Benedetto Croce: differenze tra le versioni

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[[File:Croce giovane.jpg|thumb|Foto di gruppo con il giovane Benedetto Croce (terzo da sinistra, in piedi)]]
Compì numerosi viaggi in [[Restaurazione borbonica in Spagna|Spagna]], [[impero tedesco|Germania]], [[terza Repubblica francese|Francia]] e [[regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda|Regno Unito]] mentre nella sua formazione culturale cresceva l'interesse per gli studi storici e letterari, in particolare per la poesia di [[Giosuè Carducci]], e per le opere di [[Francesco De Sanctis]]. Nel 1895, attraverso [[Antonio Labriola]] con cui era rimasto in contatto, si interessò al [[marxismo]], di cui però criticava come astorica la visione che dava del [[capitalismo]]. Da [[Marx]] risalì alla filosofia [[hegel]]iana che cominciò ad apprezzare e ad approfondire. Pur apprezzando la poesia laica del massone Carducci, Croce ha polemizzato con la [[Massoneria in Italia|Massoneria]], ricevendo una secca risposta del Gran Maestro [[Ernesto Nathan]]<ref>Mauro Cascio, ''Lo schiaffo a Benedetto Croce'', Tipheret, Acireale, 2018.</ref>.
 
 
Nel gennaio del 1903 uscì il primo numero della rivista ''[[La critica]]'', con la collaborazione di [[Giovanni Gentile]], e stampata a sue spese fino al 1906, allorché subentrò l'editore [[Editori Laterza|Laterza]].
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Nel 1915 insieme ad altri intellettuali del tempo come [[Gabriele D'Annunzio]] e il cugino, il deputato [[Erminio Sipari]], richiamò l'attenzione dell'opinione pubblica verso la tragedia del [[Terremoto della Marsica del 1915|terremoto di Avezzano]] che provocò oltre 30.000 morti e gravissimi danni nella [[Marsica]] e nelle province dell'Italia centrale<ref>{{cita web|url=https://emergenze.protezionecivile.gov.it/it/sismiche/terremoto-di-avezzano-1915|titolo=Terremoto Avezzano 1915|editore=[[Dipartimento della protezione civile]]|accesso=28 novembre 2021|dataarchivio=28 novembre 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20211128090659/https://emergenze.protezionecivile.gov.it/it/sismiche/terremoto-di-avezzano-1915/|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.terremarsicane.it/13-gennaio-1915-ore-7-52/|titolo=13 gennaio 1915, ore 7.52|autore=Roberta De Santi|editore=Terre Marsicane|data=10 gennaio 2018|accesso=28 novembre 2021}}</ref>.
==== Ministro ====
Dal 1920 al 1921 divenne [[Ministri della pubblica istruzione del Regno d'Italia|Ministro della pubblica istruzione]]<ref>{{cita web|url=http://storia.camera.it/governi/v-governo-giolitti/Ministero%20dell'istruzione%20pubblica|titolo=Ministri della pubblica istruzione}}</ref> nel [[Governo Giolitti V|quinto]] e ultimo governo [[Giovanni Giolitti|Giolitti]]<ref>{{cita web|url=http://storia.camera.it/governi/v-governo-giolitti|titolo=Ultimo Governo Giolitti}}</ref>. Con regio decreto del 21 maggio 1920 gli fu concesso il titolo di "Nobile". Elaborò una riforma della pubblica istruzione che fu poi ripresa in parte da [[Giovanni Gentile]].
 
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=== Il rapporto con la cultura cattolica ===
{{citazione|Pure filosofo quale sono [...] io stimo che il più profondo rivolgimento spirituale compiuto dall'umanità sia stato il cristianesimo, e il cristianesimo ho ricevuto e serbo, lievito perpetuo, nella mia anima<ref>B. Croce, Maria Curtopassi, ''Dialogo su Dio: carteggio 1941-1952'', Archinto, 2007, p. 11. Il carteggio fra Croce e Maria Curtopassi è stato pubblicato presso la casa editrice Archinto da Giovanni Russo, autore anche della nota introduttiva (pp. 11-33).</ref>}}
Il rapporto di Croce con la cultura cattolica variò nel corso del tempo. Agli inizi del [[XX secolo|Novecento]] i filosofi idealisti, come Croce e [[Giovanni Gentile|Gentile]], avevano esercitato assieme alla cultura cattolica una comune critica al [[positivismo]] ottocentesco. Alla fine degli [[anni 1920|anni venti]] vi era stato un progressivo allontanamento della cultura laica e idealistica dalla cultura cattolica. Croce, pur non essendo un [[anticlericale]] militante, riteneva importante la [[Separazione tra Stato e Chiesa|separazione liberale tra Chiesa e Stato]], propugnata da [[Cavour]].<ref name="Griffo">{{Cita web|url=http://www.loccidentale.it/node/8259|titolo=Maurizio Griffo, ''Il pensiero di Benedetto Croce tra religione e laicità''. La citazione è tratta da: B. Croce, Taccuini di lavoro, vol. 6, Napoli 1987, p. 285 (3 luglio 1950).|accesso=27 febbraio 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140303100706/http://www.loccidentale.it/node/8259|dataarchivio=3 marzo 2014|urlmorto=sì}}</ref>
 
L'11 febbraio 1929 la Chiesa con i [[Patti Lateranensi]] aveva ormai raggiunto un rapporto equilibrato con le istituzioni statali italiane distaccandosi quindi dalle posizioni politiche antifasciste dell'idealismo crociano. Croce fu contrario al [[Concordato]] e dichiarò apertamente in Senato che «accanto o di fronte ad uomini che stimano Parigi valer bene una messa, sono altri per i quali l'ascoltare o no una messa è cosa che vale infinitamente più di Parigi, perché è affare di coscienza.»<ref>Benedetto Croce, ''Perché non possiamo non dirci anticoncordatari. Discorso contro i patti lateranensi'', tratto da: Benedetto Croce, ''Discorsi parlamentari'', Bardi editore, Roma 1983, pp. 167-175</ref>