Thomas Jefferson: differenze tra le versioni

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=== Istruzione ===
Jefferson fu istruito inizialmente da alcuni insegnanti privati e a partire dal 1752 frequentò la scuola elementare, dove ebbe come insegnante William Douglas, un pastore anglicano originario della [[Scozia]].<ref>{{Cita web|https://memory.loc.gov/ammem/mtjhtml/mtjtime1.html |titolo=The Thomas Jefferson Papers Timeline: 1743–1827|sito=Library of Congress|accesso=21 aprile 2007}}</ref> All'età di nove anni iniziò i suoi studi di [[lingua greca|greco]], [[lingua latina|latino]] e [[lingua francese|francese]]. Nel 1757 - quando il giovane Jefferson aveva 14 anni - suo padre morì, lasciandolo quindi erede di circa 5&nbsp;000{{formatnum:5000}} [[acro|acri]] di terreno e numerosi schiavi. Dopo la morte del padre, Jefferson fu istruito presso un istituto diretto dal pastore James Maury, dove studiò dal 1758 fino al 1760.
 
Dal 1760 frequentò il [[William and Mary College]], dove si diplomò due anni più tardi col massimo dei voti. Sempre presso il William and Mary College ricevette un'istruzione in [[filosofia]] e [[matematica]] e perfezionò le sue conoscenze di francese. Si riferisce inoltre che Jefferson fosse un ottimo suonatore di [[violino]];<ref>{{cita |Howard & Bellows|p. 73|cidHow}}.</ref> possedette tre violini (di cui almeno uno di probabile scuola cremonese) e una biblioteca musicale con opere di [[Arcangelo Corelli|Corelli]], [[Francesco Geminiani|Geminiani]] e altri autori italiani.<ref>{{Cita web|url=https://www.monticello.org/site/research-and-collections/violins|titolo=Violins {{!}} Thomas Jefferson's Monticello|accesso=2021-06-24}}</ref> Dopo essersi diplomato, Jefferson si iscrisse a giurisprudenza e intraprese gli studi per divenire avvocato. Si laureò infine a vent'anni col massimo dei voti.
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Jefferson fu proclamato presidente degli Stati Uniti il 4 marzo 1801 e ben presto dovette occuparsi delle cosiddette nomine di mezzanotte. Negli ultimi giorni prima che terminasse il mandato di Adams, l'amministrazione federalista uscente aveva nominato, nel tentativo di ostacolare la nuova amministrazione che si sarebbe insediata da lì a poco, un gran numero di giudici federali (naturalmente su posizioni ad essa gradite), tra i quali il nuovo [[Presidente della Corte suprema degli Stati Uniti d'America|Presidente della Corte suprema]], [[John Marshall]]. Jefferson contestò la validità di queste nomine, sostituendo i giudici nominati. Il tutto culminò infine alcuni mesi più tardi nella famosa sentenza della [[Corte Suprema degli Stati Uniti d'America|Corte suprema]], nota anche come ''[[caso Marbury contro Madison]]'', anche se di fatto la "guerra contro la magistratura" finì solo quando Jefferson si rassegnò, non essendo riuscito a far dimettere alcuni giudici particolarmente ostili della Corte suprema, chiudendo di fatto la questione. Se pure alla fine l'amministrazione di Jefferson uscì sconfitta da tale episodio, il supporto delle corti federali a livello politico si rivelò di secondaria importanza, tanto che nonostante Madison avesse formalmente perso la causa nei confronti di Marbury, questo evento non impedì che otto anni più tardi venisse eletto alla [[Casa Bianca]] come successore di Jefferson.
 
Uno degli eventi più importanti durante la presidenza di Jefferson fu certamente l'[[acquisto della Louisiana]] dalla Francia per 22,5 milioni di [[Dollaro statunitense|dollari]].<ref>Altre fonti riportano un prezzo di 15 milioni di dollari, in {{cita|Kinder ''et al.''|p. 293|cidAtlas}}.</ref> Con l'intenzione di espandere il territorio degli Stati Uniti Jefferson inviò nel 1801 [[Robert R. Livingston]] in Francia per condurre le trattative per l'acquisto della città di [[New Orleans]]. Livingston però si vide inizialmente contrapporre un deciso rifiuto da parte francese, fatto che spinse Jefferson a mandare Monroe in suo aiuto a Parigi. Nel frattempo, però, al momento dell'arrivo di Monroe in Francia la posizione dei francesi circa la vendita di New Orleans era cambiata. [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]] e il suo ministro degli esteri, [[Charles-Maurice de Talleyrand-Périgord|Charles-Maurice de Talleyrand]], avevano rivalutato l'offerta americana, pensando di vendere l'intera Louisiana agli Stati Uniti. Questo avrebbe permesso a Napoleone di finanziare le sue [[campagne napoleoniche|campagne di guerra]], consentendo agli Stati Uniti di raddoppiare il proprio territorio. Alla fine, dopo lunghe trattative, la Louisiana fu ceduta agli Stati Uniti al prezzo di 22,5 milioni di dollari, equivalenti a sette dollari per chilometro quadrato.
 
Nonostante l'entusiasmo iniziale da parte di Jefferson per quanto riguardava l'offerta francese, sia Jefferson che Madison nutrivano seri dubbi sul fatto che la costituzione permettesse al congresso di acquistare porzioni di territorio da un altro paese, tanto che Jefferson richiese una modifica della costituzione con l'aggiunta di un paragrafo che esplicitamente prevedesse tale eventualità,<ref>{{cita|Bernstein|p. 142|bernstein}}.</ref> anche se poi in definitiva decise di accettare l'offerta francese senza che la costituzione fosse modificata. Il contratto di vendita fu ratificato il 30 aprile 1803 dal Congresso e il 20 ottobre dello stesso anno dal Senato.
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Un altro fondamentale episodio della presidenza di Jefferson fu l'esplorazione del nord-ovest del paese, avvenuta in seguito all'acquisto della Louisiana. La [[spedizione di Lewis e Clark]], comandata dagli ufficiali [[Meriwether Lewis]] e [[William Clark]], diede il via alla conquista dell'ovest e allo sterminio e all'oppressione dei [[nativi americani]] che abitavano da sempre quei luoghi. Lewis e Clark furono incaricati di esplorare una [[via navigabile]] che portasse dall'entroterra alla [[West Coast (Stati Uniti d'America)|costa pacifica]]. Durante questa spedizione, che durò dal maggio del 1804 fino al settembre del 1806, Clark poté esaminare la fauna e la flora dei nuovi territori, portando al suo ritorno sulla costa atlantica piante e animali fino ad allora sconosciuti al mondo della scienza.
 
Nel 1805 Jefferson attuò il primo intervento militare statunitense al di fuori del territorio nazionale, con il bombardamento di [[Tripoli]] nel corso della [[Prima guerra barbaresca|guerra barbaresca]] contro la [[pirateria]] che minacciava i traffici commerciali americani nel [[Mar Mediterraneo]]. I [[corsari barbareschi]] controllavano il quadrante meridionale e centrale del Mediterraneo e pretendevano pedaggi per le navi che transitavano per le acque da loro controllate. Fino a quando gli Stati Uniti erano rimasti una colonia britannica, le navi mercantili americane godevano della protezione della [[Royal Navy]], ma con la [[dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d'America|dichiarazione di indipendenza]] esse erano ormai prive di protezione, e gli assalti ai mercantili americani andarono rapidamente aumentando. La situazione raggiunse il culmine con la richiesta del [[Pascià di Tripoli]] di 225.000{{formatnum:225000}} dollari di tributo per liberare alcune navi americane aggredite, che si erano rifiutate di pagare il pedaggio. Jefferson rifiutò la richiesta e dichiarò guerra ai corsari. Dopo diverse battaglie si giunse infine a un accordo, che prevedeva lo scambio di trecento prigionieri americani in cambio di cento prigionieri tripolini e 60.000 dollari di risarcimento.
 
A parte questo episodio, Jefferson fu un pacifista convinto, tanto che ridusse considerevolmente le spese militari. Il resto della sua amministrazione fu occupato dal problema dei diritti di neutralità, che gli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] rivendicavano di fronte a [[Francia]] e [[Gran Bretagna]] che all'epoca si trovavano in guerra fra loro.
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Per quanto riguarda la politica interna, Jefferson si adoperò per abbattere il [[debito pubblico]] degli Stati Uniti accumulato durante i primi anni della giovane democrazia americana. Di fatto fu molto efficiente nel perseguire tale scopo, tanto che alla fine del suo mandato il debito risultava decisamente ridotto rispetto al livello di quando era stato eletto presidente. Tale merito va però riconosciuto ''in primis'' al suo ministro del tesoro [[Albert Gallatin]], che rimase in carica fino al 1814, portandolo da 80 a 45 milioni di dollari.<ref>{{cita|Bernstein|p. 148|bernstein}}.</ref>
 
Nonostante i suoi numerosi successi, Jefferson dovette anche incassare alcune sonore sconfitte da parte dell'opposizione federalista. Il 13 febbraio 1801 il Congresso, che all'epoca fruiva di una maggioranza federalista dei seggi, aveva varato il cosiddetto ''Judiciary Act of 1801'' che creava una serie di nuove corti federali con tanto di giudici, il tutto messo in atto dai federalisti ''[[in extremis]]'' per ostacolare il presidente neoeletto. Complessivamente, con le ''nomine di mezzanotte'' Adams aveva nominato nelle ultime ore del suo mandato, durante la notte del 2 marzo 1801, 42 nuovi giudici federali, tra i quali il suo ministro degli esteri [[John Marshall]], nominato Primo giudice della [[Corte suprema degli Stati Uniti d'America|Corte suprema]]. A causa del poco tempo rimasto a disposizione di Adams per effettuare tutte le nomine necessarie, Marshall non riuscì a ricevere in tempo tutti i documenti necessari che lo qualificavano come primo giudice della Corte suprema, fatto che spinse Jefferson a definire nulla la nomina disposta da Adams. Di conseguenza [[William Marbury]], uno dei giudici federali eletti da Adams, fece causa presso la Corte suprema nei confronti del nuovo ministro della giustizia [[James Madison]], accusandolo di rifiutare di riconoscere la sua posizione di giudice federale. Nel processo seguente la Corte suprema però stabilistabilì che non poteva giudicare in merito alla vicenda, in quanto tale caso non rientrava nelle proprie competenze. Tuttavia, prima che tale fatto emergesse, John Marshall, che ricopriva la carica di primo giudice della Corte suprema, riuscì a dimostrare che Madison aveva compiuto un illecito non riconoscendo la carica di giudice federale di Marbury. Se pure di fatto Marbury non poteva essere ancora nominato a tutti gli effetti giudice federale, in quanto privo dei documenti necessari, questo verdetto diede forza all'opposizione e a tutte le corti federali dove erano stati nominati giudici filofederalisti. Tale evento portò infine all'accusa e alla rimozione del giudice filorepubblicano John Pickering, per il quale si ottenne l'[[impeachment]], finendo con l'essere rimosso dalla sua funzione di giudice.
 
==== Secondo mandato ====
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Ma anche alcune vicende politiche dell'epoca lo preoccupavano seriamente, prima tra tutte il cosiddetto [[compromesso del Missouri]] con il quale il congresso tentò di arginare lo [[schiavismo]], concedendo però allo stesso tempo agli Stati del sud situati al di sotto del 36º [[Parallelo (geografia)|parallelo]] di mantenere degli schiavi. Secondo Jefferson, infatti, non c'era nulla che il potere centrale potesse fare per arginare il diffondersi della schiavitù negli Stati Uniti,<ref name=JeffHolmes>{{cita web|autore=|https://www.loc.gov/exhibits/jefferson/159.html|titolo=Lettera a John Holmes|data= 22 aprile 1820|lingua=en|sito=Library of Congress|accesso=24 marzo 2012}}</ref> e tanto meno avrebbe potuto fare differenze tra i singoli Stati, concedendo agli uni diritti che negava agli altri.<ref name=JeffHolmes/><ref name="ReferenceA">{{cita|Bernstein|p. 186|bernstein}}.</ref>
 
 
Infine, ai molti problemi di Jefferson si aggiunsero anche problemi di salute che gli impedirono di partecipare al cinquantesimo anniversario della Dichiarazione di Indipendenza. In una lettera indirizzata a [[Roger C. Weightman]], che lo aveva invitato a partecipare all'anniversario per la celebrazione della Dichiarazione, egli si rivolse ancora, per un'ultima volta, al popolo americano.<ref>{{cita|Bernstein|p. 189|bernstein}}.</ref><ref>{{cita web|url=https://www.loc.gov/exhibits/jefferson/214.html|titolo=Lettera a Roger Weightman|data=24 giugno 1826|accesso=24 marzo 2012|lingua=en|sito=Library of Congress}}</ref> Una settimana più tardi, il 4 luglio 1826, esattamente il giorno del cinquantesimo anniversario della Dichiarazione di Indipendenza, Jefferson morì. In quello stesso giorno morì anche il suo amico e avversario politico [[John Adams]].
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Meno controverso fu l'atteggiamento di Jefferson, grande fautore di uno Stato laico, nei confronti della religione e del rapporto tra Chiesa e Stato. Jefferson, autore dell'opera ''Virginia Statute for Religious Freedom'' pubblicata nel 1779, sostenne in una lettera pubblica che nessun uomo deve rendere conto ad altri per la sua fede e per le sue convinzioni religiose.<ref>{{cita web|url=https://www.loc.gov/loc/lcib/9806/danpre.html|titolo=Lettera di Jefferson alla comunità battista di Danbury|data=1º gennaio 1802|accesso=30 marzo 2012|lingua=en|sito=Library of Congress}}</ref>
 
In gioventù era [[anglicano]]; successivamente e fino alla sua morte Jefferson fu inoltre ufficialmente membro della [[Chiesa episcopale degli Stati Uniti d'America|chiesa episcopale]], anche se in una famosa dichiarazione definì il cristianesimo come un ''sistema perverso''.<ref>{{cita|Peterson, 1985|p. 302|Pete85}}.</ref><ref>{{cita|Dawkins||cidDawk}}.</ref> Egli apprezzava la figura di [[Gesù]] e amava la [[Bibbia]], in particolare i [[Vangeli]], ma provava avversione per il clero e i [[dogma|dogmi]] che l'[[illuminismo]] definiva superstizione. Particolarmente critico si dimostrò nei confronti del Calvinismo, scrivendo che "se mai un uomo adorò un falso dio, egli (Calvino) lo fece".<ref>Così nella lettera dell'11 aprile 1823 a John Adams ({{collegamento interrotto|1=http://etext.virginia.edu/etcbin/toccer-new2?id=JefLett.sgm&images=images/modeng&data=/texts/english/modeng/parsed&tag=public&part=269&division=div1 |data=aprile 2018 |bot=InternetArchiveBot }})</ref>. Cercò anche di pubblicare una traduzione del [[Nuovo Testamento]] che risultava drasticamente più corta del testo originale. In questa versione, pubblicata dopo la sua morte sotto il titolo di ''[[Jefferson Bible]]'', Jefferson riduce drasticamente gli eventi soprannaturali della Bibbia, considerati falsi sulla scia del [[deismo]], la religione "naturale" e [[razionalismo|razionalista]] di [[Isaac Newton|Newton]] e [[Voltaire]], che egli aveva letto e apprezzato. In [[Francia]] aveva conosciuto intellettuali illuministi ed ebbe anche una corrispondenza con [[Denis Diderot]]. Benché qualcuno lo avvicini alla spiritualità e alla visione della [[massoneria]] (Jefferson avrebbe partecipato a riunioni della loggia delle Nove Sorelle di Parigi, la stessa di cui fece parte Voltaire),<ref>{{Cita web |url=http://www.loggiatacito740.it/pdf/Thomas%20Jefferson.pdf |titolo=Thomas Jefferson su Loggia Tacito 740 |accesso=1º maggio 2011 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120105163038/http://www.loggiatacito740.it/pdf/Thomas%20Jefferson.pdf |dataarchivio=5 gennaio 2012 |urlmorto=sì }}</ref> non esistono documenti di [[affiliazione]] che leghino il suo nome all'associazione.
 
== Jefferson uomo di cultura e scienziato ==
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[[File:Jefferson's disk cipher.jpg|thumb|[[Rullo di Jefferson]]]]
Inoltre Jefferson si mise in luce anche come inventore. Oltre al poligrafo da lui prodotto, inventò un [[attaccapanni]] ancora oggi utilizzato. Tra le sue invenzioni più famose spicca certamente un [[cifrario]], noto con il nome di ''Wheel Cypher'', più tardi divenuto anche famoso come [[rullo di Jefferson]]. Lui stesso non utilizzò mai questo apparecchio ma fino alla [[seconda guerra mondiale]] il rullo di Jefferson fece da base per molti apparecchi usati dall'[[esercito degli Stati Uniti]] per cifrare e decifrare i messaggi in codice.<ref>{{cita|Kippenhahn|ppp. 30-segg.|cidKipp}}</ref>
 
Jefferson fu anche un entusiasta viticoltore, anche se in questo campo non ebbe troppo successo.<ref>{{cita web|url=http://www.monticello.org/gardens/fruit/vineyards.html|titolo=The Vineyards|accesso=31 marzo 2012|lingua=en|sito=monticello.org}}</ref> Ritornato dalla Francia, Jefferson avrebbe cercato di avviare una tenuta [[viticultura|vitivinicola]] a Monticello, ma con scarso successo. InoltreConvinto sempreda duranteBenjamin laFranklin suae permanenzafinanziato inda FranciaThomas egliAdams, avrebbeamico acquistato una enorme collezionemercante di pregiatissimeThomas bottiglieJefferson, diil vino2 chesettembre egli1773 stessoun avrebbeviticoltore poitoscano successivamentedi marcatonome con[[Filippo leMazzei]] propriepartì iniziali.per Alcunela delleVirginia bottigliecon sonoviti giunteeuropee.<ref>{{cita|Sioli|p. fino27}}.</ref> aiMazzei giorniera nostridiretto enella sono[[contea di proprietà di alcuni collezionistiAugusta]], anchedove sel'[[House nonof èBurgesses|Assemblea dellegislativa tuttodella esclusoVirginia]] chegli siaveva trattipromesso didei falsiterreni.<ref>{{cita web|url=https://www.stern.de/wirtschaft/unternehmen/unternehmen/:Entkorkt!-Der-Weinschwindel/585424.html|titolo=Lungo Entkorkt!la Derstrada, großeMazzei Weinschwindel|accesso=1ºe aprileAdams 2012|data=25si marzofermarono 2007|lingua=de|sito=Stern.de}}</ref>a InfineMonticello, dove Thomas Jefferson fuconvinse ancheMazzei una accanitodiventare lettoresuo vicino e lagli suadonò biblioteca193 privataacri a Monticellosud comprendevadi oltreMonticello {{formatnum:6500}}- volumi.parte Dopo ldell'incendioattuale deltenuta 1812[[Jefferson avvenutoVineyards]]. nelL'anno corsosuccessivo dellaMazzei [[Guerraacquistò delun 1812|guerraulteriore angloappezzamento americana]]di e281 nelacri qualeda andòEdward quasiCarter. completamenteCostruì distruttauna l'interacasa che chiamò [[bibliotecaColle del Congresso(casa)|Colle]], Jeffersone offrìmise ali Congressosuoi diuomini acquistarea dissodare la suaterra bibliotecae privatapiantare cheviti. vantavaOggi, oltredove Thomas Jefferson e Filippo Mazzei scelsero il doppioterreno deiper volumicoltivare dellauva, sorge la ''[[Library ofJefferson CongressVineyards]], all''epoca diprima Washingtonazienda Dvinicola della Virginia.C<ref>{{cita web|url=https://www.jeffersonvineyards.com/About/History|titolo=Realizing Jefferson's Dream|lingua=en}}</ref>
 
Inoltre sempre durante la sua permanenza in Francia egli avrebbe acquistato una enorme collezione di pregiatissime bottiglie di vino che egli stesso avrebbe poi successivamente marcato con le proprie iniziali. Alcune delle bottiglie sono giunte fino ai giorni nostri e sono di proprietà di alcuni collezionisti, anche se non è del tutto escluso che si tratti di falsi.<ref>{{cita web|url=https://www.stern.de/wirtschaft/unternehmen/unternehmen/:Entkorkt!-Der-Weinschwindel/585424.html|titolo= Entkorkt! Der große Weinschwindel|accesso=1º aprile 2012|data=25 marzo 2007|lingua=de|sito=Stern.de}}</ref>
 
Infine Jefferson fu anche un accanito lettore e la sua biblioteca privata a Monticello comprendeva oltre {{formatnum:6500}} volumi. Dopo l'incendio del 1812 avvenuto nel corso della [[Guerra del 1812|guerra anglo americana]] e nel quale andò quasi completamente distrutta l'intera [[biblioteca del Congresso]], Jefferson offrì al Congresso di acquistare la sua biblioteca privata che vantava oltre il doppio dei volumi della ''[[Library of Congress]]'' di Washington D.C.
 
=== L'eredità intellettuale di Jefferson ===
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Jefferson fu sottoposto, già dai suoi contemporanei, a forti critiche, che raggiunsero l'acme dopo la sua morte. Allo stesso tempo fu però anche elogiato da molti, in particolare da [[Andrew Jackson]] che, a capo del [[Partito Democratico (Stati Uniti d'America)|Partito Democratico]], lo vide come il fondatore di questo partito e lo fece apparire come l'idolo dei democratici. Paradossalmente però il Partito Democratico non era l'unico partito a rivendicare l'eredità di Jefferson, poiché anche il neonato [[partito Whig (Stati Uniti d'America)|Partito Whig]] rivendicava gli ideali di Jefferson.
 
La sua figura divenne di centrale importanza durante un'importante crisi politica nel corso del 1832-331833 riguardo ai poteri e ai diritti dei singoli Stati nei confronti del potere federale centrale. Le posizioni sostenute da Jefferson durante la sua vicepresidenza e la sua stretta interpretazione della Costituzione avevano spinto alla formazione di un gruppo di parlamentari detti anche "i nullificatori", i quali tentarono sistematicamente di annullare tutte le decisioni prese dal Congresso rifacendosi a quanto detto da Jefferson e sostenendo che il Congresso avesse una sua competenza solo nel caso in cui fosse esplicitamente previsto dalla Costituzione. Come esempio furono prese dai nullificatori le ''Kentucky Resolutions'' del 1798/1799 nelle quali Jefferson citò esplicitamente il diritto di autodeterminazione dei singoli Stati.<ref>{{cita|Ellis|pp. 10-11|cidEllis}}.</ref> Se pure successivamente lo stesso Jefferson intervenne per scongiurare il pericolo di un ostruzionismo da parte dei nullificatori, che avrebbe portato alla paralisi della macchina burocratica, smentendo quanto affermato dai nullificatori e sostenendo che tali azioni erano in palese contrasto con quanto da lui sostenuto, le ''Kentucky Resolutions'' furono più tardi anche strumentalizzate dagli Stati secessionisti per giustificare la [[guerra di secessione]].<ref>{{cita|Peterson, 1985|pp. 62–66|Pete85}}.</ref>
 
Oltre al Partito Democratico e a quello Whig, anche il nuovo [[Partito Repubblicano (Stati Uniti d'America)|Partito Repubblicano]], nonostante fosse composto da molti ex-federalisti, rivendicò all'atto della propria fondazione nel [[1854]] gli ideali di Jefferson e la sua eredità intellettuale. Paradossalmente il Partito Repubblicano si identificò con le condanne di Jefferson nei confronti della schiavitù.
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Nonostante che a partire dal XX secolo l'immagine di Jefferson avesse riacquistato popolarità e importanza, alcuni aspetti controversi continuarono a gettare ombre sulla sua persona. Con il [[movimento per i diritti civili degli afroamericani]] negli anni 1950, la sua posizione irremovibile di fronte alla questione della schiavitù fu nuovamente oggetto di critiche tanto quanto la sua relazione con Sally Hemings.<ref>{{cita|Bernstein|p. 194|bernstein}}.</ref>
 
 
== Cinematografia ==
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* {{cita libro|autore=John Tasker Howard|coautori=George Kent Bellows|titolo=Breve storia della musica in America|url=http://books.google.it/books?id=6vFUEJLWyE0C&printsec=frontcover&dq=%22Breve+storia+della+musica+in+America%22+%22John+Tasker+Howard%22&hl=it&sa=X&ei=eedsT4fWFdT44QTK7cC_Ag&ved=0CDgQ6AEwAA#v=onepage&q=%22Breve%20storia%20della%20musica%20in%20America%22%20%22John%20Tasker%20Howard%22&f=false|editore=Edizioni di Storia e letteratura|città=Roma|anno=1963|cid=cidHow}}
* {{cita libro|Federico| Mioni | Thomas Jefferson e la scommessa dell'autogoverno| 1995| Diabasis|isbn=88-8103-003-9}}
*{{Cita libro|titolo = Viaggio nel sud della Francia e nel nord d'Italia|url = https://archive.org/details/viaggionelsuddel0000unse|autore = Thomas Jefferson|curatore = Marco Sioli|traduttore=|illustratore =|altri =|editore = Ibis|città =|anno = 1997|lingua =|annooriginale =|edizione =|urlcapitolo=|p = [https://archive.org/details/viaggionelsuddel0000unse/page/122 122]|ISBN = 8871640705|lccn=|doi =|oclc=|id =|cid =Sioli|urlarchivio =|dataarchivio =|urlmorto =}}
 
=== In inglese ===
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[[Categoria:Avvocati statunitensi del XIX secolo]]
[[Categoria:Persone della guerra d'indipendenza americana]]
[[Categoria:Vicepresidenti degli Stati Uniti d'America]]