Thomas Jefferson: differenze tra le versioni
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|predecessore2 = [[John Adams]]
|successore2 = [[Aaron Burr]]
|carica3 = 1º [[Segretario di Stato degli Stati Uniti
|mandatoinizio3 = 22 marzo 1790
|mandatofine3 = 31 dicembre 1793
|presidente3 = [[George Washington]]
|predecessore3 = ''
|successore3 = [[Edmund Randolph]]
|carica4 = 2º [[Governatore della Virginia]]
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=== Infanzia ===
Figlio di un pioniere della [[Virginia]]<ref>{{cita|Bernstein|p. 2|bernstein}}.</ref> originario del [[Galles]],<ref>{{cita|Peterson, 1985|p. 421|Pete85}}.</ref> Thomas Jefferson nacque a [[Shadwell (Virginia)|Shadwell]], nella [[
=== Istruzione ===
Jefferson fu istruito inizialmente da alcuni insegnanti privati e a partire dal 1752 frequentò la scuola elementare, dove ebbe come insegnante William Douglas, un pastore anglicano originario della [[Scozia]].<ref>{{Cita web|https://memory.loc.gov/ammem/mtjhtml/mtjtime1.html |titolo=The Thomas Jefferson Papers Timeline: 1743–1827|sito=Library of Congress|accesso=21 aprile 2007}}</ref> All'età di nove anni iniziò i suoi studi di [[lingua greca|greco]], [[lingua latina|latino]] e [[lingua francese|francese]]. Nel 1757 - quando il giovane Jefferson aveva 14 anni - suo padre morì, lasciandolo quindi erede di circa
Dal 1760 frequentò il [[William and Mary College]], dove si diplomò due anni più tardi col massimo dei voti. Sempre presso il William and Mary College ricevette un'istruzione in [[filosofia]] e [[matematica]] e perfezionò le sue conoscenze di francese. Si riferisce inoltre che Jefferson fosse un ottimo suonatore di [[violino]];<ref>{{cita |Howard & Bellows|p. 73|cidHow}}.</ref> possedette tre violini (di cui almeno uno di probabile scuola cremonese) e una biblioteca musicale con opere di [[Arcangelo Corelli|Corelli]], [[Francesco Geminiani|Geminiani]] e altri autori italiani.<ref>{{Cita web|url=https://www.monticello.org/site/research-and-collections/violins|titolo=Violins {{!}} Thomas Jefferson's Monticello|accesso=2021-06-24}}</ref> Dopo essersi diplomato, Jefferson si iscrisse a giurisprudenza e intraprese gli studi per divenire avvocato. Si laureò infine a vent'anni col massimo dei voti.
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[[File:Alexander Hamilton A17950.jpg|thumb|left|[[Alexander Hamilton]]]]
{{citazione|Noi riteniamo che le seguenti verità siano di per sé stesse evidenti; che [[tutti gli uomini sono stati creati uguali]], che essi sono dotati dal loro Creatore di alcuni Diritti inalienabili, che fra questi vi sono la Vita, la Libertà e la ricerca della Felicità|Thomas Jefferson, ''[[Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d'America]]'', [[1776]]<ref>stesa per la maggior parte e, nella prima bozza, dal solo Jefferson, che si ispirò per la formula ad un articolo di [[Filippo Mazzei]] su The Virginia Gazette, 1774</ref>|We hold these truths to be self-evident, that all men are created equal, that they are endowed by their Creator with certain unalienable Rights, that among these are Life, Liberty, and the Pursuit of Happiness.|lingua=en}}
Dopo aver esercitato per un breve periodo il mestiere di avvocato fino al 1776, Jefferson riuscì a divenire deputato nella [[House of Burgesses]], la Camera Bassa del parlamento della [[Virginia]]. Nel 1774 pubblicò un breve saggio con il titolo ''[[A Summary View of the Rights of
Sempre nel 1774, Jefferson venne nominato deputato presso il congresso continentale. Assegnato alla commissione per la stesura della dichiarazione d'indipendenza, Jefferson fu incaricato di elaborare la prima bozza del documento, che fu poi rivista da [[John Adams]].
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Proprio questo avvenne nel 1796, quando [[John Adams]] divenne presidente con 71 voti, mentre il suo candidato per la vicepresidenza, [[Thomas Pinckney]], perse con 59 voti contro Jefferson che lo sopravanzò per soli nove voti di preferenza; [[Aaron Burr]], il candidato alla vicepresidenza di Jefferson, giunse quarto con 30 voti.<ref>{{cita web|url=http://www.archives.gov/federal-register/electoral-college/scores.html#1796|titolo=Historical Election Results - 1796|accesso=28 marzo 2012|sito=archives.org|lingua=en}}</ref>
Nella veste di [[Vicepresidente degli Stati Uniti|vicepresidente]] Jefferson aveva il compito di presiedere il [[Senato degli Stati Uniti|Senato]]. Durante questo periodo pubblicò un manuale sulle procedure parlamentari, dal titolo ''A Manual of Parliamentary Practice''.<ref>{{cita web|url=http://constitution.org/tj/tj-mpp.htm
Sempre durante il mandato di Adams, le relazioni tra Francia e Stati Uniti si inasprirono, tanto che nel 1798, a seguito dello scandalo internazionale noto come "[[affare XYZ]]", si era giunti ad uno stato di guerra, successivamente denominata [[quasi-guerra]]. A causa del clima teso, in risposta alle minacce francesi, il congresso approvò le quattro leggi note unitariamente con il nome di ''[[Alien and Sedition Acts]]''. Queste davano al presidente il potere di arrestare ed espellere cittadini che provenivano da paesi ritenuti ostili, oltre a proibire la pubblicazione di articoli che incitassero alla critica ingiustificata nei confronti dei funzionari di Stato, introducendo per la prima volta nella storia americana il reato di [[vilipendio]].<ref>{{cita web|url=https://memory.loc.gov/cgi-bin/ampage?collId=llsl&fileName=001/llsl001.db&recNum=719|titolo=U.S. Congressional Documents and Debates, 1774–1875|sito=Library of Congress|pagina=596|accesso=24 marzo 2012|lingua=en}}</ref>
In particolar modo da parte del Partito Democratico-Repubblicano queste nuove leggi furono interpretate come un attacco diretto nei confronti della libertà dei cittadini. Secondo Jefferson, infatti, tali leggi erano in contrasto con il [[I emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d'America|primo emendamento della Costituzione]], che garantiva il diritto di stampa e di pensiero. Jefferson e Madison presero quindi la decisione nel 1798 di deliberare per gli Stati della Virginia e del [[Kentucky]] le cosiddette [[Risoluzioni del Kentucky e della Virginia]] (''Kentucky and Virginia Resolutions)''.<ref name="ken">{{cita web|url=http://constitution.org/cons/kent1798.htm|titolo=The Kentucky Resolutions of 1798|accesso=24 marzo 2012|lingua=en|sito=constitution.org}}</ref><ref name="vir">{{cita web|url=http://constitution.org/cons/virg1798.htm|titolo=The Virginia Resolution of 1798|accesso=24 marzo 2012|lingua=en|sito=constitution.org|dataarchivio=2 maggio 2012|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120502051005/http://constitution.org/cons/virg1798.htm|urlmorto=sì}}</ref> Come nel dibattito al riguardo della creazione di una Banca centrale, Jefferson si basò sul principio che il rapporto tra il potere centrale e quello dei singoli Stati federali fosse regolato da un ''patto'' e che le competenze che riguardavano il potere centrale fossero applicabili solo laddove la costituzione esplicitamente lo prevedesse: ogni decisione presa al di fuori dell'area di competenza assegnata dalla costituzione sarebbe stata quindi una palese violazione di quest'ultima. Alla fine fu Madison a placare gli animi, riassumendo le idee di Jefferson in forma più pacata.<ref name="ken"/><ref name="vir"/> Due anni più tardi, alla fine del primo mandato di Adams, furono indette nuove elezioni presidenziali, alle quali il Partito Democratico-Repubblicano si presentò con gli stessi candidati della precedente elezione, mentre il Partito Federalista decise di candidare Adams e [[Charles Cotesworth Pinckney]].
=== Presidenza ===
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Le elezioni presidenziali dell'anno 1800 furono certamente tra le più turbolente mai viste nella [[storia degli Stati Uniti]], con calunnie e attacchi personali da ambo le parti. I democratici repubblicani, delusi dalla politica di Adams, ma in particolar modo dagli ''Alien and Sedition Acts'', accusarono il [[Partito Federalista (Stati Uniti d'America)|Partito Federalista]] di tendenze monarchiche, mentre secondo i federalisti le posizioni del Partito Democratico-Repubblicano erano decisamente troppo estreme. Anche tra gli alleati di Adams si levarono pesanti critiche nei suoi confronti. Il presidente, che era stato sempre ritenuto un moderato, si era invece rivelato capace di sostenere posizioni molto estreme, deludendo di conseguenza una parte del suo elettorato, e ciò spinse lo stesso Hamilton ad impegnarsi affinché Adams venisse sostituito da Pinckney nella corsa alla presidenza, pubblicando una lettera nella quale lo criticava aspramente.<ref>{{cita|Buel||cidBuel}}</ref>
A causa delle continue controversie all'interno del Partito Federalista, le elezioni del 1800 furono infine vinte dai repubblicani, ma per via dell'allora vigente sistema elettorale entrambi i candidati democratici repubblicani (Jefferson e Burr) si aggiudicarono ciascuno le cariche di presidente e vicepresidente con 73 voti. Secondo l'allora vigente costituzione, spettava alla [[Camera dei rappresentanti
In seguito a tale evento, che aveva delineato una situazione di stallo quasi irrisolvibile, si decise di modificare l'iter delle elezioni presidenziali tramite il dodicesimo articolo della Costituzione statunitense. Con l'elezione di Jefferson a presidente, il Partito Democratico-Repubblicano interruppe l'egemonia del Partito Federalista, ponendo nel giro di pochi anni fine alla maggioranza parlamentare federalista. Per il successivo quarto di secolo sarebbe quindi rimasto in carica sempre un presidente democratico repubblicano, fino a quando nel 1825 venne eletto presidente degli Stati Uniti il federalista [[John Quincy Adams]].
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Jefferson fu proclamato presidente degli Stati Uniti il 4 marzo 1801 e ben presto dovette occuparsi delle cosiddette nomine di mezzanotte. Negli ultimi giorni prima che terminasse il mandato di Adams, l'amministrazione federalista uscente aveva nominato, nel tentativo di ostacolare la nuova amministrazione che si sarebbe insediata da lì a poco, un gran numero di giudici federali (naturalmente su posizioni ad essa gradite), tra i quali il nuovo [[Presidente della Corte suprema degli Stati Uniti d'America|Presidente della Corte suprema]], [[John Marshall]]. Jefferson contestò la validità di queste nomine, sostituendo i giudici nominati. Il tutto culminò infine alcuni mesi più tardi nella famosa sentenza della [[Corte Suprema degli Stati Uniti d'America|Corte suprema]], nota anche come ''[[caso Marbury contro Madison]]'', anche se di fatto la "guerra contro la magistratura" finì solo quando Jefferson si rassegnò, non essendo riuscito a far dimettere alcuni giudici particolarmente ostili della Corte suprema, chiudendo di fatto la questione. Se pure alla fine l'amministrazione di Jefferson uscì sconfitta da tale episodio, il supporto delle corti federali a livello politico si rivelò di secondaria importanza, tanto che nonostante Madison avesse formalmente perso la causa nei confronti di Marbury, questo evento non impedì che otto anni più tardi venisse eletto alla [[Casa Bianca]] come successore di Jefferson.
Uno degli eventi più importanti durante la presidenza di Jefferson fu certamente l'[[acquisto della Louisiana]] dalla Francia per 22,5 milioni di [[Dollaro statunitense|dollari]].<ref>Altre fonti riportano un prezzo di 15 milioni di dollari, in {{cita|Kinder ''et al.''|p. 293|cidAtlas}}.</ref> Con l'intenzione di espandere il territorio degli Stati Uniti Jefferson inviò nel 1801 [[Robert R. Livingston]] in Francia per condurre le trattative per l'acquisto della città di [[New Orleans]]. Livingston però si vide inizialmente contrapporre un deciso rifiuto da parte francese, fatto che spinse Jefferson a mandare Monroe in suo aiuto a Parigi. Nel frattempo, però, al momento dell'arrivo di Monroe in Francia la posizione dei francesi circa la vendita di New Orleans era cambiata. [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]] e il suo ministro degli esteri, [[Charles-Maurice de Talleyrand-Périgord|Charles-Maurice de Talleyrand]], avevano rivalutato l'offerta americana, pensando di vendere l'intera Louisiana agli Stati Uniti. Questo avrebbe permesso a Napoleone di finanziare le sue [[campagne napoleoniche|campagne di guerra]], consentendo agli Stati Uniti di raddoppiare il proprio territorio. Alla fine, dopo lunghe trattative, la Louisiana fu ceduta agli Stati Uniti al prezzo di 22,5 milioni di dollari, equivalenti a sette dollari per chilometro quadrato.
Nonostante l'entusiasmo iniziale da parte di Jefferson per quanto riguardava l'offerta francese, sia Jefferson che Madison nutrivano seri dubbi sul fatto che la costituzione permettesse al congresso di acquistare porzioni di territorio da un altro paese, tanto che Jefferson richiese una modifica della costituzione con l'aggiunta di un paragrafo che esplicitamente prevedesse tale eventualità,<ref>{{cita|Bernstein|p. 142|bernstein}}.</ref> anche se poi in definitiva decise di accettare l'offerta francese senza che la costituzione fosse modificata. Il contratto di vendita fu ratificato il 30 aprile 1803 dal Congresso e il 20 ottobre dello stesso anno dal Senato.
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Un altro fondamentale episodio della presidenza di Jefferson fu l'esplorazione del nord-ovest del paese, avvenuta in seguito all'acquisto della Louisiana. La [[spedizione di Lewis e Clark]], comandata dagli ufficiali [[Meriwether Lewis]] e [[William Clark]], diede il via alla conquista dell'ovest e allo sterminio e all'oppressione dei [[nativi americani]] che abitavano da sempre quei luoghi. Lewis e Clark furono incaricati di esplorare una [[via navigabile]] che portasse dall'entroterra alla [[West Coast (Stati Uniti d'America)|costa pacifica]]. Durante questa spedizione, che durò dal maggio del 1804 fino al settembre del 1806, Clark poté esaminare la fauna e la flora dei nuovi territori, portando al suo ritorno sulla costa atlantica piante e animali fino ad allora sconosciuti al mondo della scienza.
Nel 1805 Jefferson attuò il primo intervento militare statunitense al di fuori del territorio nazionale, con il bombardamento di [[Tripoli]] nel corso della [[Prima guerra barbaresca|guerra barbaresca]] contro la [[pirateria]] che minacciava i traffici commerciali americani nel [[Mar Mediterraneo]]. I [[corsari barbareschi]] controllavano il quadrante meridionale e centrale del Mediterraneo e pretendevano pedaggi per le navi che transitavano per le acque da loro controllate. Fino a quando gli Stati Uniti erano rimasti una colonia britannica, le navi mercantili americane godevano della protezione della [[Royal Navy]], ma con la [[dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d'America|dichiarazione di indipendenza]] esse erano ormai prive di protezione, e gli assalti ai mercantili americani andarono rapidamente aumentando. La situazione raggiunse il culmine con la richiesta del [[Pascià di Tripoli]] di
A parte questo episodio, Jefferson fu un pacifista convinto, tanto che ridusse considerevolmente le spese militari. Il resto della sua amministrazione fu occupato dal problema dei diritti di neutralità, che gli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] rivendicavano di fronte a [[Francia]] e [[Gran Bretagna]] che all'epoca si trovavano in guerra fra loro.
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Per quanto riguarda la politica interna, Jefferson si adoperò per abbattere il [[debito pubblico]] degli Stati Uniti accumulato durante i primi anni della giovane democrazia americana. Di fatto fu molto efficiente nel perseguire tale scopo, tanto che alla fine del suo mandato il debito risultava decisamente ridotto rispetto al livello di quando era stato eletto presidente. Tale merito va però riconosciuto ''in primis'' al suo ministro del tesoro [[Albert Gallatin]], che rimase in carica fino al 1814, portandolo da 80 a 45 milioni di dollari.<ref>{{cita|Bernstein|p. 148|bernstein}}.</ref>
Nonostante i suoi numerosi successi, Jefferson dovette anche incassare alcune sonore sconfitte da parte dell'opposizione federalista. Il 13 febbraio 1801 il Congresso, che all'epoca fruiva di una maggioranza federalista dei seggi, aveva varato il cosiddetto ''Judiciary Act of 1801'' che creava una serie di nuove corti federali con tanto di giudici, il tutto messo in atto dai federalisti ''[[in extremis]]'' per ostacolare il presidente neoeletto. Complessivamente, con le ''nomine di mezzanotte'' Adams aveva nominato nelle ultime ore del suo mandato, durante la notte del 2 marzo 1801, 42 nuovi giudici federali, tra i quali il suo ministro degli esteri [[John Marshall]], nominato Primo giudice della [[Corte suprema degli Stati Uniti d'America|Corte suprema]]. A causa del poco tempo rimasto a disposizione di Adams per effettuare tutte le nomine necessarie, Marshall non riuscì a ricevere in tempo tutti i documenti necessari che lo qualificavano come primo giudice della Corte suprema, fatto che spinse Jefferson a definire nulla la nomina disposta da Adams. Di conseguenza [[William Marbury]], uno dei giudici federali eletti da Adams, fece causa presso la Corte suprema nei confronti del nuovo ministro della giustizia [[James Madison]], accusandolo di rifiutare di riconoscere la sua posizione di giudice federale. Nel processo seguente la Corte suprema però
==== Secondo mandato ====
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Alla fine del suo primo mandato, Jefferson si candidò nuovamente alle elezioni, questa volta nominando come suo vice non già Aaron Burr, bensì [[George Clinton (politico)|George Clinton]]. Infatti, in seguito al [[duello]] al quale aveva partecipato Aaron Burr e nel quale era stato ferito a morte [[Alexander Hamilton]], Burr venne accusato di omicidio in due Stati federali e si dovette ritirare dalla scena politica, non potendosi ricandidare alla vicepresidenza.
I candidati federalisti invece erano [[Charles Cotesworth Pinckney]] e il senatore dello [[New York (
Ciononostante, il suo secondo mandato non fu più facile del primo. Inaspettatamente gli avversari più pericolosi questa volta provenivano dallo stesso schieramento di Jefferson. Attorno a [[John Randolph]] e ai suoi sostenitori, anche noti con il nome di ''Tertium Quids'' o ''Old Republican'', i quali sostenevano che la politica di Jefferson si era avvicinata sempre più a quella dei federalisti, si era formata una temibile opposizione, che mise ripetutamente in seria difficoltà Jefferson. Tra gli argomenti che causarono i maggiori attriti tra gli schieramenti ci fu certamente quello che riguardava l'[[acquisto della Louisiana]], dal momento che, come essi stessi sostenevano, la Costituzione non forniva i poteri necessari al parlamento per l'acquisto di nuovi territori. Successivamente la questione ritornò al centro dell'attenzione quando Jefferson cercò di acquistare dalla [[Impero spagnolo|corona spagnola]] nuovi territori in [[Florida]].<ref>{{cita|Bernstein|p. 159|bernstein}}.</ref>
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[[File:James Madison (cropped 3x4 close).jpg|thumb|[[James Madison]], successore di Jefferson alla presidenza, nonché suo stretto consigliere durante i suoi due mandati]]
Per quanto riguarda invece la politica estera, Jefferson seguì sempre il principio della non-ingerenza nelle vicende politiche europee, dottrina che più tardi divenne famosa con il nome di [[dottrina Monroe]]. Di conseguenza, per proteggere le navi mercantili statunitensi da eventuali attacchi britannici, Jefferson ratificò nel 1807 l{{'}}''[[Embargo del 1807|Embarg Act]]'', che proibiva l'esportazione in Europa di beni prodotti negli Stati Uniti.<ref>{{cita|Bernstein|p. 166|bernstein}}.</ref> Tale legge però non ebbe gli effetti desiderati e numerosi marinai persero il loro posto di lavoro. In [[New England]] ci fu di conseguenza una crisi economica senza precedenti e un fortissimo malcontento dilagò nella popolazione. Ciononostante da parte europea non ci fu alcuna reazione e nel 1809, dopo che il mandato di Jefferson era terminato, tale legge fu abolita, anche se gli assalti attuati dalla marina britannica non cessarono. Tali assalti causarono infine, tre anni più tardi, la [[Guerra anglo-americana|guerra del 1812]] tra Regno Unito e Stati Uniti.
Nel 1808 Jefferson varò anche una legge che proibiva l'importazione degli [[schiavismo|schiavi]], ma già al momento in cui questa legge fu firmata si sapeva che essa sarebbe risultata del tutto inefficace, in quanto ben presto si sviluppò all'interno dei confini statunitensi un fiorente commercio di schiavi proveniente dagli Stati settentrionali.<ref>{{cita web|url=http://americanhistory.about.com/od/thomasjefferson/p/pjefferson.htm|titolo=Thomas Jefferson Biography - Third President of the United States|autore=Martin Kelly|lingua=en|accesso=31 marzo 2012|dataarchivio=28 febbraio 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170228055714/http://americanhistory.about.com/od/thomasjefferson/p/pjefferson.htm|urlmorto=sì}}</ref><ref name="Robert MacNamara">{{cita web|url=http://history1800s.about.com/od/slaveryinamerica/a/1807slaveact.htm|titolo=Importation of Slaves Outlawed by 1807 Act of Congress|autore=Robert MacNamara|lingua=en|accesso=31 marzo 2012|dataarchivio=7 aprile 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150407021008/http://history1800s.about.com/od/slaveryinamerica/a/1807slaveact.htm|urlmorto=sì}}</ref> La nuova legge, che era stata introdotta per prevenire una possibile rivolta da parte degli schiavi, si era quindi rivelata quantomeno da questo punto di vista efficace, in quanto i commercianti di schiavi avevano osservato che gli afroamericani nati come schiavi risultavano meno rivoltosi degli schiavi importati da oltreoceano.<ref>{{cita|Brogan|p. 205|cidBrogan}}.</ref> Il 4 marzo 1809, dopo essere stato per otto anni in carica, terminò il suo secondo mandato, che ne segnò il ritiro dalla scena politica. Malgrado fosse stato nuovamente proposto per la carica presidenziale, Jefferson rifiutò la candidatura, sostenendo, come aveva anche fatto George Washington in precedenza, che era pericoloso accentrare il potere per troppo tempo nelle mani di un solo uomo.<ref>{{cita web|url=http://millercenter.org/president/washington/essays/biography/9|titolo=Impact and Legacy|sito=American President: George Washington (1732–1799)|editore=[[Miller Center of Public Affairs]], University of Virginia|accesso=13 novembre 2011|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20111030080818/http://millercenter.org/president/washington/essays/biography/9|dataarchivio=30 ottobre 2011}}</ref>
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==== Gli ultimi anni di vita ====
[[File:University of Virginia Rotunda.jpg|thumb|left|La Rotonda dell'Università della Virginia progettata da Jefferson]]
[[Image:Thomas Jefferson's Grave Site.jpg|thumb|right|Tomba di Thomas Jefferson: l'iscrizione, come da lui voluto, recita ''Qui giace Thomas Jefferson, autore della [[Dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti d'America]], dello [[Statuto della Virginia per la libertà religiosa]] e padre dell'[[Università della Virginia]].'']]
Gli ultimi anni di vita di Jefferson furono abbastanza movimentati, nonché segnati da forti problemi finanziari. La ristrutturazione della sua tenuta di Monticello e il suo stile di vita piuttosto dispendioso lo avevano portato a dilapidare grandi cifre di denaro e ad accumulare molti debiti. Inoltre si fece carico anche dei debiti di un amico e la sua situazione economica collassò. Per fare fronte ai debiti fu costretto a vendere molte delle sue proprietà e infine parve quasi certo che dopo la sua morte anche la tenuta di Monticello non potesse andare agli eredi.<ref>{{cita|Bernstein|p. 187|bernstein}}.</ref>
Ma anche alcune vicende politiche dell'epoca lo preoccupavano seriamente, prima tra tutte il cosiddetto [[compromesso del Missouri]] con il quale il congresso tentò di arginare lo [[schiavismo]], concedendo però allo stesso tempo agli Stati del sud situati al di sotto del 36º [[Parallelo (geografia)|parallelo]] di mantenere degli schiavi. Secondo Jefferson, infatti, non c'era nulla che il potere centrale potesse fare per arginare il diffondersi della schiavitù negli Stati Uniti,<ref name=JeffHolmes>{{cita web|autore=|https://www.loc.gov/exhibits/jefferson/159.html|titolo=Lettera a John Holmes|data= 22 aprile 1820|lingua=en|sito=Library of Congress|accesso=24 marzo 2012}}</ref> e tanto meno avrebbe potuto fare differenze tra i singoli Stati, concedendo agli uni diritti che negava agli altri.<ref name=JeffHolmes/><ref name="ReferenceA">{{cita|Bernstein|p. 186|bernstein}}.</ref>
Infine, ai molti problemi di Jefferson si aggiunsero anche problemi di salute che gli impedirono di partecipare al cinquantesimo anniversario della Dichiarazione di Indipendenza. In una lettera indirizzata a [[Roger C. Weightman]], che lo aveva invitato a partecipare all'anniversario per la celebrazione della Dichiarazione, egli si rivolse ancora, per un'ultima volta, al popolo americano.<ref>{{cita|Bernstein|p. 189|bernstein}}.</ref><ref>{{cita web|url=https://www.loc.gov/exhibits/jefferson/214.html|titolo=Lettera a Roger Weightman|data=24 giugno 1826|accesso=24 marzo 2012|lingua=en|sito=Library of Congress}}</ref> Una settimana più tardi, il 4 luglio 1826, esattamente il giorno del cinquantesimo anniversario della Dichiarazione di Indipendenza, Jefferson morì. In quello stesso giorno morì anche il suo amico e avversario politico [[John Adams]].
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La salma di Jefferson fu sepolta a [[Monticello (casa)|Monticello]]; nel suo testamento aveva inoltre disposto la donazione della sua casa al governo statunitense che, secondo le sue ultime volontà, la doveva utilizzare per ospitare un orfanotrofio adibito ad accogliere i figli degli ufficiali rimasti orfani. Infine, sempre secondo le ultime volontà di Jefferson, sulla sua lapide furono incise le seguenti parole:
{{citazione|Qui è stato sepolto Thomas Jefferson, autore della [[dichiarazione di indipendenza americana]], dello [[statuto della Virginia per la libertà religiosa]] e padre fondatore dell'[[università della Virginia]]||Here was buried Thomas Jefferson author of the Declaration of american independence of the statute of Virginia for religious freedom and father of the University of Virginia|lingua=en}}
Curiosamente, sempre secondo le sue ultime volontà, la data di nascita venne indicata secondo il [[calendario giuliano]], come si può vedere dalle due iniziali O.S. che indicano ''Old Style''.<ref>{{Cita web|url=http://www.monticello.org/site/research-and-collections/old-style|titolo=Old Style|sito=Monticello.org|accesso=31 marzo 2012|dataarchivio=11 marzo 2012|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120311192747/http://www.monticello.org/site/research-and-collections/old-style|urlmorto=sì}}</ref>
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Meno controverso fu l'atteggiamento di Jefferson, grande fautore di uno Stato laico, nei confronti della religione e del rapporto tra Chiesa e Stato. Jefferson, autore dell'opera ''Virginia Statute for Religious Freedom'' pubblicata nel 1779, sostenne in una lettera pubblica che nessun uomo deve rendere conto ad altri per la sua fede e per le sue convinzioni religiose.<ref>{{cita web|url=https://www.loc.gov/loc/lcib/9806/danpre.html|titolo=Lettera di Jefferson alla comunità battista di Danbury|data=1º gennaio 1802|accesso=30 marzo 2012|lingua=en|sito=Library of Congress}}</ref>
In gioventù era [[anglicano]]; successivamente e fino alla sua morte Jefferson fu inoltre ufficialmente membro della [[Chiesa episcopale degli Stati Uniti d'America|chiesa episcopale]], anche se in una famosa dichiarazione definì il cristianesimo come un ''sistema perverso''.<ref>{{cita|Peterson, 1985|p. 302|Pete85}}.</ref><ref>{{cita|Dawkins||cidDawk}}.</ref> Egli apprezzava la figura di [[Gesù]] e amava la [[Bibbia]], in particolare i [[Vangeli]], ma provava avversione per il clero e i [[dogma|dogmi]] che l'[[illuminismo]] definiva superstizione. Particolarmente critico si dimostrò nei confronti del Calvinismo, scrivendo che "se mai un uomo adorò un falso dio, egli (Calvino) lo fece".<ref>Così nella lettera dell'11 aprile 1823 a John Adams ({{collegamento interrotto|1=http://etext.virginia.edu/etcbin/toccer-new2?id=JefLett.sgm&images=images/modeng&data=/texts/english/modeng/parsed&tag=public&part=269&division=div1 |data=aprile 2018 |bot=InternetArchiveBot }})</ref>
== Jefferson uomo di cultura e scienziato ==
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[[File:Jefferson's disk cipher.jpg|thumb|[[Rullo di Jefferson]]]]
Inoltre Jefferson si mise in luce anche come inventore. Oltre al poligrafo da lui prodotto, inventò un [[attaccapanni]] ancora oggi utilizzato. Tra le sue invenzioni più famose spicca certamente un [[cifrario]], noto con il nome di ''Wheel Cypher'', più tardi divenuto anche famoso come [[rullo di Jefferson]]. Lui stesso non utilizzò mai questo apparecchio ma fino alla [[seconda guerra mondiale]] il rullo di Jefferson fece da base per molti apparecchi usati dall'[[esercito degli Stati Uniti]] per cifrare e decifrare i messaggi in codice.<ref>{{cita|Kippenhahn|
Jefferson fu anche un entusiasta viticoltore, anche se in questo campo non ebbe troppo successo.<ref>{{cita web|url=http://www.monticello.org/gardens/fruit/vineyards.html|titolo=The Vineyards|accesso=31 marzo 2012|lingua=en|sito=monticello.org}}</ref> Ritornato dalla Francia, Jefferson avrebbe cercato di avviare una tenuta [[viticultura|vitivinicola]] a Monticello, ma con scarso successo.
Inoltre sempre durante la sua permanenza in Francia egli avrebbe acquistato una enorme collezione di pregiatissime bottiglie di vino che egli stesso avrebbe poi successivamente marcato con le proprie iniziali. Alcune delle bottiglie sono giunte fino ai giorni nostri e sono di proprietà di alcuni collezionisti, anche se non è del tutto escluso che si tratti di falsi.<ref>{{cita web|url=https://www.stern.de/wirtschaft/unternehmen/unternehmen/:Entkorkt!-Der-Weinschwindel/585424.html|titolo= Entkorkt! Der große Weinschwindel|accesso=1º aprile 2012|data=25 marzo 2007|lingua=de|sito=Stern.de}}</ref>
Infine Jefferson fu anche un accanito lettore e la sua biblioteca privata a Monticello comprendeva oltre {{formatnum:6500}} volumi. Dopo l'incendio del 1812 avvenuto nel corso della [[Guerra del 1812|guerra anglo americana]] e nel quale andò quasi completamente distrutta l'intera [[biblioteca del Congresso]], Jefferson offrì al Congresso di acquistare la sua biblioteca privata che vantava oltre il doppio dei volumi della ''[[Library of Congress]]'' di Washington D.C.
=== L'eredità intellettuale di Jefferson ===
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Jefferson fu sottoposto, già dai suoi contemporanei, a forti critiche, che raggiunsero l'acme dopo la sua morte. Allo stesso tempo fu però anche elogiato da molti, in particolare da [[Andrew Jackson]] che, a capo del [[Partito Democratico (Stati Uniti d'America)|Partito Democratico]], lo vide come il fondatore di questo partito e lo fece apparire come l'idolo dei democratici. Paradossalmente però il Partito Democratico non era l'unico partito a rivendicare l'eredità di Jefferson, poiché anche il neonato [[partito Whig (Stati Uniti d'America)|Partito Whig]] rivendicava gli ideali di Jefferson.
La sua figura divenne di centrale importanza durante un'importante crisi politica nel corso del 1832-
Oltre al Partito Democratico e a quello Whig, anche il nuovo [[Partito Repubblicano (Stati Uniti d'America)|Partito Repubblicano]], nonostante fosse composto da molti ex-federalisti, rivendicò all'atto della propria fondazione nel [[1854]] gli ideali di Jefferson e la sua eredità intellettuale. Paradossalmente il Partito Repubblicano si identificò con le condanne di Jefferson nei confronti della schiavitù.
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[[File:Thomas Jefferson rev.jpg|thumb|Un ritratto di Thomas Jefferson]]
Tra le opere di natura politica una di quelle più note è il già citato saggio ''[[A Summary View of the Rights of
Infine sempre tra le opere più importanti scritte da Jefferson spicca ancora una [[bibbia]] comunemente nota come ''[[Bibbia di Jefferson]]'' o anche col nome ''[[The Life and Morals of Jesus of Nazareth]]''. L'opera di origine religiosa, era stata concepita da Jefferson per esaltare gli insegnamenti di [[Gesù]], rimuovendo alcune delle parti del [[Nuovo Testamento]] contenenti descrizioni di eventi soprannaturali, la cui origine, secondo l'interpretazione di Jefferson, era data dall'incomprensione di tali eventi da parte dei quattro [[evangelista|evangelisti]].<ref>{{cita web|url = http://www-old.iusb.edu/~journal/static/volumes/1999/Paper9.html|autore = Jeremy Koselak|titolo = The Exaltation of a Reasonable Deity: Thomas Jefferson's critique of Christianity|4 = |lingua = en|sito = Indiana University South Bend|data = novembre 1998|accesso = 30 marzo 2012|urlmorto = sì}}</ref><ref>{{cita web|url = http://www.theology.edu/journal/volume2/ushistor.htm|autore = R.P. Nettelhorst| titolo = Notes on the Founding Fathers and the Separation of Church and State|sito= Theology.edu|lingua=en|accesso = 31 marzo 2012}}</ref>
== Aspetti controversi ==
Molti furono gli aspetti controversi e molte furono le critiche rivoltegli anche dopo la sua morte. Tra quelle più note spicca certamente la dichiarazione d'indipendenza del 1776, nella quale Jefferson delineò il profilo della nuova nazione americana, definendo gli [[nativi americani|indiani d'America]] come "spietati selvaggi" da eliminare o educare.
Altro aspetto controverso è l'inserimento all'interno della Dichiarazione d'indipendenza del 1776 del secondo paragrafo, secondo cui "tutti gli uomini sono stati creati uguali ...", che Jefferson scrisse di suo pugno, pur essendo uno [[schiavismo|schiavista]] e possedendo più di 200 schiavi (
Quasi dimenticata fu infine la figura di Jefferson negli anni che seguirono la fine della guerra di secessione, quando ormai molti membri del Partito Repubblicano riscoprirono le idee dell'avversario politico di Jefferson, Alexander Hamilton, la cui figura dopo la sua morte nel duello con Burr era caduta in un lungo periodo di oblio. Le idee di Jefferson di un'America composta da agricoltori liberi parevano ormai, nel mezzo della [[Rivoluzione industriale]], superate.<ref name="ber192"/> Solo a partire dall'inizio del [[XX secolo]] la figura di Jefferson fu lentamente riscoperta. Di centrale importanza per la sua riscoperta a livello politico fu la sua visione di un sistema scolastico pubblico, della quale il Partito Democratico fece il proprio cavallo di battaglia.<ref>{{cita|Peterson, 1985|p. 252|Pete85}}.</ref>
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* Jefferson viene più volte nominato nella canzone elettorale “[[Jefferson and Liberty]]”.
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*{{cita libro|titolo=[[Viaggio nel sud della Francia e nel nord d'Italia|Memorandums taken on a journey from Paris into the southern parts of France and Northern Italy, in the year 1787]]|anno=1787}}
*{{cita libro|titolo=[[Notes on the State of Virginia]]|anno=1781}}
*{{cita libro|titolo=[[Plan for Establishing Uniformity in the Coinage, Weights, and Measures of the United States]]|anno=1790}}
*{{cita libro|titolo=[[An Essay Towards Facilitating Instruction in the Anglo-Saxon and Modern Dialects of the English Language]]|anno=1796}}
*{{cita libro|titolo=[[Manual of Parliamentary Practice for the Use of the Senate of the United States]]|anno=1801}}
*{{cita libro|titolo=[[The Life and Morals of Jesus of Nazareth]]|anno=1819}}
*{{cita libro|titolo=[[Autobiografia di Thomas Jefferson|Autobiography]]|anno=1821}}
== Note ==
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* {{cita libro|autore=John Tasker Howard|coautori=George Kent Bellows|titolo=Breve storia della musica in America|url=http://books.google.it/books?id=6vFUEJLWyE0C&printsec=frontcover&dq=%22Breve+storia+della+musica+in+America%22+%22John+Tasker+Howard%22&hl=it&sa=X&ei=eedsT4fWFdT44QTK7cC_Ag&ved=0CDgQ6AEwAA#v=onepage&q=%22Breve%20storia%20della%20musica%20in%20America%22%20%22John%20Tasker%20Howard%22&f=false|editore=Edizioni di Storia e letteratura|città=Roma|anno=1963|cid=cidHow}}
* {{cita libro|Federico| Mioni | Thomas Jefferson e la scommessa dell'autogoverno| 1995| Diabasis|isbn=88-8103-003-9}}
*{{Cita libro|titolo = Viaggio nel sud della Francia e nel nord d'Italia|url = https://archive.org/details/viaggionelsuddel0000unse|autore = Thomas Jefferson|curatore = Marco Sioli|traduttore=|illustratore =|altri =|editore = Ibis|città =|anno = 1997|lingua =|annooriginale =|edizione =|urlcapitolo=|p = [https://archive.org/details/viaggionelsuddel0000unse/page/122 122]|ISBN = 8871640705|lccn=|doi =|oclc=|id =|cid =Sioli|urlarchivio =|dataarchivio =|urlmorto =}}
=== In inglese ===
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[[Categoria:Avvocati statunitensi del XIX secolo]]
[[Categoria:Persone della guerra d'indipendenza americana]]
[[Categoria:Vicepresidenti degli Stati Uniti d'America]]
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