Potente strumento di riflessione, sistematizzazione ed esplicazione, la griglia è ancora considerevole fonte di discussione tra i cultori di Bion, molti dei quali trovano che sia un esito del suo lavoro che paradossalmente imbarazza e chiarisce. Bion stesso ha formulato controverse considerazioni sulla griglia, per sé ha dichiarato di trovarla utile alla conclusione di una giornata di lavoro per determinare quale “male” si potesse attribuire a elementi analitici presenti durante una seduta.<br />
Per taluni studiosi la griglia funziona come un'impalcatura, altri la considerano una [[stele di Rosetta]] rispetto ai [[geroglifico egizio|geroglifici]] dei processi inconsci o un genere di
[[Lingua esperanto|esperanto]] delle discipline psicoanalitiche. Occorre considerare che numerosi giudizi sulla griglia -, talvolta pregiudizialmente sfavorevoli o ostativi -, sono stati espressi da studiosi estranei alla psicoanalisi, mentre i fautori ritengono che critiche e commenti coerenti e costruttivi non possano essere formulati che da chi ne abbia approfondito lo studio praticando la psicoanalisi seguendo il metodo bioniano. Bion ha costruito la griglia come un organizzatore di pensieri, mentre cercava, attraverso la matematica, la scienza e la logica convenzionale, un sistema notazionale che soddisfacesse l'indagine scientifica andando oltre le “emozioni selvagge” da cui la psicoanalisi è impastoiata. Sistema scientifico finalizzato a rappresentare le relazioni tra elementi che appaiono inconciliabili sulla base di significati prestabiliti e appassionatamente difesi dalle diverse correnti psicoanalitiche, in linea di principio la griglia ha funzionato da efficace strumento di ricomposizione degli scismi tra le varie scuole psicoanalitiche, principalmente tra quelle che fanno riferimento a [[Melanie Klein]] e [[Anna Freud]].