Piramidi egizie: differenze tra le versioni

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Già alla fine dell'[[Età antica]], comunque, la cognizione della reale natura delle piramidi si stava perdendo, come mostrano gli scritti di [[Egeria (pellegrina)|Egeria]] (IV - V sec.)<ref>''[https://books.google.it/books?id=hvYQAAAAYAAJ&pg=PT404&redir_esc=y#v=onepage&q&f=false Itinerarium Egeriae]'', Y2 [= citazione di Pietro Diacono]; ed. R. Weber, CCSL 175:100; PL 173:1129D</ref> e [[Giulio Onorio]] (V secolo)<ref>Alexander Riese, ''[https://books.google.it/books?id=dlgGAAAAQAAJ&pg=PA51&redir_esc=y#v=onepage&q&f=false Geographi latini minores]'', Henningeros fratres, 1878 (p. 51).</ref>, concordi nell'identificare le piramidi con i granai di Giuseppe.
 
Fu solo nel periodo dell'[[Umanesimo]] che [[Ciriaco d'Ancona]], il padre dell'[[archeologia]], riscoprì la vera natura di questi monumenti egizi. Egli fu il primo dopo l'[[Età Anticaantica]] a identificare correttamente le piramidi e a portare in [[Europa]] notizie su questi monumenti, che aveva ritrovato facendosi guidare dalle parole di [[Erodoto]]. Ciriaco parlò delle piramidi nei suoi ''Commentarii'' e testimoniò che esse erano l'unica [[Sette meraviglie del mondo|meraviglia del mondo antico]] a essere sopravvissuta allo scorrere del tempo<ref name="ciriaco">Enciclopedia Treccani, [http://www.treccani.it/enciclopedia/ciriaco-d-ancona_%28Enciclopedia-Italiana%29/ Ciriaco d'Ancona]</ref><ref>Agostino Pertusi, ''Venezia e l'Oriente: fra Tardo Medioevo e Rinascimento'', Sansoni, 1966, p. 331.</ref>.
 
=== V dinastia ===