Giuseppe Verdi: differenze tra le versioni
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{{Bio
|Nome = Giuseppe Fortunino Francesco
|Cognome = Verdi
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|Sesso = M
|LuogoNascita = Le Roncole
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=== Adolescenza e formazione ===
[[File:Giuseppe Verdi casa natale.jpg|thumb|left|La casa natale a [[Roncole Verdi]]]]
Giuseppe Verdi nacque a Roncole di Busseto<ref>Oggi chiamate in suo onore Roncole Verdi.</ref> il 10 ottobre 1813 da genitori piacentini: Carlo (1784-1867), oste e rivenditore di sale e generi alimentari, e Luigia Uttini (1787-1851), filatrice<ref>[https://www.treccani.it/enciclopedia/giuseppe-fortunino-francesco-verdi sul Dizionario-Biografico Treccani]</ref> operaia.<ref>{{cita|Gatti, 1981|p. 10, 11}}.</ref> Carlo proveniva da una famiglia di piccoli possidenti e commercianti di Sant'Agata, frazione di [[Villanova sull'Arda]], trasferita nella confinante Roncole a fine Settecento; Luigia, anch'ella figlia di osti, era originaria di Saliceto di [[Cadeo]], sempre in provincia di [[Piacenza]].
Giuseppe Verdi nacque a Roncole di [[Busseto]]<ref>Oggi chiamate in suo onore Roncole Verdi.</ref> il 10 ottobre 1813 da Carlo Verdi (1784-1867), oste e rivenditore di sale e generi alimentari, e Luigia Uttini (1787-1851), filatrice<ref>{{cita|Gatti, 1981|p. 10, 11}}.</ref>. Carlo proveniva da una famiglia di piccoli possidenti e commercianti piacentini; Luigia, anch'ella figlia di osti, era originaria di Saliceto di Cadeo, sempre in provincia di [[Piacenza]]. Dopo aver messo da parte un po' di denaro, Carlo aveva ereditato dai genitori, in particolare dal padre Giuseppe Antonio (1744-1798), la gestione di una modesta ma ben avviata [[Casa natale di Giuseppe Verdi|osteria]] a Roncole; a questa attività alternava il lavoro nei campi. L'11 ottobre del 1813 nel registro dei battesimi della [[Chiesa di San Michele Arcangelo (Busseto)|chiesa di San Michele Arcangelo]] è annotato il piccolo Giuseppe Francesco Fortunino, "nato ieri".<ref group=N>All'epoca il nuovo giorno poteva essere computato al momento del tramonto e perciò il bambino potrebbe essere nato il 9 ottobre.</ref><ref group=N>L'atto di nascita recita: ''Anno D<sup>.ni</sup> 1813, Die II<sup>a</sup> 8<sup>.bris.</sup>'' «''Ego Carolus Arcari Præp. Runcularum hoc mane Baptizavi Infantem natum heri vespere hora octava ex Carolo Verdi q.m Josephi; et ex Aloysia Utini f<sup>.a</sup> Caroli conjungiubus hujus Parœciæ, cui impositum est nomen = Joseph, Fortuninus, Franciscus = Patrini fuere D<sup>.us</sup> Petrus Casali q<sup>.m</sup> Felicis, et Barbara Bersani f<sup>.a</sup> Angeli, ambo hujus Parœciæ.''» In {{Cita|Gatti, 1981|pp. 11-12}}.</ref> Tre giorni dopo Carlo raggiunse [[Busseto]] per dichiarare la nascita del figlio alle autorità locali: nel registro comunale il bambino fu annotato con i nomi di ''Joseph Fortunin François''; l'atto fu redatto in francese perché nel 1808 Busseto e il suo territorio, in precedenza appartenenti al [[ducato di Parma e Piacenza|ducato di Parma]], erano stati annessi all'[[Primo Impero francese|Impero francese]] creato da [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]].<ref name="cita-Rosselli-2000-p12">{{cita|Rosselli, 2000|p. 12}}.</ref><ref>{{cita|Gatti, 1981|p. 12}}.</ref>▼
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Verdi ebbe una sorella più giovane, Giuseppa, inferma fin dalla giovanissima età a causa di una [[meningite]] e morta a 17 anni nel 1833.<ref name="cita-Rosselli-2000-p12"/><ref>{{Cita|Gatti, 1981|p. 18}}.</ref> A partire dall'età di quattro anni Giuseppe ricevette lezioni private di [[lingua latina|latino]] e [[Lingua italiana|italiano]] da Pietro Baistrocchi, maestro e [[Organo (strumento musicale)|organista]] del paese. Sebbene non si sappia con certezza, quest'ultimo potrebbe aver avuto un ruolo determinante nel consigliare la famiglia del ragazzo, indirizzandolo a intraprendere lo studio della musica. A sei anni Verdi frequentò la scuola locale, ricevendo al contempo lezioni di organo da Baistrocchi; il suo evidente interesse per la musica convinse i genitori a comprargli una [[spinetta]]. Il giovane ne fece un uso talmente intenso da rendere necessario l'intervento di un cembalaro per ripararla; quest'ultimo, di nome Stefano Cavalletti, lasciò un appunto in cui affermava che, dopo aver udito Giuseppe suonare, rifiutò di essere pagato per l'intervento di manutenzione.<ref group=N>A testimonianza del fatto, è stato trovato un appunto che recita: «Da me Stefano Cavalletti fu fatto di nuovo questi saltarelli e impenati a corame e vi adatai la pedaliera che ci ho regalato; come anche gratuitamente ci ho fatto di nuovo li detti saltarelli, vedendo la buona disposizione che ha il giovinetto Giuseppe Verdi d'imparare a suonare questo istrumento, che questo mi basta per essere del tutto pagato. Anno Domini 1821» In {{Cita|Gatti|pp. 20-21}}.</ref>▼
▲Verdi ebbe una sorella più giovane, Giuseppa, inferma fin dalla giovanissima età a causa di una [[meningite]] e morta a 17 anni nel 1833.<ref name="cita-Rosselli-2000-p12"/><ref>{{Cita|Gatti, 1981|p. 18}}.</ref> A partire dall'età di quattro anni Giuseppe ricevette lezioni private di [[lingua latina|latino]] e [[Lingua italiana|italiano]] da Pietro Baistrocchi, maestro e [[Organo (strumento musicale)|organista]] del paese. Sebbene non si sappia con certezza, quest'ultimo potrebbe aver avuto un ruolo determinante nel consigliare la famiglia del ragazzo, indirizzandolo a intraprendere lo studio della musica. A sei anni Verdi frequentò la scuola locale, ricevendo al contempo lezioni di organo da Baistrocchi; il suo evidente interesse per la musica convinse i genitori a comprargli una [[spinetta]]. Il giovane ne fece un uso talmente intenso da rendere necessario l'intervento di un cembalaro per ripararla; quest'ultimo, di nome Stefano Cavalletti, lasciò un appunto in cui affermava che, dopo aver udito Giuseppe suonare, rifiutò di essere pagato per l'intervento di manutenzione.<ref group=N>A testimonianza del fatto, è stato trovato un appunto che recita: «Da me Stefano Cavalletti fu fatto di nuovo questi saltarelli e impenati a corame e vi adatai la pedaliera che ci ho regalato; come anche gratuitamente ci ho fatto di nuovo li detti saltarelli, vedendo la buona disposizione che ha il giovinetto Giuseppe Verdi d'imparare a suonare questo istrumento, che questo mi basta per essere del tutto pagato. Anno Domini 1821». In {{Cita|Gatti|pp. 20-21}}.</ref>
[[File:Ritratto di Antonio Barezzi.jpg|thumb|upright=0.8|[[Antonio Barezzi]], [[Mecenatismo|mecenate]] di Giuseppe Verdi]]
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Con ''Nabucco'' iniziò la parabola ascendente di Verdi. Sotto il profilo musicale l'opera presenta ancora un impianto [[belcanto|belcantistico]], in linea con i gusti del pubblico italiano del tempo, ma teatralmente è un'opera riuscita, nonostante la debolezza e alcune ingenuità del libretto. Lo sviluppo dell'azione è rapido, incisivo, e tale caratteristica avrebbe contraddistinto anche la successiva, e più matura, produzione del compositore. Alcuni personaggi, come [[Nabucodonosor II|Nabucodonosor]] e [[Abigail (nome)|Abigaille]], sono fortemente caratterizzati sotto il profilo drammaturgico, così come il popolo [[Ebrei|ebraico]], rappresentato nella condizione della [[Esilio babilonese|cattività babilonese]] che si esprime in forma corale, unitaria, e che forse rappresenta il protagonista vero di questa prima, significativa, creazione verdiana. Uno dei cori dell'opera, il celebre ''[[Va, pensiero]]'', con l'immedesimazione del popolo italiano nella figura del popolo ebraico prigioniero, finì per divenire una sorta di canto doloroso o inno contro l'occupante [[Impero austriaco|austriaco]], diffondendosi rapidamente in [[Lombardia]] e nel resto d'[[Italia]].<ref>{{cita|Gatti, 1981|pp 162-163}}.</ref>
=== 1843-1850: gli "anni
{{Citazione|Dal Nabucco in poi non ho avuto, si può dire, un'ora di quiete. Sedici anni di galera!<ref>{{Cita|Porzio|p. 44}}.</ref>}}
[[File:Act1 scene2 Macbeth by Verdi at the Théâtre Lyrique 1865 (press illustration) - Gallica.jpg|thumb|sinistra|Bozzetto della Scena II Atto I, per la messa in scena del 1869 al ''[[Théâtre Lyrique]]'']]
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Grazie al successo iniziale del ''Nabucco'', Verdi si stabilì a Milano, acquisendo numerose conoscenze influenti. Frequentò il [[salotto letterario]] della contessa [[Clara Maffei]], diventando il suo amico di una vita e corrispondente.<ref>{{cita|Gatti, 1981|p. 163}}.</ref> L'incredibile numero di repliche del ''Nabucco'' alla Scala nel 1842<ref>{{cita|Phillips-Matz, 1993|p. 139}}.</ref> spinse Merelli a commissionargli una nuova opera per la stagione 1843. ''[[I Lombardi alla prima crociata]]'', basata su un libretto di Solera, debuttò nel febbraio 1843. Inevitabilmente nacquero diversi confronti con il ''Nabucco''; ma uno scrittore contemporaneo osservò: «Se [''Nabucco''] ha creato la reputazione di questo giovane, ''I Lombardi'' l'hanno confermata».<ref>{{cita|Budden, 1984a|p. 116}}.</ref>
Verdi prestò molta attenzione all'aspetto finanziario dei suoi contratti, assicurandosi di essere adeguatamente remunerato al crescere della sua popolarità. Per ''I Lombardi'' ed ''Ernani'' (1844) era stato pagato {{formatnum:12000}} lire (ivi compresa la supervisione delle produzioni); ''Attila'' e ''Macbeth'' (1847), gli fruttarono {{formatnum:18000}} lire l'uno. I suoi contratti con gli editori [[Casa Ricordi|Ricordi]], stipulati nel 1847, erano molto dettagliati circa gli importi che avrebbe ricevuto per nuove opere, prime produzioni, arrangiamenti musicali e così via.<ref name="cita-Porter-1980-p649">{{cita|Porter, 1980|p. 649}}.</ref> Iniziò, quindi, ad usare la sua crescente prosperità per investire i proventi nell'acquisto di terreni nei pressi del suo paese natale. Nel 1844 acquisì "Il Pulgaro", 23 ettari di terreno agricolo con casa colonica e annessi e regalò nel maggio del 1844 una casa ai suoi genitori. Nello stesso anno acquistò anche Palazzo Cavalli (ora noto come [[Palazzo Orlandi]]) su via Roma, la strada principale di Busseto.<ref>{{cita|Phillips-Matz, 1993|pp. 160-161}}.</ref> Nel maggio 1848 Verdi firmò un contratto con cui acquistò dai signori Merli la terra e le case a Sant'Agata
Nel marzo 1843 Verdi visitò [[Vienna]] (dove Gaetano Donizetti era direttore musicale) per allestire una produzione del ''Nabucco''. Il compositore più anziano, riconoscendo il talento di Verdi, osservò in una lettera scritta nel gennaio 1844: «Sono molto felice di dare modo a persone di talento come Verdi... Niente impedirà al buon Verdi di raggiungere presto una delle posizioni più onorevoli nella corte dei compositori».<ref>{{cita|Phillips-Matz, 1993|p. 148}}.</ref> Verdi si recò a Parma, dove il [[Teatro Regio (Parma)|Teatro Regio]] stava producendo ''Nabucco'' con [[Giuseppina Strepponi]] nel cast. Queste rappresentazioni eseguite nella sua regione natale furono un vero trionfo personale tanto più che suo padre, Carlo, partecipò alla "prima". Verdi rimase a Parma per alcune settimane dopo la data di partenza prevista. Il fatto alimentò le speculazioni che il ritardo fosse dovuto alla Strepponi (che, in seguito, dichiarò che la loro relazione era iniziata nel 1843).<ref>{{cita|Phillips-Matz, 1993|pp. 150-151}}.</ref> La Strepponi fu infatti conosciuta anche per i suoi numerosi rapporti amorosi (e i molti figli illegittimi) e la sua storia passata fu un fattore imbarazzante all'inizio del loro rapporto, almeno fino a quando non formalizzarono l'accordo di matrimonio.<ref>{{cita|Kerman, 2006|p. 23}}.</ref>
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Durante questo periodo, Verdi iniziò a lavorare in modo più coerente con i suoi librettisti. Ingaggiò nuovamente Piave per ''[[I due Foscari]]'', eseguita a [[Roma]] nel novembre 1844, e Solera per ''Giovanna d'Arco'', debuttata al Teatro alla Scala nel febbraio 1845, mentre nel mese di agosto dello stesso anno iniziò a lavorare con [[Salvadore Cammarano]] su ''[[Alzira (Verdi)|Alzira]]'' per il [[Teatro di San Carlo]] di [[Napoli]], di cui lo stesso compositore avrebbe poi detto ''«era proprio brutta»''.<ref name="cita-Tintori-p30">{{cita|Tintori, 1983|p. 30}}.</ref> Solera e Piave lavorarono insieme su ''Attila''.<ref>{{cita|Gatti, 1981|p. 201, 212-213}}.</ref> quest'ultima opera venne rappresentata alla Fenice di Venezia il 17 marzo 1846 ed ebbe un buon successo. {{Citazione|L'Attila ebbe esito lietissimo. [...] Li amici miei vogliono che questa sia la migliore delle mie opere; il pubblico quistiona: io credo che non sia inferiore a nissuna delle altre mie. Il tempo deciderà<ref>{{Cita|Porzio|p. 144}}.</ref>}}
Ad aprile 1844 Verdi assunse [[Emanuele Muzio]], otto anni più giovane di lui, come allievo e amanuense. Lo conosceva fin da circa il 1828 come uno dei protetti di Barezzi.<ref>{{cita|Phillips-Matz, 1993|p. 160}}.</ref> Muzio, che di fatto fu il solo allievo di Verdi, divenne una persona indispensabile per il compositore. Egli riferì a Barezzi che Verdi «ha una larghezza di spirito, di generosità, una saggezza».<ref>{{cita|Phillips-Matz, 1993|p. 166}}.</ref> Nel novembre 1846 Muzio scrisse a proposito del maestro: «Se tu potessi vedere noi, mi sembra più come un amico, piuttosto che essere il suo allievo. Siamo sempre insieme a cena, nei caffè, quando giochiamo a carte... tutto sommato non va da nessuna parte senza di me al suo fianco, in casa abbiamo un grande tavolo e scriviamo insieme, quindi ho sempre il suo consiglio».<ref>{{cita|Phillips-Matz, 1993|pp. 192-193}}.</ref> Muzio rimase sempre associato a Verdi: assistette alla preparazione delle partiture e delle trascrizioni e condusse molte delle sue opere nelle loro "prime" negli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] e altrove fuori d'Italia. Era stato scelto da Verdi come uno degli [[esecutore testamentario|esecutori testamentari]], ma scomparve prima del suo maestro, nel 1890.<ref>{{
Dopo un periodo di malattia, Verdi iniziò a lavorare su ''[[Macbeth (opera)|Macbeth]]'' nel settembre 1846. Egli dedicò l'opera a Barezzi: «Ho sempre inteso a dedicare un'opera a te, come sei stato un padre, un benefattore e un amico per me. È stato un dovere che avrei adempiuto prima se le circostanze imperiose non mi avessero impedito. Ora, io mando a voi ''Macbeth'', che io apprezzo sopra tutte le mie altre opere, e quindi la ritengo degna di dedicarla a voi».<ref>{{cita|Werfel & Stefan, 1973|p. 122|Werfel & Stefan, 1973}}.</ref> Nel 1997 Martin Chusid scrisse che ''Macbeth'' fu l'unica delle opere di Verdi del suo "primo periodo" a rimanere regolarmente nel repertorio internazionale,<ref name="Chusid p.1">{{cita|Chusid, 1997|p. 1}}.</ref> anche se nel [[XXI secolo]] anche ''Nabucco'' è entrato in questa lista.<ref name="Operabase website">{{cita web|url=http://operabase.com/top.cgi?lang=en&break=-2&show=opera&no=50&nat=|titolo=Operabase website|lingua=en|accesso=28 giugno 2015}}</ref> ''Macbeth'', presentata al [[Teatro della Pergola|Teatro La Pergola]] di [[Firenze]] nel 1847, è con ogni probabilità il capolavoro giovanile di Verdi. Musicata su libretto di [[Francesco Maria Piave]], si ispira alla tragedia omonima di [[William Shakespeare]], che nel 1830 era stata tradotta in italiano da [[Giuseppe Nicolini (scrittore)|Giuseppe Nicolini]]. Negli ultimi decenni è stata sottoposta a un intenso processo di rivalorizzazione, anche se generalmente viene rappresentata nella sua veste definitiva del 1865, riveduta e ampliata dal compositore bussetano. L'opera, dalle potenti connotazioni drammatiche, si differenzia dalle precedenti per un maggiore approfondimento psicologico dei protagonisti della tragedia (Macbeth e Lady Macbeth), preannunciando, con il suo debordante lirismo, la trilogia popolare di un Verdi entrato nella sua piena maturità espressiva.
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Nel 1849 venne presentata al pubblico napoletano ''[[Luisa Miller]]'', opera meno affascinante di ''[[Macbeth (opera)|Macbeth]]'', ma importante per l'evoluzione dello stile musicale e della drammaturgia verdiana; l'orchestrazione è più raffinata, il recitativo più incisivo e altrettanto la dimensione psicologia della protagonista.<ref>{{cita|Gatti, 1981|pp. 265-267}}.</ref> Anche nell'opera successiva, ''[[Stiffelio]]'', rappresentata per la prima volta a [[Trieste]] nel 1850, Verdi caratterizzò fortemente la psicologia del personaggio centrale,<ref>{{cita|Gatti, 1981|p. 270}}.</ref>, ma l'opera presentava alcune debolezze strutturali, dovute in parte ai drastici tagli operati dalla [[censura]] austriaca, che non le permisero di imporsi al grande pubblico italiano ed europeo. Ancora nel ventunesimo secolo ''Stiffelio'' è rappresentato raramente.<ref>{{cita|Gatti, 1981|p. 271}}.</ref> Il fallimento di ''Stiffelio'' spinse Verdi a rielaborarlo, ma nemmeno la nuova versione, intitolata ''[[Aroldo (opera)|Aroldo]]'' (1857), riuscì a soddisfare il pubblico.<ref>{{cita|Budden, 1984a|pp. 339-340}}.</ref><ref>{{cita|Rosselli, 2000|pp. 90-91}}.</ref>
=== La "trilogia popolare sincera" ===
{{vedi anche|Trilogia popolare}}
[[File:Giuseppe Verdi, Rigoletto, Vocal score illustration by Roberto Focosi - Restoration.jpg|thumb|Frontespizio di una riduzione per canto e pianoforte del ''[[Rigoletto]]'']]
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Durante questo periodo, alcune questioni famigliari preoccuparono Verdi. In particolar modo come i cittadini di Busseto stavano trattando Giuseppina Strepponi, con la quale conviveva a [[Palazzo Orlandi]] senza averla sposata.<ref>{{cita|Walker, 1962|pp. 197-198}}.</ref> Inoltre, Verdi era preoccupato per l'amministrazione dei suoi beni e in particolar modo della nuova acquisizione a Sant'Agata.<ref>{{cita|Phillips-Matz, 1993|p. 287}}.</ref> Un crescente distacco tra il compositore e i suoi genitori potrebbe essere attribuibile alla relazione con la Strepponi.<ref>{{cita|Phillips-Matz, 1993|p. 290}}.</ref> Nel gennaio del 1851 i rapporti tra Verdi e i suoi erano ormai così tesi che nel mese di aprile essi lasciarono Sant'Agata. Verdi trovò loro tuttavia una nuova residenza e li aiutò finanziariamente a stabilirsi nella nuova dimora. Non può trattarsi di una coincidenza che tutte le sei opere scritte nel periodo 1849-1853 (''[[La battaglia]]'', ''[[Luisa Miller]]'', ''Stiffelio'', ''Rigoletto'', ''Il trovatore'' e ''La traviata'') abbiano come personaggio fondamentale delle eroine che, secondo la critica di Joseph Kerman, sono «donne che arrivano al dolore a causa della trasgressione sessuale, reale o percepita». Kerman, come lo psicologo Gerald Mendelssohn, vede in questa scelta di soggetti l'influenza della passione inquieta di Verdi per la Strepponi.<ref>{{cita|Kerman, 2006|pp. 22-23}}.</ref> Verdi e la Strepponi si trasferirono a Sant'Agata il 1º maggio 1851.<ref>{{cita|Walker, 1962|p. 199}}.</ref>
=== La "trilogia popolare difettata" ===
Negli anni tra il 1853 e il 1871, nonostante avesse ormai ampiamente raggiunto e consolidato il proprio successo, Verdi ridusse notevolmente il suo lavoro, curando la sua attività di proprietario terriero nella regione natale. Infatti, mentre negli undici anni precedenti aveva composto sedici opere, delle quali l'ultima era stata, appunto, ''[[La traviata]]'' nel 1853, nei seguenti diciotto scrisse solo sei opere: ''[[I vespri siciliani|Les vêpres siciliennes]]'', ''[[Simon Boccanegra]]'', ''[[Un ballo in maschera]]'', ''[[La forza del destino]]'', ''[[Don Carlo]]s'' e ''[[Aida]]'' (1871).
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[[File:Sant'Agata 01.jpg|thumb|La villa di Verdi a Sant'Agata]]
Proprio in quegli anni Verdi aveva maturato il ritorno alla vita di campagna,
[[File:Giuseppe Verdi Roma.jpg|miniatura|destra|Memoria di Verdi a Roma in via Campo Marzio]]
[[File:Giuseppe Verdi, Un Ballo in maschera, Vocal score frontispiece - restoration.jpg|thumb|left|Litografia della scena finale di ''Un ballo in maschera'' (''E tu ricevi il mio!''), utilizzata come frontespizio di una riduzione per canto e pianoforte dell'opera]]
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Verdi trascorse gran parte dei due anni seguenti a sovrintendere alle produzioni italiane di ''Aida'' a Milano, Parma e Napoli.<ref>{{cita|Rosselli, 2000|pp. 158-159}}.</ref> Durante le prove per la produzione di Napoli scrisse il suo ''[[Quartetto in mi minore]]'' per archi, l'unica [[musica da camera]] da lui scritta di cui si abbia prova, che fu eseguita privatamente nel suo appartamento.<ref>{{cita web|titolo=Giuseppe Verdi|url=http://www.studiverdiani.it/verdi.html|accesso=15 aprile 2017|editore=Istituto nazionale di studi verdiani|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20071224093350/http://www.studiverdiani.it/verdi.html|urlmorto=sì}}.</ref>
Nel 1869, a Verdi fu chiesto di comporre una sezione per una [[Requiem (musica)|messa da requiem]] in memoria di [[Gioachino Rossini]]. Egli completò il lavoro che, tuttavia, abbandonò per cinque anni, fino a quando venne ripreso per il ''[[Requiem (Verdi)|Requiem]]'' in memoria di [[Alessandro Manzoni]].<ref name="Rosselli p. 138">{{cita|Rosselli, 2000|pp. 138-139}}.</ref> La prima esecuzione si tenne il 22 maggio 1874 nella [[Chiesa di San Marco (Milano)|chiesa di San Marco di Milano]] in occasione dell'anniversario della morte del celebre scrittore.<ref name="Rosselli p. 138"/> Il [[soprano]] lirico-drammatico [[Teresa Stolz]] (1834-1902), che aveva cantato nelle produzioni a La Scala, dal 1865 in poi fu la solista nelle prime e in molte delle successive esecuzioni del ''Requiem''; nel febbraio 1872 cantò ''Aida'' in anteprima europea a Milano e instaurò un rapporto personale con Verdi (la cui esatta natura è stata oggetto di congetture, mai ben dimostrate), suscitando l'inquietudine iniziale di Giuseppina Verdi. Tuttavia, le due donne si riconciliarono e la Stolz rimase in buoni rapporti fino alla morte di Verdi.<ref>{{cita|Marri, 2013|p. 110}}.</ref><ref>{{cita|Gatti, 1981|p. 633}}.</ref>
Nel 1875 Verdi diresse il suo ''Requiem'' a Parigi, Londra e Vienna e nel 1876 a [[Colonia (Germania)|Colonia]].<ref name="cita-Porter-1980-p653">{{cita|Porter, 1980|p. 653}}.</ref> Nonostante i più ritenessero che quella fosse la sua ultima opera,<ref>{{cita|Rosselli, 2000|pp. 163-165}}.</ref> segretamente Verdi iniziò a lavorare su ''[[Otello]]'', che Boito gli propose privatamente nel 1879. La composizione fu ritardata per via di una revisione del ''Simon Boccanegra'' e del ''Don Carlos''. Conteso da numerosi teatri, infine, l{{'}}''Otello'' debuttò trionfalmente alla Scala nel febbraio del 1887.<ref>{{cita|Rosselli, 2000|pp. 164-172}}.</ref>
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Le successive rappresentazioni di ''Falstaff'', tuttavia, in un primo momento lasciarono perplesso il grande pubblico verdiano e, più in generale, i melomani italiani. Per la prima volta dopo lo sfortunato ''Un giorno di regno'', infatti, l'anziano Verdi si cimentava nell'[[opera buffa]], ma con la sua estrema commedia aveva accantonato in un sol colpo tutte le convenzioni formali dell'opera italiana, dando prova di una vitalità artistica, di uno spirito aperto alla modernità e di un'energia creativa sorprendenti. ''Falstaff'' fu sempre amato dai compositori ed esercitò un influsso decisivo sui giovani operisti, come [[Giacomo Puccini|Puccini]].
Negli ultimi anni Verdi intraprese una serie di iniziative [[filantropismo|filantropiche]]: nel 1894 pubblicò una musica a beneficio delle vittime del [[terremoto]] avvenuto in [[Sicilia]] e dal 1895 in poi pianificò e sovraintese alla costruzione di una [[Casa Verdi|Casa di Riposo per musicisti]] in pensione a Milano e
Verdi trascorse gli anni seguenti tra Sant'Agata e Milano. Aveva oramai perso gli ultimi amici di gioventù: [[Andrea Maffei (poeta)|Andrea Maffei]] e sua moglie [[Clara Maffei|Clara]], [[Tito I Ricordi]] ed [[Emanuele Muzio]]. Il 14 novembre 1897 la moglie [[Giuseppina Strepponi|Giuseppina]] morì, in seguito ad una [[polmonite]], lasciandolo solo nella sua lunga vecchiaia.<ref>{{cita|Gatti, 1981|p. 765}}.</ref>
L'ultima composizione importante di Verdi, il gruppo corale dei ''[[Quattro pezzi sacri]]'', fu pubblicata nel 1898.<ref>{{cita|Gatti, 1981|pp. 771-772}}.</ref> Nel 1900 Verdi rimase profondamente sconvolto per l'assassinio del re [[Umberto I di Savoia]] e abbozzò una poesia in suo ricordo, ma non fu in grado di completarla.<ref>{{cita|Budden, 1993|pp. 143-144}}.</ref> A Milano, durante la permanenza presso il ''[[Grand Hotel et de Milan]]''<ref>Il sito dell'Hotel contiene alcune immagini e una breve storia della presenza del maestro presso quella dimora: [http://www.grandhoteletdemilan.it/ Il sito]</ref>, il 21 gennaio 1901 Verdi fu colpito da un [[Ictus|ictus cerebrale]]. A poco a poco divenne sempre più debole fino a spegnersi alle 02:50 del 27 gennaio, all'età di 87 anni, assistito dalla figlia adottiva insieme alla cantante Teresa Stolz.<ref>{{cita|Budden, 1993|p. 146}}.</ref><ref>{{cita|Rosselli, 2000|p. 186}}.</ref><ref group=N>Il parroco della chiesa di San Fedele, don Adalberto Catena, chiamato a dare l'[[unzione degli infermi|estrema unzione]] già tre giorni prima e presente al momento del decesso, racconta: «Una lunga stretta di mano, uno sguardo significante, un'espressione profonda, che mi assicurava aver egli compreso il pensiero religioso. Fu un momento; ma per lui e per me fu un momento prezioso. La sua lingua era immobile; ma parlarono i suoi occhi e mi parlò anche la sua stretta di mano. Fu l'ultimo sguardo; fu l'ultimo saluto del grande musicista italiano; e io feci appena in tempo a raccoglierlo: dopo non diede più segno di conoscenza, e spirò serenamente.» In {{cita|Gatti, 1981|p. 788}}.</ref>▼
▲L'ultima composizione importante di Verdi, il gruppo corale dei ''[[Quattro pezzi sacri]]'', fu pubblicata nel 1898.<ref>{{cita|Gatti, 1981|pp. 771-772}}.</ref> Nel 1900 Verdi rimase profondamente sconvolto per l'assassinio del re [[Umberto I di Savoia]] e
{{doppia immagine|destra|Verdi_State_Funeral_1901.jpg|230|Verdi tomba.JPG|220|Esequie di stato del compositore|La tomba di Verdi}}
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Verdi compose anche [[musica sacra]] e strumentale, destinata per lo più alla locale Società filarmonica. Ricordiamo di quel periodo (1836-1839) un ''Tantum ergo'', che il compositore giudicò molto severamente negli anni della propria maturità.<ref>{{cita web|url=http://savona.mentelocale.it/53004-savona-finale-ligure-giuseppe-verdi-ritrovata-composizione-sacra-finale-ligure/|titolo=Giuseppe Verdi, ritrovata una composizione sacra a Finale Ligure|editore=mentelocale.it|data=11 giugno 2013|accesso=11 giugno 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130715055206/http://savona.mentelocale.it/53004-savona-finale-ligure-giuseppe-verdi-ritrovata-composizione-sacra-finale-ligure/|urlmorto=sì}}</ref><ref group=N>Verdi, infatti, scrisse: «Riconosco, ahimè, di aver messo in musica, circa sessant'anni fa, questo ''Tantum Ergo''!!! Consiglio il possessore di questo infelice componimento di gettarlo alle fiamme. Queste note non hanno il minimo valor musicale, né ombra di colorito religioso. Sant'Agata, 1º settembre 1893.» In {{cita|Gatti, 1981|p. 55}}.</ref> Dopo l{{'}}''[[Oberto, Conte di San Bonifacio|Oberto]]'' (1839), per oltre vent'anni tralasciò quasi del tutto i generi non operistici, pur scrivendo [[musica da camera]], fra cui alcune romanze per voce e pianoforte.
Nel 1862 compose, per l{{'}}Esposizione Universale di [[Londra]], l{{'}}''[[Inno delle Nazioni]]'' su testo di [[Arrigo Boito|Boito]].<ref>{{cita|Gatti, 1981|pp. 414-415}}.</ref> Molti anni più tardi scrisse una ''[[Requiem (Verdi)|Messa di requiem]]'' per la morte di [[Alessandro Manzoni]] (eseguita nella [[Chiesa di San Marco (Milano)|chiesa di San Marco]] a Milano il 22 maggio 1874). La genesi di questa composizione risale alla morte di [[Gioachino Rossini|Rossini]] (1868), in seguito alla quale Verdi propose a undici compositori italiani un ''[[Requiem (musica)|Requiem]]'', mai portato a termine, come omaggio collettivo al compositore pesarese. Per sé aveva riservato l'ultimo brano, il ''Libera me, Domine'', che avrebbe recuperato, con alcuni cambiamenti, per il suo ''Requiem''.<ref>{{cita|Gatti, 1981|pp. 518, 531, 604}}.</ref>
Verdi compose inoltre un ''[[Pater noster (Verdi)|Pater noster]]'' su testo di [[Dante Alighieri|Dante]] (in volgare), che fu pubblicato nel 1880 e diretto per la prima volta il 18 aprile dello stesso anno da [[Franco Faccio]] al [[Teatro alla Scala]], e ''[[Quattro pezzi sacri]]'': ''[[Ave Maria (Verdi)|Ave Maria]]'', ''[[Stabat Mater (Verdi)|Stabat Mater]]'', ''[[Laudi alla Vergine Maria|Laudi alla Vergine]]'' e ''[[Te Deum (Verdi)|Te Deum]]'', composti nella tarda maturità e pubblicati nel 1898.<ref>{{cita|Gatti, 1981|pp. 649, 760-761}}.</ref>
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La crescita della «identificazione della musica di Verdi con la politica nazionalista italiana» forse ha avuto inizio nel 1840.<ref>{{cita|Phillips-Matz, 1993|pp. 188-191}}.</ref> Nel 1848, il capofila nazionalista [[Giuseppe Mazzini]] (che aveva incontrato Verdi a [[Londra]] l'anno precedente) chiese al compositore di scrivere un inno patriottico.<ref>{{cita|Gossett, 2012|pp. 279-280}}.</ref> Lo storico operistico [[Charles Osborne]] descrive ''La battaglia di Legnano'' del 1849 come «un'opera con uno scopo» e sostiene che «mentre le parti delle precedenti opere di Verdi erano state spesso riprese dai combattenti del Risorgimento...questa volta il compositore aveva dato al movimento una propria opera».<ref>{{cita|Osborne, 1969|p. 198}}.</ref> Circoscritto inizialmente solo a [[Napoli]] fino al 1859 e poi diffusosi in tutta Italia, lo slogan "[[Viva Verdi]]" è stato utilizzato come un [[acronimo]] per "Viva [[Vittorio Emanuele II di Savoia|Vittorio Emanuele]] [[Re d'Italia|Re D'Italia]]" (Viva [[Vittorio Emanuele II di Savoia|Vittorio Emanuele II]] re d'Italia, che era allora re di [[Regno di Sardegna|Sardegna]]).<ref>{{cita|Budden, 1984c|p. 80}}.</ref> Dopo che, nel 1861, vi fu l'unificazione dell'Italia, molte delle prime opere di Verdi furono re-interpretate per dimostrare la presenza di messaggi rivoluzionari occulti che molto probabilmente originariamente non erano stati voluti né dal compositore né dai suoi librettisti.<ref>{{cita|Gossett, 2012|p. 272}}.</ref>
Nel 1859, Verdi fu eletto come membro del nuovo consiglio provinciale e nominato a capo di un gruppo di cinque persone che avrebbe incontrato il re Vittorio Emanuele II a [[Torino]]. Essi furono accolti con entusiasmo lungo il percorso e a Torino Verdi stesso ricevette grandi attestati di popolarità. Il 17 ottobre Verdi incontrò [[Camillo Benso, conte di Cavour|Cavour]], l'artefice politico delle fasi iniziali dell'unificazione italiana.<ref>{{cita|Phillips-Matz, 1993|pp. 400-402}}.</ref> Nello stesso anno, il governo
Negli anni Settanta fece inoltre parte del Consiglio comunale di Villanova, e tra il 1889 e il 1890 fu membro del consiglio provinciale di Piacenza.<ref>[https://visitpiacenza.it/arte-e-cultura/piacenza-patria-di-verdi su ''Visitpiacenza'', sito della Regione Emilia-Romagna]</ref>
Ha scritto il critico [[Carlo Calcaterra]]:
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[[File:Villa Verdi (cappella - serre).jpg|thumb|left|Esterno della cappella e delle serre di Villa Verdi a Sant'Agata.|261x261px]]
Allo stesso modo Verdi non fu mai esplicito sulle proprie convinzioni [[religione|religiose]]. [[Anticlericalismo|Anticlericale]] per natura nei suoi primi anni,<ref>{{cita|Budden, 1993|pp. 2-3, 9-10}}.</ref> fece comunque costruire una cappella a Sant'Agata (probabilmente più per motivi sociali, piuttosto che per fede), ma raramente venne visto frequentare le funzioni religiose. Nel 1871 la Strepponi scrisse che «Non voglio dire che [Verdi] sia un [[Ateismo|ateo]], ma non è
Appassionato d'arte, Verdi predilige tutto ciò che è immagine viva, dai contorni ben delineati e con forme certe. Ogni volta che si reca a Roma o a Firenze non manca di visitare, anche brevemente, il [[Città del Vaticano|Vaticano]] e gli [[Galleria degli Uffizi|Uffizi]], come altre [[pinacoteca|pinacoteche]]. Legge e apprezza, oltre ai canti della [[Bibbia]], i drammi di [[William Shakespeare]] e le poesie dell'[[Ludovico Ariosto|Ariosto]]. Nella sua casa colleziona numerose pitture e sculture di pregevole fattura, perlopiù commissionate ad artisti conoscenti.<ref>{{cita|Gatti, 1981|pp. 275-276}}.</ref>
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=== Musei dedicati a Giuseppe Verdi ===
Nelle zone in cui Giuseppe Verdi visse si trovano alcuni musei a lui dedicati: la [[casa natale di Giuseppe Verdi|casa natale del Maestro]] a Roncole Verdi, il [[Casa Barezzi|museo di Casa Barezzi]] nel centro di Busseto, il [[museo nazionale Giuseppe Verdi]] di [[Villa Pallavicino (Busseto)|Villa Pallavicino]] alle porte della città, la [[Villa Verdi]] a Sant'Agata<ref>{{cita web|url=http://www.bussetolive.com/it/luoghi-verdiani/|titolo=Arte e musei|autore=Ufficio Informazione Turistica di Busseto|accesso=6 dicembre 2016}}</ref> e il [[Casa Verdi|museo di Casa Verdi]] a Milano.<ref>{{cita web|url=http://www.casaverdi.org/it/41/visitare-casa-verdi.html|titolo=Visitare Casa Verdi|autore=Fondazione Giuseppe Verdi|accesso=6 dicembre 2016|dataarchivio=20 dicembre 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20161220073845/http://www.casaverdi.org/it/41/visitare-casa-verdi.html|urlmorto=sì}}</ref>
=== Verdi nel XXI secolo ===
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{{Onorificenze
|immagine = Order of the Medjidie lenta.png
|nome_onorificenza = Cavaliere di III classe dell'Ordine di Medjidié (Impero Ottomano)
|collegamento_onorificenza = Ordine di Mejidiyye
|motivazione =
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{{Onorificenze
|immagine=Ord.Franz.Joseph-COM.png
|nome_onorificenza=Commendatore dell'Ordine Imperiale di Francesco Giuseppe (Impero Austroungarico)
|collegamento_onorificenza=Ordine imperiale di Francesco Giuseppe
|motivazione=
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{{Onorificenze
|immagine=Legion Honneur GC ribbon.svg
|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran Croce della Legion d'onore (Francia)
|collegamento_onorificenza=Legion d'onore
|motivazione=
|data=1894<ref>{{cita libro | anno=1898 | titolo= Almanach National: Annuaire Officiel de la République française| città=Parigi|pp=[https://books.google.it/books?id=7FBWAAAAYAAJ&vq=giuseppe%20verdi&hl=it&pg=PA554#v=onepage&q&f=false. 554]}}</ref>
}}
{{Onorificenze
|immagine=Legion Honneur Chevalier ribbon.svg
|nome_onorificenza=Cavaliere della Legion d'Onore (Francia)
|collegamento_onorificenza=Legion d'onore
|motivazione=
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{{Onorificenze
|immagine=RUS Order św. Stanisława (baretka).svg
|nome_onorificenza=Cavaliere dell'Ordine di San Stanislao (Impero Russo)
|collegamento_onorificenza=Ordine di San Stanislao
|motivazione=
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{{Onorificenze
|immagine=Pour_le_Mérite.png
|nome_onorificenza=Cavaliere dell'Ordine Pour le Mérite (
|collegamento_onorificenza=Pour le Mérite
|motivazione=
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== Strumenti ==
Quando Giuseppe Verdi era bambino giocava a casa di [[Antonio Barezzi|Barezzi]].<ref>{{Cita web|url=https://www.britannica.com/biography/Giuseppe-Verdi|titolo=Giuseppe Verdi {{!}} Italian composer|sito=Encyclopedia Britannica|lingua=en|accesso=18 giugno 2021}}</ref> Lo strumento che suonava era un pianoforte di [[Anton Tomaschek]].<ref>{{Cita web|url=https://www.italianways.com/casa-barezzi-where-verdi-was-discovered/|titolo=Casa Barezzi: where Verdi was discovered|sito=Italian Ways|data=23 gennaio 2019|lingua=en|accesso=18 giugno 2021|dataarchivio=22 novembre 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20211122073910/https://www.italianways.com/casa-barezzi-where-verdi-was-discovered/|urlmorto=sì}}</ref> Giuseppe Verdi amava anche i pianoforti di [[Johann Fritz]] e utilizzò il pianoforte viennese Fritz a 6 pedali dai tempi de Il [[Rigoletto]] nel 1851 all´[[Aida]] nel 1871. Questo pianoforte può essere visto
== Registrazioni ==
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* Dino Rizzo, ''Verdi filarmonico e Maestro dei filarmonici bussetani'', Parma, Istituto nazionale studi verdiani, 2005, ISBN 88-85065-26-0.
* {{cita libro|autore=Luciana d'Ambrosio Marri|titolo=Donne all'opera con Verdi|editore=Marri|anno=2013|isbn=978-88-6855-403-3|cid=Marri, 2013}}
* {{cita libro|autore=[[Carlo Gatti]]|titolo=Verdi|città=Milano|editore=Mondadori|anno=1981|cid=Gatti, 1981|isbn=no|SBN=
* {{cita libro|autore=|nome=Philip|cognome=Gossett|titolo=Divas and Scholars: Performing Italian Opera|url=https://archive.org/details/divasscholarsper0000goss|anno=2006|editore=University of Chicago Press|città=Chicago|lingua=en|cid=Gossett, 2008|isbn=978-0-226-30488-5}}
** Edizione italiana: {{Cita libro|autore=Philip Gossett|traduttore=Livio Aragona|titolo=Dive e maestri. L'opera italiana messa in scena|anno=2009|editore=Il Saggiatore|città=Milano|isbn=978-88-428-1463-4}}
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* {{cita libro|cognome=Parker|nome=Roger|titolo=Verdi, Giuseppe|anno=1998| opera =The New Grove Dictionary of Opera|volume=4|città=Londra|editore=Macmillan Publishers|isbn=0-333-73432-7|lingua=en|cid=Parker, 1998}}
* {{cita web|cognome=Parker|nome=Roger|data=2007|titolo=Verdi and Milan|editore=Gresham College|url=http://www.gresham.ac.uk/lectures-and-events/verdi-and-milan|accesso=9 giugno 2015|cid=Parker, 2007|lingua=en}}
* {{cita libro|cognome=Phillips-Matz|nome=Mary Jane|anno=1992|titolo=Verdi il grande gentleman del Piacentino|città=Piacenza|editore=Banca di Piacenza|isbn=no|cid=Phillips-Matz, 1992|}}
* {{cita libro|cognome=Phillips-Matz|nome=Mary Jane|anno=1993|titolo=Verdi: A Biography|url=https://archive.org/details/verdi00mary|città=Oxford|editore=Oxford University Press|isbn=0-19-313204-4|cid=Phillips-Matz, 1993|lingua=en}}
* {{Cita libro|cognome=Phillips-Matz|nome=Mary Jane|anno=2004|titolo=The Cambridge Companion to Verdi|città=Cambridge|editore=Cambridge University Press|isbn=978-0-521-63535-6|lingua=en|cid=Phillips-Matz, 2004}}
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[[Categoria:Personalità commemorate con funerali di Stato]]
[[Categoria:Insigniti con la cittadinanza onoraria di Parma]]
[[Categoria:Senatori della XII legislatura del Regno d'Italia]]
[[Categoria:Senatori della XIII legislatura del Regno d'Italia]]
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[[Categoria:Senatori della XX legislatura del Regno d'Italia]]
[[Categoria:Senatori della XXI legislatura del Regno d'Italia]]
[[Categoria:Cavalieri di gran croce dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro]]
[[Categoria:Grandi ufficiali dell'Ordine della Corona d'Italia]]
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