Spedizione dei Mille: differenze tra le versioni

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Tali ipotesi di corruzione non risultano peraltro provate e, da un punto di vista logico, non si comprende come generali inclini alla corruzione avrebbero potuto comunque combattere validamente per un re che erano disposti a tradire per denaro.
 
L'interrogativo senza risposta è come mai, pur essendo a conoscenza della spedizione garibaldina con destinazione Sicilia, il Governo e il comando borbonicoborbonici non si fossero preoccupati di selezionare e inviare contro Garibaldi i migliori generali e perché questi non si fossero proposti spontaneamente a tale compito.
 
Il de Cesare spiega come in quella situazione storica i generali borbonici fossero divisi da rivalità e gelosie, con tendenza a schivare le responsabilità per superare, come meglio si poteva, quel difficile momento, non essendo convinti che valesse la pena di battersi a rischio della vita o della reputazione per un re che non era amato, né temuto <ref>(La fine di un Regno - vol. II, Raffaele De Cesare, pag. 211)</ref><ref>
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Alcuni critici basano le loro supposizioni sui numeri degli schieramenti, sulla carta notevolmente a vantaggio delle forze borboniche, dimenticando che i garibaldini erano animati da un ideale per il quale erano disposti a sacrificare la propria vita e in un’epoca in cui le armi erano ancora tecnologicamente poco evolute, il grande idealismo ispirato da un forte sentimento patriottico svolgeva un ruolo molto importante e spesso determinante ai fini della vittoria sul campo tra opposti schieramenti.
 
A tale ultimo riguardo si sottolinea che nel 1849, a Roma, [[Porta Cavalleggeri]] nel 1849 Garibaldi con i suoi volontari era riuscito a sconfiggere e mettere in fuga i ben più numerosi e famosi soldati francesi del generale [[Nicolas Charles Victor Oudinot|Oudinot]] e le tante altre battaglie vinte da Garibaldi, anche in Sudamerica, molto spesso in notevole inferiorità numerica, in particolare, in occasione della [[Guerra franco-prussiana]], vincendo la [[Battaglia di Digione#Terza battaglia di Digione|Battaglia di Digione]] e impadronendosi della bandiera del 61º Reggimento prussiano conservata a Parigi, Garibaldi con i suoi volontari è stato l'unico a vincere una battaglia contro l'[[Esercito prussiano]] che aveva sconfitto l'Esercito francese, lo stesso generale prussiano Karl Von Kettler affermò che se le armate francesi fossero state comandate da Garibaldi i Prussiani avrebbero perduto più di una bandiera <ref>Una spada per un ideale, Pierercole Musini, pag. 198, Sovera Edizioni, 2011 https://books.google.it/books?id=6WM8lWGNpr4C&pg=PA198&lpg=PA198&dq=bandiera+del+61%C2%B0+reggimento+prussiano&source=bl&ots=CXoa5oebvl&sig=ACfU3U1PaeXrATY2tiP9ev4C68X_nYJkOQ&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwirnKTX_P7oAhVBDewKHalmBEEQ6AEwEHoECAYQAQ#v=onepage&q=bandiera%20del%2061%C2%B0%20reggimento%20prussiano&f=false</ref>. Per questo motivo a Parigi la Francia ha intitolato a Garibaldi l'importante Boulevard Garibaldi, oltre a una Piazza Garibaldi con la statua e una [[Garibaldi (metropolitana di Parigi)|stazione della metropolitana parigina]].
 
Per concludere si evidenzia anche che, con la nascita del [[Regno d'Italia (1861-1946)]], i generali e gli ufficiali, inquadrati nel Regio Esercito, in quanto provenienti dai territori dell’ex [[Regno delle Due Sicilie]] e quelli formatisi successivamente al 1861, hanno poi sempre mostrato fedeltà al [[Re d’Italia]] in tutte le guerre successive, già a partire dal 1866, evidenziando anche il grande voto filo-sabaudo del meridione in occasione del [[Nascita della Repubblica Italiana|Referendum monarchia-repubblica]] nel 1946 e la nascita del [[Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica|Partito monarchico]] fondato dal napoletano [[Achille Lauro]] ed esistito fino al 1972, che raccoglieva molti consensi a Napoli e nel meridione.
 
Lo storico [[Raffaele de Cesare|de Cesare]] rappresenta come segue la situazione presente nelle forze armate borboniche all'epoca dei fatti: {{Citazione|''L'esercito e la marina furono rovinati, è vero, dalla Costituzione, che scompigliò ogni vincolo di gerarchia, ma anche da quello spirito d'indifferentismo, di tolleranza e di falsa pietà, radicato, anzi connaturato all'indole meridionale.''