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Guerra di Cuori
Guerra di Cuori
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E-book187 pagine2 ore

Guerra di Cuori

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Info su questo ebook

Debora ha vent’anni, vive a Salerno e frequenta l’università di Lettere Moderne. È una ragazza sentimentale, simpatica e sensibile, cresciuta nel sogno di vivere una favola come quella della Bella e la Bestia, convinta che anche l’uomo più tenebroso possa innamorarsi e trasformarsi nel principe azzurro. La sua sicurezza, però, vacilla quando incontra l’affascinante Claudio, un ragazzo dai comportamenti contraddittori che a tratti sembra interessato a lei e a tratti sfuggente fino a risultare un po’ matto. Ciononostante e al di là di alcune divergenze, la loro complicità è innegabile quando sono insieme. Il cuore di Debora è puro e coraggioso, riemerge ogni volta dopo che lui lo schiaccia. Perché Claudio si comporta così? L’amorevole mamma di Debbi e le amiche fidate tentano di aprirle gli occhi, ma solo durante l’ultimo incontro Claudio ferisce la ragazza al punto da indurla a interrompere ogni contatto. “Ultimo incontro”... sino a un certo punto. Dopo sei anni, infatti, i due si rivedono; la vita li ha cambiati, maturati e forse tutto verrà rimesso in discussione. 
L’autrice, con uno stile dolce, ironico e fluido, ci trascina in una storia romantica e appassionante in cui nulla va dato per scontato e tutto è ancora possibile nonostante gli imprevisti della vita. 

Tamara Ta’any è nata a Napoli il 18 marzo 1995 ed è laureata in Lettere Moderne con tesi di laurea in drammaturgia all’università di Salerno. Fin da piccola ha sempre adorato i libri, tanto da divorarne dieci in un’estate all’età di dieci anni. Inoltre ha studiato recitazione e doppiaggio per due anni all’Actor’s Planet di Rossella Izzo. Guerra di cuori è il suo primo romanzo.
LinguaItaliano
Data di uscita31 ott 2022
ISBN9788830673045
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    Anteprima del libro

    Guerra di Cuori - Tamara Ta'any

    Nuove Voci

    Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di Lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di o per un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    Prologo

    Fin dalla mia infanzia sono sempre cresciuta a pane e La bella e la bestia. Colazione e La bella e la bestia, pranzo e La bella e la bestia, cena e La bella e la bestia. Tutte le innumerevoli dosi di questa meravigliosa storia hanno sviluppato in me un disturbo socio-psichico riguardo alla ricerca dell’anima gemella. Sono alla perenne ricerca di un dark hero da trasformare in principe azzurro. Sono sempre stata convinta che un uomo antipatico, insensibile e freddo possa con il tempo cambiare e ritornare dalla sua amata completamente diverso. Ho sempre immaginato il primo incontro con l’anima gemella come in un film o in un romanzo, insomma nel modo più romantico possibile. Ad esempio, a un pub, durante un ballo, oppure per strada, lui si ferma, mi guarda e dice: Sei bellissima!. Allo stesso tempo so che se avvenisse una cosa del genere urlerei subito: Maniaco-o-o-o!. Che volete farci, è un’epoca abbastanza difficile la nostra, siamo sempre così diffidenti. Comunque, bando alle ciance. Il primo approccio con Claudio è avvenuto nel modo più banale possibile: via chat! Forse però, per farmi capire meglio, dovrei fare qualche passo indietro e raccontarvi la storia fin dal principio.

    Capitolo 1

    Ho visto per la prima volta La bestia a una partita di pallavolo. Mi trovavo allo stadio per sostenere il mio migliore amico, Gabriele, che giocava nella squadra avversaria. Ero seduta fiaccamente sugli spalti quando a un certo punto l’ho visto! Altissimo, spalle larghe, sguardo profondo. Sarà che anche Cupido stava guardando la partita, fatto sta che di certo non tifava per me. Mi ha infilzato con la sua freccia e... puff... sono cotta come un raviolo a vapore per Claudio.

    – Ehi Anna, conosci quel ragazzo laggiù?

    Chiedo alla mia amica.

    – Certo. Andavamo a scuola insieme, si chiama Claudio Guerra. Bello eh!

    Non riesco neanche a rispondere, so già quello che farò. Mi armo di coraggio e lo aggiungo su Facebook. Lo so, lo so. Qualcuno di voi penserà che sia un comportamento un po’ azzardato. Ma dato che abbiamo i social approfittiamone, no? Ecco, sono questi i momenti nei quali amo la modernità. Non fraintendetemi, sono una grande sostenitrice dell’antichità, però pensate se adesso ci fossimo trovati nel 1600. Avrei dovuto attirare la sua attenzione lanciandogli sguardi languidi e appassionati, aspettando ore e ore prima che lui se ne accorgesse. Intanto il tempo sarebbe passato e via con le sofferenze d’amore. Almeno adesso con un click passa la paura. Beh, insomma. Ecco che la mia paranoia sale. E se non accettasse l’amicizia? E se l’accettasse ma non mi contattasse? E se, e se, e se... Olé, mi sono rovinata la partita.

    Una volta tornata a casa non riesco a staccare gli occhi dal cellulare, aspettando la notifica dell’amicizia accettata. Ma niente, il cellulare non dà segni di vita. Mi sembra anche normale, ripeto tra me e me. La partita è terminata da poco e di certo Claudio non starà incollato su Facebook accettando richieste di amicizia da sconosciute con la sindrome di Orgoglio e pregiudizio. Passano le ore e tutto tace. Così decido di non pensarci più, se è destino accadrà. Indosso la mia tutina da casa super soffice, raccolgo i capelli in un mollettone poco sexy e corro a cena. Mia mamma ha come un radar, quando c’è qualcosa di diverso in me lo capisce subito.

    – Amore, c’è qualcosa che non va?

    Afferma con il suo sguardo da spia: 00-Mamma alla riscossa.

    – Nulla di importante. Sono solo un po’ stanca.

    Ma a chi la voglio dare a bere?! Tra tre, due, uno...

    – Secondo me c’è di mezzo qualche ragazzo. Hai l’aria trasognata, quell’aria che hai sempre quando incontri qualcuno che ti piace.

    Zac! Beccata in pieno. Così mi tocca raccontare quello che è successo, cioè praticamente nulla.

    – Vedrai che accetterà l’amicizia. Se non lo farà vuol dire che non ne vale la pena.

    In effetti, come darle torto. Finita la cena mi butto sul letto e inizio a guardare uno dei miei amati musical. Come accade spesso nella vita, le cose succedono quando meno te lo aspetti o quando smetti di pensarci e basta, ed ecco che mi arriva una notifica. Il mio lato più cinico pensa subito che sarà un semplice like a una foto e invece...

    CLAUDIO GUERRA ha accettato la tua richiesta di amicizia.

    Fine! Sono sciolta come un marshmallow al sole! Sono finita o meglio la mia mente è finita, perché prende i bagagli e parte per i famosi castelli in aria. Che ci posso fare, già ci vedo con quattro figli e un cane.

    Capitolo 2

    Passerei le intere giornate pensando all’amore, leggendo romanzi sull’amore, guardando film d’amore... ma purtroppo non si può. Bisogna crearsi anche un futuro o no? Bene, ho vent’anni, sono al secondo anno di Lettere Moderne e non so ancora cosa voglio fare realmente nella vita. Dico a tutti che voglio diventare una giornalista di moda, ma in fondo in fondo quando resto da sola e rifletto sul mio futuro non ne sono tanto convinta. Amo la moda, non fraintendetemi, però c’è un tassello che mi sfugge. Intanto, mentre aspetto che questo tassello mi cada letteralmente in testa, mi struggo d’amore. Che angoscia! Sono passate due settimane da quando ho stretto amicizia su Facebook con Claudio e non mi ha ancora contattata.

    Ovviamente non sarò io a farlo e così: lui non mi contatta, io non lo contatto, lui continua la sua vita, io continuo la mia vita (soffrendo perché non mi contatta) e...

    – Debora! È tardi, preparati.

    – Topo, arrivo.

    Prima che qualcuno di voi inizi a pensare che ho un topo parlante in casa, il topo in questione è mia madre. Ci diamo dei soprannomi carini e coccolosi da sempre. Per me topo è la mia migliore amica...

    – Debora-a-a-a, non ti aspetto più, muoviti!

    Ovviamente una migliore amica che ogni tanto mi fa una bella strigliata all’occorrenza e, come avrete notato, leggermente invadente. Pazienza, ognuno hai suoi difetti. Prendo la borsa e mi preparo per un’altra giornata uguale alle altre e cioè università, pranzo, studio, cena e angosce amorose.

    Il campus della mia università mi ha sempre ricordato Twilight. Per carità, pittoresco, però a volte davvero angosciante. Certo, quando è una bella giornata è spettacolare, grandi prati verdi, panchine dove poter mangiare sotto il sole e così via, ma d’inverno, quando è brutto tempo e cioè il 90% delle volte, ti aspetti davvero che arrivino i Volturi a prenderti. Per chi non li conoscesse e non fosse stato letteralmente innamorato di questa serie di film e collane di libri alle scuole medie, bene, sono vampiri e ho detto tutto! Ecco, oggi è proprio una di quelle giornate che rientrano nel 99% di pioggia all’Unisa. Mi avvolgo nel mio giubbotto di pelle (troppo leggero, lo so) e mi incammino verso il patibolo, l’aula degli esami. Per fortuna è l’ultimo della sessione invernale. Avete presente quella sensazione di paura mista a eccitazione? Bene, è quella che provo sempre prima di iniziare un esame. Mi siedo e aspetto il mio turno. Tanto sono sempre l’ultima nell’elenco. Aspetto, aspetto, aspetto e... quella sensazione di paura ed eccitazione si trasforma in noia. Sto quasi per addormentarmi quando...

    – Tajir Debora!

    Cazzo! Di che tratta l’esame? Sembra che il mio cervello sia in un totale blackout fin quando non mi siedo davanti al professore e tutto torna regolare. Vai Debora! Tanto va bene anche il 18. Il mio motto, per quanto possa essere sbagliato è – rullo di tamburi... – ciò che conta è superare l’esame! E così...

    – Topo, topo. Venticinque e via-a-a-a!

    Salto in auto e lancio la borsa sui sedili posteriori.

    – Brava amore. L’importante è che sia andata.

    Mamma non mi ha mai fatto pesare un brutto voto, l’importante è studiare e fare il proprio dovere, poi se l’ansia fa brutti scherzi non importa.

    – Oggi voglio fare assolutamente una seduta di shopping.

    – E quando mai!

    Io e mamma scoppiamo a ridere, accendiamo la radio e via verso casa. Sembra come in quei film con una decappottabile e i foulard sulla testa per non rovinarsi l’acconciatura. Ovviamente senza decappottabile, foulard e nemmeno l’acconciatura. C’è solo lo stato d’animo che è quello che conta realmente.

    Dopo pranzo mi lancio sul letto e apro distrattamente Instagram. Suppongo che né io né voi avreste mai immaginato di trovare due splendidi, unici e rari like di Claudio Guerra. Riguardo almeno cento volte le notifiche,

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