Hare Kṛṣṇa (mantra)

Con l'espressione Hare Kṛṣṇa si indica quel mantra predicato nella Kalisaṃtaraṇa Upaniṣad (Kalisaṃtaraṇopaniṣad)[1] e praticato in diverse scuole viṣṇuite/kṛṣṇaite, in particolar modo da quelle indicate come gauḍīya (di origine bengalese) ovvero fondate sull'insegnamento del mistico bengalese del XVI secolo, Caitanya.

Il mahā-mantra in caratteri devanāgarī:
«hare kṛṣṇa hare kṛṣṇa
kṛṣṇa kṛṣṇa hare hare
hare rāma hare rāma
rāma rāma hare hare»

Così recita la Kalisaṃtaraṇopaniṣad:

(SA)

«dvāparāṃte brahmāṇaṃ nāradaḥ pratijagāma kathan nu bhagavan gāṃ paryaṭan kaliṃ saṃtareyam iti
sahovāca sādhu pṛṣṭo si sarvaśrutirahasyaṃ gopyaṃ śṛṇu
yena kaliṃ saṃtariṣyasīti
bhagavata ādivi[ṣṇo]r nārāyaṇasya nāmneti
nāradaḥ punaḥ papraccha kiṃ tannāmeti
sahovāca
hare rāma hare rāma rāma rāma hare hare
hare kṛṣṇa hare kṛṣṇa kṛṣṇa hare hare iti ṣoḍaśakaṃ nāmnāṃ kalikalmaṣanāśanaṃ
mātaḥ parataropāyaḥ sarvavedeṣu dṛśyate»

(IT)

«Al termine dello Dvāpara-yuga, dopo aver percorso tutta la Terra Nārada[2] si recò da Brahmā e gli chiese: "O Signore come posso attraversare questo oceano detto Kali-yuga?". Brahmā rispose: "Dalla tua domanda trarrà beneficio tutta l'umanità; ascolta il segreto nascosto nelle Śruti, scoprendo ciò si può attraversare il mondo del Kali-yuga: cantando i nomi della Persona suprema, di Nārāyaṇa, può essere cancellato il male del Kali-yuga". Nārada chiese ancora: "Quali dei santi nomi dobbiamo noi cantare?" Egli [Brahmā] rispose: "hare rāma hare rāma rāma rāma hare hare hare kṛṣṇa hare kṛṣṇa kṛṣṇa kṛṣṇa hare hare; solo in questo modo, recitando i sedici nomi possiamo distruggere il male del Kali-yuga, non ci sono altri rimedi in nessuna parte del Veda

Da qui il cosiddetto mahā-mantra ("grande mantra", così indicato dalle scuole gauḍīya):

«hare kṛṣṇa hare kṛṣṇa
kṛṣṇa kṛṣṇa hare hare
hare rāma hare rāma
rāma rāma hare hare»

I nomi recitati nel mantra corrispondono a:

  • Kṛṣṇa: che intende, o il nome stesso della Persona suprema[3], oppure in qualità di avatāra della Persona suprema questa indicata come Viṣṇu. Kṛṣṇa è celebrato, tra gli altri, nel poema religioso del Mahābhārata, segnatamente nel VI parvan dell'opera dove è conservata la Bhagavadgītā ("Canto dell'Adorabile Signore"), come il Bhagavān la "Persona suprema".
  • Rāma: corrisponde all' avatāra di Kṛṣṇa/Viṣṇu celebrato nel Rāmāyaṇa; ma può intendere anche Balarāma, il fratello di Kṛṣṇa e avatāra o "espansione" di Kṛṣṇa/Viṣṇu.
  • Hare: tale nome corrisponde, in qualità di vocativo, ad Hari (il "Fulvo"), qui inteso come epiteto di Kṛṣṇa; ma può essere anche inteso, sempre in qualità di vocativo, come Hara (agg. "affascinante") qui inteso come Rādhā, la paredra eterna di Kṛṣṇa.

Tale mantra upaniṣadico è stato diffuso in Occidente dall'insegnamento dello ācārya viṣṇuita di scuola gauḍīya Abhaya-Caraṇāravinda Bhakti-Vedānta Svāmī Prabhupāda (1896-1977) ed è al fondamento anche della pratica cultuale dell'Associazione internazionale per la coscienza di Krishna da lui fondata.

  1. ^ Da notare che questa è una Upaniṣad inserita nell'elenco delle 108 riportate nella Muktikā, segnatamente al numero 103; cfr. in tal senso, ma solo a titolo esemplificativo, Alberto Pelissero, Filosofie classiche dell'India, Brescia, Morcelliana, 2014, p.45
  2. ^ Nārada è il nome di un Ṛṣi, esso compare già nello Atharvaveda Saṃhitā (XIX,9 e XII, 4, 16).
  3. ^ Così il Bhāgavata Purāṇa (testo kṛṣṇaita del IX secolo d.C.):
    (SA)

    «kṛṣṇas tu bhāgavan svayam»

    (IT)

    «Kṛṣṇa è l'Essere supremo stesso»

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