Sacramentarismo: differenze tra le versioni
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A definire sacramentisti o sacramentari i seguaci di tale movimento furono le stesse autorità ecclesiastiche, per le quali ''sacramentarius'' era chiunque sostenesse che ogni sacramento era soltanto un segno, senza che nella cerimonia avvenisse alcuna alterazione della materia sacramentale. Anche [[Lutero]], creatore della teoria della [[consustanziazione]], chiamò ''sacramentari'' i suoi avversari nella controversia eucaristica che ebbe con [[Carlostadio]], [[Ecolampadio]], [[Kaspar Schwenckfeld|Schwenckfeld]] e [[Zwingli]], quest'ultimo il più autorevole sostenitore del carattere simbolico della comunione.
Già in pieno Medioevo l'olandese [[Tanchelm]] (sec. XII) era stato a capo di un vasto movimento contro i sacramenti impartiti dai sacerdoti, ai quali rifiutava del resto ogni autorità e perciò anche il diritto di percepire le decime e qualunque altro privilegio.
Nei primi anni del Cinquecento il domenicano [[Wouter]] e il sacerdote [[Gellius Faber]] (1490-1564) predicarono contro le cerimonie tradizionali. L'avvocato [[Cornelis Hoen]], meditando l'opera di Gansfort, scrisse l'''Epistola christiana admodum'', nella quale sostenne che la frase evangelica sulla quale si fonda la cerimonia eucaristica, « questo è il mio corpo », deve essere intesa come « questo significa il mio corpo », così che la messa, da rito di espiazione, doveva essere trasformata nel ricordo del patto di fede tra Cristo e la comunità dei credenti. Lo scritto di Hoen fu diffuso da [[Hinne Rode]] tra i riformatori tedeschi e svizzeri e fu accolto con entusiasmo da Zwingli, che lo pubblicò e lo prese a base della sua concezione dell'eucaristia.
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