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[[File:Golden Aum.png|thumb|upright=1.1|Il [[simbolo]] dell{{'}}''[[Om (induismo)|Oṃ]]'', il più [[sacro]] ''mantra'' [[Induismo|induista]]. Questo simbolo ॐ deriva dall'unione di due caratteri deldella [[Alfabeto devanagari|devanāgarī]]: ('oau') + ँ ('m' nasale) riportati in [[corsivo]]. Risultando illa [[devanāgarī]] una scrittura non precedente all'VIII secolo d.C., questo simbolo è di gran lunga posteriore alla sillaba ''Oṃ'', presente in testi anteriori almeno al VI secolo a.C.]]
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[[File:Golden Aum.png|thumb|upright=1.1|Il [[simbolo]] dell'''Oṃ'', il più [[sacro]] ''mantra'' [[Induismo|induista]]. Questo simbolo ॐ deriva dall'unione di due caratteri del [[devanāgarī]]: ओ ('o') + ँ ('m' nasale) riportati in [[corsivo]]. Risultando il [[devanāgarī]] una scrittura non precedente all'VIII secolo d.C. questo simbolo è di gran lunga posteriore alla sillaba ''Oṃ'' presente in testi anteriori almeno al VI secolo a.C.]]
'''Mantra''' ([[devanāgarī]]: मन्त्र) è un sostantivo maschile [[sanscrito]] (raramente sostantivo neutro) che indica, nel suo significato proprio, il "veicolo o strumento del pensiero o del pensare", ovvero una "espressione [[sacro|sacra]]" e corrisponde ad un verso del ''[[Veda]]'', ad una formula [[sacro|sacra]] indirizzata ad un ''[[deva]]'', ad una formula [[misticismo|mistica]] o [[magia|magica]], ad una [[preghiera]], ad un canto [[sacro]] o a una pratica [[meditazione|meditativa]] e [[religione|religiosa]].
 
'''Mantra''' ([[devanāgarī]]: मन्त्र) è un sostantivo maschile [[Sanscrito vedico|sanscrito]] [[maschile]] (raramente sostantivo[[Neutro (linguistica)|neutro]]) che indica, nel suo significato proprio, il ''"veicolo o strumento del [[pensiero]] o del pensare"'', ovvero una un{{'}}"espressione [[sacro|sacra]]" eche corrispondepuò adessere un verso del ''[[Veda]]'', ad una formula [[sacroformula magica|formula sacra]] indirizzata ad un ''[[deva]]'', ad una formula [[misticismo|mistica]] o [[magia|magica]], ad una [[preghiera]], ad un canto [[sacrocanto]] sacro o a una pratica [[meditazione|meditativa]] e [[religione|religiosa]].
La nozione di ''mantra'' ha origine dalle credenze [[religione|religiose]] dell'[[India]] ed è proprio delle culture religiose che vanno sotto il nome di [[Vedismo]], [[Brahmanesimo]], [[Buddhismo]], [[Giainismo]], [[Induismo]] e [[Sikhismo]].
 
La nozione di ''mantra'' ha origine dalle credenze [[religione|religiose]] dell'[[India]] ed è propriopropria delle culture religiose che vanno sotto il nome di [[Vedismo]], [[Brahmanesimo]], [[BuddhismoBuddismo]], [[Giainismo]], [[Induismo]] e [[Sikhismo]].
Per mezzo del [[Buddhismo]] la nozione e la pratica religiosa del ''mantra'' si sono diffuse lungo tutta l'Asia giungendo in [[Tibet]], in [[Cina]] e, attraverso quest'ultima, in [[Giappone]], [[Corea]] e [[Vietnam]].
 
Per mezzo del [[BuddhismoBuddismo]] la nozione e la pratica religiosa deldei ''mantra'' si sono diffuse lungo tutta l'[[Asia]] giungendo in [[Tibet]], in [[Cina]] e, attraverso quest'ultima, in [[Giappone]], [[Corea]] e [[Vietnam]].
==Origine del termine ''mantra'' e sua resa in altre lingue asiatiche==
Il termine ''mantra'' deriva dall'insieme di due termini: il verbo sanscrito ''man'' (VIII classe, nella sua accezione di "pensare", da cui ''manas'': "pensiero", "mente", "intelletto" ma anche "principio spirituale" o "respiro", "anima vivente") unito al suffisso ''tra'' che corrisponde all'aggettivo sanscrito ''kṛt'', ("che compie", "che agisce")<ref>Tra gli altri, [[Agenanda Bharati]]. ''The Tantric Tradition''. Londra, Rider, 1966, pag. 103. Su questa definizione etimologica di ''mantra'' anche [[Frederick M. Smith]] e [[Sanjukta Gupta]] rispettivamente nelle edizioni 2005 e 1988 della ''Encyclopedia of Religion'' edita dalla Macmillan di New York.</ref>.
 
== Origine del termine ''mantra'' e sua resa in altre lingue asiatiche ==
Un'etimologia tradizionale fa invece derivare il termine ''mantra'' sempre dal verbo ''man'' ma collegato al sanscrito ''tra'' che, ''in fine compositi'', diviene aggettivo con il significato "che protegge", quindi "pensare, pensiero, che offre protezione"<ref>Su questa definizione tradizionale, cfr., ad esempio, [[Philippe Cornu]]. ''Dizionario del Buddhismo''. Milano, Bruno Mondadori, 2003, pag.372.</ref>.
Il termine ''mantra'' deriva dall'insieme di due termini: il [[verbo]] [[Lingua sanscrita|sanscrito]] ''man'' (VIII classe, nella sua accezione di "pensare", da cui ''[[manas (filosofia)|manas]]'': "pensiero", "mente", "intelletto" ma anche "principio spirituale" o "respiro", "anima vivente") unito al suffisso ''tra'' che corrisponde all'aggettivo sanscrito ''kṛt'', ("che compie", "che agisce").<ref>Tra gli altri, [[Agenanda Bharati]]. ''The Tantric Tradition''. Londra, Rider, 1966, pag. 103. Su questa definizione etimologica di ''mantra'' anche [[Frederick M. Smith]] e [[Sanjukta Gupta]] rispettivamente nelle edizioni 2005 e 1988 della ''Encyclopedia of Religion'' edita dalla Macmillan di New York.</ref>.
 
Un'etimologia tradizionale fa invece derivare il termine ''mantra'' sempre dal verbo ''man'' ma collegato al sanscrito ''tra'' che, ''in fine compositi'', diviene aggettivo con il significato "che protegge", quindi "pensare, pensiero, che offre protezione".<ref>Su questa definizione tradizionale, cfr., ad esempio, [[Philippe Cornu]]. ''Dizionario del BuddhismoBuddismo''. Milano, Bruno Mondadori, 2003, pag.372.</ref>.
Nelle altre lingue asiatiche il termine [[sanscrito]] ''mantra'' viene così reso:
 
NelleIn altre lingue asiatiche, il termine [[sanscrito]] ''mantra'' viene così reso:
* in [[lingua cinese|cinese]]: 曼憺羅 ''màndáluó'', ma anche 眞言 ''zhēnyán'';
* in [[lingua giapponese|giapponese]] 眞言 ''shingon'';
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* in [[lingua tibetana|tibetano]] ''botswanaghana''.
 
== Il ''mantra'' nelle culture religiose [[Vedismo|vedica]] e [[brahmanesimo|brahmanica]] ==
Nella più antica [[Veda|letteratura vedica]], il ''[[Ṛgveda]]'', il ''mantra'' ha essenzialmente il significato e la funzione di "invocazione" ai ''[[deva]]'' {{sf|per ottenere la vittoria in battaglia, beni materiali oppure una lunga vita}}<ref>Cfr. a tal proposito, Margaret Sutley e James Sutley in ''Dizionario dell'Induismo'', Roma, Ubaldini, 1980, pag.263. Ma anche [[Frederick M. Smith]]: {{q|In the earliest Indian text, the Ṛgveda, it often had the sense of “invocation,” while in later literature it is closer to “incantation,” “word(s) of power,” “(magic) formula,” “sacred hymn,” “name of God,” or sometimes simply “thought.”|[[Frederick M. Smith]]. ''Encyclopedia of Religion'', vol.8. NY, Macmillan, 2005, pag.5676}}</ref>:
 
{{q|Ci stan davanti cento anni, o dèi, entro i quali avete stabilito la consunzione dei nostri corpi per vecchiaia, entro i quali i nostri figli diventano padri: non colpite il corso della nostra vita a metà del suo cammino.|''[[Ṛgveda]]'', I,89,9. Traduzione di [[Saverio Sani]], in ''Ṛgveda'', Venezia, Marsilio, 2000, pag.178|śatamin nu śarado anti devā yatrā naścakrā jarasaṃ tanūnām putrāso yatra pitaro bhavanti mā no madhyā rīriṣatāyurghantoḥ|lingua=sa}}
 
In tale accezione, l'inno vedico, o ''mantra'', se è metrico e viene recitato a voce alta è indicato come ''ṛk'' (e raccolto nel ''[[Ṛgveda]]''), se invece è in prosa e mormorato è uno ''yajus'' (e raccolto nello ''[[Yajurveda]]''), se corrisponde ad un canto è un ''sāman'' (e raccolto nel ''[[Sāmaveda]]'').<ref>[[Klaus K. Klostermaier]]</ref>.
 
I ''mantra'' appartenenti al ''[[Ṛgveda]]'' venivano quindi recitati ad alta voce dal [[sacerdote]] vedico indicato come ''[[hotṛ]]'', quelli appartenenti al ''[[Sāmaveda]]'' venivano intonati dallo ''[[udgātṛ]]'' (ruolo particolare aveva questo sacerdote e i ''mantra'' da lui intonati nel sacrificio del ''[[Soma (Vedismo)|soma]]''), mentre quelli appartenenti allo ''[[Yajurveda]]'' venivano mormorati dall<nowiki>{{'</nowiki>}} ''[[adhvaryu]]'' (sacerdote che ricopriva un ruolo preminente nel periodo dei ''[[Brāhmaṇa]]'')<ref name="ReferenceA">Margaret Sutley e James Sutley. ''Op.cit.''.</ref>. Ogni particolare [[rito]] [[sacrificio|sacrificale]] (''[[Yajña]]'') richiedeva un'accurata scelta dei ''mantra'' necessari, e il loro precipuo scopo era quello di entrare in comunicazione con la o le divinità (''[[deva]]'') prescelte.<ref name="ReferenceA"/>.
 
Essendo i ''[[Veda]]'' tradizionalmente intesi come non composti da esseri umani (''[[apauruṣeya]]'') bensì trasmessi ai "cantori" delle origini (''[[ṛṣi]]'') all'alba dei tempi, i versi ivi contenuti furono quindi considerati dalle tradizioni induiste, come ''mantra'' "increati" ed "eterni" che mostravano la vera natura del [[cosmo]].<ref name="ReferenceB">[[Frederick M. Smith]]. ''Op.cit.''.</ref>.
 
I testi risalenti alla fine del secondo millennio a.C. e inerenti al ''[[Sāmaveda]]'', mostrano come l'importanza di questi ''mantra'' non risiedesse tanto nel loro significato quanto piuttosto nella loro sonorità. Molti di essi risultano infatti non traducibili e non comprensibili e furono indicati come ''[[stobha]]''. Esempio di ''[[stobha]]'' sono le parole ''bham'' o ''bhā'' che vengono intonate nel contesto dei versi del ''[[Sāmaveda]]''. Successivamente, nei ''[[Brāhmaṇa]]'', il ''mantra'' mormorato (''upāṃśu'') fu considerato superiore a quello enunciato o intonato, e ancora maggiormente superiore il verso silenzioso (''tuṣṇīm'') o mentale (''mānasa'').<ref name="ReferenceB"/>. In particolare nel ''[[Śatapatha Brāhmaṇa]]''<ref>''Śatapatha Brāhmaṇa'' V,4,4,13.</ref> ciò che non è possibile definire e che non è manifesto (''anirukta'') rappresenta l'illimitato e l'infinito: queste considerazioni contenute nei ''[[Brāhmaṇa]]'' forniranno la base teologica delle successive dottrine sulla natura e sulla funzione dei ''mantra''.
 
Nella tradizione successiva divenne quindi poco importante per coloro che studiavano i ''[[Veda]]'' conoscerne il significato quanto piuttosto fu sufficiente memorizzare meticolosamente il testo, con particolare riguardo alla pronuncia e alla sua accentazione. Ciò produsse, a partire dal VI secolo a.C., una serie di opere, che vanno sotto il nome collettivo di ''[[Prātiśakhya]]'', sulla [[fonetica]] e sulla retta pronuncia (''śikṣa'') propria dei ''[[Veda]]'' e per questo collocati all'interno del ''[[Vedaṅga]]'' (membra, ''aṅga'', dei ''Veda'').
 
== I mantra nell'Induismo e nelle tradizioni tantriche ==
La vita di un devoto hindu è pervasa dalla recitazione dei mantra, pratica che lo accompagna in vari momenti della vita e del quotidiano per fini che sono sia sacri (rituali o soteriologici) sia profani (utilitaristici o anche ''magici''), come per esempio: ottenere la liberazione (''[[mokṣa]]''); onorare le divinità (''[[pūjā]]''); acquisire poteri sovrannaturali (''siddhi''); comunicare con gli antenati; influenzare le azioni altrui; purificare il corpo; guarire dai mali fisici; assisterlo nei riti; eccetera<ref>A. Daniélou, ''Miti e dèi dell'India'', ''Op. cit.'', p. 381</ref>.
Ogni mantra va ''usato'' nel modo corretto e, a seconda del modo, può dare differenti risultati:
{{qcitazione|I mantra 'comprovati' danno risultati sicuri entro un tempo determinato. I mantra 'che aiutano' danno buoni risultati se vengono ripetuti nel rosario, o se li si impiega per accompagnare le oblazioni. I mantra 'realizzati' danno risultati immediati. I mantra 'nemici' distruggono quelli che vogliono usarli.|''Mantra-Mahodadhi'', 24-23, citato in A. Daniélou, ''Miti e dei dell'India'', ''Op. cit.'', p. 381}}
 
Questi usi e forme dei mantra non appartengono alla tradizione vedica, dove, come si è detto, il mantra era un inno recitato dal [[brahmino|brahmano]] durante le cerimonie liturgiche, utilizzato quindi per invocare la divinità o influire magicamente sul mondo, ma sono successivi. È soprattutto nell'ambito [[tantra|tantrico]] (sia induista sia buddhistabuddista) che i mantra si sono diffusi e hanno acquisito quei caratteri che oggi in [[India]] è dato di cogliere. Nelle tradizioni tantriche i mantra associati alle divinità sono considerati la forma fonica della divinità stessa. Altri mantra rappresentano, per esempio, parti del corpo o del cosmo.<ref>A. Padoux, ''Tantra'', ''Op. cit.'', p. 137 e 140.</ref>.
 
=== La pratica dei mantra ===
Un mantra, rigorosamente in [[lingua sanscrita]], può essere recitato ad alta voce, sussurrato o anche solo enunciato mentalmente, nel silenzio della meditazione, ma sempre con la corretta intonazione, pena la sua inefficacia. Va inoltre evidenziato che un mantra non lo si può apprendere da un testo<ref>Alcuni mantra sono riservati e i testi li riportano in maniera [[crittografia|criptata]] per salvaguardarne la segretezza.</ref> o da generiche altre persone, ma viene trasmesso da un ''[[guru]]'', un maestro cioè che consacri il mantra stesso, con riti che non sono dissimili dalla consacrazione delle [[icona (arte)|icone]].<ref>G. Flood, ''L'induismo'', ''Op. cit.'', p. 303 e segg.</ref>.
 
L'atto di enunciare un mantra è detto ''uccāra'' in sanscrito; la sua ripetizione rituale va sotto il nome di ''japa'', e di solito è praticata servendosi dell<nowiki>{{'</nowiki>}}''akṣamālā'', un rosario risalente all'epoca vedica. Ci sono mantra che vengono ripetuti fino a un milione di volte:
{{qcitazione|Ogni ripetizione indefinita conduce alla distruzione del linguaggio; in alcune tradizioni mistiche, questa distruzione sembra essere la condizione delle ulteriori esperienze.|Mircea Eliade, ''Lo Yoga'', a cura di Furio Jesi, BUR, 2010; p. 207}}
 
Un aspetto importante nell<nowiki>{{'</nowiki>}}''uccāra'' è il controllo della resipirazionerespirazione. Frequente, soprattutto nelle tradizioni tantriche, è l'accompagnamento del ''japa'' con le ''[[mudrā]]'', gesti simbolici effettuati con le mani, e con pratiche di visualizzazione. Uno dei significati di ''uccāra'' è "movimento verso l'alto", e difatti nella visualizzazione interiore il mantra è immaginato risalire nel corpo del praticante lungo lo stesso percorso della ''[[kundalini|kuṇḍalinī]]'', l<nowiki>{{'</nowiki>}}''energia'' interiore.<ref name="A. Padoux, p. 142">A. Padoux, ''Tantra'', ''Op. cit.'', p. 142 e segg.</ref>.
 
=== I ''bīja'' ===
I ''bīja'' ("seme") sono monosillabi che generalmente non hanno un significato semantico, o lo hanno perso nel corso del tempo, ma vanno interpretati come suoni semplici atti a esprimere o evocare particolari aspetti della natura o del divino, e ai quali sono attribuiti funzioni specifiche e interpretazioni che variano di scuola in scuola. Spesso questi "semi verbali" sono combinati fra loro a costituire un mantra, oppure adoperati come mantra essi stessi (''bījamantra''). Alcuni fra i più noti sono<ref>A. Daniélou, ''Miti e dèi dell'India'', ''Op. cit.'', p. 380 e segg.</ref>:
*'''AUṂ''': è il ''bīja'' più noto, l'[[oṃ]], comune a tutte le tradizioni. Considerato il suono primordiale, forma fonica dell'Assoluto, è utilizzato sia come invocazione iniziale in moltissimi mantra, sia come mantra in sé. Le lettere che compongono<ref>A. Padoux, ''Tantra'', ''Op. cit.'', p. 144.</ref> il ''bīja'' sono A, U ed Ṃ: nella recitazione A ed U si fondono in O, mentre la Ṃ terminale viene nasalizzata e prolungata fonicamente e visivamente. La recitazione dell<nowiki>{{'</nowiki>}}''OṂ'' è molto comune, ed è considerata di grande importanza: numerosi testi citano e argomentano su questo mantra.
* '''AIṂ''': la coscienza. È associato alla [[deviDevī|dea]] [[Sarasvatī]], dea del sapere.
* '''HRĪṂ''': l'illusione. È associato alla dea [[Bhuvaneśvarī]], distruttrice del dolore.
* '''ŚRĪṂ''': l'esistenza. È associato alla dea [[Lakṣmī]], dea della fortuna.
* '''KLĪṂ''': il desiderio. È associato al dio [[Kama (divinità)|Kama]], dio dell'amore, ma rivolto anche a [[Kālī]], la distruttrice.
* '''KRĪṂ''': il tempo. È associato alla dea Kālī.
* '''DUṂ''': la dea [[Durgā]].
* '''GAṂ''': il dio [[Ganapati]].
* '''HŪṂ''': protegge dalla collera e dai demoni.
* '''LAṂ''': la terra
* '''VAṂ''': l'acqua
* '''RAṂ''': il fuoco
* '''YAṂ''': l'aria
* '''HAṂ''': l'etere
Nella ''Yogattatva Upaniṣad'' i suddetti ''bīja'', corrispondenti ai cinque elementi cosmici, vengono messi in relazione con le "cinque parti" del corpo: dalle caviglie alle ginocchia: terra; dalle ginocchia al retto: acqua; dal retto al cuore: fuoco; dal cuore al punto fra le sopracciglia: aria; da quest'ultimo alla sommità del capo: etere. La recitazione consente di acquisire poteri occulti per queste parti del corpo.<ref>Mircea Eliade, ''Lo Yoga'', a cura di Furio Jesi, BUR, 2010; p. 129. Eliade riporta la seguente grafia per i ''bīja'': ''la'', ''va'', ''ra'', ''ya'', ''ka''.</ref>
*'''SAUḤ''': il cuore, simbolo dell'energia divina nella sua origine, seme dell'universo, così come scritto nel ''[[Tantrāloka]]'' di [[Abhinavagupta]]: S è ''sat'' ("l'essere"); AU è l'energia cosmica che anima la manifestazione; Ḥ è la capacità di emissione di [[Shiva|Śiva]]. Il mantra simboleggia quindi la manifestazione del cosmo presente in potenza in Dio, la sua immanenza nel mondo.<ref name="A. Padoux, p. 142"/>.
 
Infine, i cinquanta [[fonema|fonemi]] dell'alfabeto sanscrito<ref>I fonemi sono in realtà quarantanove, da '''A''' ad '''H''', a questi le tradizioni tantriche aggiungono il suono composto '''KṢ'''.</ref> possono essere utilizzati come mantra essi stessi, singolarmente o variamente combinati<ref>L'alfabeto in questo caso diviene una [[deviDevī|dea]]: [[Mātṛkā]].</ref>; ogni fonema può corrispondere a una divinità. Occorre infatti ricordare che secondo quelle dottrine hindu che considerano il mondo increato, ogni suo aspetto già esiste in potenza nei primordi del suo svilupparsi, fonemi e parole non escluse. La [[vāc|parola]] oltrepassa qui il campo d'interesse della grammatica o della fonetica, per diventare oggetto di studio metafisico e religioso. È la parola nella sua accezione più ampia, la parola cosmica. Si può quindi comprendere come alcune parole e alcuni suoni possano avere la proprietà di interagire con altri aspetti del mondo. Ed è qui che va colto il senso della ''potenza'' dei mantra.<ref>A. Padoux, ''Tantra'', ''Op. cit.'', p. 139.</ref>.
 
=== Alcuni mantra ===
* <u>Rudra mantra</u>
<bigspan style="font-size: 120%;">ॐ त्र्यम्बकम् यजामहे सुगन्धिम् पुष्टिवर्धनम् ।उर्वारुकमिव बन्धनान् मृत्योर्मुक्षीय मामृतात् </bigspan><br />
'''''Oṃ tryambakaṃ yajāmahe sugandhiṃ puṣṭivardhanam urvārukam iva bandhanān mṛtyor mukṣīya māmṛtāt'''''<br />
"Veneriamo il Signore dai tre occhi, profumato, che dà la forza e la libera dalla morte. Possa liberarci dai legami della morte."
 
Il mantra è rivolto a Śiva nel suo aspetto distruttivo, [[Rudra]], ed è un'esortazione il cui scopo è di allontanare la morte, nel senso di prevenire l'invecchiamento. Si ritrova per esempio nei testi: ''Mahānirvāna Tantra'' (5, 211); ''Uddīsha Tantra'' (94).<ref name="A. Daniélou, p. 391">A. Daniélou, ''Miti e dèi dell'India'', ''Op. cit.'', p. 391</ref>.
 
* <u>[[Gāyatrī mantra]]</u>
<bigspan style="font-size: 120%;">ॐ भूर्भुवस्व: | तत् सवितूर्वरेण्यम् | भर्गो देवस्य धीमहि | धियो यो न: प्रचोदयात्</bigspan><br />
'''''Oṃ bhūr buvaḥ svaḥ | tat savitur vareṇyaṃ | bhargo devasya dhīmahi | dhiyo yo naḥ pracodayāt'''''<br />
"Sfera terrestre, sfera dello spazio, sfera celeste! Contempliamo lo splendore dello spirito solare, il creatore divino. Possa egli guidare i nostri spiriti [verso la realizzazione dei quattro scopi della vita]."
 
Composto di dodici più dodici sillabe, è ripetuto dodici volte il mattino, il mezzogiorno e la sera. Il suo uso è vietato alle donne e agli uomini di casta bassa. Si ritrova per esempio nei:
''[[Ṛgveda]]saṃhitā'' (III, 62, 10); ''[[Chāndogya Upaniṣad]]'' (3,12); ''[[Bṛhadāraṇyaka Upaniṣad]]'' (5, 15).<ref>A. Daniélou, ''Miti e dèi dell'India'', ''Op. cit.'', p. 390</ref>.
 
* <u>[[Oṃ Maṇi Padme Hūṃ]]</u>
<bigspan style="font-size: 120%;">ॐ मणि पद्मे हूँ</bigspan><br />
'''''Om Mani Peme Hung''''' o '''''Om Mani Beh Meh Hung''''' in [[Lingua tibetana|tibetano]]<br />
"Salve o Gioiello nel fiore di Loto"<br />
È il mantra di [[AvalokitesvaraAvalokiteśvara|Cenresig]], il Buddha della Compassione e protettore di chi è in imminente pericolo. Questo mantra viene raccomandato in tutte le situazioni di pericolo o di sofferenza, o per aiutare gli altri esseri senzienti in condizioni di dolore. Uno dei suoi significati più tenuti in considerazione è la collocazione del Gioiello, simbolo della bodhicitta, nel Loto, simbolo della coscienza umana. Ha altresì il potere di sviluppare la compassione, grande virtù contemplata dal BuddhismoBuddismo.<ref>Le seigneur du Lotus blanc, Le Dalaï-Lama, par Claude B. LEVENSON, Paris, Édition lieu commun, collection le livre de poche, 1987, pp. 239 à 241.</ref>.
 
* <u>Mantra rāja</u>
'''''Śrīṃ Hrīṃ Klīṃ Kṛṣṇāya Svāhā'''''<br />
"Fortuna, Illusione, Desiderio, Offerta al dio oscuro."
 
Il dio oscuro è [[Krishna|Kṛṣṇa]], con riferimento al colore della sua pelle. Il mantra invoca tre aspetti del dio, e ha come scopo di ispirare l'amore divino.<ref name="A. Daniélou, p. 391"/>.
 
* <u>Mantra rivolto alla Dea suprema (Parā Śakti)</u>
'''''Auṃ Krīṃ Krīṃ Hūṃ Hūṃ Hrīṃ Hrīṃ Svāhā'''''
 
Lo scopo di questo mantra è generico, viene recitato per ottenere qualsiasi realizzazione. Presente, ad esempio nei: ''Karpūradi Stotra'' (5); ''Karpura-stava'' (5).<ref>A. Daniélou, ''Miti e dèi dell'India'', ''Op. cit.'', p. 389</ref>.
 
* <u>Śiva panchākśara mantra</u>
<bigspan style="font-size: 120%;">ॐ नम: शिवाय</bigspan><br />
'''''Oṃ namaḥ Śivāya'''''<br />
"Io mi inchino davanti a Śiva."
 
È il mantra principale nelle correnti devozionali [[shivaismo|śaiva]]. Composto di cinque sillabe (''panchākśara'' vuol dire appunto "cinque sillabe", e cinque è il numero sacro di Śiva), viene ripetuto in genere 108 volte, o anche 5 volte tre volte al giorno. È contenuto in molti testi, fra i quali, ad esempio, lo ''Śiva Āgama'', lo ''[[Śiva Purāṇa]]''.<ref>A. Daniélou, ''Miti e dèi dell'India'', ''Op. cit.'', p. 393</ref>.
 
* <u>Netra mantra</u>
'''''Oṃ Juṃ Saḥ'''''<br />
È detto anche "il mantra dell'occhio di Śiva", ed è citato nel ''Netra Tantra'', cap. VII.<ref>A. Padoux, ''Tantra'', ''Op. cit.'', p. 138 e 144.</ref>.
 
* <u>Viṣṇu astākśara mantra</u>
'''''Auṃ namo Nārāyaṇaya'''''<br />
"Io mi inchino davanti a colui che dispensa sapere e liberazione."
 
Il mantra è rivolto a [[Visnù]], essendo Nārāyaṇa appellativo del dio.<ref>A. Daniélou, ''Miti e dèi dell'India'', ''Op. cit.'', p. 394</ref>.
 
* <u>[[Hare Kṛṣṇa (mantra)|Hare Kṛṣṇa mantra]]</u>
'''''Hare Kṛṣṇa Hare Kṛṣṇa | Kṛṣṇa Kṛṣṇa Hare Hare | Hare Rāma Hare Rāma | Rāma Rāma Hare Hare'''''
 
Noto anche come ''Mahā mantra'' ("grande mantra"), è il mantra più noto delle correnti devozionali ''krishnaite'', molto conosciuto anche in Occidente a partire dagli anni sessanta per opera della ''[[Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna|International Society for Krishna Consciousness]]'' (ISKCON) (nota più familiarmente come "gli Hare Krishna"), associazione religiosa statunitense di devoti a Kṛṣṇa fondata nel 1966 in [[New York]].<ref>Vedi ''[http://www.cesnur.org/religioni_italia/i/induismo_10.htm Gli Hare Krishna e gli altri gruppi Gaudiya]''</ref>.
''Hare'' è uno degli appellativi di Viṣṇu, [[Rama|Rāma]] è il settimo ''[[avatāra]]'' di Viṣṇu; l'intonazione del mantra è considerata dai fedeli come il metodo più semplice per esprimere l'amore di Dio, Kṛṣṇa medesimo, completa manifestazione di Īśvara.<ref>Vedi ''[http://iskcon.org/what-hare-krishna#.TwwKgoGAEzc What is Hare Krishna?] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20120730224604/http://iskcon.org/what-hare-krishna |data=30 luglio 2012 }}''</ref><ref>Vedi anche ''[http://www.krishna.com/transcendental-vibration Hare Krishna Maha-Mantra] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20120222010836/http://www.krishna.com/transcendental-vibration |data=22 febbraio 2012 }}''</ref>.
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
* [[Alain Daniélou]], ''Miti e dèi dell'India'', traduzione di Verena Hefti, BUR, 2008.
* [[Gavin Flood]], ''L'induismo'', traduzione di Mimma Congedo, Einaudi, 2006.
* [[André Padoux]], ''Tantra'', a cura di Raffaele Torella, traduzione di Carmela Mastrangelo, Einaudi, 2011.
 
== Voci correlate ==
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== Altri progetti ==
{{interprogetto|etichetta=mantra|commons=Category:Mantras|commons_preposizione=sui|q|q_preposizione=sui}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
 
* {{treccani|mantra}}
=== Mantra Buddhistibuddisti ===
* {{collegamento interrotto|1=[http://www.wildmind.org/meditation/mantra/index.html Mantras in Buddhism] {{Webarchive|dateurl=marzo 2018https://web.archive.org/web/20050405005619/http://www.wildmind.org/meditation/mantra/index.html |botdata=InternetArchiveBot5 aprile 2005 }} il sito comprende clips di mantra in real audio.
* {{collegamento interrotto|1=[http://www.dharmaling.net/Dorjeling/En/Teachings/ManiBenefit_En.htm I Benefici della recitazione del mantra Chenrezig] {{Webarchive|dateurl=marzo 2018https://web.archive.org/web/20060407075425/http://www.dharmaling.net/Dorjeling/En/Teachings/ManiBenefit_En.htm |botdata=InternetArchiveBot7 aprile 2006 }} - un insegnamento di [[Thubten Zopa Rinpoce|Lama Zopa]]
* {{collegamento interrotto|1=[http://fpmt.org/teachings/lzr/ommanibenefits.asp I benefici del canto Om Mani Padme Hum] {{Webarchive|dateurl=marzo 2018https://web.archive.org/web/20050414011824/http://fpmt.org/Teachings/lzr/ommanibenefits.asp |botdata=InternetArchiveBot14 aprile 2005 }} - un altro insegnamento di [[Thubten Zopa Rinpoce|Lama Zopa]].
 
=== Mantra Induisti ===
* [https://web.archive.org/web/20050408081857/http://www.mantraonnet.com/ Mantra on line] - comprende mantra in real audio
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