Giona (profeta)

profeta biblico e coranico
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Giona (VIII secolo a.C.) è un profeta ebreo, il protagonista dell'omonimo libro dell'Antico Testamento. È uno dei dodici profeti minori ed è venerato come santo dalla Chiesa cattolica: si commemora il 21 settembre.

San Giona
Il Profeta Giona dipinto da Michelangelo nella Cappella Sistina
 

Profeta

 
Nascitasconosciuto, VII secolo a.c.
MorteVIII secolo a.C.
Venerato daTutte le Chiese che ammettono il culto dei santi
Ricorrenza21 settembre
Attributibalena o mostro marino che lo inghiotte e lo vomita su una spiaggia

Biografia

Il profeta Giona, "figlio di Amittai", compare due volte nell'Antico Testamento e non si hanno altre notizie su di lui. Il secondo Libro dei Re, colloca la sua predicazione al tempo di Geroboamo II, quando il re recuperò i territori della transgiordania, ristabilendo "i confini di Israele dall'ingresso di Amat fino al mare di Araba". Dal regno di Ieu sino a quello di Ioacaz incluso (841-806 a.C.) i re d'Israele erano stati ripetutamente sconfitti dagli aramei di Damasco. Nei primi decenni del nuovo secolo, però, l'Assiria guidata da Adad-Nirari III, perseguì una politica imperialista, sconfiggendo e indebolendo gli aramei, che già nell'802 furono costretti a versare un tributo. Il figlio di Ioacaz, Ioas e il nipote Geroboamo II, anch'essi vassalli dell'Assiria, colsero l'occasione e approfittarono della debolezza di Damasco per recuperare i territori perduti (2Re 13,25 e 14, 23-27).

Secondo il Libro dei Re il profeta Giona avrebbe proclamato che la riconquista dei territori perduti era voluta da Dio, stimolando o favorendo così l'iniziativa bellica di Geroboamo (II Re 2 re 14,25[1]).

Secondo la tradizione rabbinica il profeta Giona sarebbe il figlio della vedova di Zarepta resuscitato da Elia (I Re 1 re 17, 17-24[2]).

Giona, inoltre, compare nel libro a lui intitolato, che secondo la maggioranza degli studiosi fu redatto in epoca persiana, se non ellenistica. Questa datazione tardiva è dovuta alle caratteristiche linguistiche, lessicali e sintattiche dell'opera e ancor più dall'inverosimiglianza storica del Libro di Giona, scritto quando il periodo storico in cui il testo è ambientato era ormai un periodo lontano, divenuto leggenda. Secondo gli storici, infatti, nell'VIII secolo Ninive non era la capitale dell'Assiria e non esisteva alcun re di Ninive. Gli assiri, poi, erano caratterizzati da una politica religiosa di imposizione violenta delle proprie credenze e perciò si può escludere che un profeta d'Israele sia stato lasciato libero di predicare per tre giorni in una città assira nel nome di un dio straniero.

Gli esegeti odierni concordano nel ritenere il Libro di Giona una "parabola" o un midrash, se non una novella, ricca di contenuto teologico e profetico. La scelta come personaggio principale di un profeta vissuto subito prima della distruzione d'Israele da parte degli assiri, spiega perché Giona si rifiuti inizialmente di predicare loro e sia rattristato dal perdono divino. Se, infatti, Iddio avesse punito gli assiri distruggendoli, Israele si sarebbe salvato. La scelta del personaggio, cioè, è funzionale a sottolineare l'amore illimitato di Dio per tutti gli uomini, tesi fondamentale del libro.

Vicende del personaggio

  Lo stesso argomento in dettaglio: Libro di Giona.

Per le caratteristiche del suo libro, che è sostanzialmente un racconto esemplare in soli quattro capitoli, il personaggio è di dubbio fondamento storico, sebbene richiami in II Re e nel Corano sembrino riferirsi al medesimo Giona figlio di Amittai che profetava a Ninive.

Nel capitolo 1 il Signore comanda a Giona, figlio di Amittai, di andare a predicare a Ninive. Giona invece fugge a Tarsis su una nave che è investita da un temporale e rischia di colare a picco dalla violenza delle onde. Giona allora ritrova improvvisamente il proprio coraggio e svela ai compagni di viaggio che la colpa dell'ira divina è sua, poiché ha rifiutato di obbedire al Signore.

E così, nel capitolo 2 Giona è gettato in mare, ma un "grande pesce" (da nessuna parte è precisato che si tratti di una balena) lo inghiotte. Dal ventre del pesce, dove rimane tre giorni e tre notti, Giona rivolge a Dio un'intensa preghiera, che ricorda uno dei Salmi. Allora, dietro comando divino, il pesce vomita Giona sulla spiaggia.

Nel capitolo 3, Giona ottempera la sua missione e va a predicare ai niniviti. Questi, contro ogni aspettativa, gli credono, proclamano un digiuno, si vestono di sacco e Dio decide di risparmiare la città. Ma qui riemerge l'istinto ribelle di Giona: lui non è contento del perdono divino, voleva la punizione della città di Ninive. Deluso chiede a Dio di farlo morire.

Così, nel capitolo 4, si siede davanti alla città e attende gli eventi. Il Signore fa spuntare un ricino sopra la sua testa per apportargli ombra ed egli se ne rallegra moltissimo. Ma all'alba del giorno dopo un verme rode il ricino che muore, il sole e il vento caldo flagellano nuovamente Giona, che invoca di nuovo la morte. Iddio allora gli spiega: se tu ti rattristi a morte per una pianta di ricino, a maggior ragione mi ero rattristato io per la possibile morte di innocenti fra cui centoventimila bambini e tanti animali.

Nel Nuovo Testamento

La permanenza di Giona per tre giorni e tre notti nel ventre del pesce ha conosciuto un'importante lettura cristologica nel Nuovo Testamento. Così recita infatti Matteo Matteo 12,40[3]):

«Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell'uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra.»

Anzi, alla "generazione perversa" che domanda un segno, Gesù non promette altro che il segno di Giona (Lc 11:29-32). I tre giorni trascorsi da Giona nel ventre del mostro richiamano la resurrezione di Gesù "il terzo giorno". Infatti, secondo il linguaggio biblico, "tre giorni" rappresenta lo spazio di tempo al di là del quale la morte è definitiva ed irreversibile. Ed anche la pronta conversione dei niniviti è contrapposta da Gesù all'incredulità dei suoi contemporanei.

Nel Corano

Nel Corano la decima sura porta il titolo Yûnus, che tradotto significa Giona. Infatti in questa sura il 98° versetto (Ayat) cita esplicitamente il profeta Giona ed anche la città di Ninive in cui esercitò il suo ministero profetico.

«Ci fosse stata almeno una città credente, cui fosse stata utile la sua fede, a parte il popolo di Giona. Quando ebbero creduto allontanammo da loro il castigo ignominioso in questa vita e li lasciammo godere per qualche tempo.»

Nella 37^ sura, As Saffat o I Ranghi narra delle prove imposte da Dio ai suoi inviati, e si racconta (Ayat 139-148) anche della Balena di Giona. Il testo è un riassunto poco chiaro. Si dice che Giona, uno degli Inviati, fuggì su di una nave e si tirò a sorte per decidere chi sacrificare. Fu sorteggiato proprio lui, fu gettato in mare e inghiottito da un pesce. Chiaramente fuggì all'ordine divino, e il sorteggio della vittima sacrificale dovrebbe essere avvenuto durante una tempesta o un momento di difficoltà.

 
Giona viene risputato dalla balena per ordine di Dio e lasciato sotto un albero di zucche.

Giona si rammaricò di non aver seguito l'ordine divino e per questo Dio accettò di farlo risputare dal pesce. Il corano afferma che

«Se non fosse stato uno di quelli che glorificano Dio, sarebbe rimasto nel ventre (della balena, cfr) fino al Giorno della Resurrezione»

Non appena Giona fu arrivato sulla riva del mare, Dio gli fece crescere una pianta di zucche, ma a differenza del racconto Biblico la vicenda non viene ulteriormente sviluppata. Anche la sura 37^ afferma che Giona riuscì a convertire gli abitanti di Ninive. Ulteriore accenno a Giona si troverebbe nella sura 21, Al Anbiy, col nome di Dhu al Nun o Uomo della Balena, nome attestato dalla tradizione musulmana.

A Giona viene attribuito la formula del dhikr «Non c'è altro dio all'infuori di Te! Gloria a Te! Io sono stato un ingiusto!», che riassume il concetto dell'unità di Dio, la glorificazione a Dio e la richiesta di perdono. A seguito di questa preghiera, Dio lo salvò dal ventre della balena.

Culto

Dal Martirologio Romano alla data del 21 settembre: "Commemorazione di san Giona, profeta, figlio di Amittai, sotto il cui nome è intitolato un libro dell’Antico Testamento; la sua celebre uscita dal ventre di un grosso pesce è interpretata nel Vangelo come prefigurazione della Risurrezione del Signore".

Secondo un'antica tradizione le spoglie di Giona si troverebbero nella cattedrale di Nocera Inferiore. Il vescovo Simone Lunadoro descrive il ritrovamento del corpo del profeta venuto alla luce[4]

«nell'età precedente a quella nostra fu veduto, aprendosi l'urna, il corpo santissimo del Beato Profeta Giona, vestito all'ebraica e conservato intero fino a que' tempi»

Note

  1. ^ 2 re 14,25, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  2. ^ 1 re 17, 17-24, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  3. ^ Mt 12,40, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  4. ^ Copia d'una lettara scritta dal molto illus. e rever.mo mons. Lunadoro vescovo di Nocera de' Pagani intorno all'origine di detta città, e suo vescovado, al signor Alcibiade Lucarini, Napoli 1610, Nocera Inferiore, 1985 (IT) [1].

Voci correlate

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