Maria Cosway, nata Maria Luisa Caterina Cecilia Hadfield (Firenze, 11 giugno 1760Lodi, 5 gennaio 1838), è stata un'artista e educatrice italiana, che, dopo aver sposato un artista inglese, operò in Inghilterra, Francia ed infine in Italia, ove morì. Ebbe una relazione sentimentale con il futuro presidente degli Stati Uniti Thomas Jefferson nel 1786.

Autoritratto di Maria Cosway (1787)

Biografia

 
Ritratto di Giulia Beccaria, di Maria Cosway, eseguito a Parigi e conservato nella Biblioteca Nazionale Braidense

Nacque a Firenze da padre inglese e madre italiana.[1] Gli Hadfields gestivano tre note locande in Toscana, frequentate dagli aristocratici britannici durante il Grand Tour[2] Maria aveva numerosi fratelli e sorelle. Quattro di essi furono vittime di una bambinaia malata di mente, che agiva nella convinzione di spalancare loro le porte del Paradiso. L'assassina, catturata dopo che per caso la si sentì dire che avrebbe ucciso anche Maria, fu condannata all'ergastolo. Maria, i fratelli Richard e George, e una sorella minore di nome Charlotte furono gli unici sopravvissuti.[3] Il fratello George Hadfield divenne poi architetto ed è noto per aver progettato numerosi edifici di stampo neoclassico come Arlington House in Virginia.

Pur di famiglia protestante, la giovane Maria venne indirizzata a studi cattolici presso il monastero della Visitazione dove spiccò nello studio della musica e della pittura.[4] Mentre era ancora a Firenze, Maria Hadfield studiò arte con Violante Cerroti e Johann Zoffany.[2] Per assecondare la vocazione per la pittura della giovane, il padre decise di mandarla a Roma a studiare arte dove si fermò per due anni. Tornata a Firenze dalla famiglia, nel 1778 fu nominata appena diciottenne socia dell'Accademia Fiorentina di Belle Arti.[4]

Alla morte del padre avvenuta nel 1779, la giovane si trasferì con la madre a Londra dove, nel 1780, si unì in matrimonio con il pittore Richard Cosway (1742-1821) famoso miniaturista e primarius pictor del principe di Galles.

Nel 1796 muore, a soli sei anni, la figlia Luisa Paolina Angelica e la Cosway si trasferisce temporaneamente a Maleo dalla sorella Bettina. Dal 1803 al 1812 opera a Lione nel campo educativo e fonda il primo collegio. Il 18 febbraio 1812 apre a Lodi il suo Collegio (prima allieva Giuseppina Menrisi) ristrutturando il convento dei frati Minimi (Paolotti) e con l'aiuto di Francesco Melzi d'Eril, duca di Lodi.

Le sue convinzioni pedagogiche escludono imposizioni e metodi troppo autoritari e si rifanno alle teorie di Jean-Jacques Rousseau e Johann Heinrich Pestalozzi. Nelle fanciulle si studiavano i caratteri e le disposizioni naturali e si cercava di sfruttare al massimo il talento che possedevano; si incoraggiano le alunne con premi o sconti sulla retta scolastica; l'obiettivo era formare "buone madri di famiglia, in grado di educare i figli e di fare buona figura in società".[5]

Maria Cosway chiama Elena Solera, (raccomandata dal Vescovo di Pavia Luigi Tosi; nata a Edolo nel 1812) e affida così il destino del proprio Collegio alle "Dame Inglesi", nato nella prima metà del XVII secolo ad opera di Mary Ward originaria dello Yorkshire (Inghilterra settentrionale). Mary e le sue compagne indossavano un vestito uniforme ed austero (non propriamente religioso) e la gente cominciò a chiamarle Dame Inglesi. Elena Solera compì i voti solenni di povertà, castità, obbedienza il 10 aprile 1836, lo stesso giorno dell'insediamento delle Dame Inglesi nel Collegio di Lodi.[6] Nel 1948 il collegio è passato alle suore di carità di Maria Bambina fino al 1978.

Morta a Lodi all'età di 79 anni, la baronessa riposa nella locale chiesa di Santa Maria delle Grazie.

Sue incisioni sono conservate nel gabinetto delle stampe del British Museum.[7] La sua figura è stata ripresa nel film Jefferson in Paris (1995).

Note

  1. ^ Salomon e Woodward
  2. ^ a b Tate Britain
  3. ^ Dictionary of National Biography
  4. ^ a b Gazzetta Privilegiata di Milano
  5. ^ cfr. P. Rescalli, Il Cittadino, 18 marzo 2006.
  6. ^ A. Provetti, Il Cittadino, 13 maggio 2006.
  7. ^ (EN) Maria Cosway collection, su British Museum. URL consultato il 29 ottobre 2018.

Bibliografia

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Collegamenti esterni

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