Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

A partire da $11.99/mese al termine del periodo di prova. Annulla quando vuoi.

La mia porta sull’inferno
La mia porta sull’inferno
La mia porta sull’inferno
E-book161 pagine1 ora

La mia porta sull’inferno

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Avete già la sinossi e la copertina. Ho pubblicato già il cartaceo con voi
LinguaItaliano
Data di uscita22 ago 2024
ISBN9791222753096
La mia porta sull’inferno

Correlato a La mia porta sull’inferno

Ebook correlati

Narrativa psicologica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su La mia porta sull’inferno

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    La mia porta sull’inferno - Eleonora Barbaro

    SINOSSI:

    Asia, una giovane donna di trent’anni, lavora in una piccola libreria indipendente e vive con sua madre.

    Sogna di diventare una scrittrice e nel frattempo si arrangia in una Milano provata dalla crisi.

    Non ha mai avuto filtri tra lei e la vita, nel bene e nel male.

    Questo la porterà a rendersi conto che accanto al lato meraviglioso del mondo ne esiste un altro, pari per intensità, ma opposto, in cui regna la devastazione e in cui muore ogni speranza.

    Dovrà affrontare prove molto dure, a cavallo tra realtà, un passato sconosciuto che tornerà a tormentarla e un mondo invisibile, spesso più vero di quello che conosciamo.

    Tra amici, droga, alcol e morte vivrà il dissidio tra bene e male in un modo del tutto originale.

    PRIMO CAPITOLO

    Tutto divenne di colpo nero, una sensazione di caldo intenso cominciò a soffocarmi, lasciandomi persa, angosciata e in balia di una forza misteriosa.

    La realtà, intorno a me, era scomparsa, senza che io potessi capire.

    Non potevo reagire.

    Cominciai a piangere senza motivo, cominciai ad urlare.

    C’erano risa che avvertivo in lontananza, miste ad urla.

    Ricordo quel vuoto, quel disagio, quella paura.

    Come un brivido, mi percorsero la schiena.

    Cominciai a tremare.

    Istanti che a me parvero un’eternità.

    Di colpo, poi, veloce com'era arrivato, quello strazio svanì, lasciandomi sfinita.

    Che fossi caduta all’inferno?

    Dalla finestra della mia stanza potevo vedere ancora la luna, così limpida, luminosa, bella.

    Immobile, come l’avevo lasciata prima.

    Così lontana da ogni turbamento terreno.

    Rimasi con lo sguardo incollato a quella meraviglia, a cui per secoli artisti di ogni dove e tempo si erano ispirati, come se avessi avvertito il bisogno di restare agganciata a qualcosa di concreto per rendermi conto di trovarmi, finalmente, di nuovo, al sicuro, coi gomiti appoggiati sulla mia scrivania.

    Le pagine piene d'inchiostro, dove stavo scrivendo, erano ancora li, spalancate davanti a me:

    " Vuoi vivere davvero?

    Sarai costretto a spogliarti di tutto ciò che la gente considera normale.

    Diverrai, giorno dopo giorno, il protagonista di uno spettacolo teatrale chiamato follia.

    Spesso e volentieri maledirai la forza che hai avuto, la confonderai con debolezza e desidererai ardentemente divenire come le altre persone.

    La tua sete d’infinito non si placherà mai, nemmeno se sarai sulla strada giusta.

    Per ogni sogno realizzato ne compariranno ogni volta altri mille.

    Più cercherai di dare un senso al tuo vagare, più ti renderai conto che un senso non c’è.

    O per lo meno non ti sarà rivelato.

    Quel vuoto che avverti dentro di te sovente ti risucchierà, lasciandoti solamente una terribile insoddisfazione.

    Le emozioni ti schiacceranno mentre ti perderai a cercare il tuo posto nel mondo.

    Posto che, comunque, se anche troverai, non ti basterà.

    Le avversità saranno sempre in agguato per farti desistere, per spegnere quella scintilla che dentro di te lotta per sopravvivere."

    Tutto cominciò così, in quella notte d’estate di alcuni anni fa.

    Tutto ebbe inizio da lì nel bene e nel male.

    Accidenti, bene e male.

    La chiave di tutto quanto.

    Tutto l’universo esiste grazie a questa invisibile lotta, che genera un silenzioso equilibrio barcollante.

    Non sempre basta scegliere da che parte stare.

    Ma a questo arriveremo, forse, alla fine della storia.

    Con i miei giorno per giorno e con le mie emozioni a tutti i costi non ho mai dato importanza al futuro.

    Molti rischi e poche certezze.

    Quante volte ho sbattuto la testa.

    Neppure i lividi però sono mai riusciti a cambiarmi.

    Ogni livido lo custodisco gelosamente, come parte di me.

    Come se fossero il mio naso, i miei occhi, i miei piedi.

    I lividi sono la mia storia, con lo stesso peso che hanno le mie emozioni.

    Le emozioni?

    Sono tutto ciò per cui ho sempre creduto valesse la pena vivere.

    Sono quelle che mi hanno sempre guidato, che mi hanno fatto decidere, che mi hanno fatto sentire di esserci.

    Tutto passa, ma le emozioni no, quelle restano indelebili.

    Non ho mai scelto scorciatoie per evitare di soffrire.

    Anche se, ahimè, non sono mai stata brava a farlo.

    Ho conosciuto tante persone molto dignitose ed equilibrate nell’affrontare la loro agonia.

    Le ho sempre osservate come se fossero creature aliene, ammirate da lontano, cercando di imparare da loro.

    Io invece sfioro la follia per davvero e cerco in tutti i modi, ogni volta, di stordirmi la coscienza, per affogare tutto quel dolore, la cui dose per me è deleteria.

    Ho provato con alcol, sonniferi più o meno blandi, corazze di carta pesta, urla, grida, testate contro il muro.

    Nulla però di tutto ciò mi ha insegnato a soffrire.

    In fin dei conti credo che io, Asia, non ne sarò mai in grado.

    Solamente scrivere, inchiodare quel mal di vivere al foglio, mi è d’aiuto.

    Ho sempre cercato di sbranarmi la vita, in modo molto ingordo per giunta.

    Come avrei potuto pensare di potermela cavare facilmente?

    Dopo quella notte i miei sospetti sono diventati realtà: esiste anche un’altra faccia della medaglia.

    Ricordo ancora la sensazione di nausea che provai.

    Che voglia di vomitare tutto fuori.

    Eh no!

    Invece no.

    Non era possibile.

    Quell’obbrobrio mi rimase dentro, non meno delle meraviglie dell’universo, quelle grazie a cui vai avanti nonostante tutto.

    Per chi è come me, probabilmente, la vita non si risparmia.

    Il pacchetto è fatto di pro e contro e più sei sensibile, più doni hai.

    Sei su un’altalena, priva di protezioni.

    Sali e scendi.

    Dopo la pioggia, arriva il sereno.

    La polvere torna sempre a posarsi.

    Sempre.

    La vita è un contrasto disumano.

    Alla base dell’esistenza, non solo c’è l’impossibilità di raggiungere la perfezione, ma anche solo una condizione di stabilità, sotto tutti i punti di vista.

    Alla mia età una delle poche certezze che ho è che per me le foglie che cadono fanno rumore!

    Eccome se lo fanno!

    Ricordo con tenerezza quando, ancora piccola, mi ripetevano tutti, spesso e volentieri, quanto fossi una bimba sensibile.

    Mi viene da ridere se ripenso a come, arrossendo timida e imbarazzata, mi pareva di aver ricevuto un premio.

    Povera ingenua, allora pensavo davvero che fosse un prezioso complimento.

    Con che fatica poi ho dovuto comprendere quanto fosse facile per me essere ferita.

    Nessuno mi voleva intenzionalmente fare del male.

    Accadeva però.

    Inevitabilmente.

    Quanti pianti sfogati nell’oscurità della mia cameretta, sola con le mie bambole.

    Le mie silenziose bambole, solo loro mi comprendevano.

    La notte, prima di dormire, ne sceglievo sempre una che mi aiutasse a sopportare il buio.

    Accostavo poi le altre a due a due, in modo che non si sentissero sole.

    Se raccontassi questo fatto ad uno psicologo, mi studierebbe come caso clinico probabilmente.

    Ma io me ne guardo bene.

    Non credo molto a chi ti vuole aiutare a pagamento.

    Piena di problemi, vado avanti da sola.

    Mi trascino, sin dalla nascita, un’ansia che non mi abbandona mai.

    Sarà un caso che mia mamma abbia deciso di chiamarmi Asia?

    Mi capitò di leggere, su una rivista di psicologia, che l’ansia non è nient’altro che l’energia vitale che cerca di emergere per venire a contatto con il nostro io. Una sorta di ribellione della parte vera di noi a quello che ci imponiamo di essere a causa delle influenze esterne.

    Quindi ho sempre lottato per trovarmi?

    La cosa non mi dispiacerebbe, se non fosse che dopo quella notte la situazione divenne ingestibile.

    Non sono mai stata adatta a vivere in quest’epoca. 

    Epoca in cui essere un artista è quasi sinonimo di una malattia.

    Le ragazze, alla mia età, hanno un lavoro fisso e almeno un figlio.

    Io non ho mai avuto neppure una minima parvenza d’istinto materno e per quanto riguarda il lavoro, pur avendo iniziato da giovane, ne ho cambiati una miriade.

    Vuoi per la mancanza di motivazioni, vuoi che sono una persona che non ama sentirsi impartire ordini da fantomatici capi incompetenti arrivati a ricoprire un ruolo per agganci o perché hanno leccato i culi, quando l’aria si fa pesante, ho sempre optato per la fuga.

    Sebbene non mi sia mai tirata indietro da fatica e impegno, resta comunque complicato mutare le proprie inclinazioni e tenere la bocca chiusa.

    Il mio sogno è sempre stato quello di divenire una scrittrice, potendo sempre e comunque dire la mia in libertà e vivere immersa nell’arte.

    Forse ho rischiato troppo, dato che ora sono disoccupata.

    Non riesco a pentirmene però.

    In quel periodo lavoravo in una piccola libreria.

    Una libreria indipendente, un mondo completamente distante dalle grandi catene editoriali che da nord a sud dominano il panorama letterario.

    Lavorare circondata da libri, devo ammettere, non mi dispiaceva, anche se era frustrante vendere libri di chi in un modo o nell’altro ce l’aveva fatta, a differenza mia.

    In ogni caso andarmene da quel posto non fu una scelta.

    Ma ci arriveremo piano piano.

    La pazienza è la virtù dei forti, no?

    Spesso ho disgusto per quella che sono.

    Cosa darei per provare quella quiete che molti trovano?

    Quanta invidia per chi non è incline agli sbalzi emotivi, per chi ha trovato una strada da seguire senza mai vacillare!

    Il problema è che, se nasci tondo, non puoi morire quadrato.

    Dopo quella notte vivere divenne ancora più complicato di quanto non lo fosse già.

    Se siete forti di stomaco, restate ad ascoltare il mio racconto, altrimenti vi conviene scappare.

    Se deciderete di restare, non potrete più tornare indietro e, come me, galopperete a cavallo tra due mondi.

    A cavallo tra il mondo reale e il mondo delle cose che non si vedono, per assurdo, fatemelo dire, molto più reale di quello vero.

    In fondo l’essenziale è invisibile agli occhi, no?

    Un mondo disarmante a cui appartengono sentimenti, paure, fantasia, sogno, inferno e paradiso.

    Una volta che ne entri a far parte, non esiste più apparenza, ogni cosa è o non è. È o non è.

    SECONDO CAPITOLO

    In quel periodo non avevo tanti amici.

    Oggi ne ho ancora meno.

    Resistere al tempo è assai dura.

    Con alcuni condividi tutto un mondo.

    Diventano delle certezze e poi svaniscono, per perdersi su altre strade.

    Spesso anni luce distanti dalla tua.

    C’era Pablo, il mio migliore amico.

    C’era Anita, una mia ex collega.

    C’era Viola.

    E infine c’era Ettore.

    E poi c’erano tanti conoscenti.

    Pablo, l’ho

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1