Pietro Borsieri

patriota e scrittore italiano (1788-1852)

Pietro Borsieri (Milano, 16 aprile 1788Belgirate, 6 agosto 1852[1]) è stato uno scrittore e patriota italiano. Figura centrale nell'esperienza del periodico Il Conciliatore, fu intellettuale romantico poi condannato alla prigione e all'esilio.

Pietro Borsieri

Biografia

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La Biblioteca Italiana

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Il primo numero della Biblioteca Italiana (1816)

Ancora molto giovane, gli venne affidato il compito di redigere il programma del periodico letterario milanese Biblioteca Italiana; l'introduzione da lui proposta venne sottoposta a un severo processo di revisione da parte delle autorità austriache che preferirono infine quella più moderata del Giordani: nella premessa, infatti, il Borsieri tracciava un quadro negativo dello stato della cultura italiana sottolineandone le lacune e denunciando l'inutilità di istituzioni culturali come l'Accademia della Crusca. Lo scritto del Borsieri non mancò di allarmare il governatore Sarau che lo censurò immediatamente.

Rimase, comunque, nella redazione con un gruppo di letterati che avrebbe fatto la storia della letteratura italiana: Berchet, Pellico e Ermes Visconti.

Nel 1816 intervenne a difesa della scrittrice francese Madame de Staël nelle furibonde polemiche seguite alla pubblicazione (sul numero del gennaio 1816) dell'articolo Sulla maniera e la utilità delle Traduzioni, ove ella invitava gli italiani ad uscire dal loro orgoglioso isolamento e a rinnovare la cultura, studiando le opere poetiche fiorite recentemente fuori d'Italia. Il Borsieri, insieme al di Breme, davano inizio ad una strenua lotta in favore della nuova letteratura.

A tal fine pubblicò, nello stesso anno, il pamphlet Avventure letterarie di un giorno: è un testo dove il protagonista nell'arco di una giornata discute le sue idee con diversi personaggi tipici della Milano dell'epoca che rappresentavano le varie figure di intellettuali classici e romantici con le loro idee e le loro convenzioni sociali e letterarie; l'opera comparve quasi contemporaneamente all'articolo "Intorno all'ingiustizia di alcuni giudizi letterari italiani" del Di Breme, e alla Lettera semiseria di Grisostomo al suo figliolo del Berchet.

La discussione aveva un sottofondo politico, allusivo, ma ben comprensibile da un lettore attento, in quanto il giornale, una volta divenuto "romantico", prese a sostenere i valori della stirpe, la religione dell'eroismo e della immolazione per la Patria. La censura austriaca, dunque, intervenne, e impose un riallineamento al tradizionale neoclassicismo italiano.

Il Conciliatore

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Il Conciliatore (1818)

A questo punto il gruppo dei sostenitori della letteratura romantica si ritrovò ne Il Conciliatore, bisettimanale, un giornale che, secondo il programma, avrebbe dovuto trattare di economia, di finanza, e quindi, per necessaria distensione dopo una lettura pesante, anche di letteratura. Il Borsieri si era incaricato della stesura del programma. I finanziamenti giungevano da due ricchissimi nobili di idee patriottiche: Porro Lambertenghi e Confalonieri.

Nell'ottobre 1818, pubblicò sul Conciliatore un lungo saggio per promuovere presso il pubblico italiano L'Histoire des républiques italiennes au moyen-âge del Sismondi.

Nel maggio del 1819 seguì con l'articolo in tre puntate "Analisi del pregiudizio secondo le idee del Sismondi" in cui dava conto di un fondamentale contributo del Sismondi apparso nella "Edimburg Encyclopaedia", nel quale lo storico ginevrino analizzava i pregiudizi religiosi radicati nei ceti culturalmente meno progrediti, allo scopo di individuare una complessiva strategia di educazione popolare.

Ovviamente gli esiti del Conciliatore furono opposti a quelli della Biblioteca Italiana: sul piano letterario si schierò per il nuovo, contro il classicismo, per l'impegnato, con nuove aperture alle letterature straniere. Sul piano ideologico e politico fu di orientamento liberale.

La rivista fu massacrata dalla censura austriaca, che la ostacolava anche con un attento disservizio postale, e la pubblicazione durò appena dal 3 settembre 1818 al 17 ottobre 1819, dopodiché venne chiusa d'autorità.

La repressione del 1821

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Cadeva, così, l'illusione di poter riformare la cultura e la vita nazionale, nel quadro delle strutture del restaurato Impero austriaco.

In capo a due anni, molti esponenti de Il Conciliatore vennero imprigionati come carbonari per sedizione. Arrestato il 4 aprile 1822, Borsieri venne condannato a morte insieme al Federico Confalonieri ed altri. La pena venne commutata in 20 anni di carcere duro, allo Spielberg.

Nel frattempo (1823-1824) usciva a stampa a Milano, da Ferrario, in quattro tomi, la traduzione de "l'Antiquario" di Walter Scott.

Rimase allo Spielberg per 14 anni, fino al 1836, quando accettò di commutare i restanti 6 anni di pena in esilio negli Stati Uniti. Ai primi di agosto viene imbarcato a Trieste sul vascello Ussaro con destinazione New York, dove giunge il 16 ottobre 1836. Con lui viaggiano in esilio altri patrioti come Eleuterio Felice Foresti, Luigi Tinelli, Felice Argenti, Gaetano de Castillia e Giovanni Albinola.

Visse poveramente a New York, Princeton, Filadelfia, insegnando italiano.

La prima guerra di indipendenza

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Rientrato in Europa nel 1838, nel 1840 gli fu finalmente permesso di rientrare in Italia, quando ormai le sue energie intellettuali erano esauste per i lunghi anni di sofferenza e lontananza dalla patria.

Rifiutò l'ultimo Manzoni, al quale rimproverava di aver tradito gli ideali romantici che li avevano accomunati in gioventù, e polemizzò aspramente con il Cantù.

Venne a lungo ospitato a Villa Monastero di Varenna, nella casa posta a nord della chiesa, affittata ad una delle sue sorelle.

Ebbe qualche parte nelle cinque giornate di Milano.

Morì a Belgirate, presso Verbania nel 1852.

  1. ^ Fonte: Dizionario Biografico degli Italiani (Bibliografia). E. Bellorini, nella Enciclopedia Italiana (Bibliografia) riporta: "nacque a Milano nel 1786, morì a Belgirate (Lago Maggiore) il 5 agosto 1852".

Bibliografia

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