Ritratto di Ottaviano
Il Ritratto di Ottaviano è una testa ai Musei Capitolini a Roma che ritrae l'imperatore Augusto in giovane età, quando era ancora solo Ottaviano e non aveva i titoli imperiali. È alta 36 cm e scolpita in marmo. Il busto è antico, ma non pertinente.
Ritratto di Ottaviano | |
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Autore | sconosciuto |
Data | 35-30 a.C. circa |
Materiale | marmo |
Altezza | 36 cm |
Ubicazione | Musei Capitolini, Roma |
Storia e descrizione
modificaL'evoluzione politica di Augusto si riflesse puntualmente nell'arte ufficiale, come dimostra la serie di ritratti imperiali. Nel ritratto capitolino, risalente al periodo tra il 35 e il 30 a.C., quando era ancora preso dalla lotta per la vendetta di Cesare e la conquista della supremazia politica senza esclusione di colpi, presenta un'espressione veemente, ma con la leggera torsione a destra e quell'aura ispirata tipica dei ritratti di sovrani ellenistici, appena un po' più sobrio nell'espressione e nella plastica. I capelli sono trattati a ciocche mosse agitatamente e la celebre ciocca "a tenaglia" è seminascosta sulla fronte tra il movimento delle altre. La pelle, soprattutto nelle guance, è resa con un movimento fluido ma articolato complessamente: le guance incavate, gli occhi infossati e i tratti affilati contribuiscono a dare un'immagine solenne ma anche impegnata.
L'opera è di un artista greco, che doveva aver curato anche le monete emesse dopo la vittoria di Azio (31 a.C.). Alcune durezze nel trattamento, più che a influssi romani, sono probabilmente dovute alla mano del copista[1].
Questa la descrizione che fa Svetonio della bellezza e del fascino di Ottaviano Augusto:
«Forma fuit eximia et per omnes aetatis gradus venustissima, quamquam et omnis lenocinii neglegens; in capite comendo tam incuriosus, ut raptim compluribus simul tonsoribus operam daret ac modo tonderet modo raderet barbam eoque ipso tempore aut legeret aliquid aut etiam scriberet.
Vultu erat vel in sermone vel tacitus adeo tranquillo serenoque, ut quidam e primoribus Galliarum confessus sit inter suos, eo se inhibitum ac remollitum quo minus, ut destinarat, in transitu Alpium per simulationem conloquii propius admissus in praecipitium propelleret.
Oculos habuit claros ac nitidos, quibus etiam existimari volebat inesse quiddam divini vigoris, gaudebatque, si qui sibi acrius contuenti quasi ad fulgorem solis vultum summitteret; sed in senecta sinistro minus vidit; dentes raros et exiguos et scabros; capillum leviter inflexum et subflavum; supercilia coniuncta; mediocres aures; nasum et a summo eminentiorem et ab imo deductiorem; colorem inter aquilum candidumque;
staturam brevem—quam tamen Iulius Marathus libertus et a memoria eius quinque pedum et dodrantis fuisse tradit,—sed quae commoditate et aequitate membrorum occuleretur, ut non nisi ex comparatione astantis alicuius procerioris intellegi posset.»
«Era di una bellezza notevole e fu ricco di fascino per ogni fase della sua vita, benché fosse indifferente ad ogni forma di attenzione personale; era tanto negligente nella cura dei capelli, che si affidava frettolosamente a diversi parrucchieri e riguardo alla barba ora se la faceva tagliare, ora se la faceva radere e contemporaneamente o leggeva qualcosa o anche scriveva.
Il suo viso era, sia quando parlava, sia quando stava zitto, talmente calmo e sereno, che un nobile dei Galli confessò ai suoi che, quando egli attraversava le Alpi, fattosi mettere vicino a lui, fingendo di avere una conversazione, con l'intenzione di farlo cadere in un precipizio, non ne fu capace e fu paralizzato dalla sua vista.
Aveva gli occhi vivi e lucenti, nei quali voleva far credere che vi fosse una specie di divino vigore ed provava piacere se qualcuno, osservandolo attentamente con più energia, abbassava lo sguardo come accecato dal fulgore del sole; nella vecchiaia però il suo occhio sinistro vide di meno; aveva i denti radi, piccoli e rozzi; i capelli leggermente ondulati e biondicci; le sopracciglia unite; le orecchie di media grandezza; il naso sporgente in alto e ricurvo in basso; la carnagione, tra il bruno e il bianco.
La sua statura era bassa - la quale tuttavia, il suo liberto e storiografo Giulio Marato dice che fosse di cinque piedi e tre quarti - ma era talmente proporzionato nelle membra da nascondere la cosa, se non attraverso un paragone con una persona più alta che stesse in piedi vicino a lui, per rendersene conto.»
Nota: una traduzione più precisa del termine "subflavum" sembrerebbe essere "marrone chiaro" o "marrone dorato", il termine starebbe ad indicare probabilmente "capelli castani" e non come superficialmente si pensa "biondiccio". "Subflavum" letteralmente sta a significare "al di sotto del biondo/giallo", più probabile che sia una tonalità chiara di marrone.
Note
modifica- ^ Bianchi Bandinelli-Torelli, cit. scheda arte romana 73.
Bibliografia
modifica- Ranuccio Bianchi Bandinelli e Mario Torelli, L'arte dell'antichità classica, Etruria-Roma, Utet, Torino 1976.