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La rigatura consiste in una serie di solchi elicoidali detti "principi", tracciati (generalmente per brocciatura) all'interno della canna di un'arma da fuoco.

Rigatura (destrorsa) nella canna di una pistola calibro 9 mm.

Caratteristiche

I principi (solchi o righe) sono normalmente più d'uno e servono ad imprimere al proiettile una rotazione sul proprio asse, aumentandone in questo modo, grazie all'effetto giroscopico, la stabilità e diminuendo la possibilità di deviazioni dalla propria traiettoria.

Nelle armi da fuoco portatili a canna rigata, l'intero proiettile è in genere coperto da rame o da una lega morbida; al momento dello sparo il proiettile viene forzato nella parte rigata della canna ed i pieni di rigatura ne deformano la parte esterna imprimendogli il moto rotatorio. Nei proiettili di artiglieria invece l'impegno della rigatura avviene tramite le corone di forzamento.

Il numero di righe, l'andamento (destrorso o sinistrorso), la parte di giro completata e la profondità della riga sono tutte caratteristiche legate a quelle del proiettile, della sua carica e dell'arma che lo utilizzerà. Sono state ideate anche rigature a passo variabile dove nel primo tratto (verso la culatta - ovvero il primo percorso dal proiettile) la rigatura è quasi rettilinea ma poi inizia a divenire elicoidale fino a raggiungere la massima curvatura nei pressi della bocca dell'arma. Questo sistema (utilizzato soprattutto nelle armi sparanti pallottole in piombo) permette al proiettile di aderire bene alla rigatura evitando il rischio che (specialmente se la carica di lancio è forte) possa essere trafilato entro la canna annullando completamente il vantaggio apportato dalla rigatura stessa.

Il calibro di un'arma rigata si può misurare fra i pieni o fra i vuoti della rigatura. In questo modo, nel passato, armi dal calibro apparentemente diverso potevano utilizzare lo stesso proiettile. Proprio per non creare confusione si è stabilito quindi di misurare il valore tra i pieni della rigatura stessa.

Cenni storici

Si conoscono esemplari di armi con canne rigate risalenti al 1400 ma poiché la rigatura non ha andamento elicoidale bensì rettilineo, si pensa che essa fosse stata ideata allo scopo di ridurre l'attrito (dovuto allo sporco) del proiettile contro le pareti della canna al momento del caricamento. Dopo vari spari con la polvere nera, infatti la canna si sporca e l'introduzione di un nuovo proiettile inizia a diventare più difficoltosa: solchi scavati internamente nello spessore della canna avrebbero certo ridotto il problema raccogliendo dentro di loro lo sporco. Ci si accorse che scanalature non rettilinee ma leggermente elicoidali non solo rendevano ancora più agevole il caricamento ma, se il proiettile era stato abbastanza forzato nella canna, aumentavano anche la precisione del tiro. Nonostante questo, forzare troppo un proiettile in canna poteva rivelarsi difficile e pericoloso: ci vollero quindi anni di prove e studi per arrivare ad un sistema di sparo efficiente con le canne rigate ed il sistema ad avancarica. Intorno alla metà dell'Ottocento si perfezionarono sistemi per far aderire il proiettile alle rigature senza sforzo durante il caricamento e, successivamente, l'invenzione del sistema a retrocarica prima e l'introduzione della polvere senza fumo (che sporcava assai meno le canne) poi, eliminarono ogni problema rendendo il sistema efficace e sicuro[1].

Sebbene la rigatura propriamente detta fosse un procedimento noto dalla metà del XVI secolo, non divenne tuttavia di uso comune prima del XIX secolo.

Note

  1. ^ Musciarelli L., Dizionario delle Armi, Milano, Oscar Mondadori, 1978

Bibliografia

  • Montù C., Storia dell'Artiglieria italiana, a cura della Rivista d'Artiglieria e Genio, Roma, 1934
  • Ricketts H., Armi da Fuoco,Milano, Mursia, 1962
  • Peterson H., Armi da Fuoco nei Secoli, Milano, Mondadori, 1964
  • Cadiou R., Alphonse R., Armi da Fuoco, Milano, Mondadori, 1978
  • Musciarelli L., Dizionario delle Armi, Milano, Oscar Mondadori, 1978
  • Durdik J., Mudra M., Sada M., Armi da Fuoco Antiche , La Spezia, Fratelli Melita, 1993

Voci correlate

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