Piramidi egizie: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Etichette: Annullato Vandalismo quasi certo Modifica da mobile Modifica da web per mobile
Rimuovo vandalismo
Etichette: Modifica visuale Modifica da mobile Modifica da web per mobile
 
(46 versioni intermedie di 29 utenti non mostrate)
Riga 1:
{{Hiero|Piramide|<hiero>U23-G17:r-O24</hiero>|align=right|era=egypt}}
dai kad fai ridere
[[File:Ancient Egypt map-it.svg|thumb|upright=1.4|Mappa con la localizzazione dei siti con i complessi piramidali (contrassegnati dal triangolo)]]
[[File:All Gizah Pyramids.jpg|thumb|Le [[Necropoli di Giza|piramidi di Giza]]: da sinistra, in secondo piano, [[Piramide di Micerino|Micerino]], [[Piramide di Chefren|Chefren]] e [[Piramide di Cheope|Cheope]]; in primo piano tre piramidi "delle regine" del complesso di Micerino]]
 
Le '''piramidi egizie''' sono costruzioni architettoniche di forma [[Piramide|piramidale]] con base perlopiù quadrata o, talvolta, rettangolare.
 
== Etimologia ==
Line 9 ⟶ 13:
Per giungere all'elemento fisico-architettonico della piramide egizia, non si può prescindere dall'elemento immateriale che ne è, molto verosimilmente, alla base: una vera contesa, forse non solo dottrinale, di ordine teologico-religioso facilmente giustificabile là dove si consideri che l'unificazione dell'Alto e Basso Egitto sotto la I e II dinastia comportava, necessariamente, la creazione di un sistema amministrativo centralizzato, con un apparato burocratico gerarchizzato e distribuito capillarmente sul territorio. Ad una tale opera di amalgama non poté sottrarsi l'ambito religioso in cui si cercò di contemperare le esigenze di unificazione con quelle teologiche proprie dei due regni e delle molteplici divinità esistenti per addivenire, peraltro, ad un pantheon riconosciuto e accettato<ref name="cita-Cimmino-1998-p79">{{cita|Cimmino 1998|p. 79}}.</ref>.
 
Le origini dell'opera architettonica vanno perciò ricercate anchesia in ambito religioso sia culturale, e nell'operazione dottrinaria che, nella fase unificatoria del Paese, tese a inglobare miti arcaici e leggende, senza tuttavia far venir meno le relative indipendenze religiose dei regni coinvolti, concentrando l'attenzione su pochi centri di culto sotto l'egida di grandi divinità che già potevano contare su un clero preparato e su scuole teologiche consolidate<ref>{{cita|Cimmino 1998|Cap. V, pp. 78-98.}}</ref><ref>R. Anthes (1959), ''Egyptian Theology in the Third Millunnium B.C.'', in Journal of Near Eastern Studies (JNES), XVIII, pp. 169-212.</ref>.
 
=== Teologia e religione ===
Line 21 ⟶ 25:
Si rendeva tuttavia necessario sancire anche il diritto a regnare sui due regni unificati con un epiteto non legato alle distinte unità territoriali, ma che in qualche modo fosse ad esse sovraordinato, condizione possibile solo facendolo sottostare a una discendenza divina comune<ref>{{cita|Cimmino 1998|p. 82}}.</ref>.
 
Di una tale operazione, forse perché più preparato o teologicamente più antico, o forse per una particolare aggressività e per circostanze politiche particolarmente favorevoli, si incaricò il clero di Ra di [[Eliopoli]] che concepì<ref name="cita-Aldred-2002-p49">{{cita|Aldred 2002|p. 49}}.</ref>, e rese teologicamente ineccepibile, la discendenza divina del re mediante l'enunciazione della teoria della [[Enneade#Grande e piccola enneade|Grande Enneade]] che vedeva il dio falco [[Horus]] quale ultimo re della dinastia divina<ref name="cita-Cimmino-1998-pp85">{{cita|Cimmino 1998|p. 85}}.</ref> e, pertanto, immediato predecessore del re terrestre<ref group="N">La discendenza dei re egizi da Horus non venne mai posta in discussione e oltre quindici secoli dopo la sua enunciazione, il [[Papiro dei Re]], oggi al [[Museo egizio (Torino)|Museo egizio di Torino]], scritto sotto [[Ramses II]], riporta la dinastia divina individuando gli dei come veri e propri re dei quali viene indicato anche il periodo di regno: [[Ptah]], [[Ra]], [[Shu (mitologia)|Shu]], [[Geb]], [[Osiride]], [[Seth]], Horus l'Antico, [[Thot]], [[Maat]], Horus il Giovane figlio di Osiride. È interessante notare che in un momento imprecisato dell'[[Antico Regno (Egitto)|Antico Regno]], Horus l'Antico fu assimilato ad Horus il Giovane molto verosimilmente (Cimmino 1998, p. 86) per chiarire che la terra, ove regna il faraone, è il riflesso speculare del cielo in cui regna Horus.</ref>.
La scelta di Horus appare quanto mai ponderata e acuta visto che si trattava di una divinità comune ad entrambe le realtà geografiche coinvolte nell'unificazione; Horus era, infatti, dio protettore del maggior centro religioso del sud, Nekhen ([[Ieracompoli]]), ma anche dell'analogo importante centro cultuale, per il regno del nord, di [[Behdet]]<ref>{{cita|Cimmino 1998|p. 80}}.</ref><ref group="N">Intorno alla seconda metà del IV millennio a.C. (Cimmino 1998, p. 80) si erano già costituite, di fatto, due entità statali: a sud, con capitale [[Naqada]] e sotto il dominio del dio Seth, e a nord, con capitale [[Behdet]] e dio Horus. La vittoria del regno del nord, in questo scorcio del IV millennio, avrebbe aggregato quello del sud così favorendo l'"esportazione" a sud del culto di Horus e di quello di Ra. Intorno al 3200 a.C. il sud, a sua volta, avrebbe iniziato l'azione di riscossa giungendo, con Menes/[[Narmer]], all'unificazione del Paese, all'inizio dell'era dinastica e al riconoscimento, spontaneo o imposto da fattori politici, del dualismo formale tra le due parti (Cimmino 1998, p. 81) del Paese; dualismo che si riflette nel termine "Due Terre" riferito comunque al Paese intero e che, nei periodi di minore coesione politica e di anarchia, porterà comunque le due parti ad un movimento politicamente centrifugo di separazione e indipendenza.</ref>.
 
Line 76 ⟶ 80:
==== Evoluzione delle sepolture: Età Thinita e Antico Regno ====
[[File:Golden head of Horus 01.jpg|thumb|Testa in Oro di Horus rinvenuta a Ieracompoli (Cairo, Museo Egizio)]]
In [[Storia dell'antico Egitto#Periodo arcaico.2C o Thinita .283150-2700 a.C. I - II dinastia.29|Età Thinita]] si delinea anche nelle sepolture, la stretta gerarchia esistente nella monarchia faraonica: a [[Ieracompoli]], l'antica Nekhen capitale dell’Alto Egitto, a immagine del monticello [[Tatenen]], emerso dal [[Nun (mitologia)|Nun]], l'oceano primordiale da cui la vita ebbe origine, il corpo del sovrano viene "piantato" nella terra, come un seme, affinché possa rinascere con l'annuale inondazione [[nilo]]tica<ref>{{cita|Lehner 2003|pp. 72-75}}.</ref>. In tale periodo, e tale usanza permarrà sino alla [[IV dinastia egizia|IV dinastia]], i corpi sono ancora deposti in posizione fetale e si giungerà alla completa estensione ede alla mummificazione artificiale solo alla fine del [[Storia dell'antico Egitto#Primo Periodo Intermedio .282160-2055 a.C. VII-VIII-IX-X dinastia.29|Primo Periodo Intermedio]]<ref>{{cita|Roveri 1969|p. 24}}.</ref>. Sul corpo del re, nell'area della città riservata alle sepolture, ai limiti con l'area desertica, viene eretto un tumulo rivestito in mattoni crudi, con i vari corsi sovrapposti inclinati con un angolo di 45°<ref group="N">Scavato da [[James Edward Quibell]] nel 1897-98, e successivamente da [[Frederick William Green]], rivelò una datazione compatibile con il 3200 a.C. con sovrapposizioni fino al Nuovo Regno.</ref>, circondato da un muro in mattoni di fango di circa 49 m.<ref name="cita-Lehner-2003-p73">{{cita|Lehner 2003|p. 73}}.</ref>. Dati i crolli intervenuti nei millenni, non è possibile stabilire l'altezza della sovrastruttura tumularia che, tuttavia, doveva verosimilmente essere a sua volta sovrastata dalla cappella ''Per-Wer'', ovvero "la Grande Casa" che era il nome del santuario di Ieracompoli e dell’Egitto meridionale. Nello stesso recinto venne rinvenuta da [[James Edward Quibell|Quibell]] e [[Frederick William Green|Green]], nel 1898, la [[Tavoletta di Narmer]] ritenuta il simbolo dell'unificazione dell’Alto e Basso Egitto da parte del re meridionale [[Menes]]/Narmer della [[I dinastia egizia|I dinastia]].
 
A dimostrazione dell'importanza di tale tumulo che, nei secoli, subirà sovrapposizioni fino al Nuovo Regno, si consideri che al [[Storia dell'antico Egitto#Medio Regno .282055-1790 a.C. XI-XII dinastia.29|Medio Regno]] risale, altresì, la realizzazione di un complesso in muratura costituito da più locali che ricalcano quelli previsti per i complessi funerari delle piramidi delle prime dinastie<ref name="cita-Lehner-2003-p73"/>; in uno di questi, al centro del complesso, venne peraltro rinvenuta la testa in oro di [[Horus]], con il capo sovrastato da alte piume, nota come Horus di Ieracompoli<ref>{{cita|Corteggiani 2007|p. 218}}.</ref>.
Line 111 ⟶ 115:
==== Complesso di Djoser ====
{{vedi anche|Complesso di Djoser}}
Si tratta, intanto, della prima costruzione di cui si abbia memoria in cui il mattone crudo viene sostituito dalla pietra squadrata<ref>{{cita|Aldred 2002|p. 56}}.</ref> usata per realizzare tutto il complesso<ref group="N">Precedentemente si hanno pochi esempi di uso della pietra e solo per piccole parti accessorie di alcune tombe reali o mastabe di funzionari:
* I dinastia, Abido: pavimento della tomba di [[Den]];
* I dinastia, Saqqara: pavimento di una cappella annessa ad una màstaba risalente all'epoca di [[Qa'a]]
Line 132 ⟶ 136:
Il risultato finale è, comunque, una piramide costituita da sei gradoni, per un'altezza complessiva, oggi, di circa 59 m, una vera e propria scala che doveva agevolare il re nella sua ascesa verso il cielo e il padre Ra, in perfetta aderenza con la teologia eliopolitana cui si richiamerebbe, inoltre, la cosiddetta [[Piramide di Djoser#Tomba a sud|Tomba a sud]]<ref group="N">Esiste diatriba sulla funzione della Tomba a Sud: secondo alcuni studiosi sostituirebbe la doppia sepoltura precedente a Saqqara e Abido; secondo altre ipotesi si sarebbe trattato del deposito per i vasi canopici, o per le corone reali (ipotesi suffragata dal fregio continuo di cobra che ne sovrasta la sommità), o che si trattasse di una "falsa tomba" realizzata per sviare eventuali ladri dalla ricerca di quella autentica.</ref><ref>{{cita|Aldred 2002|pp. 52 e 112.}}</ref>.
 
<div align="center"><gallery widths="150" heights="150">
File:Sakkara 12.jpg|La piramide a Gradoni di Djoser a Saqqara
File:Djoser-mastaba-évolution.jpg|Evoluzione della màstaba originaria
Line 141 ⟶ 145:
File:Djoser-tombe-sud2.jpg|Struttura sotterranea della Tomba a Sud
File:Saqqarah Djeser 05.jpg|Muro a facciata di palazzo della Tomba a Sud
</gallery></div>
 
==== Altre Piramidi a Gradoni ====
Line 165 ⟶ 169:
Oltre le citate quattro maggiori piramidi a gradoni<ref group="N">Djoser; Sekhemkhet; Kahba e Huni.</ref>, sono note altre sette piramidi minori della stessa fattispecie<ref name="cita-Lehner-2003-p96">{{cita|Lehner 2003|p. 96}}.</ref><ref>{{cita|Cimmino 1998|pp. 122-125}}.</ref><ref group="N">Cimmino 1998, pp. 122-125, ne indica quattro (Zawyet el-Aryan, Seila, El-Kolah e una a Nubt), ed accenna solo a sei altre ad Elefantina e due ancora a Sinki, mentre Lehner 2003, p. 96, ne indica sette.</ref>; si tratta di piramidi, o di quel che ne resta, di piccole dimensioni risalenti alla parte finale della III dinastia che, a fattor comune, presentano la disposizione della muratura del nucleo a "letti inclinati", ovvero parallelamente alle facce del rivestimento esterno. Date le dimensioni ridotte, e la quasi totale assenza di esplorazioni archeologiche, si è ipotizzato potesse trattarsi di cenotafi, o di piramidi destinate a principi nelle località di cui erano governatori, o a regine nelle località di nascita<ref>{{cita|Cimmino 1998|p. 122}}.</ref>, o che si trattasse<ref name="cita-Lehner-2003-p96"/> di segnacoli per luoghi sacri a Horus e Seth o, ancora, che fossero simboli del monticello primevo da cui scaturì la vita. Delle 7 piramidi indicate da Lehner<ref name="cita-Lehner-2003-p96"/>, la più meridionale si trova sull'isola di [[Elefantina]], tre altre si trovano nei pressi di [[Ombos]], una a Sinki, nei pressi di AbAbidoydos, una nel Medio Egitto, a [[Zawyet el-Aryan]] e un'altra a Seila<ref group="N">Seila è la località in cui avvenne lo scontro finale tra Horus e Seth e questo giustificherebbe l'individuazione, riportata da Lehner 2003, p. 96, come segnacolo di località legata al culto delle due divinità.</ref>, a sud dell'area del [[Fayyum]]. Particolarmente interessante appare la piramide a gradoni di Seila ove, nel 1987, una spedizione della Brighman Young University di [[Provo (Utah)|Provo]] ([[Utah]]) rinvenne una stele intestata al re Snefru, fondatore della IV dinastia<ref name="cita-Lehner-2003-p96"/><ref name="cita-Cimmino-1998-p123">{{cita|Cimmino 1998|p. 123}}.</ref>, e titolare di altre tre piramidi<ref group="N">Gli scarsi studi eseguiti su questa piramide, che si pensava potesse essere la sepoltura della regina [[Hetepheres I]], madre del re [[Cheope]], hanno tuttavia dato esito negativo e discordi sono anche i pareri degli studiosi sull'epoca di costruzione che viene fatta oscillare tra la IV dinastia e, più probabile, le dinastie [[Hyksos]] del [[Storia dell'antico Egitto#Secondo Periodo Intermedio .281790-1540 a.C. XIII-XIV-XV-XVI-XVII dinastia.29|Secondo Periodo Intermedio]]</ref><ref name="cita-Cimmino-1998-p123"/>. La piramide di Seila è l'unica che conservi parte del rivestimento in calcare, doveva avere una base di 22,50 m per un'altezza di 17 m ripartita su tre gradoni.
 
<div align="center"><gallery widths="150" heights="150">
File:Sekhemkhet pyramid at Saqqara.jpg|Resti della piramide a gradoni di Sekhemkhet a Saqqara
File:Photo-cuve-grande-excavation.jpg|Il sarcofago della piramide "a strati" di Khaba a Zawyet el-Aryan in una foto dei primi del '900
File:Meidoum03.jpg|La piramide a gradoni di Huni a Meidum, poi trasformata in piramide perfetta da Snefru
File:Meidum Pyramid Complex.png|Planimetria del complesso funerario di Huni/Snefru a Meidum
</gallery></div>
 
=== IV dinastia ===
Line 209 ⟶ 213:
Occorre far menzione, in conclusione, anche di una quarta piramide legata, in qualche modo, a Snefru; si tratta, infatti di una [[Piramidi egizie#Piramidi a gradoni minori|piramide a gradoni minore]], a Seila, a sud dell'area del Fayyum, presso la quale, nel 1987, venne rinvenuta una stele intestata a re Snefru<ref name="cita-Lehner-2003-p96"/>.
 
<div align="center"><gallery widths="150" heights="150">
File:Meidoum03.jpg|la "falsa piramide" di Huni/Snefru a Meidum
File:Meidum Pyramid Complex.png|Planimetria del complesso di Snefru a Meidum
Line 219 ⟶ 223:
File:11 red corbel 1.jpg|Il soffitto ad aggetto di una delle camere della Piramide Rossa
File:Pyramide-rouge-infra.jpg|Isometria dei locali interni della Piramide Rossa
</gallery></div>
 
==== Le piramidi di Giza ====
{{vedi anche|Piramidi di Giza}}
===== Costruzione =====
<div align="center">
{|style="border:1px solid #EFEFDD; background-color:#EFEFDD"
| [[Image:Giza pyramid complex (multilingual map).svg|400px]]
Line 260 ⟶ 264:
32. Area centrale delle màstabe e tombe rupestri<br>
|}
</div>
Dopo lo spostamento delle necropoli reali da Meidum e Saqqara a Dashuhr, sotto Snefru, con il successore [[Cheope]] si assiste a una nuova migrazione dei complessi funerari regali sull'altopiano di [[Giza]], a circa 8&nbsp;km dalla capitale [[Menfi (Egitto)|Menfi]]. La struttura del complesso funerario è ormai definita nei suoi elementi essenziali e la maestria nella lavorazione della pietra offre livelli precedentemente impensabili<ref group="N">[[Flinders Petrie]], citato da Cimino 1998, p. 146, stimò che le linee di congiunzione tra i blocchi del rivestimento della piramide di Cheope avevano uno spessore inferiore al millimetro.</ref>.
 
Sull'altopiano, date anche le ridotte dimensioni<ref group="N">L'altopiano di Giza si estende a circa 40-50 m sul livello del Nilo, per poco più di un chilometro da nord a sud e circa 2 sull'asse est-ovest delimitato da due wadi.</ref>, trovano posto solo i tre più importanti, e famosi, complessi funerari dell'Antico Egitto rappresentati dalle piramidi di [[Cheope]], [[Chefren]] e [[Micerino]] circondati dalle innumerevoli màstabe di funzionari e nobili autorizzati a riposare vicino ai re<ref>{{cita|Cimmino 1998|p. 146}}.</ref><ref name="cita-Lehner-2003-pp106-107">{{cita|Lehner 2003|pp. 106-107}}.</ref>. L'area, fatte salve alcune sepolture private alla base dell'altipiano e nelle wadi, doveva essere vergine quando Cheope decise di sfruttarla per la realizzazione del suo enorme complesso funebre. È bene, preliminarmente, tener presente che durante il Primo Periodo Intermedio la necropoli venne sistematicamente depredata e si salvò la sola [[Hetepheres I#La scoperta della tomba|tomba della regina Hetepheres I]], [[Hetepheres I|madre di Cheope]], poiché completamente sotterranea e senza alcun elemento che ne segnalasse la presenza<ref>{{cita|Cimmino 1998|p. 147}}.</ref>. A tale periodo risalgono, inoltre, i primi prelievi di pietra dai rivestimenti delle piramidi e lo smantellamento dei templi per ricavarne pietre da costruzione; i prelievi proseguirono anche in periodi successivi e, segnatamente, durante il Medio Regno specie sotto le dinastie [[XI dinastia egizia|XI]] e [[XII dinastia egizia|XII]]<ref name="cita-Cimmino-1998-p148">{{cita|Cimmino 1998|p. 148}}.</ref>. Per quanto riguarda la suppellettile funeraria, benché interamente depredate delle parti più preziose e delle ricchezze contenute, se ne ha contezza fino al VII-VI secolo a.C.<ref name="cita-Cimmino-1998-p148"/>.
 
===== La piramide di Cheope =====
{{vedi anche|Piramide di Cheope}}
[[File:Great Pyramid S-N Diagram.svg|thumb|left|upright=21.5|thumb|Sezione schematica della Piramide di Cheope:<br />
<ol>
<li>ingresso originale</li>
Line 314 ⟶ 317:
Oltre la piramide, che era originariamente circondata, a 10 m dalla base, da un muro alto più di 8 m in calcare bianco di Tura, il complesso comprendeva il Tempio Funerario<ref>{{cita|Ricke 1950|pp. 92-98}}.</ref><ref group="N">Secondo Herbert Ricke (1901 - 1976), egittologo e storico dell'architettura tedesco, il tempio funerario di Cheope (di cui non esiste traccia) riproduceva in modo alquanto fedele il tempio di Abido.</ref>, ove giungeva la Via Processionale<ref group="N">[[Erodoto]] nel volume II delle sue [[Storie (Erodoto)|Storie]], 124, così descrive la via cerimoniale: "''ha una lunghezza di 5 stadi (circa 1050 m), una larghezza di 5 orge (circa 21 m) e un'altezza, dove è maggiormente elevata, di 8 orge (circa 16,80 m), ed è di pietra levigata e coperta di figure incise''". Per la conversione delle misure, si tenga presente che Erodoto non usava il sistema metrico attico, bensì quello egiziano detto ''filetereo'' (così Cimmino 1998, p. 165). Scavi eseguiti nel 1964 hanno consentito di rinvenire le fondamenta della Via Processionale il cui spazio destinato alla deambulazione doveva essere di circa 2 m fiancheggiato da due muri spessi, alla base, circa 3 m. Tracce di tali muri, e di pareti con rilievi erano stati rinvenuti nel 1930-1939 da Reisner. Si ritiene che la via processionale del complesso di Cheope fosse, al contrario di quelle delle piramidi precedenti, coperta.</ref>, unico ingresso al recinto della piramide, che partiva dal Tempio a Valle<ref group="N">Anche di questo tempio, ove verosimilmente si svolgevano le cerimonie connesse all'imbalsamazione del re, non si ha traccia e si ritiene, viste anche le misure offerte da Erodoto, possa essere sepolto sotto il villaggio di Nazlet el-Simmân, oggi inglobato nell'abitato di Giza. Data la vicinanza con il Nilo, o con corsi o specchi d'acqua congiunti con il fiume, i templi a valle sono stati i primi ad essere smantellati per ricavarne pietre da costruzione, ed è perciò molto raro trovarne di ancora "leggibili".</ref>, nonché altre strutture come fosse per [[Barca sacra|barche sacre]] e piramidi minori di cui una "satellite" e tre "delle regine". Tracce della prima, forse destinata al kha di Cheope, con un lato di base di soli 20 m, sono state rilevate solo di recente; le tre "piramidi delle regine" sono denominate (da nord a sud) GI-a, GI-b, GI-c<ref group="N">Le tre piramidi erano verosimilmente destinate: GI-a alla regina Heteperes, madre del re (la cui vera tomba venne tuttavia trovata poco discosta e intatta); GI-b alla regina Meritetes, come testimoniato da un'iscrizione nella vicina màstaba di Khawab, forse figlio di Cheope e della stessa regina; GI-c alla regina Henutsen, nome tuttavia noto solo dalla XXI o XXVI dinastia quando la piramide venne destinata alla dea Iside come "Signora delle Piramidi".</ref>, vennero costruite con minor cura ed avevano un lato di base pari a circa un quinto della piramide principale, circa 40–45 m<ref>{{cita|Lehner 2003|p. 116}}.</ref>.
 
<div align="center"><gallery widths="150" heights="150">
File:Khufu CEM.jpg|L'unica statua esistente di Cheope (7,5&nbsp;cm)
File:Kheops-Pyramid.jpg|La Piramide di Cheope a Giza
Line 321 ⟶ 324:
File:Kheops-chambre-roi.jpg|Assonometria della Camera del Re
File:Piazzi-plate 13.jpg|La Camera del Re e i vani di scarico in un disegno di [[Charles Piazzi Smyth]] del 1877
</gallery></div>
 
===== La piramide di Djedefra =====
Line 358 ⟶ 361:
Sul lato sud della piramide venne eretta una piramide satellite, con lato di base di 20,90 m, la cui sovrastruttura è, oggi, completamente scomparsa.
 
<div align="center"><gallery widths="150" heights="150">
File:Flickr - MrSnooks - Cairo, Egypt (9).jpg|La piramide di Chefren
File:Khephren-temple-funéraire.jpg|Planimetria del Tempio Funerario del complesso di Chefren
Line 371 ⟶ 374:
File:07 khafre coffer.jpg|Il sarcofago in granito rosso
File:Giseh 19.jpg|Particolare del rivestimento in calcare ancora in sito
</gallery></div>
 
===== La Sfinge =====
Line 408 ⟶ 411:
Il complesso di Micerino comprende, a sud, tre piramidi "della regina" di cui una, probabilmente destinata alla regina Khamerernebty II, in forma geometrica, con lato di base di 44 m e altezza pari a 28,40 m, verosimilmente con rivestimento in granito<ref group="N">La perdita del rivestimento ha portato agli attuali 25,40 m d'altezza.</ref>. Le altre due sono esempi di piramidi a gradoni con base di 31,15 m e altezza di 25,40; non è dato di sapere se fossero "perfette" o se avessero un rivestimento in pietra pregiata<ref name="cita-Cimmino-1998-p205"/>.
 
<div align="center"><gallery widths="150" heights="150">
File:Cairo, Gizeh, Pyramid of Menkaure, Egypt, Oct 2005.jpg|La piramide di Micerino
File:Menkaure Iso.jpg|Assonometria della piramide di Micerino ricavate da modello 3D
Line 420 ⟶ 423:
File:Pharaoh Menhaure triad statue, Caire-Musée.jpg|Una delle triadi rinvenute da Reisner nel Tempio a Valle di Micerino: il re tra le dee [[Hathor]] e [[Anput]]
File:Mastaba-faraoun-3.jpg|La Mastabat el-Fara'un di Shepseskhaf a Saqqara
</gallery></div>
 
Shepseskhaf, figlio di Micerino e di una regina minore, successe al padre; il suo regno durò, forse, solo 4 anni e, non si sa per quale motivo<ref group="N">Pur non esistendo prove nel senso, è stato ipotizzato (tra gli altri Cimmino 1998, p. 206) che l'abbandono della piramide, simbolo solare, possa essere derivato, più che dalla volontà di interrompere la tradizione dei predecessori, dal tentativo di allontanare la casa regnante dal clero eliopolitano che stava acquistando particolare potere.</ref>, forse a causa di morte prematura, interruppe la tradizione delle piramidi riservando per sé stesso una màstaba a Saqqara, oggi nota come [[Mastabat el-Fara'un]], sia pure di enormi dimensioni<ref group="N">99,60 m x 74,40, inclinazione delle pareti di 70°.</ref><ref name="cita-Cimmino-1998-p206">{{cita|Cimmino 1998|p. 206}}.</ref>, con pareti rivestite di calcare fino, eccetto il corso inferiore in granito rosso<ref name="cita-Lehner-2003-p138">{{cita|Lehner 2003|p. 138}}.</ref>.
 
Dopo Shepseskhaf salì forse al trono l'ultimo re della IV dinastia, un sovrano di cui, tuttavia, non si ha notizia se non dalla lista manetoniana così come riportata da [[Sesto Africano]] ove risulta con il nome greco di Thampththis che si è ritenuto potesse essere la traslitterazione del nome egizio [[Djedefptah]], ma non si ha alcuna traccia di un re di tal nome anche se il Papiro di Torino presenta, dopo il nome di Micerino, una lacuna che potrebbe contenere il nome di un altro re<ref name="cita-Cimmino-1998-p206"/>.
 
===== Saccheggi =====
Durante il [[primo periodo intermedio]] la necropoli venne sistematicamente depredata e si salvò la sola [[Hetepheres I#La scoperta della tomba|tomba della regina Hetepheres I]], [[Hetepheres I|madre di Cheope]], poiché completamente sotterranea e senza alcun elemento che ne segnalasse la presenza<ref>{{cita|Cimmino 1998|p. 147}}.</ref>.
 
A tale periodo risalgono, inoltre, i primi prelievi di pietra dai rivestimenti delle piramidi e lo smantellamento dei templi per ricavarne pietre da costruzione; i prelievi proseguirono anche in periodi successivi e, segnatamente, durante il Medio Regno specie sotto le dinastie [[XI dinastia egizia|XI]] e [[XII dinastia egizia|XII]]<ref name="cita-Cimmino-1998-p148">{{cita|Cimmino 1998|p. 148}}.</ref>. Per quanto riguarda la suppellettile funeraria, benché interamente depredate delle parti più preziose e delle ricchezze contenute, se ne ha contezza fino al VII-VI secolo a.C.<ref name="cita-Cimmino-1998-p148"/>.
 
===== Oblio e riscoperta delle Piramidi di Giza =====
[[immagine:Joseph Gathering Corn (San Marco).jpg|miniatura|upright=1.6|Particolare del mosaico che mostra [[Giuseppe (patriarca)|Giuseppe (il Patriarca)]] e le piramidi, situato nella terza cupola nord del nartece della [[Basilica di San Marco]] di [[Venezia]].]]
 
Nel Medioevo si perse la cognizione della vera natura delle piramidi di Giza, tanto si credeva fossero i "granai di [[Giuseppe (patriarca)|Giuseppe]]". Come è narrato nella [[Genesi]] (41:47-8), Giuseppe, dopo essere stato venduto per gelosia dai fratelli, era diventato visir d'Egitto e vide in sogno che ci sarebbero stati sette anni di prosperità seguiti da sette anni di carestia; fece quindi costruire grandi granai per accumulare riserve, per superare il periodo di penuria di cibo. La tradizione identificò questi magazzini con le piramidi, sia a causa delle grandi dimensioni, sia per l'etimologia del nome "piramidi" fornita da [[Stefano di Bisanzio]], che faceva derivare il termine dal greco "''pyros''", ossia "grano". Anche se nella Genesi non si trova alcun cenno a ciò, lo storico del VI secolo [[Gregorio di Tours]] diede credito a questa teoria<ref>
*{{en}}[[Gregorio di Tours]], ''[https://archive.org/details/historyoffranks01greg/page/8/mode/2up?view=theater Historia Francorum]''</ref>, seguita anche dall'artista dei mosaici del transetto della [[Basilica di San Marco]] di Venezia, in una scena dedicata in cui il patriarca Giuseppe sovrintende alla raccolta del grano e sullo sfondo si vedono le piramidi per accoglierlo. I resoconti dei pellegrini confermavano la tradizione, come ad esempio quella del [[pellegrino anonimo di Piacenza]], che afferma che i granai "sono ancora pieni".
 
Già alla fine dell'[[Età antica]], comunque, la cognizione della reale natura delle piramidi si stava perdendo, come mostrano gli scritti di [[Egeria (pellegrina)|Egeria]] (IV - V sec.)<ref>''[https://books.google.it/books?id=hvYQAAAAYAAJ&pg=PT404&redir_esc=y#v=onepage&q&f=false Itinerarium Egeriae]'', Y2 [= citazione di Pietro Diacono]; ed. R. Weber, CCSL 175:100; PL 173:1129D</ref> e [[Giulio Onorio]] (V secolo)<ref>Alexander Riese, ''[https://books.google.it/books?id=dlgGAAAAQAAJ&pg=PA51&redir_esc=y#v=onepage&q&f=false Geographi latini minores]'', Henningeros fratres, 1878 (p. 51).</ref>, concordi nell'identificare le piramidi con i granai di Giuseppe.
 
Fu solo nel periodo dell'[[Umanesimo]] che [[Ciriaco d'Ancona]], il padre dell'[[archeologia]], riscoprì la vera natura di questi monumenti egizi. Egli fu il primo dopo l'[[Età antica]] a identificare correttamente le piramidi e a portare in [[Europa]] notizie su questi monumenti, che aveva ritrovato facendosi guidare dalle parole di [[Erodoto]]. Ciriaco parlò delle piramidi nei suoi ''Commentarii'' e testimoniò che esse erano l'unica [[Sette meraviglie del mondo|meraviglia del mondo antico]] a essere sopravvissuta allo scorrere del tempo<ref name="ciriaco">Enciclopedia Treccani, [http://www.treccani.it/enciclopedia/ciriaco-d-ancona_%28Enciclopedia-Italiana%29/ Ciriaco d'Ancona]</ref><ref>Agostino Pertusi, ''Venezia e l'Oriente: fra Tardo Medioevo e Rinascimento'', Sansoni, 1966, p. 331.</ref>.
 
=== V dinastia ===
Line 445 ⟶ 463:
 
==== La piramide di Userkaf ====
Figlio dell'ultimo re della IV dinastia, [[Shepseskaf]], e della regina Khentkhaus, figlia di re [[Djedefhor]], e perciò stesso pienamente legittimato ad assumere il potere reale, Manetone indica in [[Userkaf]] il primo re della V dinastia che, avendo regnato tra i 7 e i 10 anni, scelse, per la costruzione del suo complesso funerario l'area di Saqqara e, segnatamente, l'area più prossima al complesso di Djoser<ref name="cita-Lehner-2003-p140">{{cita|Lehner 2003|p. 140}}.</ref><ref>{{cita|Cimmino 1998|p. 220}}.</ref>. Dopo la breve parentesi degli ultimi re della IV dinastia che avevano privilegiato màstabe come loro sepolture, Userkaf ritornò alla piramide perfetta, "''Puri sono i luoghi di Userkaf''"<ref group="N">Meglio nota agli abitanti del luogo, ai tempi della scoperta (1831-1832) e dell'unica visita nota agli appartamenti funerari (1839) da parte di [[John Shae Perring]], come ''el-Haram el-Merkabesh'', ovvero "la piramide crollata". Ad oggi, dopo quella di Perring, non è stato possibile visitare nuovamente l'appartamento funerario, scavato nella roccia del pianoro,a causa di un enorme blocco di calcare che incombe precariamente sull'ingresso.</ref><ref name="cita-Cimmino-1998-p222">{{cita|Cimmino 1998|p. 222}}.</ref>. Per costruire la piramide venne spianata un'area in forte pendenza e, in questa fase, proprio sfruttando i lavori di livellamento, venne scavato il corridoio discendente che adduceva all'appartamento<ref group="N">Secondo la descrizione di Perring si tratta due camere disposte ad angolo retto: un'anticamera di 4,12 m x 3,11, e la camera funeraria di 7,78 m. x 3,11, alta 4,30 m con soffitto a "V" rovesciata, all'interno della quale Perring rinvenne un sarcofago di basalto incastrato nel pavimento.</ref><ref name="cita-Cimmino-1998-p222"/><ref name="cita-Lehner-2003-p141">{{cita|Lehner 2003|p. 141}}.</ref>. Benché la forma fosse del tutto simile alle piramidi della IV dinastia, quella di Userkaf presentava un nucleo costituito da blocchi grossolanamente squadrati molti dei quali, come testimoniato da scritte in ocra rossa, prelevati da altri monumenti e riutilizzati<ref name="cita-Cimmino-1998-p223">{{cita|Cimmino 1998|p. 223}}.</ref>; l'asportazione totale del rivestimento nei secoli, e specialmente nel medio evo, comportò il crollo totale della piramide di cui non resta, oggi che un informe cumulo di blocchi<ref name="cita-Lehner-2003-p140"/>. [[Jean-Philippe Lauer]] rilevò un lato di 73,30 m, per un'altezza di circa 49 m, ma data l'assenza totale di rivestimento e le dimensioni di alcuni blocchi spezzati rinvenuti alla base, si ritiene che tali misure siano da aumentare fortemente<ref name="cita-Cimmino-1998-p223"/>. Alcune tracce di iscrizione sui blocchi di calcare del rivestimento hanno lasciato supporre che la piramide e l'appartamento funerario possano aver subito un restauro nel corso della [[XIX dinastia egizia|XIX dinastia]]<ref name="cita-Cimmino-1998-p223"/>.
 
Nessuna traccia è stata rilevata del Tempio a Valle e poche le tracce della Via Processionale; poche tracce restano anche del Tempio Funerario<ref name="cita-Lehner-2003-p141"/> che venne smantellato, fino alle fondamenta, in epoca [[Sais|saitica]] ([[XXIV dinastia egizia|XXIV]] - [[XXVIII dinastia egizia|XXVIII dinastia]]) per la costruzione di quattro altre tombe<ref>{{cita|Cimmino 1998|pp. 224-225}}.</ref>
Line 463 ⟶ 481:
{{vedi anche|XII dinastia egizia}}
[[File:BlackPyramidOfAmenemhetIII.jpg|thumb|La [[piramide di Amenemhat III]], della XII dinastia.]]
[[File:Pyramid at Lahun.jpg|thumb|La [[piramide di Sesostri II]] ad [[El-Lahun]].]]
 
I faraoni della XII dinastia ripresero l'usanza di farsi seppellire in tombe a forma di piramide. Le loro piramidi erano rivestite di calcare pregiato ma, ad eccezione della [[piramide di Amenemhat I]], il materiale usato non era più la pietra, ma i mattoni. Lo stato di conservazione in cui ci sono arrivate (esemplificato dalle immagini a lato) è assai precario. Le dimensioni erano maggiori di quelle della VI dinastia: l'altezza superava i 100 metri. Viene di nuovo scelto il sito di [[Dahshur]], già usato da Djoser. In questo periodo si moltiplicano le piccole piramidi costruite per le regine o altri componenti della famiglia reale. Le ultime due piramidi note risalgono alla XIII dinastia, durante il [[Secondo periodo intermedio dell'Egitto|secondo periodo intermedio]] e con i sovrani del [[Nuovo Regno (Egitto)|Nuovo Regno]] furono preferite altre tipologie di tombe.
 
== Elenco ==
{{vedi anche|Lista delle piramidi egizie|Lista delle piramidi di Lepsius}}
L'elenco riporta le principali piramidi in [[Egitto]]. In colore giallo scuro le piramidi attribuite a [[faraoni]], in giallo chiaro le [[piramide secondaria|piramidi secondarie]] e in azzurro le altre strutture architettoniche (mastabe, templi solari) identificate in passato come piramidi.
{| class="wikitable sortable" style="font-size:90%;width:99%;"
Line 614 ⟶ 632:
| [[XIII dinastia egizia|XIII]] || || ''[[Piramide Lepsius 46]]'' || [[Saqqara]] ||data-sort-value="46"| XLVI || || || || ||
|-style="background: Khaki;" |
| [[XVIII dinastia egizia|XVIII]] || [[Ahmose I|Ahmose]] || ''[[Piramide di Ahmose]]'' || [[Abido (Egitto)|Abido]] || || 52,5 × 52,5 × 10 m || n.d. || 60° || ||
|}
 
Line 631 ⟶ 649:
* {{cita libro|autore=[[Christine El Mahdy]]|traduttore=Elisabetta De Medio|titolo=Il costruttore della Grande Piramide|editore=Corbaccio|città=Milano|edizione=|anno=2003|p=324|isbn=88-7972-507-6|lingua=|cid=El Mahdy 2003}}
* {{cita libro|autore=[[Cyril Aldred]]|traduttore=Sergio Bosticco|titolo=Gli egiziani, tre millenni di civiltà|editore=Newton & Compton|città=Roma|edizione=|anno=1985|p=174|isbn=|lingua=|cid=Aldred 1985}}
* {{cita libro|autore=[[Cyril Aldred]]|traduttore=Massimo Parizzi|titolo=Arte dell'Antico Egitto|url=https://archive.org/details/artedellanticoeg0000unse|editore=Rizzoli|città=Milano|edizione=|anno=2002|p=[https://archive.org/details/artedellanticoeg0000unse/page/278 278]|isbn=88-7423-063-X|lingua=|cid=Aldred 2002}}
* {{cita libro|autore=[[Corinna Rossi]]|traduttore=|titolo=Piramidi|editore=White Star|città=|edizione=|anno=2004|pp=|isbn=9788854001589|lingua=|cid=Rossi 2004}}
* {{cita libro|autore=[[Franco Cimmino]]|traduttore=|titolo=Storia delle piramidi|editore=Rusconi|città=[[Santarcangelo di Romagna]]([[Provincia di Rimini|RN]])|edizione=III|anno=1998|p=490|isbn=88-18-88016-0|cid=Cimmino 1998}}
Line 668 ⟶ 686:
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|preposizione=sulle}}
 
{{Piramidi egizie}}