Lo sviluppo dell'abbigliamento era andato di pari passo con quello della tecnologia tessile, in particolare con lo sviluppo dei telai: nel 1790, nell'ambito della Rivoluzione industriale, Joseph-Marie Jacquard inventa l'omonimo telaio, che permette di aumentare sia la precisione sia la velocità di produzione dei tessuti. L'evoluzione tecnologica si estende anche ai filatoi: tutto ciò attribuisce il primato nell'industria tessile ai paesi che per primi sono investiti dal fenomeno della rivoluzione industriale, tra tutti l'Inghilterra. Il mercato del vestiario conosce una crescita continua: la produzione tessile si meccanicizza e razionalizza assumendo notevoli dimensioni, rendendo l'industria dell'abbigliamento la più sviluppata del periodo.
Tra lela fine del Settecento e l'Ottocento l'industria tessile è in grado di soddisfare le richieste, oltre che delle classi più abbienti, anche della media e bassa borghesia. Durante il XIX secolo cominciano ad apparire quei tipi di vestiti che sono utilizzati ancora oggi: aderenti al corpo, con le maniche, leggeri o pesanti, con stoffe prevalentemente scure. Il miglioramento delle condizioni igieniche, assieme a quelle economiche, permette ad una buona parte della popolazione europea e nordamericana di indossare la biancheria. Il 1842 è un'altra data fondamentale: John J. Greenough brevetta la macchina per cucire, con la quale gli indumenti possono essere confezionati con grande velocità, ed il risparmio di denaro che ne deriva fa sì che la produzione può assumere dimensioni ancora più vaste. L'industria dell'abbigliamento può adesso realizzare la produzione in serie dei vestiti, favorendo la creazione di centri industriali tessili e di grandi magazzini per la vendita dei loro prodotti. Successivamente, sia nell'Ottocento che nel secolo successivo, il perfezionamento della macchina per cucire permetterà di meccanizzare anche altre operazioni (ricamo, soprafilo, rammendo, cucitura dei bottoni, ecc.).