Guerra decennale: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m clean up
Riga 71:
Gli isolani allora avvertirono i milanesi delle disfatte subite e questi inviarono loro molti uomini. Imbarcatisi sulle navi di notte, remarono silenziosamente sino a Como e assaltarono le navi nemiche ancorate nel porto, affondandone un gran numero. I comaschi furono messi davanti al fatto compiuto e riuscirono solamente a salvare alcune navi che in seguito furono in grado di riparare. Pochi giorni dopo i milanesi e gli isolani tentarono un nuovo assalto navale sulla città. I comaschi disposero l'esercito sulla riva del lago opponendosi strenuamente allo sbarco dei nemici ma nello scontro cadde il [[visdomino]] Beltrando, nobile comasco. Nel frattempo, alcune navi isolane aggirarono la città facendo sbarcare gli uomini presso i borghi di Coloniola e di Vico. I soldati milanesi allora assaltarono il nemico su ogni lato e sebbene non riuscissero ad entrare all'interno di Como, saccheggiarono, devastarono ed incendiarono tutto quanto vi era attorno alla città, tolti i luoghi fortificati.<ref>{{cita|Corio|pp. 138-140}}.</ref>
 
Sul [[Ceresio]], invece, furono le navi luganesi, alleate di Milano, ad avere la meglio, anche grazie al tradimento di Arduino, ammiraglio comasco che si era consegnato ai milanesi. Per poter recuperare la flotta caduta nelle mani nemiche, Grimoldi organizzò una spedizione da grande stratega: caricò due navi, la ''Crastina'' e l<nowiki>{{'</nowiki>}}''Alberga'', su carri trainati da buoi e le fece portare dal [[Lago di Como|Lario]] al Ceresio per via di terra. Quindi i battelli furono immersi nelle acque luganesi, carichi di soldati, raggiunsero la flotta nemica alla fonda e la distrussero al termine di una breve e furente battaglia. Infine, ritornate per via terrestre nella campagna vicino a [[Melano]], le navi furono nascoste ricoprendole con mucchi di sabbia.<ref name="cita|Rovelli|p. 147"/><ref name="cita|Fargnoli|p. 97">{{cita|Fargnoli|p. 97}}.</ref>
 
=== Assalto a Varese e al castello di Drezzo ===
Riga 123:
 
=== La distruzione di Como ===
Nel [[1127]] i milanesi assoldarono carpentieri [[Genova|genovesi]] e genieri [[Pisa|pisanipisa]]ni per la costruzione di macchine d'assedio e ordinarono ai lecchesi di fornire il legname necessario. Nel frattempo il loro esercito, ingrossato da molti soldati provenienti in primo luogo dalle città di [[Pavia]], [[Novara]] e [[Vercelli]] e poi da [[Alba (Italia)|Alba]], [[Albenga]], [[Asti]], [[Cremona]], [[Mantova]], [[Piacenza]], [[Parma]], [[Modena]], [[Bologna]], [[Ferrara]], [[Vicenza]] e dalla [[Garfagnana]], marciò nuovamente su Como e ricostruì Castelnuovo, poi pose l'accampamento di fronte alla città effettuando anche un blocco navale sul lago. Posto l'assedio, i milanesi costruirono quattro grandi [[torre d'assedio|torri mobili]] in legno, ricoperte da un graticcio di vimini a sua volta rivestito da cuoio bagnato per ridurre la possibilità di incendio. Realizzarono inoltre due [[ariete (arma)|arieti]] ricoperti allo stesso modo, ognuna delle quali fu collocata in mezzo a ciascuna coppia di torri e quattro [[baliste]], anch'esse coperte. Terminati i lavori, tra il giubilo e le grida dei soldati, una delle due coppie di torri fu trascinata verso le mura occidentali, l'altra a quelle meridionali, coperte dal lancio delle baliste e dalle frecce scoccate dagli arcieri che occupavano le torri stesse e il campo circostante. Nel frattempo i genieri si diedero da fare per riempire il fossato e posizionare travi di legno e fascine per dar modo alle torri e agli arieti di accostarsi alle mura. La notte del primo giorno d'assedio i comaschi tentarono una sortita che tuttavia si risolse in un nulla di fatto e nella quale Lamberto Rusca venne trafitto mortalmente da una freccia. Il giorno seguente i consoli comaschi si resero conto che la città era ormai indifendibile e fecero traghettare i cittadini e una parte dei soldati insieme ai loro beni più preziosi nel borgo fortificato di Vico. Nel pomeriggio i difensori tentarono un'ultima disperata sortita che non ebbe esito favorevole. I milanesi, essendo ormai giunta la sera e temendo che solo una parte dei comaschi fosse uscita ad affrontarli, attesero il mattino successivo prima di entrare in città.
 
Il 27 agosto i milanesi, verosimilmente spinti dall'arcivescovo Anselmo, presero contatto con i chierici comaschi al fine di accordarsi per una pace. Ai comaschi, oltre ad essere risparmiata la vita, fu concesso il mantenimento di tutti i beni mobili e immobili, avrebbero però dovuto distruggere la città di Como, compresi i borghi di Vico e Coloniola, fatta eccezione per gli edifici sacri. I maggiori esponenti del clero e della nobiltà comasca approvarono i pur durissimi termini facendo giuramento e la pace fu trascritta e sottoscritta in due copie identiche. Il [[Poeta Cumano]] afferma che i soldati milanesi non rispettarono i termini stabiliti dalla loro nobiltà e saccheggiarono ogni cosa, portando via persino i servi dei nobili comaschi; va però considerato che si tratta di una fonte tutt'altro che neutrale. Lo smantellamento di Como occupò molti mesi e terminò solamente il 26 o 28 marzo [[1128]].<ref>{{cita|Giulini|pp. 165-171}}.</ref><ref>{{cita|Bergamaschi|pp. 333-352}}.</ref>