Statuto di Baiona: differenze tra le versioni

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{{C|Fonti contraddittorie e confusione dell'argomento. Si veda anche [[Discussioni progetto:Diritto#Statuto di Baiona: Completamente senza senso]]|Diritto|agosto 2015}}
{{F|storia d'Italia|agosto 2009|commento=Mancano completamente le fonti}}
Con il nome '''Statuto di Baiona''' si indica lalo [[costituzionestatuto (diritto)|statuto]] concessaconcesso dall'imperatore francese [[Napoleone Bonaparte]] al [[regno di Napoli]], il 1520 lugliogiugno [[1808]]<ref>{{Cita libro|autore=F. Mastroberti|titolo=Da Baiona a Tolentino}}</ref>, in cui si nominava [[re]] [[Gioacchino Murat]].
 
==Storia==
[[File:Joseph-Bonaparte.jpg|thumb|Giuseppe Bonaparte]]
La carta costituzionale fu varata nel [[Palazzi reali|palazzo reale]] di [[Bayonne]], in [[Guascogna]], cittàconosciuta in [[lingua italiana|italiano]] e in volgare locale conosciuta anche con il nome di Baiona. Allorché [[Gioacchino Murat]] conquistò il [[regno di Spagna]] annettendolo all'[[impero napoleonico]] l'amministrazione dellela conquistecorona iberichespagnola fu affidata al fratello di [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]], [[Giuseppe Bonaparte|Giuseppe]], fino ad allora [[re di Napoli]]. Restato quindi vacante il trono partenopeo, la corte imperiale affidò al [[Gioacchino Murat|Murat]], nominato con l'occasione [[Sovrani di Napoli|re delledi DueNapoli]] Siciliee di Sicilia (che però rimase in mano ai Borbone)<ref>{{Cita libro|autore=[[Alberto Aquarone]], Mario D’Addio e Guglielmo Negri (a cura di), , , , .|titolo=Le Costituzioni italiane|anno=1958|editore=Edizioni Comunità|città=Milano|p=|pp=369-370|ISBN=}}</ref>, i territori del [[Mezzogiorno (Italia)|Mezzogiorno d'Italia]]. A tale nomina corrispose la stesura di unadello costituzionestatuto, sostenutasostenuto dalla volontà imperiale francese e dalle politiche riformiste della stessa corte napoletana: gli articoli fondamentali furono infatti redatti da [[Giuseppe Zurlo]], già ministro prima di [[Ferdinando I delle Due Sicilie|Ferdinando IV]] e poi di Giuseppe Bonaparte<ref>Ercole F., ''Gli uomini politici'' in ''Enciclopedia biografica e bibliografica italiana'' a cura di Ribera A., p. 365 (alla voce Zurlo), Roma 1942</ref>.
 
==Testo==
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==Ordinamento istituzionale==
L'ottavo capo dello statuto, intitolato ''Del Parlamento'', delineava la struttura di un corpo di cento membri, diviso in cinque «sedili» quello del clero quello delle nobiltà quello dei possidenti, quello dei dotti, quello dei commercianti. L'80% dei parlamentari sarebbe stato insediato direttamente dal re; il 20% restante (in particolare, l'intero settore della possidenza) l'avrebbero invece segnalato i collegi elettorali, componendo una rosa di nomi più larga, che il governo avrebbe poi discrezionalmente scremato.
Fra le varie riforme che prevedeva la carta, nei suoi articoli fu prevista e attuata l'istituzione di un parlamento diviso in cinque ''Sedili'', ognuno composto da venti membri, secondo una suddivisione dei cittadini in cinque corrispondenti classi sociali: clero, nobili, dotti, commercianti e possidenti. L'accesso al parlamento era effettuato mediante l'istituzione di appositi collegi elettorali o per nomina regia.<ref>Martuscelli S., ''Il collegio elettorale dei possidenti in Terra di Lavoro sotto Gioacchino Murat'', in ''Archivio Storico per le Province Napoletane'', XV, 1976</ref>
 
L'analisi della composizione di tali collegi è fondamentale per disegnare una mappa della classe dirigente locale del Regno di Napoli nel 1811.<ref>Antonio Saladino, I collegi elettorali dei possidenti e dei commercianti del Regno di Napoli per la formazione del Parlamento Nazionale del 1811, Napoli, Stabilimento Tipografico G. Genovese, 1957</ref> <ref>Umberto Caldora, Calabria Napoleonica (1806-1815), Fiorentino Ed. , Napoli 1960</ref>
Mentre per ecclesiastici, nobili e dotti il seggio parlamentare era inteso come vitalizio, possidenti e commercianti erano destinati a mutare a ogni sessione. Il re avrebbe convocato il parlamento ogni tre anni, decidendo a piacimento la durata di ciascuna sessione.
 
Non si trattava, dunque, a un'assemblea simile a quelle che erano state intese come luogo d'espressione della sovranità popolare nella Francia repubblicana degli anni '90 e in qualche misura anche nell'Italia del triennio repubblicano. Piuttosto, il parlamento disegnato a Bayonne costituiva una singolare riproposizione – previo aggiornamento sociale del profilo dei suoi componenti – dei modelli di rappresentanza territoriale di antico regime, tanto più che esso era chiamato a «trattare delle sole materie date ad esame dagli oratori del governo» e non poteva «nulla da sé proporre».<ref>{{cita|Colletta, 1951|p. 285}}.</ref> Era privo, insomma della facoltà di [[iniziativa legislativa]] e, per di più, essendo le sue sedute segrete, voti e deliberazioni che ne fossero scaturiti non avrebbero potuto essere resi pubblici.
 
Come osservava il [[Pietro Colletta|Colletta]], il testo di Baiona «non faceva motto di popolo, di sovranità, di libertà civile, di personal sicurezza». E aggiungeva, caustico e disilluso: «che pur sono le pompe, quasi che vane, delle moderne costituzioni». Colletta tuttavia giustificava i limiti della carta, osservando che «invero costituzioni, convenevoli forse alla civiltà del XVII secolo, sconvenivano al decimonono dopo che tanto troppo era parlato di libertà, di eguaglianza, di ragioni de' popoli».<ref>{{cita|Colletta, 1951|p. 286}}.</ref>
 
A ogni buon conto la costituzione di Baiona – incerta commistione tra le forme del costituzionalismo antico e qualche attutita eco dei contenuti di quello moderno – non entrò mai in vigore, e dunque all'altezza della capitale la sola parvenza di una potenzialità legislativa non direttamente succube dell'esecutivo restò confinata all'ambito del Consiglio di Stato.
 
==Note==
<references/>
 
== Bibliografia ==
* {{cita libro|titolo=del reame di Napoli dal 1734 al 1825|altri=con introduzione e note di [[Nino Cortese|N. Cortese]]|editore=Libreria scientifica|città=Napoli|autore=Pietro Colletta|anno=1951|volume=2|cid=Colletta, 1951}}
* {{cita pubblicazione|rivista=Frontiera d'Europa|numero=2|titolo=Lo statuto di Baiona. Una costituzione inutile?|editore=Edizioni Scientifiche Italiane|città=Napoli|autore=Francesco Mastroberti|anno=1995|pp=179-261|issn=1723-4611}}
* {{cita libro|titolo=Istituzioni e società civile nell'età del Risorgimento|capitolo=Tra Baiona e Cadice: illusioni e miti in due costituzionalismi|editore=Laterza|città=Roma-Bari|autore=Carlo Ghisalberti|wkautore=Carlo Ghisalberti|anno=2005|isbn=978-88-420-7704-6}}
 
==Voci correlate==
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*[[Regno di Napoli]]
*[[Napoleone Bonaparte]]
*[[Gioacchino NapoleoneMurat]]
*[[Costituzione siciliana del 1812]]
*[[Due Sicilie]]
 
== Collegamenti esterni ==
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[[Categoria:Costituzioni italiane]]
[[Categoria:Costituzioni del Regno di Napoli]]
[[Categoria:Regno di Napoli]]
[[Categoria:Storia del diritto]]
[[Categoria:Costituzioni del passato]]
[[Categoria:RegnoGioacchino di NapoliMurat]]