Giorgio Perozzi
Giorgio Perozzi è un personaggio della serie di film Amici miei, interpretato da Philippe Noiret.
Giorgio Perozzi | |
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Il Perozzi nella scena della gobba | |
Universo | Amici miei |
Autore | Leo Benvenuti, Piero De Bernardi, Tullio Pinelli, Pietro Germi |
1ª app. in | Amici miei |
Ultima app. in | Amici miei - Atto IIº |
Interpretato da | Philippe Noiret |
Voci italiane | |
Caratteristiche immaginarie | |
Sesso | Maschio |
Luogo di nascita | Firenze |
Data di nascita | 18 marzo 1922 |
Professione | Giornalista |
Biografia
Giorgio Perozzi nasce a Firenze il 18 marzo 1922. Attorno al 1955 si sposa con la gelida moglie Laura, dalla quale negli stessi anni ha il figlio Luciano: questa informazione la possiamo ricavare dal secondo capitolo della saga, in cui nel 1966 Luciano ha circa dieci anni, nonostante dal primo film si possa dedurre che Luciano sia, nel 1975, un uomo adulto, che lavora come insegnante. Questa è una delle incongruenze che hanno caratterizzato Amici miei - Atto IIº, blooper da doversi intendere come "licenze poetiche" per permettere i flashback che avrebbero consentito agli amici di rievocare le avventure precedenti al primo film, quando il Perozzi era ancora vivo; nel terzo capitolo il Perozzi non appare né viene menzionato.
Nel 1966 egli è comunque, lo si deduce dalle parole del narratore Mascetti, "già capocronista": la sua professione è infatti quella di giornalista per il quotidiano La Nazione di Firenze. Nello stesso periodo ha una relazione adulterina con Anita Esposito, la moglie del fornaio vicino alla redazione del giornale: scoperto dalla moglie Laura, il Perozzi sarà momentaneamente abbandonato e dovrà prendersi cura da solo del figlio Luciano, che, al contrario del padre, è un bambino serioso, saccente e distaccato; viene aiutato in questo dagli amici, con l'esclusione del Melandri, il quale nello stesso periodo si separa temporaneamente dal gruppo per conquistare una "baciapile".
In particolare il Mascetti, per 150.000 lire al mese, si offre per ospitare Luciano, salvo poi riconsegnarlo al Perozzi dopo che il bambino, in sole 24 ore, gli ha "sfasciato la famiglia". Approfittando di un grave evento di cronaca, che mistifica approfittando della sua posizione di capocronista, il Perozzi fa credere alla moglie che l'amante sia morta in un incidente d'auto. Non appena Laura torna, solo e soltanto per occuparsi del figlio e assolutamente non per amore del marito, il Perozzi riprende la sospesa relazione con la fornaia. Durante lo straripamento dell'Arno, il Perozzi è a letto con l'amante e viene scoperto dal marito di lei nel tentativo di questi di salvare qualche prezioso oggetto nella casa allagata al primo piano.
Da questo momento si può dedurre che Laura e il Perozzi attenderanno il referendum del 1974 per divorziare; sicuramente Laura tornerà, questa volta portando con sé Luciano, dai suoi genitori. Negli anni seguenti - o forse precedenti, a seconda di quando si valuti avvenuto l'incontro degli amici con il Sassaroli, dato che nel primo film può sicuramente essere rappresentato come un flashback, ma per contro bisogna ricordare che Luciano appare già maturo - il Perozzi intrattiene una nuova relazione extraconiugale con una non meglio nota Bruna (Marisa Traversi)[1]. Approfittando del fatto che con gli amici era stato ricoverato nella clinica del Sassaroli, ingigantisce i postumi della degenza fingendosi deforme. La gobba posticcia gli servirà per allontanare l'amante che "da un bel po' aveva cominciato a pronunciare sinistre frasi come avrei tanto bisogno che tu avessi bisogno di me". Al ritorno dall'ennesima zingarata con gli amici al completo, il Perozzi va a dormire ma viene colto da un infarto - dopo che aveva già dato segni di deficienze cardiache ("Ragazzi avvertite, io c'ho il core cagionevole") - e muore, nel tentativo di un'ultima beffa, una supercazzola al prete, chiamato dal figlio, al suo capezzale, il 20 novembre 1975, come si deduce dalla tomba che gli amici visitano nel secondo film.
Sul letto di morte, la moglie, trascinata dal figlio, non gli perdona le tante infedeltà e, alla frase del Melandri "neanche una lacrimina", risponderà "me le ha già fatte piangere tutte". Il giorno dopo Laura e Luciano non si presentano al funerale, che, a dispetto di quanto si augura il Melandri, vede una scarsa partecipazione e si rivela molto triste. Esso tuttavia non manca di concedere agli amici un'ultima zingarata tutti assieme e, nell'ennesima beffa del gruppo, organizzata ai danni del signor Righi, un anziano e goloso pensionato brutalmente preso in giro dai cinque, è come se il Perozzi ridesse nella bara assieme agli "amici miei", segnando così la pellicola con un finale dolceamaro e tragicomico, tipico della commedia all'italiana.
L'Ultima zingarata di Micali
Nel 2010, a 35 anni di distanza dall'uscita del film nelle sale, il regista fiorentino Federico Micali ha girato un cortometraggio nella casa di Monicelli in Maremma, e a Firenze. Il remake mostra la scena conclusiva del funerale del Perozzi, come l'avrebbero voluto Monicelli e Melandri nel film originale, «con i militari, la banda di Fucecchio e le majorettes».[2] Nel film documentario dal titolo Ultima zingarata. Un funerale da fargli pigliare un colpo, il protagonista Micelli rivela che amici miei doveva essere inizialmente ambientato a Bologna, e che il regista toscano fece spostare la location delle riprese a Firenze.[3]
Note
- ^ Chi è Marisa Traversi nel film Amici miei (1975), su popcorntv.it, 17 febbraio 2017. URL consultato l'8 luglio 2019 (archiviato l'8 luglio 2019).
- ^ Iacopo Gori, L'ultima zingarata di Firenze, il tributo ad "Amici miei" (quello vero), su corriere.it, 6 giugno 2010. URL consultato l'8 luglio 2019 (archiviato l'8 giugno 2010).
- ^ ”Amici miei”, dopo 35 anni arriva l'ultima zingarata, su ilreporter.it, 15 febbraio 2011. URL consultato l'8 luglio 2019 (archiviato l'8 luglio 2019).