Ambasciatore d'Italia in Germania
L'ambasciatore d'Italia in Germania (in tedesco: Italienischer Botschafter in Deutschland) è il capo della missione diplomatica della Repubblica Italiana nella Repubblica Federale di Germania.
L'ambasciatore in Germania ha sede a Berlino al nº1 di Hiroshimastraße.
Storia
modificaLa storia dei rapporti tra Germania e Italia risale all'antichità e sono continuati nel corso dei secoli, sostenuti dalle similitudini sociopolitiche tra i due Paesi.
Dopo la nascita del Regno d'Italia
modificaLe relazioni ufficiali tuttavia vennero formalizzate alla nascita del regno d'Italia nel 1861. Una sede dell'ambasciata venne posta a Berlino in rappresentanza del regno sabaudo nel giovane stato tedesco e Edoardo de Launay fu inviato come primo capo missione; questi tra l'altro fu uno dei promotori della Triplice alleanza che rafforzò i legami tra i due Paesi.
La Grande Guerra
modificaRiccardo Bollati fu l'ambasciatore al momento dello scoppio della prima guerra mondiale. Egli, ammiratore della Germania e convinto triplicista, esortò il Governo Salandra ad entrare in guerra a fianco degli imperi centrali in ottemperanza ai vincoli della trentennale alleanza; sicché quando il regno d'Italia comunicò la propria neutralità, Bollati presentò le dimissioni da ambasciatore, le quali tuttavia non vennero accolte[1]. Bollati rimase a Berlino fino al maggio del 1915, quando la dichiarazione di guerra all'Impero austro-ungarico portò all'immediata rottura delle relazioni diplomatiche con la Germania.
Durante il nazismo
modificaLe relazioni diplomatiche tra le due nazioni ripresero nel 1920, con Giacomo De Martino nuovo ambasciatore a Berlino.
Il primo dopoguerra fu caratterizzato da un progressivo riavvicinamento delle due nazioni, finché le vicende politiche convergerono nuovamente con l'avvento del regime fascista in Italia e di quello nazista nella repubblica di Weimar. La figura dell'ambasciatore Bernardo Attolico occupa quasi per intero la scena diplomatica durante il totalitarismo costruito da Hitler: distante dalle ideologie e dai regimi che impervesavano nei due Paesi, egli mirò e portò a termine un avvicinamento con il potente Paese centroeuropeo finalizzato alla causa degli interessi italiani. Accortosi tardivamente delle intenzioni dell'establishment nazista, cercò di convincere Mussolini a non coinvolgere l'Italia nei progetti bellicosi del Führer finché, non più gradito alle autorità tedesche, fu richiamato in Italia nel 1940[2]; gli succedettero nell'ordine Dino Alfieri e Filippo Anfuso, entrambi legati al movimento fascista, fino al termine della seconda guerra mondiale.
La divisione della Germania e la guerra fredda
modificaLe relazioni diplomatiche ufficiali ripresero nel 1950, con la Germania divisa e in piena guerra fredda. Inizialmente la sola rappresentanza diplomatica fu quella di Bonn, capitale della Germania Ovest, in quanto la Germania Est, dietro le pressioni della Germania di Adenauer mirate all'isolamento della RDT, non fu giuridicamente riconosciuta dal governo italiano. L'ambasciata fu ospitata al 51 di Karl-Finkelnburg-Straße, nel distretto Bad Godesberg di Bonn.
La missione diplomatica a Berlino Est fu aperta solo nel 1973, dopo la stipula del trattato fondamentale tra RFT e RDT, con il quale le due nazioni tedesche si riconoscevano a vicenda permettendo lo sviluppo di rapporti diplomatici[3]. Dopo un breve periodo con Giuseppe Meschinelli come incaricato d'affari, il primo ambasciatore nella RDT fu Enrico Aillaud, in carica fino al 1975, in seguito citato nel Dossier Mitrokhin come spia dei servizi segreti cecoslovacchi e del KGB[4].
L'ultimo ambasciatore nella RDT fu Alberto Indellicato, in carica dal 1987 fino al 1990, anno successivo alla caduta del muro di Berlino e alla riunificazione tedesca, con la conseguente chiusura dell'ambasciata di Berlino Est, le cui funzioni furono riunificate nella sede della Repubblica Federale Tedesca. Egli ha pubblicato in seguito parecchi libri sulla sua esperienza oltre la cortina di ferro[5][6].
Dopo la caduta del muro di Berlino
modificaLa sede dell'ambasciata venne spostata nuovamente a Berlino nel 2000[7], al termine del processo di trasferimento della capitale tedesca. Nel 2003, infine, l'ambasciata fu spostata nuovamente nella storica sede di Hiroshimastraße, danneggiata durante la Battaglia di Berlino e rimasta in stato di abbandono per i successivi 58 anni [8].
Lista degli ambasciatori
modificaQuella che segue è una lista degli ambasciatori italiani in Germania[9]:
Di seguito la lista degli ambasciatori italiani in Germania Est, tra il 1973 e il 1990, periodo di presenza della rappresentanza diplomatica nella RDT:
Nomina | Capo missione | Sede | Nominato dal governo | Accreditato da | Note | |
---|---|---|---|---|---|---|
Repubblica Democratica Tedesca | ||||||
14 febbraio 1973 | Giuseppe Meschinelli | Berlino Est | Governo Andreotti II | Horst Sindermann | Incaricato d'affari | |
16 agosto 1973 | Enrico Aillaud | Berlino Est | Governo Rumor IV | Willi Stoph | [14] | |
27 agosto 1975 | Norberto Behmann dell'Elmo | Berlino Est | Governo Moro IV | Willi Stoph | ||
22 maggio 1981 | Alberto Solera | Berlino Est | Governo Forlani | Erich Honecker | ||
24 settembre 1983 | Carlo Albertario | Berlino Est | Governo Craxi I | Erich Honecker | [15] | |
1º novembre 1987 | Alberto Indelicato | Berlino Est | Governo Goria | Willi Stoph | [15] Fino al 1990[16] |
Altre sedi diplomatiche d'Italia in Germania
modificaOltre l'ambasciata a Berlino, esiste un'estesa rete consolare della Repubblica Italiana nel territorio tedesco[17]:
Tipologia | Sede | Note |
---|---|---|
Consolato Onorario d'Italia | Brema | [1] |
Consolato Generale d'Italia | Colonia | Consolato Generale d'Italia Colonia, su conscolonia.esteri.it (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016). |
Consolato Onorario d'Italia | Dresda | [2] |
Consolato d'Italia | Dortmund | Consolato di Dortmund, su consdortmund.esteri.it (archiviato dall'url originale il 15 luglio 2013). |
Consolato Generale d'Italia | Francoforte sul Meno | Consolato di Francoforte, su consfrancoforte.esteri.it (archiviato dall'url originale il 12 luglio 2013). |
Consolato d'Italia | Friburgo | Consolato di Friburgo, su consfriburgo.esteri.it (archiviato dall'url originale il 29 giugno 2013). |
Consolato Generale d'Italia | Hannover | Consolato di Hannover, su conshannover.esteri.it (archiviato dall'url originale il 5 luglio 2013). |
Consolato Onorario d'Italia | Kiel | [3] |
Consolato Onorario d'Italia | Lipsia | [4] |
Consolato Generale d'Italia | Monaco di Baviera | Consolato di Monaco, su consmonacodibaviera.esteri.it (archiviato dall'url originale il 19 luglio 2013). |
Consolato Generale d'Italia | Stoccarda | Consolato di Stoccarda, su consstoccarda.esteri.it (archiviato dall'url originale il 17 luglio 2013). |
Agenzia Consolare | Wolfsburg | Consolato di Wolfsburg, su conswolfsburg.esteri.it (archiviato dall'url originale il 7 settembre 2013). |
Note
modifica- ^ Approfondimento biografico su Riccardo Bollati, su treccani.it, Dizionario biografico dell'Enciclopedia Treccani. URL consultato il 13 luglio 2013.
- ^ Approfondimento biografico su Bernardo Attolico, su treccani.it, Dizionario biografico dell'Enciclopedia Treccani. URL consultato il 13 luglio 2013.
- ^ (EN) The Basic Treaty (December 21, 1972), su germanhistorydocs.ghi-dc.org. URL consultato il 13 luglio 2013.
- ^ Trascrizione dei report del Dossier Mitrokhin da parte dei ROS dei Carabinieri (PDF), su medialab.freaknet.org, ROS dell'Arma dei Carabinieri, 8 ottobre 1999. URL consultato il 13 luglio 2013 (archiviato dall'url originale il 5 ottobre 2006).
- ^ Memorie da uno Stato fantasma. Berlino 1987-1990, su lindau.it, Edizioni Lindau. URL consultato il 19 novembre 2020 (archiviato dall'url originale il 13 luglio 2013).
- ^ Martello e compasso. Vita agonia e morte della Germania comunista, su lafeltrinelli.it, Luni Editrice. URL consultato il 13 luglio 2013.
- ^ (DE) Rüngsdorfer kauft italienische Residenz, in General-Anzeiger, Bonn, 8 luglio 2000.
- ^ Ambasciata d'Italia a Berlino. La sede, su ambberlino.esteri.it. URL consultato il 13 luglio 2013 (archiviato dall'url originale l'8 luglio 2013).
- ^ Gli Ambasciatori d'Italia nella Repubblica Federale di Germania:, su ambberlino.esteri.it. URL consultato il 9 giugno 2013 (archiviato dall'url originale il 9 maggio 2012).
- ^ Dino Frescobaldi, Ambasciator che fuggi dall'ingrata Farnesina..., in la Repubblica, 5 febbraio 1989. URL consultato il 13 luglio 2013.
- ^ Leopoldo Fabiani, Si dimette l'ambasciatore a Bonn, in la Repubblica, 6 febbraio 1992. URL consultato il 13 luglio 2013.
- ^ CV di Michele Valensise, su esteri.it, Ministero degli Affari Esteri, 13 giugno 2012. URL consultato l'11 luglio 2013 (archiviato dall'url originale il 29 giugno 2012).
- ^ Italia-Germania/ Elio Menzione è il nuovo Ambasciatore a Berlino, in Il Mondo, 16 agosto 2012. URL consultato il 9 giugno 2013.
- ^ Biografia di Enrico Aillaud [collegamento interrotto], in Spirali. URL consultato il 17 luglio 2013.
- ^ a b Nuovi ambasciatori in quattro capitali, in la Repubblica, 18 ottobre 1987. URL consultato il 13 luglio 2013.
- ^ Eurolandia contro l'Europa. L'autore, su settecolori.it, Edizioni Settecolori. URL consultato il 19 novembre 2020 (archiviato dall'url originale il 17 luglio 2013).
- ^ Ambasciata d'Italia a Berlino. La rete consolare, su ambberlino.esteri.it. URL consultato il 13 luglio 2013 (archiviato dall'url originale il 19 luglio 2013).
Bibliografia
modifica- Chiara Garzilli, L'Ambasciata d'Italia a Berlino dal 1919 al 1943 (PDF), in Tesi di laurea in Storia delle Relazioni Internazionali, facoltà di Scienze Politiche, Roma, LUISS, 2009. URL consultato il 10 giugno 2013.
Voci correlate
modificaCollegamenti esterni
modifica- (IT, DE) Sito ufficiale dell'ambasciata d'Italia a Berlino, su ambberlino.esteri.it. URL consultato il 9 giugno 2013 (archiviato dall'url originale il 26 settembre 2015).