Il Cortegiano

trattato di Baldassarre Castiglione
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Il Cortegiano o, più propriamente, Il libro del Cortegiano, è un trattato scritto da Baldassarre Castiglione tra il 1513 e il 1524, sottoposto a correzioni e pubblicato definitivamente nel 1528, poco prima della sua morte. Baldassarre trasse l'ispirazione per il Cortigiano dalla sua esperienza come cortigiano della duchessa vergine Elisabetta Gonzaga alla corte di Urbino.

Il Cortegiano
Altri titoliIl libro del Cortegiano
Edizione del 1559
AutoreBaldassarre Castiglione
1ª ed. originale1528
Generesaggio
Lingua originaleitaliano
AmbientazioneCorte di Urbino
PersonaggiElisabetta Gonzaga, Emilia Pio, Gaspare Pallavicino, Federico Fregoso, Ottaviano Fregoso, Morello da Ortona, Roberto da Bari, Pietro Bembo, Giuliano de' Medici (il Magnifico Iuliano), Niccolò Frigio, il Bibbiena (Bernardo Dovizi), l'Unico Aretino, Cesare Gonzaga, Ludovico da Canossa, Ludovico Pio, Vincenzo Calmeta
Altri personaggiIoanni Cristoforo Romano, Pietro Monte, Terpandro e Pietro da Napoli
Raffaello Sanzio, Ritratto di Baldassarre Castiglione, 1514-1515.

L'opera si presenta come un dialogo in quattro libri e descrive usi e costumi ideali del perfetto cortigiano. Il terzo trattato parla delle regole per diventare una signora perfetta, mentre i rimanenti si occupano di come si diventa un vero cortigiano. Castiglione dedicò inizialmente Il Cortegiano ad Alfonso Ariosto ma, poco prima della stampa, aggiunse una dedica a Miguel da Silva.

Descrizione dell'opera

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Il libro del Cortegiano si presenta suddiviso in quattro diversi libri, ognuno imperniato su un argomento differente, ma sempre in linea con la tematica generale della “costruzione” del perfetto uomo di palazzo. In particolare, le tematiche trattate all’interno dei libri possono essere così sintetizzate:

  • Nel libro I si affronta il tema principale dell’opera, ovvero le principali caratteristiche che un cortigiano debba avere;
  • Nel libro II è trattato il tema dell’utilizzo delle competenze acquisite dal cortigiano, dagli esercizi cavallereschi alla conversazione, con un ampio excursus sulle facezie, prestando particolare attenzione a quali tipi si addicano a un buon cortigiano e quali siano invece da evitare;
  • Il libro III può dirsi come una sorta di variazione sul tema: la discussione, infatti, si sposta dal cortigiano alla donna di palazzo e a quali siano le qualità che più le si addicano;
  • Nel libro IV si offre una trattazione dell’amore, sui tipi di desiderio che possono manifestarsi, sensuale, razionale, intellettuale, e quale sia più adatto al cortigiano.

All'inizio dell'opera si trova una lettera dedicatoria al vescovo di Viseo don Michel de Silva, nella quale il Castiglione mette in luce le motivazioni dell'opera e giustifica alcune delle scelte fatte al suo interno, in particolare quella di usare la lingua da lui correntemente parlata e non il dialetto toscano, scelta che da tempo molti supportavano, in particolare dopo la pubblicazione de Le Prose della volgar lingua ad opera di Pietro Bembo nel 1525.

La censura del Cortegiano

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Nel 1583 Antonio Ciccarelli espurgò Il Cortegiano eliminando i personaggi ecclesiastici (il vescovo di Potenza diventò podestà), le espressioni cattoliche (Guardate bel becco! pare un san Paolo diventò Guardate bel becco! pare un Dante), vennero eliminati passi come questi:

«Di questo modo rispose ancor Rafaello pittore a dui cardinali suoi domestici [amici], i quali, per farlo dire tassavano [criticavano] in presenzia sua una tavola che egli avea fatta, dove erano san Pietro e san Paolo, dicendo che quelle due figure eran troppe rosse nel viso. Allora Rafaello sùbito disse:«Signori, non vi meravigliate, ché io questi ho fatto a sommo studio, perché è da credere che san Pietro e san Paolo siano, come qui gli vedete, ancor in cielo così rossi, per vergogna che la Chiesa sia governata da tali omini come siete voi»»

«Eccovi che questa porta dice:ALEXANDER PAPA VI, che vol significare, che è stato papa per la forza che egli ha usata [VI viene inteso come l'ablativo latino di vis cioè con la forza] e più di quella si è valuto che della ragione. Or veggiamo che da quest'altra potremo inteneder qualche cosa del novo pontefice»; e voltatosi, come per ventura, a quell'altra porta, mostrò l'iscrizione d'un N, dui PP ed un V, che significava NICOLAUS PAPA QUINTUS, e sùbito disse:«Oimè, male nove; eccovi che questa dice: Nihil Papa Valet [il papa non vale nulla]»

«Di questa sorte è ancor quello che disse Alfonso Santa Croce; il qual, avendo avuto poco prima alcuni oltraggi dal Cardinale di Pavia [ovvero Francesco Alidosi], e passeggiando fuor di Bologna con alcuni gentilomini presso al loco dove si fa la giustizia, e vedendovi un omo poco prima impiccato, se gli rivoltò con un certo aspetto cogitabundo e disse tanto forte che ognun lo sentì: «Beato tu, che non hai che fare col Cardinale di Pavia!»»

Successo dell'opera

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Il libro fu un successo immediato e fu uno dei libri più venduti nel sedicesimo secolo. Durante la sua visita in Italia Francesco I di Francia lo lesse e ne fu così impressionato da farlo tradurre in francese. Ne fece fare varie copie, che distribuì tra i suoi cortigiani. Pensava che il libro dipingesse il suo modello ideale di corte reale, lo stesso cui cercò di arrivare per la sua.

Al giorno d'oggi ll Cortegiano rimane un ritratto della vita di corte rinascimentale. Per questo aspetto è una delle opere più importanti del Rinascimento, tanto che - condividendo l'intuizione di Raffaello Ramat[1] - Antonio Gramsci, nei Quaderni dal carcere, sosteneva che "per intendere il Rinascimento è più importante Il Cortegiano di Baldassarre Castiglione de L'Orlando furioso".

Edizioni moderne

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  1. ^ Vittorio Sgarbi, Un manuale per il potere, il Cortegiano. Valido anche per gli opportunisti di oggi, Il Quotidiano, 1º maggio 2022.

Bibliografia

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  • Ettore Bonora, Baldassarre Castiglione e il Cortegiano, in Storia della Letteratura Italiana, volume IV,Garzanti, Milano, 1988.
  • Elisabetta Soletti, Parole ghiacciate, parole liquefatte. Il secondo libro del «Cortegiano», Collana Contributi e proposte n.5, Edizioni dell'Orso, 1990, ISBN 978-88-7694-057-6.
  • Giulio Ferroni, Storia della letteratura italiana. Vol. II. Dal Cinquecento al Settecento, Torino, Einaudi Scuola, 1991, pp. cap. 4.4.5, ISBN 88-286-0074-8.
  • Peter Burke, Le fortune del Cortegiano. Baldassarre Castiglione e i percorsi del Rinascimento, Collana Saggi.Storia e scienze sociali, Roma, Donzelli, 1998, ISBN 978-88-7989-441-8.
  • Amedeo Quondam, «Questo povero Cortegiano». Castiglione, il libro, la storia, Collana Centro studi Europa corti.Biblioteca '500, Roma, Bulzoni, 2000, ISBN 978-88-8319-456-6.
  • Uberto Motta, Castiglione e il mito di Urbino. Studi sulla elaborazione del «Cortegiano», Collana Università, ricerche, storia n.20, Milano, Vita e Pensiero, 2003, ISBN 978-88-343-0967-4.
  • Marianna Villa, Moderni e antichi nel I libro del «Cortegiano», Collana Il Filarete n.248, LED Edizioni Universitarie, 2007, ISBN 978-88-7916-344-6.
  • Baldassarre Castiglione, Cortegiano, In Vinegia, appresso Gabriel Giolito de Ferrari, 1549.

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