Libertinismo: differenze tra le versioni

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Con il termine '''libertinismo''' si indicano comunemente tre fenomeni distinti:
# '''[[Libertinismo#Il libertinismo religioso|Libertinismo spirituale]]''': un movimento [[setta]]rio interno al [[cristianesimo]], con riferimenti a [[Gioacchino da Fiore]], presente alle origini e durante la [[Riforma protestante|Riforma]], che sosteneva che ai salvati è impossibile peccare e che dunque ogni comportamento è lecito. [[Giovanni Calvino|Calvino]] sferzò con questo epiteto ingiurioso gli [[anabattisti]].<ref>G. Calvino, ''Contro la setta fantastica dei libertini spirituali'' (1545) in G. Calvino, ''Opere scelte''. Vol. 2: ''Contro i nicodemiti, gli anabattisti e i libertini.'', a cura di L. Ronchi De Michelis, Editore Claudiana, 2006.</ref>
# '''Libertinismo filosofico''' o ''libertinage érudit'': un [[Movimento (sociologia)|movimento]] filosofico, caratterizzato dalla riscoperta del pensiero dello Scetticismo greco ([[scetticismo filosofico|pirronismo]]) e da una rivalutazione del pensiero di [[Epicuro]], che specula unicamente su basi razionali rifiutando qualsiasi tipo di [[Rivelazione]], e quindi rifiuta qualsiasi morale che anziché sulla Ragione e sulla "Legge di Natura" si basi su precetti rivelati di qualsiasi tipo.
# '''[[Libertino (sociologia)|Libertinismo sessuale]]''': la caratterizzazione polemica da parte degli avversari del Libertinismo, cioè in genere di tutte le confessioni religiose, fu quella di descrivere il libertinismo come una teoria nata per giustificare le perversioni sessuali e l'immoralità.<ref>«Molto più tardi si chiamarono libertini coloro i quali pretendevano di aver liberato i propri pensieri. Presto quel bel titolo venne riservato a coloro che non conoscevano catene nell'ordine dei costumi. Più tardi ancora, la libertà divenne un ideale, un mito, un fermento...» ([[Paul Valéry]], ''[[Fluctuations sur la liberté]]'', in ''[[Regards sur le monde actuel]]'', in '''Oeuvres''', Gallimard (Coll. «Pléiade»), Paris 1960, t. II, pp. 960-961).</ref>
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* una fase medievale (caratterizzata dalla critica ai "tre impostori": [[Mosè]], [[Gesù]], [[Maometto]])<ref>La leggenda attribuiva a questa fase la composizione d'un trattato ''[[De tribus impostoribus]]'' (''Trattato dei tre impostori''), risalente al [[XIII secolo]], di cui non ci è però giunta alcuna copia e la cui effettiva esistenza è pertanto dubbia. Il titolo sarebbe stato poi ripreso [[Trattato dei tre impostori|in un nuovo trattato]] attorno al [[1688]].</ref>; personaggi noti per essere considerati "libertini", o "[[eretici]] ed [[epicurei]]" (associati all'[[atomismo]] antico) furono l'imperatore [[Federico II di Svevia]], il poeta [[Guido Cavalcanti]] (che secondo i contemporanei era [[ateo]]) e molte celebri figure del movimento [[ghibellino]] (ricordate anche da [[Dante]]) come [[Farinata degli Uberti]] e [[Cavalcante dei Cavalcanti]];
* una fase [[Rinascimento|rinascimentale]] ([[XVI secolo|XVI]]-[[XVII secolo]]) segnata da quello che [[Giorgio Spini]] ha definito "[[Aristotelismo eretico]]" (il quale sosteneva, come in [[Cesare Cremonini (filosofo)|Cesare Cremonini]], che l'anima muore assieme al corpo<ref>Valeria Sorge (a cura di), ''Biagio Pelacani, Quaestiones de anima: alle origini del libertinismo'', Morano, Napoli 1995.</ref>, e che ebbe seguaci soprattutto in Italia, ad esempio umanisti come [[Lorenzo Valla]]);
* infine una fase successiva alla [[Controriforma]], che dopo l'annientamento per mano dell'[[Inquisizione]] dei nuclei di questa corrente di pensiero in [[Italia]], fiorì all'estero (soprattutto in [[Francia]] ed [[Inghilterra]]<ref>''Enciclopedia Treccani'' alla voce corrispondente ed ''Enciclopedia Garzanti di filosofia'' alla voce "libertini".</ref>) nel XVII e XVIII secolo. Questa fase fu particolarmente importante perché il Libertinismo costituì il collegamento fra la speculazione razionalistica del Rinascimento e l'[[Illuminismo]]<ref>{{Cita web |url = http://www.unior.it/index2.php?content_id=3196&content_id_start=1 |titolo = Libertinismo |editore = Università di Napoli "L'Orientale" |accesso = 30 gennaio 2017 |dataarchivio = 2 febbraio 2017 |urlarchivio = https://web.archive.org/web/20170202035313/http://www.unior.it/index2.php?content_id=3196&content_id_start=1 |urlmorto = sì }}</ref><ref>Questo legame è stato riconosciuto nel [[2009]] dalla critica di [[papa Benedetto XVI]] al pensiero contemporaneo, con la dichiarazione: «Illuminismo e ateismo portano al libertinismo», cfr. {{cita web |url = http://www.uaar.it/news/2009/02/21/benedetto-xvi-illuminismo-ateismo-portano-libertinismo/ |titolo = Citazione di Benedetto XVI |editore = Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti |data = 21 febbraio 2009 |accesso = 30 gennaio 2017}}</ref>, anche se l'ancoramento ostinato all'[[Aristotelismo]] escluse il Libertinismo dalla nascita del [[pensiero scientifico]] moderno (si pensi solo all'opposizione di un [[Antonio Rocco]] al pensiero di [[Galileo Galilei]]); pensatori associati a questo periodo furono [[Pierre Gassendi]] e [[Michel de Montaigne]].<ref>M. Onfray, ''L'età dei libertini - Controstoria della filosofia III''.</ref>
 
Il termine "libertinismo" fu usato principalmente dagli avversari: infatti i diretti interessati o non si riconobbero come "scuola di pensiero" a sé, o usarono termini più generici come "''esprits forts''" ("spiriti forti", contrapposti agli "spiriti deboli" di coloro a cui la superstizione era necessaria per vivere) o, nel XVIII secolo, "libero pensiero" e "libero pensatore". Tuttavia alla fine della parabola del libertinismo,<ref>Ma c'è chi avanza l'ipotesi che già i libertini spirituali combattuti da Calvino si auto-designassero 'libertini' (in Didier Foucault, ''Histoire du libertinage des goliards au marquis de Sade'', Perrin, Paris, pp. 209-217)</ref> in alcuni casi, specialmente in quello di [[Donatien Alphonse François de Sade|Sade]], il termine viene assunto orgogliosamente come blasone:
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Anche nella cupa e severa [[Ginevra]] comparvero i libertini, fortemente combattuti da [[Giovanni Calvino|Calvino]] con gli scritti e con il [[morte sul rogo|rogo]].<ref>Fritz Mauthner, ''L'ateismo e la sua storia in Occidente'', Volume 1, ed. Nessun Dogma, 2012 p.636</ref>
 
Anche [[Martin Lutero]] fu accusato dai anti-[[Luteranesimo|luterani]] [[Cattolicesimo|cattolici]] di cripto-libertinismo, [[lassismo]] e [[antinomismo]] a causa di una frase che il riformatore utilizzò per rassicurare il timoroso e preoccupato [[Filippo Melantone]], ossia "pecca con vigore, e credi ancora più fortemente" (''pecca fortiter et crede fortius''), sullo stile del motto [[Agostino d'Ippona|agostiniano]] ''ama e fa' ciò che vuoi''.<ref name=molinari>{{cita web|url=http://www.ildialogo.org/NotizieEcumeniche/Documenti_1241790112.htm |autore= Franco Molinari|titolo=I peccati di Martin Lutero}}</ref> Il senso fu distorto spesso dai nemici della [[riforma protestante]] in "pecca più che puoi", portando ad esempio episodi della vita di Lutero stesso<ref name=molinari/>, ma si tratta in realtà di un'iperbole estrapolata: "pecca pur fortemente (perché essendo uomo non puoi non peccare) ma ogni volta credi sempre di più" è il senso che si inquadra bene nella teoria luterana di [[servo arbitrio]], [[Giustificazione (teologia)|giustificazione]] per [[Sola fide|sola fede]] e [[depravazione totale]].<ref>[http://gioiant.altervista.org/lutero-pecca-fortiter/ Lutero e il “pecca fortiter”]</ref><ref>H. Grisar, ''Lutero. La sua vita e le sue opere'', SEI, Torino, 1956.</ref> La frase si trova in una lettera del [[1521]].<ref>{{quote|Se sei un predicatore della grazia, predica una grazia non finta, ma vera; se è vera grazia sopporta un peccato vero, non finto. Dio non salva i peccatori per finta. Sii peccatore e pecca fortemente, ma ancora più fortemente credi e rallegrati [godi] in Cristo ["Esto peccator et pecca foriter, sed fortius fide et gaude in Christo"] che è vincitore del peccato, della morte e del mondo. Non si può che peccare, finché siamo qui; questa vita non è la dimora della giustizia, ma aspettiamo, dice [[Pietro apostolo|Pietro]], i nuovi cieli e la nuova terra in cui abiti la giustizia. È sufficiente che noi conosciamo per le ricchezze della gloria di Dio l'agnello che toglie il peccato del mondo; da questo non ci strappa il peccato, anche se fornicassimo o uccidessimo mille e mille volte in un solo giorno. Pensi che sia così piccolo il prezzo della redenzione per i nostri peccati offerto in un tale e tanto agnello? Prega fortemente, anche [essendo] un fortissimo peccatore.|Lutero, lettera a Melantone del 1º agosto 1521, n. 424; citato in Vittorio Subilia, La giustificazione per fede, Paideia, Brescia, 1976, pp. 165-166}}</ref>
 
Nei libertini di questo periodo sono evidenti i riflessi culturali del [[Rinascimento italiano|Rinascimento]] esaltante la naturalità dell'uomo con in più un'interpretazione teologica della [[redenzione (religione)|redenzione]] di [[Cristo]] che ha portato secondo loro ad un rinnovamento non solo dello [[Spirito (filosofia)|Spirito]] ma anche del corpo dell'uomo. Con la redenzione del corpo di Cristo è stata restituita all'uomo anche la purezza della carne come ai tempi biblici dell'[[Giardino dell'Eden|Eden]] di [[Adamo]]. Per questo ogni desiderio naturale non va represso moralisticamente ma soddisfatto per volontà di Cristo redentore.<ref>G. De Ruggiero, ''Storia della filosofia, parte III: Rinascimento, Riforma e Controriforma'', Bari 1967</ref>
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Il mondo dei libertini è molto variegato: tra di loro vi sono atei convinti come [[Savinien Cyrano de Bergerac|Cyrano de Bergerac]] che s'ispira alla filosofia di [[Tommaso Campanella]] da lui frequentato a Parigi, o quelli come [[Pierre Gassendi]] che credevano in Dio e nella vita eterna ma non si interessavano delle dispute teologiche.
 
Libertini furono nel 600 filosofi (tra questi l'italiano [[Giulio Cesare Vanini]] finito sul rogo a Tolosa), letterati, magistrati, uomini politici che agendo in segreto o in ristretti circoli aristocratici, con pubblicazioni anonime e clandestine cercarono d'influenzare il potere politico rimanendo nascosti alla pubblica opinione.<ref>Sergio Zoli, ''Dall'Europa libertina all'Europa illuminista: stato laico e "oriente" libertino nella politica e nella cultura dell'età dell'assolutismo e della Ragion di Stato da Richelieu al secolo dei lumi: alle origini del laicismo e dell'illuminismo'', ed. Nardini, 1997</ref>
 
== Il libertinismo filosofico ==
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Il ''De tribus impostoribus'' finalmente pubblicava quello che nessuno aveva avuto modo di leggere perché probabilmente mai scritto:
{{Citazione|[...] E fu con gli apporti dei libertini eruditi, di Hobbes e soprattutto di Spinoza che venne lievitando l’idea centrale di quel libro: che intanto, detestato e ricercato, dichiarato esistente senza essere visto, restava come avvolto nell’alone di quella che era la sua materia: l’impostura. Quando prese corpo in stampe e non in una ma in più versioni, una in latino e una in francese, fu per opera delle correnti dell’Illuminismo radicale, decise a voltar pagina rispetto a una cultura elitaria che non riteneva il popolo capace di tollerare la verità.<ref>Adriano Prosperi (la Repubblica, 30.01.2010)</ref><ref>Secondo Georges Minois (in ''Il libro maledetto. La storia straordinaria del Trattato dei tre profeti impostori'', Rizzoli, traduzione di Sara Arena) il trattato quando fu pubblicato aveva perso la sua forza dirompente in un clima culturale già profondamente convinto «che il popolo non è così incapace di fare uso della ragione come si cerca di fargli credere».</ref>}}
Oltre che da [[Pierre Bayle]], dall'[[empirismo]], dall'[[illuminismo]] e dalla riscoperta delle antiche filosofie dell'[[atomismo]] e dell'[[edonismo]] greco già presente nel [[Rinascimento]], è stato sottolineato che il punto di vista libertino più radicale, fautore di una versione "immorale" della ''doppia verità'', nonché il [[Libertino (sociologia)|libertinismo sessuale]] britannico che fiorirà poi nel Settecento con il [[romanzo libertino]] di personaggi come [[de Sade]] o filosofi come [[Diderot]], è stato fortemente influenzato dalla filosofia semi-materialista di [[Thomas Hobbes]]<ref>Harold Weber, ''The Restoration Rake-Hero'', pp. 52, 91–97. Warren Chernaik, ''Sexual Freedom in Restoration Literature'' (Cambridge, 1995), pp. 22–51.</ref>, che fiorì durante la [[Restaurazione inglese]], in una versione estremizzata. [[John Dryden]] ad esempio ha attinto molte idee hobbesiane nelle proprie tragedie<ref>Samuel I. Mintz, ''The Hunting of Leviathan: Seventeenth-Century Reactions to the Materialism and Moral Philosophy of Thomas Hobbes'' (Cambridge, 1962); Louis Teeter, "The Dramatic Uses of Hobbes' Political Ideas," ''ELH'', 3 (1936), pp. 140–69.</ref>, con personaggi che si ribellano contro la grettezza e l'ipocrisia in agguato dietro la facciata di onestà puritana e gli standard della morale borghese. Allo stesso modo discepolo ideale, ma [[Nichilismo|nichilista]], e più [[Pessimismo|pessimista]] del "maestro", fu [[John Wilmot|John Wilmot, conte di Rochester]].
 
== L'eredità del libertinismo ==