Chiesa della Nunziatella

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La chiesa della Nunziatella[1], o più propriamente chiesa della Santissima Annunziata, è tra le chiese monumentali di Napoli che meglio rappresentano il barocco napoletano.

Chiesa della Nunziatella
La facciata
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione  Campania
LocalitàNapoli
Coordinate40°49′58.44″N 14°14′40.8″E
ReligioneCristiana Cattolica di rito romano
DiocesiOrdinariato militare per l'Italia
Consacrazione13 novembre 1732 (rifacimento)
ArchitettoFerdinando Sanfelice (rifacimento)
Stile architettonicobarocco
Inizio costruzione1588 (impianto originale)
25 marzo 1713 (rifacimento)
Completamento1732 (rifacimento)

Essa è situata nel quartiere San Ferdinando, in stretta contiguità alla Scuola militare cui ha dato il nome, ed è così denominata per distinguerla dalla Basilica della Santissima Annunziata Maggiore.

Storia

Inquadramento storico-topografico

La chiesa della Nunziatella si colloca sul punto più alto della collina di Pizzofalcone, luogo storicamente legato alla fondazione della stessa città di Napoli. L'antico borgo di Parthenope fu infatti qui fondato dai Rodii come avamposto commerciale, e si sviluppò, durante il periodo cumano, lungo le odierne via Monte di Dio e via Santa Maria Egiziaca a Pizzofalcone. A quell'epoca, l'area era difesa dall'acropoli posta sulla parte del promontori esposta a sud, ed era collegata al porto, posto in corrispondenza dell'attuale Isola di Megaride, attraverso l'attuale via Gennaro Serra. Il progressivo abbandono di Parthenope, avvenuto nella seconda metà del VI secolo a. C., e la fondazione di Neapolis nell'attuale area di Santa Lucia, lasciò a Pizzofalcone costruzioni militari e templi, tra cui quello dedicato ad Aphrodites Eupoplea, protettrice dei marinai[2].

A partire dal I secolo d. C., l'area di Pizzofalcone divenne luogo di delizie, e come tale vide il sorgere di numerose ville patrizie della nuova elìte Romana, tra cui famosa quella di Licinio Lucullo, la quale occupava tutta l'area fra l'attuale Castel dell'Ovo e la cima di Pizzofalcone. Quest'ultima fu poi fortificata nel 440 sotto l'imperatore Valentiniano III, e fu da allora conosciuta come Castrum Lucullanum[2]. L'area del Castrum, con propaggini fino a quella attualmente occupata dal Maschio Angioino, divenne progressivamente nel V secolo una zona conventuale, con l'edificazione di numerosi monasteri. La situazione della zona rimase immutata per tutto il periodo del Ducato di Napoli e fino all'arrivo in città di Alfonso il Magnanimo[3]. Quest'ultimo riconobbe il grande valore strategico di Pizzofalcone per la difesa della città, ed elaborò un disegno che vedeva il Castrum Lucullanum fungere da punto di sutura tra il Maschio Angioino ed il Castel dell'Ovo. La zona, oltre ai conventi ed alle strutture militari, vide progressivamente il sorgere di dimore nobiliari. I proprietari, per dimostrare la propria devozione verso un particolare ordine religioso, spesso fecero costruire nella loro proprietà delle chiese o altre strutture, che poi donavano ai monaci. Nel giardino della Villa di Antonio Rota (padre del poeta Bernardino Rota ), ad esempio, fu edificata da Costanza Doria del Carretto la Basilica di Santa Maria degli Angeli a Pizzofalcone, poi donata al vicino convento dei Teatini.

Il Progetto

Il progetto prevedeva l’acquisizione di una modesta abitazione di fine Ottocento parzialmente diruta e posta a nord della chiesa della Nunziatella. La struttura architettonica, rinvenuta al di sotto della casa che era stata acquistata, si rivelò essere quella di un’altra piccola chiesa, mono absidata, con impianto basilicale a tre navate e impostata pressoché alla stessa quota della Nunziatella. Se precedenti scoperte nell’intorno di Nunziata, davano già frequentazioni della zona nell’antichità, sia in periodo ellenistico  che romano e bizantino con la presenza di una fornace poco lontano dal nostro sito, questa scoperta porta di molto indietro la storia di questo luogo di culto cristiano, rispetto a quanto si pensasse prima di questi ultimi lavori, e sulla base degli affreschi medievali presenti dentro la chiesa. Dalla sovrapposizione degli strati di crollo della struttura architettonica al di sopra di una grande quantità di tegole rotte a contatto con il pavimento, nonché dalle tracce di incendio sugli intonaci dell’abside e dei reperti rinvenuti durante lo scavo, possiamo considerare il IX secolo come terminus a quo saranno avvenuti, prima il crollo del tetto ligneo con copertura a coppi, e successivamente quello delle strutture murarie. Alcune monete della zecca di Siracusa, di Costante II e di Costantino IV, e due di Teofilo, trovate durante lo scavo sul pavimento, attestano la frequentazione dell’edificio tra il VII e il IX secolo. Dalla posizione di interi pezzi di muratura frammisti a singole pietre sopra lo strato di tegole, la dinamica dei crolli degli elevati strutturali, ovvero delle arcate impostate sui pilastri tra le navate e dei muri, sembra scriversi ad un evento tellurico, forse al noto terremoto che colpì la Sicilia Orientale intorno al 1969 che ebbe il suo epicentro nelle pendici nord orientali dell’Etna, e quindi dovette essere fortissimo a Mascali.

Origine della Chiesa

 
Interno

La chiesa, oggi bellissima testimonianza del barocco, venne edificata nel 1588 da Anna Mendoza Marchesa della Valle, che in seguito ne fece dono ai Gesuiti. Fu rimaneggiata nel 1736 dall'architetto Ferdinando Sanfelice, il quale ne cancellò ogni traccia dell'impianto originario del XVI secolo.

In seguito alla cacciata dei Gesuiti nel 1773 da parte di Ferdinando I di Borbone, il complesso venne affidato ai padri somaschi, affinché vi stabilissero un collegio per i figli dei cavalieri dell'Ordine di Malta. L'anno dopo lo stesso re vi aprì il "Real collegio militare" e i padri somaschi si trasferirono alla chiesa del Gesù Vecchio. Da qui in poi la chiesa è stata utilizzata dalla Scuola Militare Nunziatella come cappella dell'istituto.

Oltre che per l'importanza architettonica, la chiesa ha anche un rilevante valore storico. All'atto della sua edificazione, la struttura religiosa fu infatti dedicata alla Vergine Annunziata, ma la voce popolare la denominò presto "Annunziatella" o "Nunziatella", per distinguerla dall'altra molto più grande (basilica della Santissima Annunziata Maggiore). Il nome della chiesa passò successivamente ad indicare anche l'istituto militare contiguo, uno dei più antichi al mondo ancora in attività. Proprio in tal senso, la parte retrostante l'altare maggiore venne usata fino al 1985 come postazione del Coro degli Allievi della Nunziatella durante la celebrazione della Messa domenicale. Per tradizione informale, gli appartenenti al Coro lasciavano (e lasciano tuttora) la propria firma sulle pareti, costituendo così un documento storico minore, tra l'altro immortalato in un volume sull'argomento.

Nel novembre 1801 vi fu celebrata una messa in suffragio per la morte di Maria Clementina d'Asburgo-Lorena, moglie del re Francesco I delle Due Sicilie, durante la quale fu tenuta un'orazione funebre da parte del comandante dell'Accademia ed insigne scienziato Giuseppe Saverio Poli[4].

Descrizione

Esterno

Il corpo centrale è in forte aggetto rispetto alle rispettive fiancate, secondo un ritmo movimentato. Il chiaroscuro è stato affidato alle membrature degli ordini. La chiesa presenta come caratteristica specifica l'eliminazione delle consuete statue e degli ornati di facciata.

Interno

L'interno della chiesa ha una pianta longitudinale, con navata unica coperta da volta a botte e quattro cappelle laterali, mentre il presbiterio viene definito dall'arco trionfale.

1. Cappella "In passione Domini"

La prima cappella a destra contiene il monumento funebre a Don Giovanni Assenzio Goyzueta, morto nel 1783, Maresciallo di campo degli eserciti di Sua Maestà e Segretario di Stato di Ferdinando IV. Il monumento è scolpito in marmo bianco ed opera di Salvatore Di Franco, allievo di Giuseppe Sammartino. Gli elementi decorativi, oltre al ritratto del defunto, sono rappresentati da una donna scarmigliata e da un amorino piangente che spegne la propria fiaccola. Il monumento funebre riporta la seguente iscrizione:

(LA)

«Marchioni Joanni Assentio de Goyzueta Cantabro viro religione, moribus, atque amicitia cum paucis comparando, in expeditione Neapolitana ac Sicula Invict. Caroli Philippi V. Hispaniarum Regis filii fortunam sequuto, propter singularem suam dexteritatem, fidem atque integritatem Carolo ipsi ac postea Ferdinando ejus filio Regibus adprobatam, in militari maritima praefectura summorum honorum insignibus decorato, in augustum Principis Consistorium adlecto, ac per ipsum ferme vicennium in utroque Regno Sacrarum privatarumque rerum summae praesse jusso, ob Fisci vero causam raro quidem exemplo cum populorum levamento conciliatam omnium ordinum desiderio diu futuro uxor Isidora Carpintera, atque communes liberi moerentissimi P. an. MDCCLXXXIII. Vixit plus minos annos LXX.»

(IT)

«Al marchese Giovanni Assenzio de Goyzueta Cantabro, uomo a pochi comparabile in termini di religiosità, costumi ed amicizia, (che) seguita la sorte dell'invitto Carlo, figlio di Filippo V Re di Spagna, nella spedizione Napoletana e Siciliana, (e) provata la sua singolare abilità, fedeltà ed integrità allo stesso Carlo e a suo figlio Ferdinando, decorato dei più alti onori nella marina militare, chiamato nell'augusto Consiglio del Principe, e comandato in esso ad essere il primo per ben vent'anni negli affari sia Sacri che civili del Regno, condotto il Fisco con raro esempio così che una sollevazione popolare fosse appianata, per desiderio di tutti gli ordini la moglie Isidora Carpintera e liberi cittadini addoloratissimi posero a memoria futura nell'anno 1783. Visse più o meno settant'anni.»

Sull'altare della cappella è presente una Crocifissione opera di Ludovico Mazzanti, in cui sono rappresentate le figure del Cristo, della Madonna e di San Giovanni. Sulle pareti della cappella sono invece rappresentate altre due scene della Passione di Cristo, opere di Francesco De Rosa. Nella prima viene rappresentata la prima caduta durante l'ascesa al Calvario da parte del Cristo con la croce in spalla. Nella seconda, la Deposizione (1646)[5], viene istoriata la scena della sepoltura, in cui appaiono nuovamente la Madonna e San Giovanni con Maria Maddalena, i quali confortano la Vergine, mentre Giuseppe e Nicodemo depongono il corpo del Cristo nel sepolcro. Il soffitto della cappella è decorato da un affresco rappresentante quattro angioletti, opera di Girolamo Cenatiempo.

2. Cappella di San Stanislao Kotska

La seconda cappella a destra è dedicata al gesuita San Stanislao Kostka. L'altare della cappella è sormontato da un quadro allegorico, opera di Paolo de Matteis rappresentante il santo in gloria con la Madonna Assunta. La scena è un'allusione diretta al 15 agosto, giorno della scomparsa del Kostka, in cui la Chiesa Cattolica festeggia l'Assunzione di Maria, e collega la cappella alle altre e al ciclo mariano della navata centrale.

Sulle pareti laterali vi sono due quadri di Ludovico Mazzanti, la gloria del Bambino in braccio al Santo e la "sacra Eucarestia consegnata al Santo", mentre il cupolino affrescato è opera di Giuseppe Mastroleo.

3. Altare Maggiore

 
Altare maggiore

L'altare, riccamente composto da marmi policromi, è un esempio classico di Barocco napoletano, ed è impreziosito ai due lati da due coppie di angeli reggi-fiaccola, opera del 1756 di Giuseppe Sammartino, i quali presentano notevoli analogie con gli Angeli reggi fiaccola che lo stesso autore realizzò per la Chiesa dei Girolamini.

Al di sopra dell'altare vi sono tre opere del ciclo in stile rococò La vita di Maria di Ludovico Mazzante. La Visita di S. Elisabetta a sinistra, e La nascita del Signore a destra, affiancano l'Annunciazione di Maria, opera che rappresenta la dedica della Chiesa alla Madonna dell'Annunziata.

Ancora sovrastante a questi ultimi, il catino absidale è istoriato dall'affresco L'Adorazione dei Magi, opera di Francesco De Mura.

4. Cappella di San Francesco Saverio

Prima cappella a sinistra dall'entrata, sull'altare porta un quadro di Francesco De Mura, rappresentante il santo che predica agli Indiani.

Di Mastroleo sono invece sia i dipinti ad olio alle pareti, rappresentanti scene della vita del santo, che la volta.

5. Cappella di Sant'Ignazio

Seconda cappella a sinistra dall'entrata, porta sull'altare un quadro di Francesco De Mura. I due laterali rappresentano il santo vestito di pianeta in ginocchio davanti al Signore; e di nuovo il santo inginocchiato davanti alla Santissima Trinità, entrambi opera di Giuseppe Mastroleo. Parimenti opera di Mastroleo è la volta, sulla quale è istoriata la scena della morte del santo.

6. Volta

La volta della navata è completamente coperta dall'affresco Assunzione della Vergine di Francesco De Mura.

7. Controfacciata

La controfacciata, nella quale trova posto l'ampio finestrone che dà luce alla navata, è istoriata dall'affresco i Quattro santi di Ludovico Mazzante.

I Mosaici

Per la struttura della pianta, per le strutture murarie e per rapporti dimensionali, la chiesa della Nunziatella richiama ad altri esempi architettonici sparsi per l’Italia ed in Sicilia. Basti pensare alla basilica post costantiniana di Nora, in Sardegna, i cui resti si osservano ancora vicino al mare, anche essa con abside a occidente; nell’area pugliese somiglianze tipologiche si riscontrano con le Cento Porte(chiesa di San Cosma e Damiano) a Giurdignano e, per la presenza di un’articolata recinzione presbiteriale, con la basilica paleocristiana rinvenuta negli anni ’90 del secolo scorso sotto la cattedrale di Barletta in Sicilia e datata intorno al V e VI secolo: la basilica di Sofiana a Piazza Armerina e quella di Kaucana a Santa Croce Camerina; in particolare analogie dimensionali si osservano con la basilica di Monte Po nella zona di Nesima presso Catania. La piccola basilica di Nunziata potrebbe appartenere a quella tipologia dalla caratteristica forma cosidetta “quadratica”; nei rapporti dimensionali la sua pianta si sovrappone infatti in maniera quasi perfetta a quella della chiesa di San Michele in Africisco a Ravenna, datata intorno al VI secolo.

Per restare in Sicilia l’orientamento presenta anche la basilica Incontrada San Miceli a Salemi, che viene datata intorno al V secolo. All’interno del recinto rettangolare  della navata centrale si sono rinvenuti due preziosi mosaici policromi pavimentali in sequenza. Uno posto alla stesa quota del piano pavimentale della chiesa, l’altro copre l’area del presbiterio, sopraelevato di circa 80 centimetri rispetto al pavimento della chiesa e accessibile attraverso un passaggio centrale con tre gradini. Il mosaico superiore risulta molto danneggiato per la presenza di due fosse scavate nell’abside, ed un’altra imposizione centrale nel presbiterio, contenente uno scheletro composto in mezzo alla terra, con la testa verso l’abside, non manomesso, di un individuo di sesso maschile con una patena tra le braccia, quindi apparentemente al clero celebrante. Nella navata destra invece, a pochi centimetri dalle pareti di fondo si è trovata un’altra tomba, con piano interno e pareti in muratura, ma vuota e con lastre di copertura, in parte di marmo e in parte di mattoni, crollate all’interno; essa sembra costruita contemporaneamente alla chiesa, e forse svuotata già prima del crollo del tetto; è leggermente più ampia dal lato est, il che fa supporre che il defunto per cui fu predisposta fosse posizionato con la testa verso l’ uscita della chiesa. Questo dato, e la sua posizione nella navata destra ci orienta a ritenerla destinata ad un personaggio importante, ma laico.

La colonna di marmo bianco rinvenuta sul pavimento nella navata destra che ha una fattura classica, per il posto dov’è stata rinvenuta può essere l’unica superstite di una serie al tempo riutilizzata in una possibile pergula di recinzione del presbiterio. Il pannello pressoché quadrato del mosaico del presbiterio presenta, all’interno di un’elegante cornice, una scena dove si fronteggiano due pavoni ed in basso due cerbiatti, in uno sfondo bianco con volute, foglie d’ acanto e rami fioriti. Anche se la parte centrale del mosaico manca, si presuppone dovesse esserci una fonte, o un altro elemento legato all’acqua. Il secondo mosaico, davanti al primo è posto alla stessa quota del piano pavimentale della chiesa, copre una superficie rettangolare. Questo tappeto musivo era quasi integro nel complesso, ad eccezione di una modesta lacuna laterale superficiale. I due mosaici differiscono anche per la grandezza delle tessere. A differenza di quello superiore il secondo mosaico ha  un’ organizzazione fortemente geometrica, la cornice è figurata in prevalenza con volatili rivolti verso il centro del tappeto musivo. La diversa fattura e composizione figurativa dei due mosaici rivela con molta probabilità l’ esecuzione ad opera di due differenti mosaicisti e una maggiore antichità del mosaico inferiore più usurato. L’ uso della tecnica di posatura delle tessere e le figure rappresentate  richiamano molto le immagini del bestiario delle chiese dell’ adriatico e delle ville imperiali romane.

Note

  1. ^ Campania.beniculturali.it
  2. ^ a b Patrizia Di Maggio, Nunziatella, pag. 7. Longobardi editore, 1999.
  3. ^ Patrizia Di Maggio, Nunziatella, pag. 9. Longobardi editore, 1999.
  4. ^ Memoria de funerali celebrati da napoletani nella loro nazionale chiesa di S. Giovanni ne giorni 27-29 ottobre 1814 per la regina delle Due Sicilie Maria Clementina d'Austria. Per le stampe di Crisanti, 1814.
  5. ^ Achille Della Ragione, Francesco De Rosa: opera completa, Napoli, 2006, cap.7

Bibliografia

  • Luigi D'Afflitto (1834) Guida per i curiosi e per i viaggiatori che vengono alla città di Napoli, Volume 2. Dalla Tip. Chianese, 1834
  • Patrizia Di Maggio, Nunziatella, Longobardi editore, 1999.

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