Giovanni Antonio Cappello
Giovanni Antonio Cappello (Brescia, 1669 – Brescia, 1741) è stato un pittore italiano.
Biografia
modificaSi forma in gioventù compiendo studi di disegno e colore nella scuola di Pompeo Ghitti a Brescia, in quella di Lorenzo Pasinelli a Bologna e in quella del Baciccio a Roma, un vero e proprio itinerario attraverso le accademie dell'Italia centrale che lo arricchì tanto da tornare in patria, secondo Giovanni Battista Carboni (1776), "copioso d'idee, facile e pronto nell'inventare che era tarda la mano alla Fantasia"[1].
Tale viaggio formativo deve considerarsi concluso entro il 1703, anno di esecuzione degli affreschi nel chiostro della chiesa di San Clemente a Brescia. Risulta però molto difficile indagare sull'attività giovanile del Cappello, sia perché le sue opere sono completamente assenti nelle guide di Francesco Paglia e di Giulio Antonio Averoldi, entrambe edite prima del suo ritorno a Brescia, sia perché la sua produzione presenta, nel complesso, caratteri molto unitari[2].
Nel resto della sua produzione si occupa principalmente di affreschi, lavorando nei principali monasteri della città (san Clemente, chiesa di San Giuseppe, Santa Maria del Carmine), decorando chiostri e cappelle. In San Giuseppe lascia anche opere su tela, in particolare il monumentale ciclo di teleri per il presbiterio, per la maggior parte perduto, mentre alcune tele a lui attribuibili si trovano in altre chiese bresciane[2].
Muore all'interno della parrocchia della chiesa di Sant'Afra: sull'atto di morte, giunto fino a noi, è definito come "Sig. Dotto Fisico Gio. Ant.o Cappello", dove l'appellativo lascia intendere che, accanto alla pittura, approfondì anche il campo della fisica, cosa d'altronde non nuova tra i suoi contemporanei. Nulla di questo suo secondario impegno, però, è noto alla storiografia[2].
Stile
modificaUna traccia dell'operato giovanile è forse nel San Benedetto in gloria affrescato sulla volta dello scalone del monastero dei Santi Faustino e Giovita, che mostra strette affinità con i modi del Ghitti. Dopo questo iniziale capitolo, il pittore mostra un fare compositivo e coloristico sempre più sciolto, impegnato a raccontare gli episodi tramite una folla gremita, con un modo di panneggiare a zig-zag su gruppi di figure atteggiate in torsioni, il tutto orientato su accostamenti di sapore tardo manieristico mentre le esperienze bolognesi e romane diventano progressivamente solo un vago ricordo[2].
Bruno Passamani, nel 1964, lo colloca tra i pittori di transizione, soprattutto perché la consistente quantità della sua produzione non diede mai una rispettiva qualità, tale da soddisfare appieno le committenze. A Giovanni Antonio Cappello non è attribuibile alcun spunto innovatore o, perlomeno, sapientemente meditato nelle sue grandi scene teatrali che, per tutta la sua vita, dimostrò di saper approntare in maniera facile e suggestiva[2][3].
È ancora il Passamani, nel 1975, a fornire un preciso catalogo della sua produzione, sottolineando come il Cappello si proponga, senza però riuscirvi, di "risolvere in maggiore libertà le macchine decorative della corrente quadraturistica facente capo a Tommaso Sandrino e Pietro Antonio Sorisene"[4]. Nelle sue opere, infatti, manca infatti l'ampio respiro degli immensi cieli strabordanti dalle architetture composti dal Baciccia nei soffitti romani, che pure il Cappello tenterà sempre di replicare[2].
Opere
modificaLa sua attività si concentra soprattutto sulla produzione di affreschi, ma in numerose chiese bresciane si trovano anche produzioni su tela[2].
- Affreschi nel chiostro della chiesa di San Clemente, 1703.
- Affreschi nella chiesa parrocchiale di Cedegolo, 1704.
- Affreschi nella cappella del battistero della chiesa di San Clemente, 1703.
- Affreschi nel chiostro della chiesa di San Giuseppe, 1713.
- Via Crucis di San Giuseppe, chiesa di San Giuseppe, 1713.
- Affreschi nel chiostro della Santa Maria del Carmine, 1715.
- Pala di San Giuseppe, chiesa di San Giuseppe, 1719.
- Affreschi nella quinta e sesta cappella della chiesa di Santa Maria del Carmine, 1722.
- Affreschi nella seconda cappella della chiesa di Santa Maria del Carmine, 1724.
- Epifania, chiesa di San Francesco d'Assisi.
- Martirio di sant'Agata, chiesa di Sant'Agata.
Note
modificaBibliografia
modifica- Giovanni Battista Carboni, Notizie istoriche delli pittori, scultori ed architetti bresciani, Bologna 1776
- Bruno Passamani, La pittura dei secoli XVII e XVIII in Giovanni Treccani degli Alfieri (a cura di), Storia di Brescia, Treccani, Milano 1964
- Bruno Passamani, Cappelli Giovan Antonio in Dizionario biografico degli Italiani, Roma 1975
- Renata Stradiotti, Giovanni Antonio Cappello in AA. VV., Brescia pittorica 1700-1760: l'immagine del sacro, Grafo, Brescia 1981
Altri progetti
modifica- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Giovanni Antonio Cappello
Collegamenti esterni
modifica- Bruno Passamani, CAPPELLI, Giovanni Antonio, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 18, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1975.
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