Attanasio di Balad
Attanasio di Balad, o Attanasio di Antiochia, noto anche come Athanasius Baldoyo (in siriaco ܐܬܢܐܣܝܘܣ ܕܬܪܝܢ ܒܠܕܝܐ; in arabo اثناسيوس الثاني البلدي?) (Balad, 634 – Antiochia di Siria, 11 settembre 686/687), è stato un vescovo cristiano orientale, filosofo e scrittore siro, Patriarca di Antiochia della Chiesa ortodossa siriaca dal 685 alla morte.
Biografia
Attanasio nacque nella città di Balad, lungo la riva destra del fiume Tigri, a circa 35 km a Sud di Mosul. Studiò scienze, siriaco, greco e filosofia sotto la guida del vescovo Severo Sebokht presso il monastero di Qinnasrin insieme a Giacobbe di Edessa. Divenne monaco al monastero di Beth Malke, nei pressi di Antiochia, dove continuò a studiare filosofia, specialmente di Aristotele, e nel 645 tradusse l'Isagoge di Porfirio di Tiro dal greco al siriaco e ne scrisse una prefazione. In seguito fu ordinato sacerdote e probabilmente risiedette a Nisibis (se non si suppone l'esistenza di un altro omonimo traduttore contemporaneo, tale Attanasio di Nisibis, come dice Cark Anton Baumstark nelle sue Lucubrationes Syro-Græcæ del 1894).
Nel 669 tradusse alcune lettere di Severo di Antiochia su richiesta di Matta e Daniele, vescovi metropoliti di Aleppo e di Edessa rispettivamente. Tradusse anche il Secondo discorso contro Nefalio sempre di Severo di Antiochia, le nove omelie dello Esamerone di Basilio di Cesarea nel 666/667, e parecchie omelie di Gregorio Nazianzeno. Una lettera del katholikos della Chiesa d'Oriente Timoteo (circa 780-823) indica che Attanasio fosse anche traduttore di Pseudo-Dionigi l'Areopagita.[1] I nomi di Attanasio di Balad e del suo più giovane contemporaneo Giacobbe di Edessa si sono tramandati nella tradizione siriaca come i maestri della traduzione dei testi greci.
Tra la fine del 683 e l'inizio del 684 Attanasio fu consacrato patriarca di Antiochia con il nome di Attanasio II. Fu la 45ª persona che ricevette tale incarico, secondo la cronologia della Chiesa ortodossa siriaca. Ciò avvenne durante la seconda guerra civile islamica, quando la città era governata dalla Casa dei Marwan, ramo degli Omayyadi. Conserviamo il testo del suo lungo discorso d'investitura davanti ai vescovi della Chiesa riuniti, dei quali ne sono citati diciassette. In seguito pubblicò una lettera, datata 684, che denunciava i cristiani che partecipavano alle feste "pagane" e consumavano cibo "sacrificale", e le donne cristiane che intrattenevano relazioni intime con i "pagani":[2]
«Una nota terribile sulla dissolutezza dei cristiani è giunta alle nostre umili orecchie. Uomini avidi, che sono schiavi del ventre e distrattamente e in maniera insensata partecipano alle feste con i pagani, misere donne che si mescolano illegalmente ed indecentemente con i pagani, e tutti, mangiano senza distinzione dai loro sacrifici. Stanno deviando, nella loro negligenza, dalle prescrizioni ed esortazioni degli apostoli che spesso griderebbero a coloro che credono in Cristo, che dovrebbero prendere le distanze dalla fornicazione, dal sangue e dal cibo dei sacrifici pagani, per non essere soci dei demoni e delle loro tavole immonde.»
Compose anche preghiere, tre delle quali per la liturgia dell'eucaristia, e parecchie per i morti. Il patriarca copto Giovanni III di Alessandria gli indirizzò una lunga lettera sinodale datata 24 giugno 686. Attanasio mantenne la carica di patriarca di Antiochia fino alla morte avvenuta nel 686 o nel 687.[4]
Note
- ^ Lettera al monaco Sergio (800 circa): «Vai al monastero di Mar Mattai...» (grande monastero giacobita nei pressi di Mosul) «... e ricopia la traduzione del libro di Dionigi l'Areopagita fatta da Attanasio e da Phocas di Edessa». Phocas bar Sergios, di Edessa, fu un commentatore, e probabilmente anche un traduttore in siriaco, attivo nella metà dell'VIII secolo, dei trattati di Pseudo-Dionigi l'Areopagita.
- ^ Secondo un titolo dato alla lettera da un copista dell'VIII secolo si sarebbe trattato dei "sacrifici degli Agareni", cioè dei musulmani; per cui "pagano" andrebbe interpretato come "musulmano", e il cibo "sacrificale" come cibo ḥalāl. Ma ciò non è chiaro nel testo. Tanto più che questi divieti di Attanasio assomigliano molto ai divieti del Corano (si veda ad es. Corano 5:3).
- ^ Athanasius of Balad, su christianorigins.com. URL consultato il 22 marzo 2024.
- ^ (FR) Venance Grumel, I Chronologie, in Traité d'études bizantines, Paris, Presses universitaires de France, 1958, p. 448.
Bibliografia
- Giuseppe Furlani,
- Contributi alla storia della filosofia greca in Oriente. VI. Testi siriaci: Una introduzione alla logica aristotelica di Atanasio di Balad, Rendiconti della Reale Accademia nazionale dei Lincei. Classe di scienze morali, storiche e filologiche V, 25, 1916, pp. 717–778.
- Sull'introduzione di Atanasio di Baladh alla logica e sillogistica aristotelica, Atti del Reale Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, 1921-1922, pp. 635–644.
- L'introduzione di Atanasio di Baladh alla logica e sillogistica aristotelica, tradotta dal siriaco, Atti del Reale Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti IX, 6, 1926, pp. 319–344.
- M.P. Penn, Athanasios of Balad, in Sebastian Brock et al. (eds.), Gorgias Encyclopedic Dictionary of Syriac Heritage, Piscataway, Gorgias Press, 2011, p. 46
- Robert G. Hoyland, Seeing Islam as Others Saw It, Darwin Press, 1998, p. 148.
Voci correlate
Controllo di autorità | VIAF (EN) 306479419 |
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