Sistema elettorale: differenze tra le versioni
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Il '''sistema elettorale''' è costituito dall'insieme delle regole che si adottano in una [[democrazia rappresentativa]] per trasformare le preferenze o voti espressi dagli [[elettore|elettori]] durante le [[elezioni]] in seggi da assegnare all'interno del [[Parlamento]] o più in generale di un'[[assemblea legislativa]].
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== Descrizione ==
=== Uso dell'espressione ===
Talvolta all'espressione si dà un significato più generale, che comprende l'intero insieme delle norme che regolano le [[elezioni]]:
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Tradizionalmente, la formula elettorale era classificabile in due grandi categorie:
▲* formule ''maggioritarie'' (che sono le più antiche e tendono a premiare i candidati o partiti vincitori in collegi uninominali o plurinominali);
* formule ''[[Sistema proporzionale|proporzionali]]'' (che sono state elaborate a partire dalla seconda metà dell'[[XIX secolo|Ottocento]] e tendono a stabilire un rapporto proporzionale tra i voti ottenuti da un partito e i seggi a esso assegnati).
A partire dagli [[Anni 1990|anni novanta]] del [[XX secolo]] si è diffusa sempre di più una terza categoria, quella dei
* sistemi misti.
Le formule appartenenti a questa categoria combinano elementi maggioritari ed elementi proporzionali, talvolta relazionati tra di loro (come nei sistemi italiani per [[Camera dei deputati (Italia)|Camera]] e [[Senato della Repubblica|Senato]] del 1993), talvolta assolutamente indipendenti (come nel sistema russo o in quello giapponese, entrambi del 1993)<ref>{{Cita
La legge elettorale può essere approvata come legge ordinaria oppure come legge costituzionale.<br />
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=== Il sistema uninominale ===
Caratteristica dei sistemi uninominali è quella di suddividere il territorio in tanti collegi quanti sono i seggi da coprire, esprimendo un unico candidato per partito. Si differenziano fra loro per il diverso criterio con cui viene definita o individuata la [[maggioranza]].
* Nel sistema '''a turno unico''', usato in [[Gran Bretagna]], negli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] e in [[Canada]] fra le nazioni più significative, viene eletto il candidato con la [[maggioranza relativa]].
* Nel sistema '''a doppio turno''' tipico della [[Francia]], per vincere è necessaria la [[maggioranza assoluta]], altrimenti si ricorre a una nuova votazione fra i candidati che hanno superato la soglia di sbarramento. Nella forma più classica tuttavia, passano il turno solo i due candidati più votati, e così il secondo turno assume il nome di [[ballottaggio]].
* Nel sistema '''a ballottaggio istantaneo''' usato in [[Australia]], si mantiene il principio della [[maggioranza assoluta]] ma si risolve la gara in un unico turno. Per ottenere ciò, l'elettore non vota un singolo candidato ma stila una [[classifica]] di preferenze. Nelle schede elettorali attribuite ai candidati meno votati, si va a vedere quale sia il candidato meno sgradito fra i due che abbiano raccolto più prime preferenze, assegnandogli così voti aggiuntivi che determinano una maggioranza assoluta.
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=== Metodo del quoziente ===
Nella prima famiglia di metodi proporzionali, si stabilisce un [[quoziente]] elettorale che sarà il costo di un
Per individuare questo quoziente elettorale, ci sono vari metodi:
# [[Metodo Hare-Niemeyer|Quoziente Hare]] (o Naturale): si divide il totale dei voti validi (V) per il numero dei
# Quoziente [[Eduard Hagenbach-Bischoff|Hagenbach-Bischoff]]: si divide il totale dei voti validi (V) per il numero dei
# Quoziente Imperiali: si divide il totale dei voti validi (V) per il numero dei
# Quoziente +3: si divide il totale dei voti validi (V) per il numero dei
# Quoziente Droop: si divide il totale dei voti validi (V) per il numero dei
I metodi più utilizzati sono i quozienti Hare e Hagenbach-Bischoff. Passando da Hare a Hagenbach-Bischoff a Imperiali, si riducono i resti e i seggi da assegnare in base a questi, favorendo in misura crescente le liste più votate; con il metodo Droop invece, si ottengono risultati pressoché identici all'Hare.
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# [[Metodo Nohlen]]: si dividono i totali di voti delle liste per 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, ... .
# [[Metodo Sainte-Laguë]] (noto in USA come metodo Webster): si dividono i totali di voti delle liste per 1, 3, 5, 7, 9, 11, 13, 15, ... .
# [[Metodo Sainte-Laguë#Metodo Sainte-Laguë modificato|Metodo Sainte-Laguë corretto]] o [[Metodo danese]]: si dividono i totali di voti delle liste per 1.4, 3, 5, 7, 9, 11, 13, 15...<ref>
# [[Metodo belga]]: si dividono i totali di voti delle liste per 1, 1.5, 2, 2.5, 3, 3.5, 4, 4.5, ... .
# [[Metodo Huntington]]: si dividono i totali di voti delle liste per 1.41, 2.45, 3.46, 4.47, ... .
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L'aspetto negativo del maggioritario è, lo abbiamo visto, la scarsa, se non nulla, rappresentanza e di conseguenza tutela delle formazioni politiche minori. Per ovviare a tale problema, è stata proposta e talvolta adottata (ma solo in tempi molto recenti, dal 1993 in avanti) l'introduzione di ''quote proporzionali'': la maggior parte dei seggi viene assegnata con criterio maggioritario uninominale, mentre una parte viene assegnata con criterio proporzionale. Essenziale a tal fine è il collegamento dei singoli candidati uninominali con più ampie liste di partito o coalizione espresse a livello nazionale.
Il primo esempio in tal senso venne costituito dalle leggi italiane n. 276 e n. 277 del 1993, relative rispettivamente all'elezione del Senato e all'elezione della Camera. Esse erano entrambe caratterizzate dall'assegnazione di circa il 75% dei seggi in collegi maggioritari uninominale; e del restante 25% con criterio proporzionale, previo lo ''scorporo'' dei voti ottenuti dai vincitori dei collegi uninominali. La conseguenza era che il riparto proporzionale ridimensionava di molto l'effetto maggioritario determinato dal collegio uninominale, portando la coalizione vincitrice a disporre di un ridotto numero di seggi di vantaggio sull'opposizione. Un ulteriore elemento di debolezza dei Governi fu determinato dal fatto che, in tal modo, divenivano determinanti i seggi ottenuti dalle liste minoritarie o estremiste, all'interno della coalizione vincitrice<ref>{{Cita
Resta il fatto che le due leggi erano tra loro piuttosto diverse, in quanto
* per il Senato si operavano dei conteggi su base regionale e là dove una coalizione avesse vinto in tutti i collegi
* per la Camera vigeva un imperfetto meccanismo di ''scorporo'' dei voti (in un
In entrambi i sistemi, i seggi ''proporzionali'' spettanti a ciascuna lista venivano poi attribuiti ai candidati che avessero ottenuto le più alte percentuali elettorali.
Come si è già accennato, un secondo gruppo di ''sistemi misti'' è quello dei '''sistemi paralleli''', come quello russo e di numerosi paesi dell'Est Europa, che prevedono banalmente una quota di seggi assegnati proporzionalmente e una con sistema maggioritario, senza che vi sia alcun collegamento fra le due parti
=== Sistemi proporzionali ===
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:B - quello esplicito consiste nell'introdurre una clausola di sbarramento (o di accesso), cioè una percentuale minima di voti che il partito deve ottenere per poter entrare in Parlamento. Ne è esempio il [[sistema elettorale tedesco]] che stabilisce di regola nel 5% la soglia minima di voti necessari per entrare a far parte del [[Bundestag]].
Per aggirare invece il secondo problema, quello delle scarse maggioranze su cui si basano solitamente i governi nati da elezioni proporzionali, un meccanismo tipico (ma assai poco utilizzato nel mondo) è quello di attribuire un premio di maggioranza (''bonus''), consistente in una quota variabile di seggi assegnati “in regalo” alla lista o coalizione vincitrice della tornata elettorale, qualora non abbia già raggiunto un livello predeterminato di seggi. Tale sistema costringe i partiti a coalizzarsi fin da prima delle elezioni come accade col maggioritario.
== Governabilità e rappresentatività ==
Molto brevemente, la differenza fra ''proporzionale'' e ''maggioritario'' si può riassumere così: ''il maggioritario favorisce la governabilità, il proporzionale favorisce la rappresentatività:'' col primo il parlamento è egemonizzato da pochi partiti, col secondo il parlamento ha una composizione abbastanza fedele all'orientamento degli elettori. Spetta al legislatore decidere quale dei due utilizzare.
Vi è però un'importante eccezione alla regola appena descritta, costituita dai ''partiti regionalisti''. Un partito piccolo ma fortemente concentrato sul territorio, infatti può non solo uscire indenne da un'elezione maggioritaria, ma anzi al contrario rafforzato, ottenendo fino al monopolio della rappresentanza politica nelle regioni in cui esso è particolarmente radicato. Nel sistema uninominale
Le modalità di voto, in Italia, sono modificabili con una legge ordinaria, approvabile dalla maggioranza di [[Governo]]<ref>Non è l'unico modo che ha la maggioranza uscente di influire sulle "regole del gioco": il professor [[Fulco Lanchester]] in Senato, nel corso dell’audizione svolta dal Comitato inquirente per la regione Piemonte nella seduta del [[15 novembre]] [[2006]], ha rilevato che
Talora, esiste un vincolo temporale che vieta di modificare le norme elettorali entro un certo periodo prima del giorno delle elezioni.
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== Bibliografia ==
* {{cita libro|Domenico|Fisichella|wkautore=Domenico Fisichella
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* {{cita libro|Maria Serena
* {{cita libro|Giovanni|Sartori|wkautore=Giovanni Sartori
* {{cita libro|Gianfranco Baldini
* {{cita libro|Alessandro
* {{cita libro|[[Roberto D'Alimonte
* {{cita libro|Gianfranco|Pasquino|wkautore=Gianfranco Pasquino
* {{cita libro|Andrea
* {{cita libro|Lara
* {{cita testo|autore=Piero Tortola
* {{cita libro|Federico|Fornaro|wkautore=Federico Fornaro
* {{cita libro|Ernesto|Maria Ruffini|wkautore=Ernesto Maria Ruffini|capitolo=L'uguaglianza del voto|Uguali per Costituzione|2022|Feltrinelli|Milano|ISBN=978-88-07-11160-0}}
== Voci correlate ==
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* [[Voto a punteggio]]
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== Collegamenti esterni ==
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