Piramidi egizie: differenze tra le versioni

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[[immagine:Joseph Gathering Corn (San Marco).jpg|miniatura|upright=1.5|Particolare del mosaico che mostra [[Giuseppe (patriarca)|Giuseppe (il Patriarca)]] e le piramidi, situato nella terza cupola nord del nartece della [[Basilica di San Marco]] di [[Venezia]].]]
 
Nel Medioevo si perse la cognizione della vera natura delle piramidi di Giza, tanto si credeva fossero i "granai di [[Giuseppe (patriarca)|Giuseppe]]". Come è narrato nella [[Genesi]] (41:47-8), Giuseppe, dopo essere stato venduto per gelosia dai fratelli, era diventato visir d'Egitto e vide in sogno che ci sarebbero stati sette anni di prosperità seguiti da sette anni di carestia; fece quindi costruire grandi granai per accumulare riserve, per superare il periodo di penuria di cibo. La tradizione identificò questi magazzini con le piramidi, sia a causa delle grandi dimensioni, sia per l'etimologia del nome "piramidi" fornita da [[Stefano di Bisanzio]], che faceva derivare il termine dal greco "''pyros''", ossia "grano". Anche se nella Genesi non si trova alcun cenno a ciò, lo storico del VI secolo [[Gregorio di Tours]] diede credito a questa teoria<ref>
*{{en}}[[Gregorio di Tours]], ''[https://archive.org/details/historyoffranks01greg/page/8/mode/2up?view=theater Historia Francorum]''</ref>, seguita anche dall'artista dei mosaici del transetto della [[Basilica di San Marco]] di Venezia, in una scena dedicata in cui il patriarca Giuseppe sovrintende alla raccolta del grano e sullo sfondo si vedono le piramidi per accoglierlo. I resoconti dei pellegrini confermavano la tradizione, come ad esempio quella del [[pellegrino anonimo di Piacenza]], che afferma che i granai "sono ancora pieni".