Maffeo Barberini, II principe di Palestrina
Maffeo Barberini, II principe di Palestrina (indicato anche come IV principe di Palestrina in riferimento alla successione Colonna di Sciarra) (Roma, 19 agosto 1631 – Viterbo, 28 novembre 1685), è stato un nobile italiano. Venne come il padre nominato Gonfaloniere di Santa Romana Chiesa.
Maffeo Barberini | |
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Ritratto di Maffeo Barberini, principe di Palestrina in armatura con il collare del Toson d'oro del XVII secolo | |
II Principe di Palestrina | |
In carica | 1647 – 1685 |
Predecessore | Taddeo Barberini, I principe di Palestrina |
Successore | Urbano |
Trattamento | Sua Grazia Don |
Altri titoli | Principe di Valmontone Duca di Monterotondo Gonfaloniere di Santa Romana Chiesa |
Nascita | Roma, 19 agosto 1631 |
Morte | Viterbo, 28 novembre 1685 (54 anni) |
Dinastia | Barberini |
Padre | Taddeo Barberini, I principe di Palestrina |
Madre | Anna Colonna |
Consorte | Olimpia Giustiniani |
Religione | Cattolicesimo |
Biografia
modificaInfanzia
modificaNato nel 1631, Maffeo Barberini era uno dei cinque figli di Taddeo Barberini, I principe di Palestrina e di sua moglie, Anna Colonna, figlia di Filippo I Colonna. Suoi fratelli furono il cardinale Carlo Barberini e Lucrezia Barberini che sposò Francesco I d'Este, duca di Modena.[1] Suo prozio (per parte di suo padre) era papa Urbano VIII.
Guerra di Castro
modificaTra il 1639 ed il 1649, Maffeo combatté la Guerra di Castro al fianco di suo padre Taddeo e di Luigi Mattei che guidavano le armate pontificie di Urbano VIII. Nel 1644, dopo la prima Guerra di Castro, Urbano VIII morì ed un nuovo pontefice venne eletto al suo posto nella persona di Innocenzo X. Papa Innocenzo diede inizio ad una serie di investigazioni sulla persona di Antonio Barberini (zio di Maffeo), costringendolo a fuggire in esilio coi suoi fratelli Francesco e Taddeo (padre di Maffeo) per sospette appropriazioni indebite nel corso della guerra.
Matrimonio
modificaTaddeo Barberini morì in esilio a Parigi, ma Maffeo non si diede mai per vinto e, come sua madre era riuscita implorando il pontefice ad ottenere che il patrimonio di famiglia rimanesse integro, così Maffeo si pose in prima persona nel tentativo di riconciliarsi con la famiglia Pamphilj e per questo, nel 1653, sposò Olimpia Giustiniani,[2] pronipote di Innocenzo X. Il matrimonio venne in gran parte però orchestrato dalla nonna materna di Olimpia, Olimpia Maidalchini (vera detentrice del potere papale all'epoca di Innocenzo X), e dallo zio del Barberini, il cardinale Antonio Barberini. La Maidalchini si era resa conto negli anni che ormai la sua influenza sul pontefice stava lentamente svanendo e di conseguenza pensò che questo matrimonio, unitamente al ritorno dei Barberini a Roma, avrebbe potuto rinsaldare i legami della sua famiglia con la società aristocratica papalina dell'epoca.
Malgrado l'opposizione mossa dalla dodicenne Olimpia a sposare il ventiduenne Maffeo, i due si sposarono lo stesso in una grandiosa cerimonia celebrata da papa Innocenzo X stesso. Dopo la cerimonia, ad ogni modo, la ragazzina si rifiutò categoricamente di rincasare con il novello sposo e di consumare con lui il matrimonio. Sua madre le venne incontro suggerendole come molte altre ragazze di buona famiglia erano state costrette a sposare uomini vecchi e decrepiti e che al contrario suo marito era un bel giovane nel fiore dell'età. Pur con queste rassicurazioni, la giovane Olimpia si rifiutò di andare con lo sposo e per questo la Maidalchini la costrinse con la forza ad entrare nella carrozza che la portò a Palazzo Barberini e ad una nuova vita nella casa del suo sposo.[3]
Carriera politica
modificaIl Barberini venne restaurato al titolo di Principe di Palestrina portato da suo padre. Egli venne inoltre nominato Gonfaloniere di Santa Romana Chiesa come pure suo padre era stato. Il Barberini commissionò la costruzione della chiesa di Santa Rosalia di Palestrina (inaugurata nel 1677) che ancora oggi porta al suo interno un tributo al padre di Maffeo, Taddeo, realizzato da Bernardino Cametti.
Nel 1662, alla morte di suo zio (fratello di sua madre), si rivolse a Filippo IV di Spagna per acquisire tutti i feudi e titoli (compresi nel dominio del re) che appartennero ai Colonna.[4] Il Re, malgrado le potenziali pretese dei discendenti Colonna, si accordò e diede a Maffeo il permesso di controllare una serie di comuni della provincia di Roma tra cui Petrella Salto. Il Barberini ottenne inoltre il permesso di controllare il comune di Torre Annunziata che era in realtà appartenuta agli Orsini, ma che poi era passata al tesoro spagnolo alcuni anni prima.[5]
Dopo ulteriori negoziati, nel 1664, il Barberini acquistò il comune di Pacentro dai Colonna e divenne quindi anche Conte di Pacentro. Quattro anni dopo acquistò anche la contea di Gagliano.[6]
Nel 1673 venne creato cavaliere dell'Ordine del Toson d'oro.
Morte
modificaMaffeo Barberini morì il 28 novembre 1685 mentre si trovava a Villa Bagnaia, la sua residenza di campagna. Questa villa era stata costruita come parte della residenza di Ippolito Lante Montefeltro della Rovere, duca di Bomarzo e nipote del cardinale Marcello Lante, un contemporaneo ed alleato degli zii e del padre di Maffeo che fu poi anche vescovo di Palestrina.
Patrono delle arti
modificaIl Barberini continuò l'opera di patronato delle arti come già avevano fatto diversi suoi antenati. Fu, seppur col solo proposito di mantenere intatta la ricchezza dei Barberini, un collezionista d'arte e proprietario della collezione già appartenuta a suo zio Antonio Barberini che includeva almeno tre dipinti di Caravaggio.[7][8]
Barberini commissionò inoltre delle pitture a Niccolò Tornioli.
Nel 1653, il Barberini riaprì il Teatro delle Quattro Fontane dopo una chiusura decennale per via dell'esilio dei suoi zii e di suo padre. Esso continuò ad ospitare opere e performances teatrali sino a quando non venne colpito da un rovinoso incendio e quindi abbandonato.
Discendenza
modificaMaffeo Barberini e Olimpia Giustiniani ebbero cinque figli:
- Costanza (1655–1687), sposò Gaetano Francesco Caetani, IX duca di Sermoneta, nel 1680
- Camilla (1657–1740), sposò il conte Carlo Borromeo Arese nel 1689
- Francesco (1662–1738), cardinale dal 1690
- Urbano (1664–1722), III principe di Palestrina
- Taddeo (1666–1702), sposò Maria Teresa Muti nel 1701 ma morì senza eredi.
Ascendenza
modificaGenitori | Nonni | Bisnonni | Trisnonni | ||||||||||
Antonio Barberini | Carlo Barberini | ||||||||||||
Marietta Rustici | |||||||||||||
Carlo Barberini, I duca di Monterotondo | |||||||||||||
Camilla Barbadori | Gian Donato Barbadori | ||||||||||||
Nannina Cambi | |||||||||||||
Taddeo Barberini, I principe di Palestrina | |||||||||||||
Vincenzo Magalotti | … | ||||||||||||
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Costanza Magalotti | |||||||||||||
Clarice Capponi | … | ||||||||||||
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Maffeo Barberini, II principe di Palestrina | |||||||||||||
Fabrizio Colonna | Marcantonio Colonna, I duca di Tagliacozzo | ||||||||||||
Felice Orsini di Bracciano | |||||||||||||
Filippo I Colonna di Paliano, IV principe di Paliano | |||||||||||||
Anna Borromeo | Giberto II Borromeo, VII conte di Arona | ||||||||||||
Margherita Medici di Marignano | |||||||||||||
Anna Colonna | |||||||||||||
Geronimo Tomacelli, signore di Galatro | Silvestro Tomacelli, signore di Cerro ed Acquaviva | ||||||||||||
Barbara Brisac | |||||||||||||
Lucrezia Tomacelli | |||||||||||||
Ippolita Ruffo | Paolo Ruffo, VI conte di Sinopoli | ||||||||||||
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Onorificenze
modificaNote
modifica- ^ Worldroots - Barberini Archiviato il 15 ottobre 2009 in Internet Archive.
- ^ History of Pope Innocent X, su saint-mike.org. URL consultato il 18 novembre 2017 (archiviato dall'url originale il 28 luglio 2012).
- ^ Mistress of the Vatican by Eleanor Herman (HarperCollins, 2008 - ISBN 978-0-06-169869-9)
- ^ History of the comune: Archiviato il 6 febbraio 2011 in Internet Archive. Petrella Salto
- ^ History of the comune:[collegamento interrotto] Torre Annunziata
- ^ History of the comune: Gagliano
- ^ The Singing 'Lute-Player' by Caravaggio from the Barberini Collection, Painted for Cardinal Del Monte by Denis Mahon (The Burlington Magazine, 1990)
- ^ The Cardsharps; provenance Archiviato il 29 giugno 2011 in Internet Archive. - Kimball Art Museum, Fort Worth, Texas
Altri progetti
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