Spedizione dei Mille: differenze tra le versioni
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Tali ipotesi di corruzione non risultano peraltro provate e, da un punto di vista logico, non si comprende come generali inclini alla corruzione avrebbero potuto comunque combattere validamente per un re che erano disposti a tradire per denaro.
L'interrogativo senza risposta è come mai, pur essendo a conoscenza della spedizione garibaldina con destinazione Sicilia, il Governo e il comando
Il de Cesare spiega come in quella situazione storica i generali borbonici fossero divisi da rivalità e gelosie, con tendenza a schivare le responsabilità per superare, come meglio si poteva, quel difficile momento, non essendo convinti che valesse la pena di battersi a rischio della vita o della reputazione per un re che non era amato, né temuto <ref>(La fine di un Regno - vol. II, Raffaele De Cesare, pag. 211)</ref><ref>
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Alcuni critici basano le loro supposizioni sui numeri degli schieramenti, sulla carta notevolmente a vantaggio delle forze borboniche, dimenticando che i garibaldini erano animati da un ideale per il quale erano disposti a sacrificare la propria vita e in un’epoca in cui le armi erano ancora tecnologicamente poco evolute, il grande idealismo ispirato da un forte sentimento patriottico svolgeva un ruolo molto importante e spesso determinante ai fini della vittoria sul campo tra opposti schieramenti.
A tale ultimo riguardo si sottolinea che nel 1849, a Roma
Per concludere si evidenzia anche che, con la nascita del [[Regno d'Italia (1861-1946)]], i generali e gli ufficiali, inquadrati nel Regio Esercito, in quanto provenienti dai territori dell’ex [[Regno delle Due Sicilie]] e quelli formatisi successivamente al 1861, hanno poi sempre mostrato fedeltà al [[Re d’Italia]] in tutte le guerre successive, già a partire dal 1866, evidenziando anche il grande voto filo-sabaudo del meridione in occasione del [[Nascita della Repubblica Italiana|Referendum monarchia-repubblica]] nel 1946 e la nascita del [[Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica|Partito monarchico]] fondato dal napoletano [[Achille Lauro]] ed esistito fino al 1972, che raccoglieva molti consensi a Napoli e nel meridione.
Lo storico [[Raffaele de Cesare|de Cesare]] rappresenta come segue la situazione presente nelle forze armate borboniche all'epoca dei fatti: {{Citazione|''L'esercito e la marina furono rovinati, è vero, dalla Costituzione, che scompigliò ogni vincolo di gerarchia, ma anche da quello spirito d'indifferentismo, di tolleranza e di falsa pietà, radicato, anzi connaturato all'indole meridionale.''
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