Shintoismo a Taiwan

Lo shintoismo a Taiwan fu introdotto a partire dal 1895, cioè da quando con il Trattato di Shimonoseki, ebbe inizio la cinquantennale dominazione nipponica sull'isola. L'Impero giapponese difatti impose lo shintoismo di Stato come religione ufficiale della nuova colonia. La situazione rimase tale fino al termine dell'occupazione, giunto con la Resa del Giappone agli Alleati della seconda guerra mondiale.[1]

Processione shintoista a Taiwan durante la colonizzazione giapponese

Il Giappone era motivato a dimostrare di essere oramai diventato una nazione all'avanguardia e progredita. Fu il primo tentativo effettuato da un paese asiatico di colonizzare un territorio sullo stile delle potenze occidentali. Taiwan doveva perciò essere una colonia ben governata ed efficiente, con la possibilità di una futura inclusione dei taiwanesi nella società giapponese. La questione era semplificata dal fatto che quella di Taiwan fosse una società disomogenea, priva di un gruppo etnico dominante e con un senso di appartenenza alla cultura cinese assai precario. La Repubblica di Formosa, proclamata dalle élite taiwanesi dopo la sconfitta della Dinastia Qing nella Prima guerra sino-giapponese ebbe vita breve. Fu infatti debellata dalle truppe dell'Esercito imperiale giapponese, sbarcate sull'isola nell'ottobre del 1895. Al principio del XX secolo la resistenza contro gli invasori giapponesi era digià per lo più stata soppressa. Nei decenni seguenti la popolazione di Taiwan assimilò lentamente i princìpi della cultura giapponese. Nel 1930 il giapponese era già divenuto lingua franca non solo per la classe dirigente ma anche per tutta la popolazione autoctona sia di etnia cinese, sia per quanto riguarda gli Aborigeni di Taiwan; andando quindi sempre più a sostituire i dialetti cinesi e le lingue formosane. L’occupazione coloniale giapponese incrementò decisamente la qualità della vita sull’isola, rendendo i taiwanesi dell'epoca una delle popolazioni più istruite in Asia. Tuttavia i locali non godevano degli stessi privilegi di chi proveniva dal Giappone continentale. In questo contesto lo shintoismo rimase in prevalenza il culto dei giapponesi migrati sull'isola, mentre gli abitanti di origine sinica erano devoti ai tre insegnamenti della cultura cinese (buddhismo, confucianesimo e taoismo); invece gli indigeni più spesso praticavano ancora le antiche religioni tribali autoctone, prevalentemente animiste.[2]

A partire dal 1937 si fece largo il Movimento Kominka (皇民化運動, kōminka undō), il quale supportava l'idea di una maggior diffusione degli elementi culturali giapponesi presso la popolazione locale di Taiwan. Da quel momento in poi le autorità nipponiche imposero alla popolazione gli usi e i costumi tipici del Giappone, compresa la religione shintoista. Gli abitanti erano tenuti a venerare i kami tanto durante i matsuri pubblici, quanto nelle proprie residenze private, attraverso i kamidana per il culto domestico. In pochi anni si arrivò alla costruzione di oltre duecento santuari shintoisti di cui 66 ufficialmente riconosciuti dal governo di Tokyo.[3]

Santuari

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Il Grande Santuario di Taiwan

Il più antico luogo di culto shintoista dell'isola si trova a Tainan. Si tratta del Santuario Kaizan, istituito nel 1897 presso l'area sacra del precedente Santuario di Coxinga, un tempio ancestrale adibito alla pratica della religione tradizionale cinese, poi riconvertito in struttura shintoista dalle autorità nipponiche. Nativo della provincia di Hizen in Giappone, Coxinga fu un sostenitore della Dinastia Ming e il suo operato fu determinante per porre fine alla dominazione olandese di Formosa. Gli invasori utilizzarono perciò le origini giapponesi dell'illustre personalità a cui era dedicato il santuario, per giustificarne la totale conversione allo shintoismo. Un altro importante santuario shintoista è stato quello situato nel Distretto di Zhongshan (Taipei). Era un santuario Gokoku, cioè dedicato alla venerazione delle anime di chi ha dato la vita morendo come caduto di guerra. Nel dopoguerra è stato riconvertito dal governo del Kuomintang nel Santuario Nazionale dei Martiri della Rivoluzione. Tuttavia il principale luogo di culto shintoista dell'isola fu il Grande Santuario di Taiwan, anch'esso localizzato nel medesimo distretto di Taipei. Venne edificato nel 1901 per onorare la memoria del principe Kitashirakawa Yoshihisa, tenente generale dell'Esercito imperiale nell'invasione di Taiwan, durante la quale perse la vita dopo aver contratto la malaria. Nel 1923 fu visitato dal principe erede al trono Hirohito, che tre anni più tardi divenne imperatore del Giappone. Danneggiato da un incidente aereo il santuario venne poi definitivamente smantellato nel dopoguerra e oggi l'area in cui un tempo sorgeva, ospita il Grand Hotel di Taipei.[4]

  1. ^ Introduzione dello shintoismo, su thekojiki.wordpress.com.
  2. ^ Dominio nipponico, su twai.it.
  3. ^ Murray A. Rubinstein, Taiwan: A New History, pp. 241-242.
  4. ^ Santuari shintoisti, su culture.teldap.tw.

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