oggi sono più che mai pericolosi. Ecco perché occorre ritrovare la nostra fede cattolica nella sua purezza, e pregare come la vera Chiesa ci ha insegnato una volta per tutte.
INSEGNAMENTI CERTI
SULLA PREGHIERA
Concludiamo con quattro domande e risposte dell’intramontabile Catechismo Maggiore di San Pio X:
275. Dio esaudisce sempre le orazioni ben fatte?
Si, Dio esaudisce sempre le orazioni ben fatte; ma nella maniera che Egli sa essere più utile per la nostra eterna salute, e non sempre secondo la nostra volontà.
276. Quali effetti produce in noi l’orazione?
L’orazione ci fa riconoscere la nostra dipendenza da Dio supremo Signore in tutte le cose, ci fa pensare alle cose celesti, ci fa progredire nella virtù, ci ottiene da Dio misericordia, ci fortifica contro le tentazioni, ci conforta nelle tribolazioni, ci aiuta nei nostri bisogni, e ci ottiene la grazia della perseveranza finale.
278. Per chi dobbiamo pregare?
Dobbiamo pregare per tutti; cioè per noi stessi, per i nostri parenti, superiori, benefattori, amici e nemici; per la conversione dei poveri peccatori, di quelli che sono fuori della vera Chiesa, e per le anime sante del purgatorio.
368. Essendo Gesù Cristo il nostro unico Mediatore presso Dio, perché ricorriamo anche alla mediazione di Maria Santissima e dei Santi?
Gesù Cristo è il nostro Mediatore presso Dio, inquantoché, essendo vero Dio e vero Uomo, Egli solo in virtù dei propri meriti ci ha riconciliati con Dio e ce ne ottiene tutte le grazie. La Vergine poi e i Santi in virtù dei meriti di Gesù Cristo e per la carità che li unisce a Dio ed a noi, ci aiutano con la loro intercessione ad ottenere le grazie che domandiamo. E questo è uno dei grandi beni della comunione dei Santi.
Su quest’ultimo punto, una semplice riflessione tra noi fedeli: chi ha amato, adorato e servito Dio più di Maria Santissima? E quanti di noi hanno finora amato il Signore con il fervore e la devozione dei Santi?
Ecco in cosa consiste «la carità che li unisce a Dio» e quanto è importante che la loro carità sia pure unita «a noi». Così potremo ottenere molte più grazie che con le nostre sole forze.
E saremo, tutti insieme, una sola famiglia, un solo Corpo Mistico, la Chiesa che il nostro Credo definisce una, santa, cattolica e apostolica.
PERCHÉ CONFESSARSI?
Una confessione ben fatta è la premessa necessaria per poter rivolgere a Dio qualsiasi offerta o preghiera.
Se infatti ci troviamo nel peccato mortale, cosa possiamo chiedere a Dio? Come possiamo lodarlo e ringraziarlo?
Se poi siamo indeboliti dal peccato veniale, la nostra preghiera non salirà a Dio con la stessa forza di quando preghiamo liberi da ogni peccato.
Quando il Signore ci vede fermamente decisi ad amarlo, adorarlo e servirlo, con tutto il cuore, con tutta la nostra vita, allora gradisce più che mai la preghiera che gli rivolgiamo.
Chi è nel peccato grave può certamente invocare Dio per chiedere perdono. Tuttavia, la sua preghiera sarà ascoltata solo se vi è sincero pentimento, e quindi il fermo proposito di non peccare più e di riaccostarsi al più presto alla Confessione sacramentale.
Per una valida confessione, occorre avere un sincero pentimento e proposito di non commettere altri peccati, fuggendo le occasioni che ci spingono a peccare.
Bisogna riferire tutti i peccati mortali, indicando numero e circostanze, per quanto riusciamo a