Dimităr Pešev: differenze tra le versioni
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|Nome = Dimităr Josifov
|Cognome = Pešev
|PreData =
|Sesso = M
|LuogoNascita = Kjustendil
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|GiornoMeseMorte = 21 febbraio
|AnnoMorte = 1973
|Attività = politico▼
|Epoca = 1900
▲|Attività = politico
|Nazionalità = bulgaro
|Immagine = Dimitar Peshev 2.jpg
}} Fu una delle più controverse figure della storia bulgara durante la [[seconda guerra mondiale]]. Divenuto famoso per aver apertamente contrastato la deportazione degli ebrei durante gli ultimi anni del conflitto resta ancora incomprensibile come abbia potuto un uomo che aderì al progetto totalitario di Hitler lottare per salvare gli ebrei di Bulgaria.
== Biografia ==
=== Primi anni e carriera politica === Nato da Kicka e Josif Pešev, Dimităr frequentò per due anni il liceo a [[Salonicco]], dal 1910 fino allo scoppio delle [[guerre balcaniche]]. Questo fatto già evidenziava gli ottimi rapporti di "buon vicinato" tra ebrei e bulgari. Salonicco infatti era considerata la città "più ebrea" dei Balcani. Tornò nel settembre del 1912 a [[Kjustendil]] dove concluse gli studi liceali diplomandosi nel 1914. Seguendo le orme del padre, magistrato, intraprese gli studi di giurisprudenza, prestando giuramento nella sua città natale il 17 novembre del [[1921]]. Lavorò come magistrato prima a [[Plovdiv]] e dopo a [[Sofia]]. Nel [[1932]] si svestì della toga per la più redditizia carriera di avvocato. Il 23 novembre [[1935]] accettò la proposta del primo ministro bulgaro [[Georgi Kjoseivanov]] di entrare come ministro della giustizia nel nuovo regime apartitico. Cercò di far approvare una legge che desse corso legale al matrimonio civile, attirandosi le malevolenze della Chiesa ortodossa e della Corona.
=== Pešev contro Boris III:
Prima della formazione del governo Kjoseivanov, la Bulgaria aveva visto il susseguirsi di diversi colpi di stato, sia di matrice comunista
=== Pešev, il salvatore degli ebrei di una nazione intera ===
Pešev era un uomo che, come tanti, si era lasciato affascinare dagli esperimenti totalitari nell'Europa del
Il giorno in cui si tenne la discussione in parlamento, Pešev presiedette la seduta in qualità di vicepresidente. Pensava in quel momento che quelle misure fossero poca cosa e che tutto si sarebbe risolto in una farsa. Non immaginò le vere conseguenze: i nazisti, di lì a poco, avrebbero richiesto la consegna di tutti gli ebrei.
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Pešev continuò normalmente la sua vita aristocratica nell'ambiente altolocato della classe dirigente finché, una domenica mattina, all'improvviso, ricevette la visita disperata di un amico che non vedeva da anni: era un suo vecchio compagno di scuola ebreo proveniente da [[Kjustendil]], la cittadina al confine con la [[Regno di Jugoslavia|Macedonia]] dove Pešev aveva vissuto fino all'adolescenza. Lo informò che il governo, in accordo coi tedeschi, stava preparando per il giorno dopo la [[deportazione]] segreta della minoranza ebraica. I treni erano già stati predisposti nelle stazioni. La notte successiva gli ebrei dovevano essere rastrellati e caricati sui vagoni, che sarebbero partiti la mattina dopo per la Polonia (la destinazione, allora sconosciuta, era [[Auschwitz]]).
Era il 7 marzo
Si diresse in parlamento, radunò qualche altro deputato, e quindi andò nell'ufficio del ministro degli interni [[Gabrovski]] e dopo uno scontro drammatico lo costrinse a revocare l'ordine della deportazione. Poi si accertò personalmente via telefono con tutte le
Poiché in questo modo la deportazione era stata solo sospesa, Pešev decise di lanciare un'offensiva in parlamento. Si era reso conto che in gioco non c'era soltanto la vita di qualche amico, ma la salvezza dei cinquantamila ebrei bulgari. Stese una lettera di protesta molto dura e raccolse le firme di una quarantina di deputati per chiedere al governo e al re di non commettere un crimine così grave. Questo gesto di ribellione gli costò molto caro. Perse la carica in parlamento e rischiò di essere consegnato ai tedeschi, qualora l'esito della guerra si fosse risolto a loro favore.
L'obiettivo fu comunque raggiunto, poiché la sua denuncia ebbe l'effetto sperato. Lo
=== Le accuse alla fine della guerra ===
Morto lo zar improvvisamente nell'agosto del 1943, Pešev riscoprì i valori democratici e si batté per un cambiamento politico del paese e per il riallineamento della Bulgaria con l'
Pešev fu processato con l'accusa di essere [[antisemita]] e [[antisovietico]]. Nel corso del processo, l'accusa arrivò a insinuare che avesse salvato gli ebrei in cambio di denaro. Fu categoricamente smentita dagli ebrei giunti appositamente da Kjustendil per difenderlo.
La corte era ugualmente intenzionata a condannarlo a morte, come fece con altri venti deputati che avevano firmato la sua lettera di protesta. Il suo difensore ebreo però ricordò alla corte che Pešev nel [[1936]], quand'era ministro della giustizia, aveva salvato dalla condanna a morte [[Damjan Velčev]], il nuovo ministro della guerra, autore del golpe comunista attuato con l'arrivo dell'Armata rossa. Pešev ebbe in tal modo una condanna a 15 anni di carcere e dopo un anno fu rilasciato. Il [[gulag]], subito dopo, gli fu risparmiato solo grazie all'intervento di un suo vicino di casa, responsabile della [[cellula comunista]] del quartiere, che Pešev aveva salvato a suo tempo dal licenziamento.
Uscito di prigione, il governo gli tolse la possibilità di esercitare una professione, mentre i venti firmatari della lettera di protesta vennero condannati a morte, e il [[Partito Comunista Bulgaro|partito comunista bulgaro]] si prese il merito di aver salvato gli ebrei bulgari.
== Giusto tra le Nazioni ==
[[File:Dimitar Peshev.jpg|thumb|Busto di Dimităr Pešev a [[Kjustendil]] (Bulgaria)]]
Nel [[1973]] la commissione di [[Yad Vashem]] gli attribuì il titolo di "[[Giusto tra le Nazioni]]" per il ruolo avuto nel salvataggio degli ebrei bulgari, a rischio della sua stessa vita.<ref>{{en}} [http://www.yadvashem.org/yv/en/exhibitions/righteous/peshev.asp Dimităr Pešev] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20180805143623/http://www.yadvashem.org/yv/en/exhibitions/righteous/peshev.asp |date=5 agosto 2018 }} - [[Yad Vashem]] website.</ref>
Nella piazza centrale di [[Sofia]], dietro al [[Santo Sinodo]], ci sono tre steli di granito: una ricorda il salvataggio degli ebrei bulgari, il secondo, Dimităr Pešev e i capi della [[chiesa ortodossa]] Stefan, Kiril e Sofroni che furono i grandi artefici di questa operazione, il terzo invece enfatizza il contributo fondamentale di re [[Boris_III_di_Bulgaria|Boris III]] al salvataggio degli ebrei bulgari.
Il 6 marzo 2013 in occasione della prima [[Giornata europea dei Giusti]] gli è stato dedicato un albero nel [[Giardino dei Giusti di tutto il mondo]] di Milano<ref>Gariwo, ''[https://it.gariwo.net/multimedia/produzioni-gariwo/cerimonia-al-giardino-dei-giusti-di-milano-interventi-dei-famigliari-8495.html Cerimonia al Giardino dei Giusti di Milano - Interventi dei famigliari]''</ref>.
== Note ==
<references />
== Bibliografia ==
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== Altri progetti ==
{{interprogetto
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* [http://www.gariwo.net/giusti/giusto.php?cod=8&categoria=134&sopra=131&sotto=134 Pesev su Comitato per la Foresta dei Giusti - Gariwo]▼
* {{cita web | 1 = http://www.peshev.org/ | 2 = Fondazione Pešev | accesso = 16 febbraio 2009 | dataarchivio = 8 marzo 2010 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20100308125017/http://www.peshev.org/ | urlmorto = sì }}
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{{Controllo di autorità}}
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[[Categoria:Soccorso agli ebrei durante l'Olocausto]]
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