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{{vedi anche|Storia della chirurgia}}
[[File:Acquapendente - Operationes chirurgicae, 1685 - 2984755.tif|thumb|''Operationes chirurgicae'', 1685]]
Il primo a sistematizzare la chirurgia è l'asceta e medico Indianoindiano [[Sushruta|Suśruta]] (o Sushruta), (Devanagari सुश्रुत, un aggettivo con significato di "molto famoso"), vissuto nel 1600 a.C. circa,; da lui vengono descritti settori della pratica come la [[neurochirurgia]], la chirurgia plastica, l'[[ortopedia]], la [[tossicologia]], la [[psichiatria]] e la deontologia del medico.
DalleLe sue basinozioni si comporranocostituiscono le basi perdi molti testi come il Manusmṛti, che parlano già della [[variolizzazione]].
In seguito [[Avicenna]] riuscendo a conciliare la letteratura medica greca, indiana ( e indirettamente anche quella cinese ) con quella islamica riesce eseguire la prima operazione per curare la [[cataratta]] oltre che dar vita all'[[ottica]] e [[chirurgia moderna]]. In seguito alla caduta della Spagna [[islam]]ica, queste conoscenze verranno trasmesse in Occidente, dove dopo la [[rivoluzione scientifica]] troveranno spazio fino a diventare uno dei fondamenti della medicina moderna.
Nel [[1761]] il grande anatomista forlivese [[Giovanni Battista Morgagni]] pubblica il "''De sedibus et causis morborum per anatomen indagatis"'', un'opera fondamentale, frutto di uno studio accurato dei reperti autoptici raccolti in decenni di attività a [[Bologna]], [[Venezia]] e soprattutto [[Padova]]. Con lui nasce il moderno concetto di [[malattia]].
 
La malattia considerata come la rottura del normale equilibrio dell'organismo, dovuta ad alterazione della struttura o funzione di uno o più organi danneggiati da agenti esterni o interni e che si manifesta con segni e [[sintomi]] caratteristici, era un concetto fino ad allora sconosciuto, a parte qualche intuizione geniale ma rimasta tale. Con conseguenze negative soprattutto sotto due aspetti: impossibilità di prevenire alcune patologie quali quelle [[malattia infettiva|infettive]], responsabili di [[epidemia|epidemie]] che hanno falcidiato l'umanità, e impossibilità di prescrivere terapie causali.
[[File:1753 Traversi Operation anagoria.JPG|thumb|upright=1.3|Operazione di chirurgia dipinta da [[Gaspare Traversi]] (1753)]]
In realtà per molte patologie il rapporto causa-effetto risultava comunque evidente, come negli episodi traumatici in cui l'evento vulnerante determinava sintomi e segni immediatamente palesi sulle strutture esterne e quindi visibili del corpo: [[contusione|contusioni]], [[ferita|ferite]], [[emorragia|emorragie]], [[frattura (medicina)|fratture]]. Ma anche su quelle interne, come era possibile osservare nella [[traumatologia]] aperta addominale e toracica, da sempre molto frequente per gli eventi bellici che hanno ininterrottamente segnato la storia dell'uomo.
 
In molti altri casi invece anche se i segni della malattia risultavano evidenti ([[ernia|tumefazioni erniarie]], [[gozzo endemico|gozzi tiroidei]], [[tumore|tumori]] cutanei, [[varici]] e [[varicocele|varicoceli]], etc.), la loro [[eziologia]] rimaneva sconosciuta. In ogni caso, sarà stata appunto questa evidenza a sollecitare una risposta terapeutica, prima "istintiva" e poi più ragionata, che nel corso dei secoli costituirà la base empirica su cui poggia tutta la chirurgia antica. Scheletri risalenti all'epoca del [[neolitico]] mostrano esiti di fratture consolidate e di trapanazioni craniche con segni di [[rigenerazione ossea]], testimonianza di interventi seguiti da [[guarigione]].
 
[[File:Trepanerat kranium, Nordisk familjebok.png|thumb|Cranio con foro da trapanazione]]