Tribuno della plebe: differenze tra le versioni
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Fu creata nel [[494 a.C.]], all'incirca 15 anni dopo la fondazione della [[Repubblica Romana]] nel [[509 a.C.]] I [[plebei]] di Roma avevano effettuato una [[secessio plebis|secessione]], cioè avevano abbandonato in massa la città, accettando di rientrare solo quando i [[Patrizio (storia romana)|patrizi]] avessero dato il loro consenso alla creazione di una carica pubblica che avesse il carattere di assoluta [[inviolabilità]] e [[sacralità]], caratteristiche sintetizzate dal termine latino ''sacrosanctitas''. Questo significava che lo Stato si accollava il dovere di difendere i tribuni da qualsiasi tipo di minaccia fisica, ed inoltre garantiva ai tribuni stessi il diritto di difendere un cittadino plebeo messo sotto accusa da un magistrato patrizio (''ius auxiliandi''). Secondo la tradizione i primi tribuni della plebe si chiamavano [[Lucio Albinio (tribuno della plebe)|Lucio Albinio]] e [[Gaio Licinio Stolone]].
A partire dal [[457 a.C.]], durante il consolato di [[Gaio Orazio Pulvillo]] e di [[Quinto Minucio Esquilino Augurino]] il numero dei tribuni fu elevato a dieci, due per ciascuna classe. {{q|Questa notizia suscitò uno spavento tale che i tribuni permisero l'arruolamento, non senza aver prima ottenuto - siccome per cinque anni erano stati presi in giro riuscendo così di ben poco aiuto alla plebe - la garanzia che in futuro sarebbero stati eletti dieci tribuni. I patrizi furono costretti ad accettare, assicurandosi però con una clausola di non rivedere più, da quel giorno in poi, gli stessi tribuni. Si passò poi sùbito alla nomina dei tribuni, per evitare che quella promessa, come tutte le altre in passato, non venisse mantenuta una volta finita la guerra. A 36 anni di distanza dai primi, furono allora nominati dieci tribuni, due per ciascuna classe, e si stabilì che in futuro l'elezione avrebbe seguito la stessa procedura|Tito Livio, ''Ab Urbe Condita Libri'', Libro III, 30.}}
Fino al [[421 a.C.]] il tribunato fu l'unica magistratura a cui i plebei potevano accedere, e che, naturalmente, era ad essi riservata. Per contro negli ultimi periodi della repubblica questa carica aveva assunto un'importanza ed un potere talmente grandi che alcuni patrizi ricorsero ad espedienti per riuscire a conseguirla. Ad esempio [[Publio Clodio Pulcro|Clodio]] si fece adottare da un ramo plebeo della sua famiglia, e fu così in grado di candidarsi, con successo, alla carica. Non mancarono casi in cui l'inviolabilità della carica di tribuno fu usata come pretesto per compiere violenze e soprusi, come nel caso dello stesso Clodio e in quello di [[Tito Annio Milone|Milone]].
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