Giuseppe Buciuni

marinaio e militare italiano

Giuseppe Buciuni (Taormina, 16 settembre 1888Tobruch, 22 gennaio 1941) è stato un marinaio e militare italiano. Sottotenente C.R.E.M., imbarcato dell'incrociatore corazzato San Giorgio durante le fasi iniziali della seconda guerra mondiale, fu decorato con la medaglia d'oro al valor militare per il coraggio dimostrato durante le fasi dell'autoaffondamento dell'unità, avvenuto a Tobruk nel gennaio 1941.

Giuseppe Buciuni
NascitaTaormina, 16 settembre 1888
MorteTobruch, 22 gennaio 1941
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Forza armataRegia Marina
Anni di servizio1908-1941
GradoSottotenente C.R.E.M.
GuerreGuerra italo-turca
Prima guerra mondiale
Guerra italo-etiopica
Seconda guerra mondiale
Decorazionivedi qui
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Biografia

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Nacque a Taormina (Provincia di Messina) il 16 settembre 1888, e si arruolò come volontario nella Regia Marina nel corso del 1908 in qualità di Allievo cannoniere. Prese parte alla guerra italo-turca (1911-1912) imbarcato sull'incrociatore corazzato Giuseppe Garibaldi.[1] Durante la prima guerra mondiale, dopo un periodo trascorso a bordo delle unità di superficie, con il grado di capo di 2ª classe,[N 1] combatte sul Basso Piave[2] inquadrato nel Battaglione "Monfalcone" della Brigata "Marina" (poi designata "San Marco"). Dopo la fine del conflitto alternò imbarchi su varie unità ad incarichi a terra, raggiungendo il grado di capo di 1ª classe, venendo posto in congedo, dietro sua domanda, nel marzo 1931. In vista dell'inizio delle operazioni belliche in Africa Orientale, nel luglio 1935 fu richiamato in servizio per esigenze eccezionali, rimanendo in zona di guerra fino all'ottobre del 1936, quando fu di nuovo congedato. Il 2 agosto 1938 fu promosso sottotenente C.R.E.M. della riserva, venendo richiamato in servizio attivo nell'aprile 1940 per esigenze eccezionali, ed imbarcato sull'incrociatore corazzato San Giorgio. Poco prima dell'entrata in guerra dell'Italia, avvenuta poi il 10 giugno dello stesso anno, l'incrociatore fu dislocato a Tobruk, in Africa settentrionale italiana con compiti di difesa aeronavale.[3] Il 22 gennaio 1941, nell'imminenza della caduta della piazzaforte, l'unità fu predisposta per l'autoaffondamento[4] ed egli si trovava già a terra quando all'ora prestabilita le cariche non esplosero.[5] Ritornato a bordo insieme ad alcuni altri membri dell'equipaggio, tra cui il comandante, capitano di vascello Pugliese, e il capo di 1ª classe Montagna, riaccesero le micce delle torri da 254/45 mm, ma egli fu colpito in pieno dalla deflagrazione delle cariche esplosive di una delle torri da 190/45 mm.[5] Il suo corpo non fu mai ritrovato,[5] e per il coraggio dimostrato in quel frangente fu decorato[N 2] di medaglia d'oro al valor militare alla memoria. Una piazza di Taormina porta il suo nome.

Onorificenze

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«Ufficiale assegnato ai depositi munizioni di incrociatore dislocato oltremare per la difesa fissa antinave e contraerea di piazza marittima continuamente sotto posta ad azioni offensive dalle vicine basi avversarie, partecipava dall’inizio alle sue azioni di guerra. Destinato al rifornimento delle armi durante i quotidiani attacchi, era fra i principali artefici della efficace vittoriosa azione, sereno nel pericolo e fermo nei propositi. lnvestita la piazzaforte da forze soverchianti, tornava con pochi animosi sulla nave da poco sgombrata per accelerarne la distruzione già predisposta. Benché l’incendio sviluppatosi presso la « Santa Barbara » centrale ne rendesse imminente l’esplosione, con eroica perseveranza assicurava l'innescamento del deposito munizioni di poppa per rendere totale la distruzione. Sentiti i campanelli d’allarme del deposito centrale, con generoso slancio vi accorreva per assicurare tempestivamente l’ultimazione del lavoro degli altri valorosi e scompariva nell’improvvisa esplosione accomunando il proprio al tragico destino della nave cui la Patria dedicò il più alto riconoscimento. Tobruk, 10 giugno 1940 - 22 gennaio 1941
— Decreto del Capo Provvisorio dello Stato 7 marzo 1947.
«Destinato ai depositi delle munizioni ed ai rifornimenti delle armi in continue e prolungate azioni di fuoco sostenute dalla nave, durante ininterrotte veglie ed in assidui e pronti interventi si prodigava instancabilmente per assicurare in modo esemplare il servizio rischioso e pesante affidatogli. Dotata di alto spirito di abnegazione e di grande sprezzo del pericolo, sotto l'imperversare degli attacchi nemici con assoluta serenità regolava l'attività del personale dei depositi e delle dipendenti squadre portamunizioni, infondendo sicurezza ed entusiasmo del personale tutto. Tobruk, 12 giugno-20 settembre 1940
— Determinazioni dell'8 ottobre 1940-XVIII

Annotazioni

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  1. ^ Fu promosso Capo di 2ª classe per meriti di guerra il 16 settembre 1918.
  2. ^ Insieme a lui ricevettero tale decorazione l'incrociatore San Giorgio, il comandante Pugliese e il Capo di 1ª classe Montagna.
  1. ^ Del Boca 2010, p. 169.
  2. ^ Cavaciocchi, Ungari 2014, p. 300.
  3. ^ Gay 1998, p. 18.
  4. ^ Gay 1998, p. 26.
  5. ^ a b c Gay 1998, p. 27.

Bibliografia

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  • Alberto Cavaciocchi e Andrea Ungari, Gli italiani in guerra, Milano, Ugo Mursia Editore s.r.l., 2014.
  • Angelo Del Boca, Gli Italiani in Libia. Tripoli bel suol d'amore. 1860-1922, Milano, A. Mondadori Editore, 2010, ISBN 978-88-04-42660-8.
  • (EN) Gordon E. Hogg e Steve Wiper, Italian Heavy Cruiser of World War II, Tucson, Classic Warship Publishing, 2004, ISBN 0-9710687-9-8.
  • Ubaldo Virginio Rossi, Arremba San Zorzo: vita e morte dell'incrociatore San Giorgio, Milano, Ugo Mursia editore, 1976.
Periodici
  • Giuliano Da Frè, La guerra italo-turca. Le operazioni navali e anfibie (1911-1912), in Rivista Italiana Difesa, Chiavari, Giornalistica Riviera Soc. Coop., giugno 2011.
  • Franco Gay, Il San Giorgio a Tobruk, in Storia Militare, n. 63, Parma, Ermanno Albertelli Editore, dicembre 1998, pp. 18-27.