Ampsicora
Ampsicora o Amsicora (in latino Hampsicora; III secolo a.C. – Cornus, 215 a.C.) è stato un militare e latifondista sardo-punico[1], guida della rivolta antiromana del 215 a.C.
Origine del nome
modificaSi ritiene che il nome Ampsicora abbia lontane origini berbere, proprie del Nordafrica algerino e tunisino; in quest'area sono infatti presenti toponimi o idronimi accostabili al nome di Ampsicora, come l'antico fiume Ampsaga (oggi Rhummel nell'arabo algerino) a confine del territorio occupato dai Numidi Massili presso Cirta[2]. Massimo Pittau non condivide però tale tesi, reputando piuttosto che l'antroponimo Hampsicora sia originario della stessa area di provenienza dei Sardi, da lui identificata nella regione egeo-anatolica[3].
Biografia
modificaLe fonti[4][5] descrivono Ampsicora come il più ricco tra i proprietari terrieri della Sardegna che in quel periodo appariva divisa in due entità: da un lato un'ampia parte della fascia costiera meridionale con la quasi totalità delle aree collinari, inclusa la vasta pianura campidanese, divise in città-Stato alleate di Cartagine; dall'altro le aree interne più montuose e del nord, ancora gestite direttamente dalle tribù nuragiche, che seppur diventate tolleranti nei confronti dei Sardo-punici dopo molte tensioni, erano assai ostili alla conquista romana; del resto, fin dalla tarda età nuragica i Sardi nuragici e i Cartaginesi intrattenevano rapporti assai stretti, essendo legati da antiche relazioni nonché dal comune risentimento verso i Romani[6].
In concomitanza con le vittorie di Annibale, Ampsicora fu animatore, insieme ad Annone di Tharros, della rivolta delle città costiere della Sardegna contro i romani del 215 a.C. (Bellum Sardum[7]), riuscendo ad ottenere l'appoggio dei cosiddetti Sardi Pelliti, in particolare delle tribù degli Iliensi presso i quali si recò a cercare rinforzi per affrontare i nuovi dominatori. Inoltre i senatori di Cornus, la città della quale Ampsicora era il magistrato supremo, inviarono degli ambasciatori a Cartagine perché intervenisse in soccorso dei sardi che erano a conoscenza dei fatti accaduti in Italia e che avevano rafforzato la posizione di Annibale sempre più forte contro Roma. Cartagine inviò allora Asdrubale, detto il Calvo, con un'armata di circa diecimila soldati. Tuttavia le navi cartaginesi, giunte ormai in vista di Cornus, furono spinte dai venti verso le isole Baleari[8].
Il console romano Tito Manlio Torquato radunò a Cagliari due[9] legioni e si avviò verso Cornus. Manlio sorprese le poche truppe guidate da Josto, figlio di Amsicora, che fu sconfitto, avendo commesso l'errore di affrontare in campo aperto il nemico senza attendere ulteriori rinforzi. Infatti Amsicora si trovava a chiedere rinforzi alle popolazioni dei Sardi pelliti. L'arrivo di Asdrubale il Calvo a Tharros con i rinforzi costrinse Tito Manlio Torquato a ritornare nel sud dell'Isola. Ampsicora e Asdrubale unirono le loro truppe e marciarono anch'essi verso Caralis. Il piano di Amsicora consisteva nel marciare sulla città in modo tale da tagliare fuori dalla rotta dei rifornimenti le altre città della costa occidentale cadute in mano romana.
La battaglia campale decisiva si svolse nei pressi di Decimomannu, secondo Francesco Cesare Casula[10], tra i due fiumi della zona, quindi a poche miglia da Cagliari e vide la sconfitta degli insorti, la cattura di Asdrubale e la morte di Josto. Ampsicora si portò in salvo, rifugiandosi presso le tribù dell'interno. Tuttavia, secondo Livio, addolorato per la morte del figlio Josto e desideroso di non cadere nelle mani dei romani, si tolse la vita «di notte, perché nessuno gli potesse impedire quel gesto disperato»[11].
La figura di Ampsicora nella cultura sarda
modificaIn virtù della vasta produzione letteraria, Ampsicora rimane senz'altro vivo nella cultura sarda come avversario della conquista romana. Mentre il suo nome ricorre spesso nella toponomastica, è tuttavia raro trovare in Sardegna monumenti a lui dedicati, eccezion fatta per lo Stadio Amsicora e il quartiere residenziale dal medesimo nome, edificato principalmente negli anni settanta a Cagliari.
La vita e il sacrificio di Ampsicora è rappresentata anche nel dramma storico in due atti dal titolo Ampsicora primo re, scritto e diretto da Giuseppe Curreli, con musiche originali di Luciano Boris Smocovich, in scena per la prima volta al Teatro Alfieri di Cagliari il 14 novembre 2003.
Il 2 luglio 2010, in occasione del suo primo palio di Siena, il fantino ozierese Antonio Siri ha assunto il nome Amsicora in suo onore.[12]
Il 21 aprile 2022 il compositore sardo Mare Insularum Pier ha pubblicato il brano per pianoforte dal titolo Hampsicora's lament dedicato al sacrificio di Ampsicora.[13]
Note
modifica- ^ Casula Francesco Cesare, Di.Sto.Sa. Dizionario Storico Sardo, Sassari, Delfino, 2003, pag.50
- ^ Mastino, Attilio. Storia della Sardegna antica, Il Maestrale, Nuoro, 2005, pg. 80
- ^ L'eroe Hampsicora era sardo, non cartaginese, su pittau.it. URL consultato il 25 marzo 2023.
- ^ La narrazione di questi avvenimenti si trova principalmente in Polibio, III, 96, 7 e segg. e soprattutto in Tito Livio, libri XXII e XXIII
- ^ William Smith, Dictionary of Greek and Roman Biography and Mythology, 1, Boston: Little, Brown and Company, Vol.2 p. 331 (archiviato dall'url originale il 21 agosto 2009).
- ^ Mastino, Attilio (2005). I Sardi Pelliti del Montiferru o del Marghine e le origini di Hampsicora (PDF) (archiviato dall'url originale il 30 novembre 2018).. In: Mele, Giampaolo (a cura di). Santu Lussurgiu: dalle origini alla "Grande Guerra", Nuoro, Grafiche editoriali Solinas, Vol. 1: Ambiente e storia. p.142
- ^ Mastino, Attilio. Storia della Sardegna antica, Il Maestrale, Nuoro, 2005, pg. 68
- ^ Casula, 2001, p.50.
- ^ Virtual Archaeology - La rivolta di Ampsicora, su virtualarchaeology.sardegnacultura.it. URL consultato il 25 marzo 2023.
- ^ F.C.Casùla(1994), p.104.
- ^ Livio, Tito. Ab Urbe condita, Libro XXIII. Nam et filius Hampsicorae Hostus in acie cecidit, et Hampsicora cum paucis equitibus fugiens, ut super adflictas res necem quoque filii audivit, nocte, ne cvius interuentus coepta impediret, mortem sibi consciuit.
- ^ Dato il nome ai due fantini esordienti: Antonio Siri sarà Amsicora, Federico Ghiani Strappo, in Valdelsa.net, 02 luglio 2010. URL consultato il 3 luglio 2010 (archiviato dall'url originale l'8 luglio 2010).
- ^ Hampsicora's Lament, su mareinsularumpier.eu.
Bibliografia
modifica- Piero Meloni, La Sardegna romana, Chiarella, Sassari, 1975; nuova ediz. ampliata 1990.
- (a cura di) Attilio Mastino, Storia della Sardegna antica, Il maestrale, Nuoro, 2005; integralmente disponibile (PDF). URL consultato l'8 novembre 2017 (archiviato dall'url originale il 17 luglio 2013). su "Sardegna Cultura", portale culturale della Regione Autonoma della Sardegna.
- Maurizio Corona, La rivolta di Ampsicora: cronaca della prima grande insurrezione sarda (215 a. C.), Akademeia, Cagliari, 2005.
- Massimo Pittau, L'eroe Hampsicora era sardo, non cartaginese, disponibile. sul sito personale dello stesso autore, già Professore ordinario di Linguistica sarda presso l'Università degli Studi di Sassari.
- Francesco Cesare Casula, La storia di Sardegna, Sassari, Carlo Delfino, 1994, ISBN 88-7138-065-7.
- Frantziscu Casula - Amos Cardia, Amsicora, Alfa Editrice, Quartu, 2007.
- Francesco Casula, Uomini e donne di Sardegna, pagg.9-30, Alfa editrice, Quartu 2010.
- Tonino Oppes, Ampsicora Eroe sardo, Condaghes, Cagliari 2014.
- Omar Onnis e Manuelle Mureddu, Illustres. Vita, morte e miracoli di quaranta personalità sarde, Sestu, Domus de Janas, 2019, ISBN 978-88-97084-90-7, OCLC 1124656644. URL consultato il 6 dicembre 2019.
- Francesco Cesare Casula, Dizionario Storico Sardo, Sassari, Carlo Delfino, 2001, ISBN 88-7138-241-2.
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