Mores
Mores è un comune italiano di 1 800 abitanti della provincia di Sassari in Sardegna.
Mores comune | |
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(IT, SC) Mores | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Sardegna |
Provincia | Sassari |
Amministrazione | |
Sindaco | Enrico Euclide Virdis (lista civica) dall'11-10-2021 |
Territorio | |
Coordinate | 40°32′53″N 8°49′58″E |
Altitudine | 366 m s.l.m. |
Superficie | 94,86 km² |
Abitanti | 1 800[1] (31-7-2021) |
Densità | 18,98 ab./km² |
Comuni confinanti | Ardara, Bonnanaro, Bonorva, Ittireddu, Ozieri, Siligo, Torralba |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 07013 |
Prefisso | 079 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 090042 |
Cod. catastale | F721 |
Targa | SS |
Cl. sismica | zona 4 (sismicità molto bassa)[2] |
Cl. climatica | zona D, 1 611 GG[3] |
Nome abitanti | (IT) moresi (SC) moresos |
Patrono | santa Caterina d'Alessandria |
Giorno festivo | 25 novembre |
Cartografia | |
Posizione del comune di Mores nella provincia di Sassari | |
Sito istituzionale | |
Storia
Rinvenimenti archeologici fanno dedurre che il territorio circostante fosse abitato fin da tempi antichi (3000 a.C.), come testimoniano le domus de janas ("case delle fate") e i vari dolmen, tra i quali spicca quello di Sa Coveccada. L'area fu abitata anche in epoca nuragica, per la presenza nel territorio di alcuni nuraghi, e in epoca punica e romana, per la presenza di alcune necropoli.
Nel medioevo appartenne al Giudicato di Torres, e fece parte della Curatoria di Meilogu. Alla caduta del giudicato (1259) passò sotto il dominio della famiglia genovese dei Doria, e successivamente, intorno al 1350, fu conquistato dagli aragonesi. Nel corso della guerra avvenuta nel 1478 tra il marchese di Oristano, Leonardo Alagon, e il viceré aragonese dell'Isola, Nicolò Carroz, il paese si schierò a favore del primo e ospitò un figlio dell'Alagon, Artaldo, e il visconte di Sanluri, Giovanni De Sena, suo alleato, dopo che essi furono costretti ad abbandonare l'assedio messo al castello di Ardara, allora roccaforte aragonese. Sconfitto il marchese, Mores tornò agli aragonesi. Nel 1614 fu incorporato nel marchesato omonimo, che venne dato in feudo ad Antonio Manca in quanto sposo di Caterina Virde.
Nel 1795 il paese prese parte alla insurrezione contro i feudatari, e il palazzo degli stessi feudatari venne distrutto.
Il paese fu riscattato agli ultimi signori nel 1839, con la soppressione del sistema feudale.
Simboli
Lo stemma e il gonfalone del comune di Mores sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 17 maggio 1985.[4]
«Stemma semitroncato partito: il primo, di azzurro, al sole d'oro; il secondo, di verde, alla campana d'oro, legata di rosso; il terzo, d'oro, all'olivo di verde, fruttato di cinque di nero, piantato sulla pianura di rosso. Ornamenti esteriori da Comune.»
Il gonfalone è un drappo partito di rosso e di azzurro.
Monumenti e luoghi d'interesse
Architetture religiose
Al centro del paese sorge la chiesa parrocchiale di Santa Caterina coll'imponente campanile, progettato dall'architetto morese Salvatore Calvia Unali, padre del celebre poeta sassarese Pompeo Calvia, che rappresenta una delle più belle realtà del Neoclassicismo sardo; con i suoi 47 metri di altezza inoltre è la torre campanaria più alta dell'isola[5].
Da segnalare anche il convento settecentesco dei frati cappuccini con adiacente la chiesa di Sant'Antonio e la chiesa di Santa Croce.
Nell'agro si trovano le chiese di San Giovanni Battista, Santa Lucia di Lachesos e Nostra Signora di Todorache.
Siti archeologici
• Il ponte romano • Domus de Janas
Aree naturali
Società
Evoluzione demografica
Abitanti censiti[6]
Lingue e dialetti
La variante del sardo parlata a Mores è quella logudorese settentrionale.
Cultura
Eventi
Le feste religiose principali sono: san Giovanni Battista (29 agosto), sant'Antonio di Padova (13 giugno) e Nostra Signora di Todorache (8 settembre).
Economia
L'economia del paese si regge prevalentemente sulla pastorizia. È da segnalare a questo proposito la Cooperativa Allevatori di Mores (C.A.M.), conosciuta e apprezzata per la qualità dei suoi prodotti che esporta in tutto il mondo.[7]
Amministrazione
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
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6 giugno 1993 | 27 aprile 1997 | Domenico Serra | lista eterogenea | Sindaco | [8] |
27 aprile 1997 | 13 maggio 2001 | Domenico Serra | liste civiche di centro-sinistra | Sindaco | [9] |
13 maggio 2001 | 28 maggio 2006 | Pasquino Porcu | lista civica | Sindaco | [10] |
28 maggio 2006 | 15 maggio 2011 | Pasquino Porcu | lista civica | Sindaco | [11] |
15 maggio 2011 | 5 giugno 2016 | Antonio Demartis | lista civica "Mores" | Sindaco | [12] |
6 giugno 2016 | 11 ottobre 2021 | Giuseppe Ibba | lista civica "Unidos Pro Sa'Idda" | Sindaco | [13] |
11 ottobre 2021 | in carica | Enrico Euclide Virdis | lista civica "Nuova realtà Mores" | Sindaco | [14] |
Gemellaggi
Sport
In paese è presente una squadra di calcio, l'ASD Mores, militante nel campionato di Seconda Categoria regionale.
Impianti sportivi
Nel territorio comunale è presente l'autodromo nazionale "Franco di Suni", in località Su Sassu. Il circuito, nato da un'idea di Uccio Magliona, è stato inaugurato il 15 marzo 2003. Il 23 luglio 2006 ha ospitato il Gran Premio di Sardegna, prova valida per il Campionato mondiale Supermoto S1.
Note
- ^ Dato Istat - Popolazione residente al 31 luglio 2021.
- ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
- ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
- ^ Mores, decreto 1986-05-17 DPR, concessione di stemma e gonfalone, su Archivio Centrale dello Stato.
- ^ Lisai, Gianmichele., Il giro della Sardegna in 501 luoghi : l'isola come non l'avete mai vista, Newton Compton, 2017, ISBN 978-88-227-0437-5, OCLC 1045883834. URL consultato il 28 dicembre 2020.
- ^ Statistiche I.Stat - ISTAT; URL consultato in data 28-12-2012.
- ^ La Nuova Sardegna, Gli Usa dicono sì ai formaggi di Mores, 18 settembre 2018.
- ^ Comunali 06/06/1993, su elezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'interno. URL consultato il 16 agosto 2017.
- ^ Comunali 27/04/1997, su elezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'interno. URL consultato il 16 agosto 2017.
- ^ Comunali 13/05/2001, su elezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'interno. URL consultato il 16 agosto 2017.
- ^ Comunali 28/05/2006, su elezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'interno. URL consultato il 16 agosto 2017.
- ^ Comunali 15/05/2011, su elezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'interno. URL consultato il 16 agosto 2017.
- ^ Comunali 05/06/2016, su elezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'interno. URL consultato il 16 agosto 2017.
- ^ Comunali Sardegna 10/11 ottobre 2021, su elezioni.interno.gov.it, Ministero dell'interno. URL consultato il 17 ottobre 2021.
Bibliografia
- Antonio Areddu, Mores nei dispacci della regia Segreteria di Stato (1804-1847),Roma, Gruppo l'Espresso, 2017.
- Antonio Areddu, Il Marchesato di Mores. Le origini, il duca dell'Asinara, le lotte antifeudali, l'abolizione del feudo e le vicende del marquis de Morès, Cagliari, Condaghes, 2011.
- Fabiola Antonella Masci, Società e istruzione a Mores (1860-1911), Gruppo editoriale l'Espresso, Roma, 2016.
- Chiara Sau, Raccontando Mores, Documenta, 2007.
- Stefano Flore, Mores e sa zente sua, Editrice la Grafica, Sassari, 2005
- Manlio Brigaglia, Salvatore Tola, Dizionario storico-geografico dei Comuni della Sardegna, Sassari, Carlo Delfino editore, 2006
- Annalisa Poli, Sandro Roggio, Il campanile di Mores. Storia di un'architettura favolosa nella Sardegna dell'Ottocento, Sassari, AM&D, 1999
Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Mores
- Wikivoyage contiene informazioni turistiche su Mores
Collegamenti esterni
- Sito ufficiale, su comune.mores.ss.it.
- Mòres, su sapere.it, De Agostini.
- La scheda del comune nel portale Comunas della Regione Sardegna, su comunas.it.
- Pro Loco, su prolocomores.it.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 244745311 · LCCN (EN) n2001006459 · J9U (EN, HE) 987007498909905171 |
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