Livio Zannoni
Livio Zannoni (Faenza, 11 ottobre 1909 – Dagabur, 26 dicembre 1935) è stato un aviatore e militare italiano, decorato con la Medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della guerra d'Etiopia.
Livio Zannoni | |
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Nascita | Faenza, 11 ottobre 1909 |
Morte | Dagabur, 26 dicembre 1935 |
Cause della morte | caduto in combattimento |
Dati militari | |
Paese servito | Italia |
Forza armata | Regia Aeronautica |
Specialità | Ricognizione |
Grado | Sergente |
Guerre | Guerra d'Etiopia |
Campagne | Offensiva di De Bono Offensiva etiope di Natale |
Decorazioni | vedi qui |
dati tratti da Medaglie d'Oro al Valor Militare[1] | |
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Biografia
modificaFiglio di Pietro e Maria Ferruzzi,[2] secondogenito di quattro fratelli. La famiglia gestiva un commercio di cereali che consentiva loro di vivere agiatamente.[2] Iniziò a studiare presso il ginnasio presente all'interno del locale seminario,[2] quando il fratello maggiore, Mario Giacomo, fu tra i primi ad aderire al nascente movimento fascista, partecipando a numerose spedizioni squadriste.[3] Creduto coinvolto nell'omicidio di Vincenzo Caroli, un possidente agrario, Mario Giacomo, che era rimasto ferito durante l'aggressione squadrista contro alcuni agricoltori avvenuto il 7 luglio 1924, fu oggetto di un mandato di cattura e scappò. La latitanza durò diciannove mesi, e in questo periodo si nascose in diverse città della Romagna e dell'Emilia, fino a quando fu celebrato il processo che lo vide scagionato da ogni addebito.[3]
La famiglia Zannoni si era trovata in grosse difficoltà economiche, dovute sia alle maggiori spese sostenute per favorire la latitanza del figlio, sia per la mancanza di lavoro, e decise lasciare Faenza e di trasferirsi in località Falciani, sulla Greve, in Toscana.[2]
Avendo dovuto interrompere gli studi all'età di 16 anni, e iniziare a lavorare con il padre, decise di intraprendere la carriera militare in seno alla Regia Aeronautica.[2] Il 19 giugno 1928 fu ammesso a frequentare la scuola per specialisti fotografi a Capua, dove supera il corso di aerofotografia.[2] Nel febbraio 1929 fu trasferito a Verona per compiere il tirocinio, e nominato fotografo viene promosso aviere scelto.[2] Il 7 novembre 1929 si imbarcò a Napoli destinato a prestare servizio in Somalia, arrivando a Mogadiscio il 22 dello stesso mese.[2]
Appena arrivato gli fu subito assegnato un compito molto importante.[3] A nord la colonia italiana confinava con la Somalia Britannica, ma la linea di confine non era stata mai definita a causa della mancanza di affidabili rilevazioni cartografiche, che il clima equatoriale, proibitivo per gli europei, e l'impervia zona rendevano cosa di difficile realizzazione.[3] In base ad un accordo con il governo britannico si doveva effettuare la rilevazione aerofotogrammetrica della zona e con essa tracciare il confine definitivo.[N 1] L'impegno dimostrato nel corso della missione gli valse la proposta all'avanzamento al grado di primo aviere.[3]
Nel corso dell'anno dovette rientrare in Patria per curarsi dalla malaria, contratta in seguito ad un atterraggio di emergenza compiuto in una zona fortemente contagiosa.[4] Compiuto un breve periodo di servizio in Italia chiese, ed ottenne, di potere ritornare in Somalia.[3] Promosso primo aviere rientrò in Somalia nel febbraio 1931, dove riorganizzò il servizio fotografico, e nel mese di settembre prese parte ad alcuni combattimenti nella zona di Belet-Uen contro una grossa banda di armati etiopici che avevano attaccato le poche truppe italiane presenti in zona.[5] Il 3 novembre il colonnello Frusci lo propose per l'avanzamento al grado di sergente per meriti eccezionali.[5] A causa della malaria, il 4 giugno 1932 rientrò in Italia, e terminato il periodo di convalescenza prese al corso per complementare, al termine del quale fu assegnato alla 115ª Squadriglia da ricognizione di stanza all'Aeroporto di Bologna-Borgo Panigale.[5] Trasferito ad Augusta, il 7 agosto partì in nave per la Somalia, arrivandovi il giorno 22, riprendendo subito servizio.[5]
Gli fu affidato l'incarico di compiere i rilievi fotografici della Migiurtinia, la parte del nord-est della colonia che si protendeva verso il golfo di Aden a fianco della Somalia inglese, così da fornire i comandi militari delle carte da utilizzare per eventuali operazioni belliche.[5]
Progettò, e realizzò, il primo laboratorio fotografico della colonia.[5] Nel giugno 1934 fu assegnato a una sezione di base a Geladi, un piccolo villaggio, con il compito di effettuare missioni di vigilanza contro lo sconfinamento di alcune bande di predoni etiopici.[5] In occasione della visita ufficiale del Re Vittorio Emanuele III, fu incaricato dal Comando dell'aviazione di effettuare il servizio fotografico durante le varie tappe della visita del sovrano.[3]
Il 5 dicembre dello stesso anno vi fu l'incidente di Ual Ual[5] alla frontiera tra la Somalia e l'Impero d'Etiopia, in una zona molto ricca di pozzi d'acqua.[3] Raggiunta via terra la zona dello scontro documentò l'esito della battaglia.[6] Nel gennaio 1935 fu richiamato a Mogadiscio, dove assunse la direzione del laboratorio fotografico ed una volta promosso sergente ritornò al campo d'aviazione di Geladi.[6]
L'incidente di Ual-Ual avvio la pianificazione da parte italiana dell'attacco definitivo all'Etiopia, che iniziò il 3 ottobre 1935.[6] Impegnato sul fronte somalo, considerato secondario rispetto a quello eritreo,[3] in forza alla 1ª Squadriglia Ricognizione Terrestre, il 4 novembre il tenente pilota Angelo Mastragostino, lo scelse come compagno per compiere una missione propagandata poi nota come "la beffa di Badu-Annan".[3] Mastragostino decise di andare a piantare la bandiera nazionale davanti ad un forte abissino ritenuto imprendibile. Due giorni dopo i due decollarono, insieme ad un altro aereo, e raggiunsero il fortino di Badu-Annan atterrandovi davanti.[3] Sceso dal velivolo egli piantò davanti al portone un'asta di ferro con appeso un nastro tricolore, e quando i soldati abissini iniziarono a sparare, dall'aereo, già in fase di decollo, egli rispose sparando numerose raffiche di mitragliatrice, e quando l'aereo ebbe preso quota il tenente Mastragostino lanciò anche le bombe a sua disposizione.[3] Intanto continuavano le operazioni terrestri e il suo reparto, la 1ª Squadriglia Ricognizione Terrestre della Somalia era costantemente impegnata in ricognizioni sia visive che fotografiche da trasmettere alle colonne avanzanti.[7]
Il 26 dicembre due aerei della squadriglia che si trovava a Gorrahei furono destinati ad una missione di ricognizione da compiersi nella zona di Dagabur.[7] Uno degli IMAM Ro.1 era al comando dal tenente Zaccardo, l'altro dal sottotenente Tito Minniti.[7] Non dovendo inizialmente prendere parte alla missione, egli chiese insistentemente all'osservatore dell'aereo di Minniti, tale Armellini, di lasciarlo partire al suo posto, tanto che l'altro cedette. Alle 7:00 i due aerei decollarono dal campo d'aviazione di Gorrahei, raggiungendo dopo due ore di volo Dagabur, una città fortificata che rappresentava un ostacolo all'avanzata delle truppe terrestri.[7] Colpito dalla reazione contraerea l'aereo di Minniti fu visto abbassarsi sulla città, scomparendo dalla vista dei compagni di volo, che sorvolarono numerose volte la zona nella speranza di avvistarlo.[7] L'aereo era atterrato in una radura, e fu subito attaccato da armati nemici.[7] I due aviatori si difesero con le armi di bordo fino a che non terminarono le munizioni,[7] Zannoni fu ucciso in combattimento, mentre Minniti venne catturato e successivamente trucidato dopo essere stato a lungo torturato.[8] Nei giorni successivi i resti dell'aereo vennero ritrovati dalle truppe avanzanti, ed ai due aviatori fu concessa la medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[8]
Onorificenze
modifica— Regio Decreto 11 maggio 1936[1][9]
Note
modificaEsplicative
modifica- ^ Si sarebbe dovuto rilevare la aerofotogrammetrica di una zona lunga 700 km e larga 9, dalla quota di 4000 metri.
Bibliografiche
modifica- ^ a b Ufficio Storico Stato Maggiore dell'Aeronautica 1969, p. 57.
- ^ a b c d e f g h Palantra 2018, p. 96.
- ^ a b c d e f g h i j k l Historia Faentina.
- ^ Palantra 2018, p. 97.
- ^ a b c d e f g h Palantra 2018, p. 98.
- ^ a b c Palantra 2018, p. 99.
- ^ a b c d e f g Palantra 2018, p. 100.
- ^ a b Palantra 2018, p. 101.
- ^ Bollettino Ufficiale 1936,disp.20, pag.306, e Bollettino Ufficiale 1937, disp.9, pag.179.
Bibliografia
modifica- Vincenzo Lioy, L'Italia in Africa. L'opera dell'Aeronautica. Eritrea Somalia Etiopia (1919-1937) Vol.2, Roma, Istituto Poligrafico dello Stato, 1965.
- Medaglie d'Oro al Valor Militare, Roma, Ufficio Storico Stato Maggiore dell'Aeronautica, 1969.
- Periodici
- Giovanni Palantra, MOVM Serg. Livio Zannoni, in Rivista Aeronautica, n. 5, Roma, Difesa Servizi S.p.A., settembre-ottobre 2018, pp. 96-101.
- Ezio Colombo, Abissinia l'ultima avventura, contro le armate dei grandi ras, fascicolo 2 su Epoca a cura di Arnoldo Mondadori, Milano, 1968.
Voci correlate
modificaCollegamenti esterni
modifica- Sergente Livio Zannoni, medaglia d'oro, su Historia Faentina, http://www.historiafaentina.it. URL consultato il 6 dicembre 2018.
- Zannoni, Livio, su Combattenti Liberazione, http://www.combattentiliberazione.it. URL consultato il 6 dicembre 2018.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 217056994 · ISNI (EN) 0000 0001 3879 6751 · LCCN (EN) no2011182394 |
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