Riserva naturale integrale Grotta Monello

Riserva naturale regionale/provinciale (EUAP1119)

La riserva naturale integrale Grotta Monello è un'area naturale protetta situata nel territorio comunale di Siracusa (precisamente nei dintorni di Cassibile), al confine con quello di Avola e a poca distanza da Canicattini Bagni, ed è stata istituita nel 1998 dell'Assessorato Territorio e Ambiente della Regione Siciliana e affidata in gestione all'Università degli Studi di Catania[1]. Ha un'estensione di circa 60 ha e si trova nel settore orientale dell'altopiano ibleo.

Riserva naturale integrale
Grotta Monello
Tipo di areaRiserva naturale regionale
Codice WDPA178789
Codice EUAPEUAP1119
Class. internaz.Ia, SIC (cod.: ITA090011)
StatiItalia (bandiera) Italia
RegioniSicilia (bandiera) Sicilia
Province  Siracusa
ComuniSiracusa
Superficie a terra59,16 km²
Provvedimenti istitutiviD.A. 615/44 del 4.11.98
GestoreUniversità degli Studi di Catania
DirettoreSalvatore Costanzo
Mappa di localizzazione
Map
Sito istituzionale

Territorio

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La riserva è stata istituita con l'obiettivo di tutelare l'eccezionale sviluppo di stalattiti e stalagmiti e la ricca fauna cavernicola con importanti endemismi troglobi appartenenti a Isopodi e Diplopodi identificati all'interno della grotta Monello. I confini della riserva coincidono con quelli del SIC "Grotta Monello" (cod. ITA090011)[2][3] e comprendono, oltre alla già citata grotta la quale costituisce la zona A di riserva, l'areale di superficie della stessa, estendendosi a ovest fino al vallone del torrente Moscasanti e all'adiacente cava di pietra dismessa, a nord fino alla strada Spinagallo, a sud fino alla grotta Perciata I o del Conzo, mentre a est comprende diversi terreni agricoli. L'area di superficie costituisce la zona B di riserva.

Grotta Monello

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Pianta della grotta Monello (tratta da Isabella Turbanti-Memmi, Advances in Archaeometry, Springer, 2010, p. 482).

La Grotta Monello venne scoperta e parzialmente esplorata per la prima volta nell’autunno del 1948 da Lucio Vizzini[4] e dal suo ex compagno di ginnasio Santo Tiné[5]. Durante una casuale visita a un frantoio del siracusano, avevano appreso da Sebastiano Monello (il proprietario del terreno circostante) di un inspiegabile soffio d’aria passante tra le pietre del suo oliveto.

Improvvisatisi speleologi i due si calarono con una fune in una sassosa fessura tra gli ulivi, ed esplorarono una parte di un complicato sistema di bellissime grotte di cui portarono alla luce - oltre a tanta paura per la temeraria esplorazione - frammenti cretacei di grande interesse preistorico. L’interesse suscitato portò in seguito all'organizzazione di un’esplorazione scientifica da parte del sovrintendente del museo archeologico Prof. Bernabò Brea, noto studioso di preistoria, e di Santo Tiné. Inizialmente aperta alle visite turistiche, venne chiusa al momento della scoperta degli organismi troglobi endemici che la abitano, affinché venisse tutelata la loro esistenza.

La cavità ha una genesi legata alle diverse fasi del processo di dissoluzione carsica dovuto ad acque meteoriche che si infiltrano nel sottosuolo tra le innumerevoli fratture tipiche degli ammassi rocciosi calcarei. Essa venne per il resto esplorata scientificamente nel 1954 da una piccola spedizione composta da Santo Tiné e lo speleologo triestino Giulio Perotti, insieme alla Grotta Palombara, al Vallone Moscasanti, alla Grotta della Chiusazza e alla Grotta Monello[6]. La grotta ha uno sviluppo lineare complessivo di 540 m ed è notevole per la ricchezza e la varietà di strutture di concrezionamento.

Nell'areale di superficie della riserva, zona B, è presente la tipica vegetazione di macchia a euforbia arborescente (Euphorbia dendroides) alla quale si accompagnano l'olivastro (Olea europaea), il mirto (Myrtus communis), il lentisco (Pistacia lentiscus), il terebinto (Pistacia terebinthus) e l'alaterno (Rhamnus alaternus), il cardo mariano (Silybum marianum), il salvione giallo (Phlomis fruticosa). All'interno dell'area protetta sono poi presenti oliveti, mandorleti e carrubeti oltre a specie sinantropiche dalle fioriture appariscenti come il crisantemo giallo (Chrysanthemum coronarium) e l'acanto (Acanthus mollis).

 
Armadillidium lagrecai, isopode endemico della grotta.

La riserva naturale presenta alcune specie endemiche caratteristiche del piano carsico. La fauna cavernicola è caratterizzata dalla presenza di invertebrati e vertebrati. Tra i primi, di particolare valenza, sono gli pseudoscorpioni Chtonius multidentatus e Roncus siculus, l'isopode terrestre Armadillidium lagrecai e il diplopode Sicilmeris dionysii. I vertebrati annoverano il pipistrello Rhinolophus ferrumequinum, segnalato nella grotta a piccoli gruppi.

L'ambiente epigeo è caratterizzato dal tipico patrimonio faunistico delle “cave iblee”, che annovera specie di uccelli di particolare pregio e rarità, quali la coturnice sicula, l'allocco, il gheppio, il corvo imperiale; di rettili ormai rari e a forte rischio di estinzione, come il colubro leopardino e la testuggine di Hermann; di mammiferi schivi ed elusivi, quali la martora e l'istrice.

Archeologia

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Entro il perimetro della Riserva ricade anche parte della Grotta del Conzo[7], denominata in passato Grotta Perciata[8].

I diversi ambienti speleologici esplorati restituirono diversi reperti di notevole interesse archeologico, comprendenti un arco cronologico piuttosto esteso – relativo soprattutto al periodo compreso tra il Neolitico Superiore e la prima Età del bronzo, ma talora anche fino alla tarda antichità – e costituiti da vasi, cocci, prodotti litici e conchiglie.

In particolare la Grotta del Conzo restituì frammenti dell'Età del rame che Tiné identificò come Stile del Conzo[9], caratterizzato dalla divisione in quattro settori della superficie del vaso e dall'uso cromatico molto vistoso, uno stile che presenta una notevole affinità con le ceramiche dipinte dell'Anatolia, importante testimonianza degli influssi culturali del Mediterraneo nell'Età del Rame[10]. Reperti attribuiti allo Stile del Conzo si rinvennero anche all'interno della Grotta Monello[11].

Fruizione

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Per lungo tempo il sito non è stato fruibile, sia per ragioni di conservazione che di mancata organizzazione. All'inizio del 2016 però è stata predisposta un'apertura del sito ai visitatori esterni e ai turisti che ne facciano richiesta[12].

Il 14 luglio 2017 è stato inaugurato anche il Museo del carsismo ibleo che introduce alla visita della grotta[13][14].

  1. ^ Elenco ufficiale delle aree protette (EUAP) 6º Aggiornamento approvato il 27 aprile 2010 e pubblicato nel Supplemento ordinario n. 115 alla Gazzetta Ufficiale n. 125 del 31 maggio 2010.
  2. ^ http://151.9.149.100/web/natura2000/schede_natura_sicilia/CART_CTR10_PDF/646140.pdf[collegamento interrotto]
  3. ^ http://151.9.149.100/web/natura2000/schede_natura_sicilia/CART_CTR10_PDF/646150.pdf[collegamento interrotto]
  4. ^ Globetrotter memorie di viaggi e di scoperte di Lucio Vizzini, DE FERRARI, pp. 67-86.
  5. ^ E ora scaviamo nella mia vita... Storia e storie di un archeologo per caso di Santo Tiné, Fondazione Banca del Monte - Domenico Siniscalco Ceci - Foggia, p. 13, 14 e 15.
  6. ^ Vedi ad esempio Giuseppe Ruscica, Scoperte speleologiche a Grotta-Perciata di Canicattini – imponenti caverne tappezzate di meravigliose stalattiti e stalagmiti – ritrovamento di vasi risalenti al periodo eneolitico., febbraio 1952, manoscritto ritrovato dal dottor Alessandro Santino Cugno a seguito di accurate ricerche e pubblicato postumo in Notiziario Storico di Canicattini, a cura della Associazione Amici de "La Voce di Canicattini", N° 2 (2005-2009), pp. 17-21.
  7. ^ L'etimologia, non molto felice, viene dall'illecita attività del conzari i cavalli, cioè la rimarchiatura dei cavalli rubati, che avveniva agli inizi del XX secolo in questa grotta.
  8. ^ Perciari in siciliano significa forare, bucare. "Grotta Perciata" è quindi una grotta "bucata". Tale etimologia si è estesa alla contrada ancora adesso così chiamata.
  9. ^ Vedi Santo Tiné, Giacimenti dell'età del rame in Sicilia e la «Cultura tipo Conca d'oro», in B.P.I., 69-70, 1960-61, pp. 113-151. Idem, Gli scavi nella grotta della Chiusazza, in B.P.I., 74, ns XVI vol. 14, 1965, pp. 123-286.
  10. ^ Per la variazione dell'influenza egea nella preistoria siciliana: Marco Ceccanti, «Contatti culturali tra Puglia, Sicilia e Mediterraneo orientale in epoca pre-Micenea (Età del Rame)», in Jan G. P. Best, Nanny M. W. de Vries (a cura di), Interaction and acculturation in the Mediterranean: proceedings of the second International Congress of Mediterranean Pre- and Protohistory, Amsterdam, 19-23 novembre 1980, pp. 39-40.
  11. ^ La Grotta venne esplorata anche dall'archeologo Luigi Bernabò Brea nel 1952; vedi Mario Miano, «Scoperto un mondo favoloso - in una grotta carsica di Canicattini», in La Sicilia, 3 aprile 1952, pagina 5. Sui siti archeologici della Riserva Naturale Integrale Grotta Monello si veda adesso S. A. Cugno, I. I. Prato, "Emergenze archeologiche gravitanti intorno alla Riserva Naturale Integrale Grotta Monello (Siracusa)", in S. A. Cugno, Patrimonio culturale, Paesaggi e Personaggi dell'Altopiano ibleo. Scritti di Archeologia e Museologia della Sicilia sud-orientale, British Archaeological International Series 2870, Oxford 2017, pp. 40-46,
  12. ^ Siracusa, La “Grotta Monello” apre ai visitatori: una perla del territorio per il turismo, su siracusanews.it. URL consultato il 25 gennaio 2016 (archiviato dall'url originale il 26 gennaio 2016).
  13. ^ Grotta Monello, apre il museo del carsismo ibleo e un sistema integrato di visite speleologiche, in Siracusa Oggi. URL consultato il 14 luglio 2017.
  14. ^ Museo del Carsismo ibleo, su unict.it.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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  • La grotta in 3D, su cutgana.unict.it. URL consultato il 30 dicembre 2015 (archiviato dall'url originale il 3 dicembre 2020).